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Autore: shapeshifter    20/02/2013    3 recensioni
Well, questa storia è nata ascoltando la preview (e sottolineo la preview e non l'intera canzone) di Pretty Little Girl - per l'appunto - , canzone dell'EP appena uscito.
Solo successivamente si è scoperto che fosse dedicata a Jennifer, ma a me non importa perché ormai ho tutta la mia storia che ci calza a pennello /o/
Perciò niente, spero che vi possa piacere. La storia è ambientata nel 1995, Tom DeLonge non è ancora quel Tom e c'è una certa ragazza, questa Pretty Little Girl che imparerete a conoscere... buona lettura!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: Lime, Nonsense, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5.

 

“ E questa? ”

Sobbalzai sentendo la sua voce dal nulla. Jane mi guardò e sparì in camera sua. Era una bambina giudiziosa nonostante la tenera età.

Lui indicò la foto del ballo studentesco: due giovani si stringevano e sorridevano pensando che niente li avrebbe mai divisi. Si sbagliavano di grosso.

Ehm… Non è niente, curiosavo ”

“ Casualmente nel sito della scuola in quell’anno, durante quel ballo. “

Invece di spegnere il computer l’avevo semplicemente bloccato e la pagina era lì, che troneggiava su tutte le altre, la foto aperta e tutto il resto oscurato.

Che cosa avrei dovuto dirgli? Una stupida canzone mi ha riportata a pensare a lui? Come se in fondo non ci pensassi tutti i giorni.

Ero costretta a convivere con il pensiero che un giorno mio figlio avrebbe visto uno dei suoi tre idoli e io sarei stata lì, ammutolita a sperare che non mi riconoscesse. Ma per quanto potessi ingannare con un aspetto differente, gli occhi sono immutabili e identificabili, soprattutto quando un’altra persona li ha guardati a lungo, e proprio per questo lui mi avrebbe riconosciuta.

Poteva anche essere diventato a tutti gli effetti un adulto, eppure quello sguardo nocciola aveva ancora sopito il giovane ragazzo che io conoscevo. E in fondo a quelle iridi verdi-azzurre ereditate da mia madre c’era ancora quella ragazzina dai capelli rossi e il sorriso beffardo, per questo mi avrebbe  subito individuata tra la folla.

Ciò che mi domandavo a volte era che uomo fosse diventato.

“ E’ stato un caso…

“ Sì, Josie, certo. “

Come al solito infuriato si stese sul divano mordicchiandosi le labbra.

Un tempo avrebbe preso lo skate e sarebbe corso da qualche parte, ma ormai si considerava troppo vecchio per farlo.

Il giovane ragazzo spensierato che conoscevo mai avrei pensato potesse diventare un adulto tanto serio.

Mi avvicinai e accovacciandomi vicino al divano iniziai ad accarezzargli i capelli. Aprì gli occhi e per me fu come ogni volta una morte certa.

Ora vedevo ancora l’adolescente preoccupato, quello colmo di rabbia e gelosia, che si strisciava le ginocchia al suolo e sorrideva come se niente fosse.

“ Scusa, è stata una scenata inutile. Hai il diritto di vedere le foto che vuoi quando e come ti pare…

Sapevo che ciò che pensava era l’esatto opposto. Non aveva mai dimenticato.

“ No, non dovrei pensarci… sono passati tanti anni in fondo. E’ acqua passata. “

“ Non sarà mai acqua passata. “

Si sedette e cercai di trattenerlo dall’alzarsi ma fu piuttosto inutile. Presi la sua mano.

Andrew…

Scrollò la mia e se ne andò nel suo studio.

Mi voltai verso il computer e mio figlio scese le scale. Era impossibile sbagliarsi.

Sorrisi con gli occhi colmi di lacrime, e fu inutile cercare di nascondersi.

“ Mamma? “

Era un giovane uomo ormai. I capelli erano di un biondo-castano, li detestava e voleva tingerli a tutti i costi. Aveva grosse spalle e due occhi verde scuro. Un bellissimo sorriso.

“ Non è niente, non preoccuparti… dimmi. “

Cercai di ricompormi agli occhi di mio figlio, era pur sempre una cosa triste da vedere.

“ Hai ascoltato le canzoni? “

Annuii e per un po’ rimasi a sentire le sue opinioni. Gesticolava molto quando parlava, tendeva a mordersi le labbra o corrugare la fronte e usava molti intercalari per esprimersi.

“ Ehm, quindi niente, ehm, avrei una.. uhm.. proposta. ”

“ Dimmi. ”

Prese fiato e coraggio, chissà cosa doveva domandarmi di così importante. Sicuramente c’entravano in qualche modo i blink o non avrebbe preso come pretesto l’uscita del cd per parlarmene.

“ L’anno prossimo faranno un tour americano… posso uhm… andarci con gli altri? ”

Da un lato la cosa mi colpì, dall’altro mi sentii sollevata dall’esonero di dover sorbirmi un concerto. Avrei mandato sicuramente mio marito piuttosto di mettere piede in un’arena, teatro, o qualsiasi posto dove avrebbero suonato loro.

“ Va bene. ”, vidi il suo voltò illuminarsi ma il mio sguardo lo spense. “ Ma verrà papà. ”

“ Uhm.. perché non tu? Anche gli altri sono accompagnati, i genitori ti faranno compagnia! ”

“ No, Matt, no! Queste sono le condizioni. ”, mi alzai chiarendo che per me la faccenda era chiusa.

Tuttavia era noto che l’arrendevolezza di un adolescente è pari all’importanza del suo scopo, e in questo caso mio figlio non voleva demordere.

“ Mamma, per favore! Ehm… Farò i piatti e la tavola fino all’anno prossimo! “

“ Abbiamo la lavastoviglie Matt… “, mi seguiva per tutta la casa, qualsiasi cosa facessi.

“ Allora la tavola e porterò fuori più spesso il cane! “, si inginocchiò mentre tentavo di uscire dalla lavanderia.

“ Levati di torno! Tanto la risposta rimane uguale! “

Sospirò e mi fece passare, rimase alle mie spalle probabilmente con aria affranta.

Ad un certo punto però cantò e lì mi paralizzai: “ Josie, you’re my source of most frustation…

“ Cos’hai detto? ”

Ehm… è Online Songs. ”

Probabilmente sbiancai. Non sapevo tutte le canzoni dei blink da molto tempo ormai, preferivo ascoltarne alcune e poi lasciare che Matt mi raccontasse tutte le sue conclusioni, senza addentrarmi nei particolari. Quella doveva essere una delle sconosciute alle mie orecchie.

“ Ah. Chi la canta? ”

“ Mark.. se vuoi te la faccio sentire! ”

Non feci in tempo a rispondere che si catapultò nel computer in sala, dove io solitamente lavoravo, per metterla su. Ogni pc aveva il suo predominio e inseriva le canzoni che ascoltava.

Ma in quel momento fui più colta dallo spavento che impegnata a pensare quanto dovessi limitare mio figlio. Fu invano correre, lo trovai con la faccia imbambolata sul pc e le mani nei capelli.

Mi avvicinai e la foto era ancora lì. Due ragazzi sorridenti che pensavano che niente li avrebbe mai divisi.

 

 

 

 

“ Pronta per il grande giorno? “

Jane mi scrutava dal retro dei suoi occhiali da sole mentre stese su un morbido prato verde ci godevamo uno dei primi e numerosi caldi della California.

Avrei voluto mangiarmi le mani piuttosto di dover parlare ancora una volta dell’argomento ‘ ballo scolastico ’.

“ E’ inutile che non mi rispondi, mancano pochissimi giorni ormai. ”

Ne ero consapevole. Mia zia aveva un calendario apposito su cui da un mese era partito il countdown. Lei, la mia migliore amica, me ne parlava sempre.

Ed infine il mio ragazzo non faceva altro che organizzare chissà cosa per la fatidica serata alle mie spalle.

“ Thomas ha preso il vestito? ”

“ Sì, Jane, sì. E smettila di chiamarlo Thomas…

Jane non l’aveva preso considerevolmente in simpatia e non osava entrarci in confidenza. Io e lui ormai avevamo chiarito il nostro rapporto da un paio di settimane, sempre nella mia camera che ormai era il nostro rifugio, e lei ancora non si arrendeva all’idea che potesse essere solo una di quelle relazioni passeggere e poco impegnative.

“ Chissà se arriverete al ballo…

Le mollai un destro innocuo sulla spalla e lei mi diede un pizzicotto, scompigliandomi successivamente i capelli.

“ Vuoi dire che dureremo ancora meno di una settimana? ”

“ Esattamente. ”

Confortante…

Proprio in quel momento sentii un clacson e sapevo già chi fosse venuto casualmente a prendermi.

“ Allora parlane con lui dato che è qui! ”

Mi alzai per andarlo a salutare guardando la mia amica con l’aria di chi aveva trionfato, e lei scosse il capo.

Mi avvicinai all’auto e lui mi aspettava appoggiato allo sportello. Dallo stereo una canzone di molti anni prima intonava qualcosa come «Oh, you’ve got green eyes, oh, you’ve got blue eyes, oh, you’ve got grey eyes!»

Lui sorrise e ci baciammo a lungo.

“ Buongiorno bellezza. ”

Mi sentivo come una di quelle ragazzine dei film squallidamente romantici in cui casualmente il ragazzo per cui perdevano la testa finiva per essere il loro fidanzato. Speravo di non trasformarmi in una triste versione zuccherosa e romantica di me stessa come quelle protagoniste.

“ Che diavolo ascolti? Non pensavo ti piacesse roba del genere…

Si voltò e prima che potesse spegnere la radio dal finestrino si sentì chiaramente «And I never met anyone quite like you before..».

Chiamale canzoni azzeccate, pensai.

“ Era una stazione a caso.. a te piace? ”

Fondamentalmente a parte i baci e i momenti di intimità o tenerezza, tra me e lui le cose non erano per niente cambiate. Il rapporto di base si era semplicemente evoluto nel meglio che entrambi avevamo cercato di reprimere. Come se finalmente avessimo più libertà e potessimo ‘ respirare ’ sul serio mentre eravamo insieme.

“ A me non dispiace… ma come diavolo mi hai trovata? ”

“ Io so sempre dove trovarti! ”

Inquietante… ”, feci una facci schifata e mi diede un colpetto sul naso mugugnando.

“ Devi stare qua a lungo con miss sotuttoio? ”, indicò Jane e entrambi sforzarono un saluto. Risi e lo cinsi per la vita. Mi guardava dall’alto del suo metro e ottanta e ciò che mi chiesi era se anche a me brillassero gli occhi in quel modo o se fosse semplicemente il suo sguardo ad essere così.

“ Pazienta. Ci vediamo stasera. ”

Mi passò una mano tra i capelli e baciandomi la fronte sospirò.

Okay… Ma solo perché hai quei due occhi che… mamma mia, ti mangerei! ”, e detto fatto mi morse dolcemente una guancia.

Iniziò a riempirmi la faccia e il collo di baci e dopo una serie di moine e smorfie stupide mi lasciò tornare da Jane con l’appuntamento per la sera stessa, ovviamente a casa mia.

Quando sfrecciò via la mia amica scoppiò a ridere e io non potei che imitarla.

“ Mai avrei pensato di vederti così, sul serio! ”

“ Eh già… nemmeno io. Sono diabetica, vero? ”

“ Un po’… ma no dai, siete teneri. ”

Ottenuta finalmente anche la sua approvazione, passammo il pomeriggio a spettegolare su persone della scuola, a indagare su vite sentimentali altrui - compresa la mia - per finire a fare discorsi umani e filosofici.

Tornai a casa stravolta e senza aver letto una pagina di Otello, ma pensai che erano giornate così che mi davano la forza di sorridere.

 

 

“ Perché? ”

Sapevo che cosa mi stesse chiedendo. Ritrovarsi davanti agli occhi un’istantanea in cui la propria madre è al ballo scolastico con Tom DeLonge non era esattamente tra i primi pensieri di mio figlio; spesso mi rimproverava di non averlo mai conosciuto nonostante frequentassi la sua stessa scuola, e ora si ritrovava sotto gli occhi quella foto.

Tentai di trovare un escamotage e alzai le spalle dicendo “ Cosa? “

“ Lo sai, mamma. “

Si alzò in piedi ed era alto almeno cinque centimetri più di me. Deglutii.

“ No, non lo so…

“ Quello è Tom! Quel Tom, mà…

Forse la mia aria da finta tonta l’aveva convinto. In fondo la storia della mamma che era amica o addirittura fidanzata con il tuo idolo era una fantasia facile da smantellare.

“ Ah. Era un ragazzo che fece la foto con me… Buono a sapersi! “

Matt represse tutto lo sconcerto scrollando il capo e infine scoppiò a ridere.

“ Mia madre ha conosciuto Tom DeLonge e io no! Non ci posso credere! “

Ridacchiai anche io, irrequietamente. Avevo i nervi a fior di pelle. Per fortuna il mio trucchetto era riuscito a eludere ogni sua immaginazione, per quanto fervida potesse essere.

Non disse più niente e probabilmente un po’ sbalordito dalla faccenda se ne andò in camera sua.

Jane tornò proprio in quel momento e come se non bastasse vide anche lei la fotografia.

“ Chi è mamma? “

Un… vecchio amico. “

Si concentrò sull’immagine e rimase a pensare per un po’.

“ Quella sei tu quindi? “

Annui mentre studiava alternativamente me e il mio volto nella foto. Mi avvicinai al computer e le accarezzai i capelli.

“ Ah. “

“ Sono diventata vecchia, lo so. “

Mi sorrise e andò in cucina mentre io chiudevo e spegnevo definitivamente quell’infernale aggeggio che per oggi mi aveva causato fin troppi guai.

Mia figlia disegnava tranquilla sul tavolo. La cena era quasi pronta. Tutto sembrava quasi tornare alla normalità, finalmente. Feci appena in tempo a tirare un sospiro di sollievo, quando mi chiamò.

“ Dimmi Jane…

I bambini spesso notano quei particolari che nessuno riesce a vedere. Ti lanciano le frecciatine che mai vorresti sentire, ma lo fanno ingenuamente e con innocenza.

Dicono sempre la verità, ecco qual è il loro pregio. Non sempre i pregi però riescono a fare del bene.

“ Comunque quel tuo amico assomiglia a Matt. “

 

 

 

 

 

 

Shapespace: ci ho messo un’infinità di tempo ad aggiornare perché purtroppo mi si era rotto il pc D: per fortuna avevo salvato la storia anche su chiavetta e non ho perso niente! Scusate per non aver postato prima e spero che questo capitolo vi piaccia (:

Alla prossima~

   
 
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