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Autore: chocolat_16    20/02/2013    1 recensioni
-credete nell'amore a prima vista ?? io prima di conoscerlo non credevo potesse esistere-
Miki è una ragazza di 16 anni, capelli castani dorati, lunghi e mossi, occhi color nocciola, un pò bassina, corporatura snella e un carattere deciso e forte.
per le vacanze estive è sempre stata solita andare con la famiglia in un paesino della calabria ma la sua ultima estate fu completamente diversa. Inizialmente si mostra contraria alla scelta dei suoi di cambiare luogo, poi però l'isola infernale e paradisiaca e l'incontro con un ragazzo misterioso le faranno cambiare idea. cosa le riserverà questa vacanza ??
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Appena sveglia mi preparai ed uscii di fretta, volevo scovare così tanti posti, anche da sola non mi importava. Avrei dato un nome a tutto, avrei assaporato ogni minima cosa non mi sarei fatta sfuggire niente, salutai i miei che mettevano in ordine la casa affittata e corsi fuori tutta presa dall’agitazione.
La strada era tutta in salita, non essendo abituata dopo appena cinque minuti avevo già il fiatone e le gambe pesanti, così  entrai in un bar a riprendere un pò di energia e a bere un pò d’acqua, non sapevo il motivo ma mi sentivo strana come se ci fosse qualcuno con lo sguardo fisso su di me, cosa alquanto stupida considerando che nessuno mi conosceva e che quel bar era completamente vuoto.
Essendo un isoletta c’era così poca gente, probabilmente lo stesso numero di persone che ci può essere in una scuola molto popolare, avevo sentito che molta gente se n’era andata per l’ultima eruzione avvenuta anni fa non saprei dire di preciso quando, all’esterno del vulcano si poteva vedere ancora la lava scura e secca. Poi però dei registri molto famosi girarono dei film, così la gente cominciò ad interessarsi nuovamente all’isola.
Sinceramente se mia mamma mi chiedesse di venire ad abitarci, non saprei cosa rispondere, penso che rifiuterei dopotutto l’isola era magica anche perché per me era ancora un mistero, stare li sempre avrebbe rovinato tutto, il mio paradiso non penso sarebbe rimasto così affascinante e il mio inferno sarebbe stato un problema, avrei vissuto ogni istante della mia vita con il terrore di essere ricoperta di lava.
Mi stirai tirando la testa indietro, notai un geco sulla parete del soffitto di legno, il barista mi guardò rivolgendomi la parola << bello vero? È il simbolo dell’isola, il geco. È molto apprezzato anche dai turisti che lo comprano sempre come souvenir >> si molto carino. Questo è quello che avrei detto prima di notare il suo sguardo, di solito non davo mai confidenza a nessuno ma quel signore mi sembrava così solo e lo diceva con un sorriso dolce, probabilmente vedendomi così pensierosa avrà pensato che mi fosse successo qualcosa di triste oppure voleva solo parlare un po’, massi infondo avevo un intero mese per visitare l’isola, decisi di dedicargli un pò di tempo almeno iniziavo a farmi qualche amico anche se non era il candidato migliore considerando le molte rughe.
Ricambiai il sorriso << si, molto bello, anche io sono una turista magari prima di tornare a casa ne compro uno anche io >> avevo deciso di fargli compagnia ma non avevo idea di cosa dire, non ero molto brava a fare amicizia, ma a quanto parve non c’era bisogno di farsi venire in mente qualcosa, a prendere il comando della conversazione fu il signore.
<< oh non ce n’è bisogno ne ho uno qui io, tieni te lo regalo. Giusto come ti chiami ? >> il signore prese uno scrigno da sotto il bancone, sembrava costoso, elegante e antico era marrone scuro in legno con delle strisce a onde color oro sui bordi, e inciso in corsivo sul lato dello scrigno c’era un nome, Angelina, << oh beh grazie allora, io mi chiamo Michela però mi può chiamare anche Miki >> sembrava cosi gentile, si vedeva che era anziano, aveva su per giù un ottantina di anni però li portava bene, ormai di capelli ne aveva pochi, gli occhi erano molto piccoli ma si vedeva il loro colore azzurrino, molto basso direi, più basso di me e io non sono niente di che. 
Era incurvato e teneva le mani incrociate dietro la schiena.
<< bene Miki, io mi chiamo Antony >> il signore prese una piccola chiave e aprì lo scrigno, il suo sguardo mentre lo toccava era così malinconico, le dita lo sfioravano appena, sembrava quasi avesse paura di romperlo, si vedeva che era un oggetto importante.
Aperta la scatola prese un piccolo geco di cristallo gli occhi però erano fatti con lava scura e secca come quella della colata, mi prese le mani chiudendole nelle sue, chiuse gli occhi e mi sorrise, un po mi dispiaceva sembrava che ci tenesse così tanto << mi raccomando abbine cura, è un oggetto molto prezioso >> non volevo proprio intromettermi nella sua vita, però la sua storia mi attirava volevo sapere perché era così malinconico, magari parlandone si sarebbe sentito meglio, misi il geco in una tasca della borsa avvolto in un fazzoletto di carta, non volevo romperlo era così bello.
Guardai di nuovo lo scrigno mentre il vecchio Antony lo stava richiudendo passando il dito sull’incisione come per accarezzare la persona in questione. << grazie ne avrò cura, non vorrei intromettermi ma il nome inciso in quello scrigno… di chi è ? >> Antony tirò fuori uno sgabello da sotto il balcone e si sedette continuando a passare il dito sul nome Angelina, il suo sguardo non era più malinconico era diventato dolce come se lei fosse li con lui.
Mi guardò, versò un po’ di succo nel mio bicchiere, era davvero gentile inoltre non dovevo nemmeno pagare era tutto offerto dalla casa << Angelina, la mia dolce metà, purtroppo mi ha lasciato due anni fa, abbiamo passato tutta la nostra vita insieme questo scrigno glielo regalai al suo penultimo compleanno, le piacque così tanto che prima di morire mi disse che non avrei mai dovuto sbarazzarmene perché quella era la sua eredità, era l’unica cosa a cui lei teneva davvero tanto, a volte quando ci penso mi scende qualche lacrima era così bella e così dolce era il mio angelo >> a sentire questa storia cominciai a piangere, mi dispiaceva così tanto, non sapevo se accettare o meno il geco, probabilmente visto  che lo custodiva nello scrigno c’entrava sicuramente con Angelina.
Antony piangeva anche lui, doveva fare davvero male, quando ami una persona speri di passare piu tempo possibile con lui o lei, avrei voluto fare qualcosa ma non ero portata per queste cose. Non avevo mai perso nessuno di importante quindi non potevo capire fino in fondo il dolore che poteva provare.
<< mi dispiace, non so cosa dire, scommetto che anche lei ti amava tanto, tanto come la ami te >> tra i singhiozzi riuscii a dire solo queste parole, che sembrarono bastare.
Antony prese un fazzoletto e me lo porse con gentilezza, alla fine non fui io a consolare lui ma fu lui a consolare me.
Era tardi e dovevo andare così mi alzai e lo salutai con la mano, Antony sempre sorridente ricambiò senza dir niente << tornerò un altro giorno a farle compagnia >> le dissi tra le lacrime.
Uscii dal bar, contenta del nuovo incontro, avevo pensato di cercare posti nascosti da sola, ovviamente senza il mio amico non era la stessa cosa però mi intrigava comunque.
Cominciai ad addentrarmi in strette vie, senza trovare niente, quando mi accorsi che non ero sola.
Ero in un vicolo ceco, circondata da un gruppo di ragazzacci, con bottiglie di alcol in mano, erano possenti e spaventosi, con degli sguardi terribilmente compiaciuti << ragazzina, non dovresti andare in giro da sola >> disse uno dei ragazzi, mi sembrava tanto il capo, stava li davanti con le braccia conserte mentre gli altri come degli schiavetti restavano indietro.
Cercai di non dire cose stupide e di sfuggirgli << già, però vedi mio padre si è fermato in un  bar qua di fianco, sta arrivando, quindi dovrei proprio andargli incontro scusate >> usai questa scusa pensando di intimorirli, ma purtroppo non fu efficace come speravo.
Mi avvicinai verso il ragazzo che bloccava l’uscita, non so come avessi potuto pensare che mi avrebbero lasciata andare, era  un pensiero davvero stupido.
Il ragazzo mi prese per un braccio << se tuo padre sta veramente arrivando, allora aspettiamolo qui >> era davvero un ragazzo orripilante, insomma non sono una che si sofferma sull’aspetto fisico, però questo era riluttante in tutti i sensi.
Capelli a cresta pieni di gel, color arancione spento, una catena che gli pendeva dal labbro, denti rovinati e spaccati, fisico troppo pompato per i miei gusti, occhi marrone scuro senza il minimo barlume di gentilezza e cosa peggiore, ogni volta che mi fissava tirava fuori la lingua facendo chissà quali pensieri.
Il suo tocco era così forte e freddo, pensai solo “per favore, aiutatemi”.
Mi guardai intorno, cercando disperatamente una via d’uscita, ero terrorizzata, ma non essendo proprio la tipica principessa che viene salvata, abituata a cavarmela da sola, decisi di agire d’istinto.
E il mio istinto mi diceva “tiragli un forte calcio nei gioielli di famiglia, gli altri sono solo dei burattini inutili, se non darai al capo il tempo di dare un comando allora, loro non faranno niente” così con furia, verso il capo gridando con più voce possibile e gli tirai un calcio proprio lì, centrandolo in pieno.
Il capo si accasciò a terra e io ne approfittai per scappare, i suoi burattini cercavano di tirarlo su ma lui furioso disse << idioti! inseguitela ! >>.
Così mi ritrovai rincorsa dai suoi scagnozzi, non sono mai stata una principessa ma quel giorno avrei tanto voluto esserlo.
Corsi, corsi, corsi, più veloce che mai, non serviva, erano veloci più di me.
Ansia, agitazione, stanchezza, milza addolorata in un modo che non avevo mai provato, fiato a zero, ero finita.
Stavo rallentando e loro sembravano sempre più vicini, pensavo di essere finita, quando sentii una stretta al braccio.
Non stavo più correndo, ero al buio più assoluto, senza più gli scagnozzi dietro, una mano mi copriva la bocca, poi una voce calma e suadente  avvicinandosi al mio orecchio mi fece rabbrividire << scusa, non parlare se no ci scoprono, mi chiamo Rich vieni con me qui sei al sicuro >> il cuore mi batteva forte come impazzito, le mani mi sudavano e il respiro mi mancava.
Lentamente mi girai verso di lui facendo scivolare via la sua mano, appena lo vidi il mio cuore si agitò ancora di più, era bellissimo, come l’isola, capelli biondo miele con riflessi castani chiari dorati, occhi color verde petrolio, era la prima volta che vedevo degli occhi del genere, erano così unici e spettacolari.
Io non ho mai creduto nell'amore a prima vista ma da quel giorno cambiai idea, perché quel ragazzo di cui non sapevo niente era riuscito a farmi provare quella sensazione di batticuore rapendomi con il suo sguardo.
  
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