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Autore: Fly_ya    21/02/2013    3 recensioni
Tirò un sospirò, come per scrollarsi un peso dal petto.
- Zayn, senti - cominciò lei all'improvviso - non ce n’è bisogno. Sul serio non ho bisogno della tua premura. Non ho bisogno della premura di nessuno. Voglio solo stare un po’ da sola con me stessa. -
- Tu pensi che io abbia fatto tutto questo per premura? - dissi sedendomi sul divano.
- Per cos'altro, allora? - chiese lei cieca.
- Tu non hai capito proprio nulla, vero, Fly? - la sua faccia si stranì al suono delle mie parole.
- Credi davvero che stia facendo tutto questo per premura? Io? Zayn Malik? - alzai un sopracciglio - Sei proprio fuori strada! -
Non pronunciò parola. Rimase solo a guardarmi impietrita. Forse aveva capito cosa intendessi dire. O forse non aveva capito proprio un bel niente. Comunque sia rimase a guardarmi per tutto il giorno e ad osservare ogni mio singolo movimento da lontano.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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A volte tutto ciò che basta è aprire il cuore e lasciare entrare un po' di calore.
 

 

Quel giorno mi ero svegliata con la sensazione che qualcosa sarebbe successo. Camminavo per la casa ancora in pigiama con una coperta sulle spalle. Londra nel mese di Aprile era ancora fredda. Troppo fredda per i miei gusti. Le strade, di prima mattina, erano ancora ghiacciate e le finestre della casa erano completamente appannate per l' umidità. Andai in cucina presi un pentolino e misi su del tè: mi avrebbe riscaldato un po' l'anima. Quella mattina, in casa, non c'era nessuno. Tutte le ragazze erano uscite per l' università e io ero sola. Sì vivevo in una villetta abitata da studentesse universitarie. Ci dividevamo le spese. Erano 3 ragazze ben educate, dei quartieri alti probabilmente. Si chiamavano Jessie, Asia e Mia. La Prima era di Pittsburgh. La prima volta che la vidi indossava un vestito bianco con fiorellini rosa e una cinta color cuoio in vita. Stivali e borsa rigorosamente abbinati alle scarpe. Mi sembrava uscita da un set fotografico. Mi chiedevo perché un’ americana venisse fino a Londra per fare i suoi studi. Lei giustificava il fatto dicendo che i suoi genitori la volevano responsabilizzare e che Londra era il posto giusto per lei, in quanto era una metropoli Europea e c’era una delle migliori università di Economia Finanziaria Internazionale del mondo. Era la tipica persona che mi avrebbe sempre disprezzato. Non amava le ragazze che non si mettevano in ghingheri. Quindi non amava me. A volte prima di uscire mi guardava con uno sguardo che voleva dire “Ma dove si avvia questa pezzente in queste condizioni?” al che io ridevo sempre. Non mi interessava affatto quello che pensava la gente di me. Io sarei andata avanti comunque per la mia strada nonostante i loro commenti, meschini o gratificanti quali erano. Asia era di Ginevra in Svizzera. Lei era una tipa molto più semplice di Jessie. Portava sempre i lunghissimi capelli biondi raccolti in un codino e il suo solito abbigliamento era jeans e maglietta. Era alta e magrissima. Aveva degli occhi che ti facevano girar la testa: azzurri come il cielo. Studiava Lettere Comparate. Voleva diventare una scrittrice. Passava la maggior parte del suo tempo al computer a scrivere chissà che cosa. Con lei mi divertivo. Era praticamente l’opposto di Jessie. Potrei affermare per fortuna! La terza ragazza Mia era una fanatica discotecara. Non era mai in casa infatti. Mattina università, sera discoteca. Non sapevo neanche da dove venisse. Molte volte si ritirava ubriaca a casa e spesso Asia le doveva reggere la fronte mente vomitava l’anima. Era bassa e non aveva un fisico perfetto. Lei studiava Psicologia. Io pensavo che uno psicologo servisse lei seriamente. Io non ero un' universitaria. Di libri ne avevo avuto abbastanza e la mia vita non si avvicinava nenache minimamente a quella delle mie tre coinquiline.  Adesso dedicavo la mia vita a qualcos'altro, a qualcosa per la quale valeva la pena di lottare. Mi sono trasferita a Londra in realtà non con l'intenzione di coronare un sogno. Ho detto trasferita?! Mi correggo. Fuggita è la parola adatta. 
In quel periodo lavoravo la sera nei locali come cameriera. Con quello mi pagavo da vivere. Era un lavoro saltuario ma mi andava bene. Non volevo qualcosa che mi impegnasse troppo. 
Mentre l'acqua per il tè ribolliva, andai in bagno. Mi specchiai: avevo un aspetto orribile. I miei capelli avevano perso il loro tono riccio definito e il colore biondo scuro appariva come spento. Gli occhi grandi e castani riportavano ancora le sbavature di trucco della sera prima. Brutta abitudine quella di non struccarsi prima di andare a letto!
Avrei avuto bisogno di un restauro insomma. Tornai di sotto per bere il mio tè. Lo presi seduta alla finestra che dava sulla strada. Guardavo delle donne che intanto fuori camminavano beate e spensierate con i loro bambini. Mi chiedevo se avessero quell’ espressione anche nelle loro case, se amassero davvero così tanto i loro figli e se li trattassero come tali, se amassero il loro marito ed fossero felici della vita che si erano costruite o della vita che era capitata loro. Mi chiedevo se avessero sogni che non erano riuscite a realizzare o se stessero progettando la loro realizzazione. Mi domandavo se fingessero. Io non ci ero mai riuscita. Non ero mai riuscita a fingere di essere contenta quando non lo ero. E anche se ci provavo era inutile. "I tuoi occhi sono un libro aperto" così diceva mia nonna. Forse effettivamente era vero. 
Dopo aver finito il tè, ritornai di sopra. Feci uno shampoo  e restai sotto la doccia per un tempo che avrei voluto fosse interminabile. L’acqua calda che usciva dal sifone cadeva sul mio corpo. Ne avvertivo ogni goccia. E intanto mi perdevo nei pensieri. Pensieri che sarebbero rimasti lì, sotto la doccia e che non ne sarebbero mai usciti. Finita la doccia, avvolsi l'asciugamano intorno al corpo e a piedi nudi, attraversando il pavimento gelido, andai in camera mia ancora coi capelli gocciolanti. Entrai nella cabina-armadio stracolma di vestiti. Vestiti che in quel momento della mia vita non usavo affatto. Adesso vestivo con uno stile hip pop che una volta non avrei mai sognato di indossare. Presi un jeans con cavallo basso, largo tanto da farmi sembrare tre taglie più grossa, una canotta e un felpone che mi arrivava quasi alle ginocchia. Ritornai in bagno coi vestiti misi la schiuma nei capelli così da poter definire i ricci e li asciugai a pugni stretti. I capelli finalmente avevano riacquistato vigore. Dopodiché misi un po' di cipria e un po' di correttore e mi vestii. Indossai un cappello e le scarpe e uscii di casa. Di mattina la mia meta turistica preferita era Piccadilly Circus. In realtà ci restavo tutta la giornata. Piccadilly per me era come il luogo della perdizione. Piccadilly infatti nasce come luogo di incontro per gli amanti della musica. E io ero una di loro. Man mano che il sole si alzava arrivava gente rigorosamente con cuffie nelle orecchie oppure consolle DJ portatili. In quella piazza io avevo conosciuto la mia salvezza. Avevo conosciuto la mia crew. Organizzavamo mash up e flash mob. La gente ci guardava estasiati ballare in piazza. Ci facevano video, foto. Eravamo, sotto un certo punto di vista, "famosi". Per le nostre coreografie un misto tra ginnastica, cheerleading e funky, la gente ci aveva chiamati “Flyer“. Mai nome fu più adatto.
- Ehi Will, come và? - esclamai. Lui, togliendosi le cuffie dalle orecchie, mi abbracciò 
- Ehi Fly, tesoro! Tutto okay. Te come butta? - Feci un cenno di assenso per fargli capire che era tutto a posto.
- Fatto baldoria ieri sera eh?! -  lo presi in giro dandogli delle piccole gomitate. Lui rise.
D'un tratto staccò l'abbraccio e sorrise come se io avessi dovuto notare qualcosa. 
- Cosa c'è? Hai vinto alla lotteria? - dissi non capendo. Lui sbuffò poi rise.
- Ma magari! Però ho una grande notizia. Stasera ci sarà un concerto nell' O2 Arena.
- E allora?
- Come "eh allora?" potremmo esibirci lì o prima o dopo il concerto. Magari qualcuno ci potrebbe notare. - I suoi occhi verdi si illuminarono per la felicità.
- Ma non abbiamo preparato niente! Sarebbe una figura di merda. Pensaci Will. Dovremmo lasciarli talmente a bocca aperta per avere una scrittura, che non basterebbe un mese per preparare qualcosa di decente! -
- Fly, ma cosa cazzo dici?! Noi siamo qui praticamente tutti i giorni. Balliamo e facciamo sorridere la gente. La lasciamo a bocca aperta ogni volta che ci guarda. Soprattutto tu che sei la nostra flyer principale. Proprio tu non puoi dirmi certe cose. - Aggrottò le sopracciglia, come in un rimprovero. E lì capii cosa intendeva. Il nostro lavoro era giornaliero. E la nostra semplicità, il nostro modo di affrontare la vita sbalordiva la gente. Il nostro impegno, in una cosa che magari qualcuno avrebbe giudicato futile, era costante e non avremmo mai sfigurato. Se quella sera non ci saremmo guadagnati una scrittura ce ne saremmo fatti una ragione. Ma bisogna provarci assolutamente. Di certo ci saremo divertiti. Era quella la nostra differenza. Noi ci divertivamo. Amavamo ballare. Non era mai un peso o una fatica farlo. Questo cambiava tutto. Purtroppo oggigiorno le persone sembrano fare tutto ciò che il mondo li costringe. Beh, noi invece eravamo un po’ quelli fuori dalle regole. Noi facevamo solo ciò che ci piaceva fare e di quello vivevamo.
- D'accordo. Ho capito. E adesso chiama gli altri che voglio provare una nuova sequenza. - Sorrise.
- Agli ordini, capitano! - scoppiammo a ridere mentre lui si allontanava per chiamare tutti e io restavo lì ammaliata dai profumi e le sensazioni che solo quel luogo sapeva darmi.


 
Ciao a tutti! Questa è la mia prima FF. Spero vi piaccia. Sicuramente vorrete sapere di più di questa ragazza. Beh per il momento sapete solo che si chiama Fly. Il resto lo scoprirete col tempo. La storia, più i là tratterà tematiche molto delicate. Quindi nel caso in cui siete troppo sensibili a certi argomenti non leggetela! Mi raccomando se la leggete recensite e fatemi sapere  se vi è piaciuto o meno se avete trovato qualche errore.. Insomma ditemi cosa ne pensate mi raccomando! Al prossimo capitolo!
   
 
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