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Autore: kessachan    21/02/2013    1 recensioni
Salve a tutti!
Eccomi qui con un nuovo esperimento (avendo accantonato l'altra FF).
Questa storia parla di Evelyn. Una ragazza che si troverà, che lo voglia oppure no, faccia a faccia con la Compagnia e con tutti i membri che la compongono.
E' solo un bel sogno o la sua nuova realtà?
Genere: Commedia, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3.
 
La battaglia andò avanti tutta la notte.
Solo all’alba riuscimmo a disperdere le forze di Saruman. E fu grazie all’arrivo di Gandalf ed Eomer che gli Uruk vennero sconfitti.
Quando finalmente tornò la tranquillità nella Fortezza e le donne e i bambini poterono uscire dalle grotte decisi di raggiungere la strada rialzata vicino le mura. In cerca di Haldir.
Lo trovai dove lo avevo lasciato. Circondato da decine di cadaveri di orchi ed elfi. Molti di noi non erano riusciti a superare la notte e quei pochi rimasti fremevano per fare ritorno a casa.
Io non avevo la minima intenzione di tornare a Lòrien. Non potevo farvi ritorno senza Haldir. Sarebbe stato troppo doloroso per me.
Vederlo ora, nella calma dopo la battaglia, a terra con gli occhi chiusi era come osservarlo quando dormiva. Quando ero piccola mi divertivo ad infastidirlo durante il sonno. Lui spesso fingeva di dormire per poi spaventarmi buttandomi a terra dalla paura.
Mi inginocchiai al suo fianco non sapendo cosa fare. Avrei dovuto mandare il corpo a Lòrien, doveva tornare a casa almeno lui. Avrei dovuto dirgli addio, lasciarlo andare.
Gli posai una mano sull’armatura e fu in quel momento che mi accorsi di avere entrambe le mani sporche di sangue.
Del suo sangue.
Con orrore le guardai. Cercai nervosamente di pulirle sulla mia lunga casacca marrone, ma senza successo.
Ad un tratto sentii che qualcuno si stava avvicinando alle mie spalle e di scatto mi voltai.
Davanti a me si presentò una donna, una giovane donna dai capelli biondi.
-Mi dispiace, non volevo spaventarvi.- disse visibilmente imbarazzata.
-Non mi avete spaventata.- mormorai tornando a guardare mio fratello.
-Tenete, vi ho portato dell’acqua. Così potete pulirvi.- la giovane donna si avvicinò a piccoli passi per poi inginocchiarsi accanto a me.
Aveva con se una brocca e delle pezze. Evidentemente stava cercando dei sopravvissuti tra quei cadaveri.
-Il mio nome è Eowyn, nipote del Re. Voi come vi chiamate mia Signora?- mentre aspettava una risposta mi prese delicatamente le mani per poi immergerle nella brocca. L’acqua era calda.
-Sono Evelyn. Grazie Eowyn.
-Dev’essere stato qualcuno di veramente importante per voi.- mormorò indicando il corpo inerme di Haldir.
-Sì, lui è…era mio fratello.- la voce mi morì in gola. Non avendo più le forze di guardalo mi voltai verso la giovane donna al mio fianco. Era giovane. Avrà avuto si e no 25 anni. Ma il suo viso, i suoi occhi raccontavano ben altro. Esperienze passate dolorose le segnavano quel bel viso.
-Ho perso mio cugino non molto tempo fa. Eravamo molto legati. Era come un fratello per me. Posso capirvi.- disse senza smettere di lavarmi le mani.
-Grazie Eowyn, davvero. Siete stata molto gentile.- mi asciugai con una pezza asciutta che la giovane donna aveva con se.
-Forse è meglio se rientriamo, Evelyn. Posso chiamare qualcuno per occuparsi di vostro fratello.
-No, grazie. Vado a chiamare qualcuno del mio popolo per riportarlo a casa.- dissi, alzandomi. Lei fece lo stesso.
-Voi non tornate a casa?- chiese.
-Non ne sarei capace, troppo presto.- risposi.
Lei annuì, come se riuscisse a capire quello che intendevo dire.
-Vi auguro di trovare la pace, Evelyn. Ci vorrà del tempo. Ma poi un giorno vi sveglierete una mattina e il peso che vi graverà sul cuore sarà come sparito. Non del tutto, è chiaro. Ma il nostro corpo ha la capacità di abituarsi a certi traumi. Permettendoci di andare avanti.- avevo visto giusto. Per la sua giovane età era una donna saggia e carica di esperienze che l’avevano segnata nel profondo.
Non aspettò la mia risposta, fece un cenno con la testa e sorridendomi si allontanò.
 
Incaricai 4 dei soldati di mio fratello di condurre il suo corpo a casa.
-Non tornate con noi, mia Signora?- chiese Taras, un elfo compagno d’armi di Haldir.
-Tornerò, ma non ora.- risposi semplicemente.
Lui fece un leggero inchino in segno di rispetto e si congedò.
Guardai allontanarsi il corpo di mio fratello insieme a ciò che restava del nostro popolo.
-Namàrie toron.- mormorai.
 
-Allora è vero, non sei partita.- mi voltai e alle mie spalle trovai Legolas.
-Non me la sento di tornare, al momento.- risposi tornando a guardare l’orizzonte. Ormai non riuscivo più a scorgere Haldir e gli altri, già molto lontani.
-Cosa farai?- si avvicinò per poi fermarsi al mio fianco.
-Non lo so ancora.
-Potresti venire con noi. Gandalf ci ha detto che ora dobbiamo seguire la strada per Isengard.- mi voltai a guardarlo. Non sapevo cosa rispondere.
-Ti prego.- aggiunse lui. Allungò una mano per poggiarla sulla mia guancia.
-Va bene, vi seguirò. Grazie, Legolas.- mi gettai tra le sue braccia per cercare conforto. Quel conforto che solo lui sarebbe stato in grado di darmi.
Per un attimo lo sentii irrigidirsi, colto di sorpresa. Poi però ricambiò l’abbraccio, accarezzandomi dolcemente i capelli. Mi sistemai appoggiando il viso sul suo petto. Potevo sentire distintamente il battito del suo cuore che pulsava ritmico. Così vivo.
Sarei potuta restare così per sempre.
-Non potrei mai lasciarti. E se un giorno deciderai di lasciare queste terre io ti seguirò.- queste parole mi sorpresero. Tanto da farmi alzare lo sguardo per guardarlo meglio in viso.
-Perché dici questo?- non è che non ci avessi pensato, anzi. Soprattutto ora che Haldir non c’era più sentivo che la Terra di Mezzo era diventata troppo stretta per me. E i Porti Grigi sarebbero stati la soluzione ai miei problemi.
-Perché ti conosco. E so che ora più che mai vorresti partire e lasciarmi…lasciare queste terre. Non posso sopportarlo. Quindi qual ora tu decidessi di partire io verrei con te. Dopo aver lasciato Lòrien credevo che non avrei più potuto vederti. Avevi detto che forse saresti partita e io non avevo detto niente. Sono stato uno stupido. Non voglio commettere più lo stesso errore e correre il rischio di perderti.- posò le mani sulle mie spalle. Come per trattenermi e non farmi andare via.
Perché si comportava così? È vero che quando ci siamo salutati a Lòrien gli avevo detto che probabilmente sarei partita verso le Terre Immortali e lui appunto non aveva proferito parola. Aveva solo commentato con un semplice: “E’ una tua scelta”. Perché ora doveva essere cambiato qualcosa? O forse qualcosa era cambiato da tempo e io non lo avevo capito? Non volevo pensarci in quel momento. Avevo già troppi pensieri per la testa e no, non era proprio il momento adatto.
Per mia fortuna fummo interrotti da Gimli, che tossicchiò imbarazzato per attirare la nostra attenzione.
-Gandalf vuole vederci, tra non molto dobbiamo partire. Siamo giù in armeria.- detto questo si allontanò velocemente.
-Dobbiamo andare, Legolas.- mi allontanai come per seguire il nano ma lui mi fermò, tenendomi un mano.
-Evelyn, non partirai senza dirmelo. Vero?- era così bravo nel leggere nell’animo delle persone.
Per un momento l’idea di partire senza dirglielo mi aveva sfiorato. Perché volevo fargli questo? Non lo so, o meglio. Dovevo ancora capirlo. E presto o tardi lo avrei fatto.
-No, Legolas. Certo che no. Ora andiamo.- cercai di sorridergli il più convincente possibile.
Lui annuì accettando quel mio scarso sorriso e ci avviammo insieme verso l’armeria.
 
-Dobbiamo raggiungere Merry e Pipino ad Isengard. Ci sono delle novità che dobbiamo assolutamente vedere di persona.- disse Gandalf al gruppo che lo circondava.
-Io devo restare qui con il mio popolo per riorganizzare il ritorno ad Edoras. Eomer farà le mie veci.- rispose Theoden.
-Certo Sire, è chiaro. Possiamo partire!- il mago si avviò verso le scuderie, seguito da tutti noi.
Eravamo Legolas, Aragorn, Gimli, Eomer ed io. Il nano avrebbe cavalcato con Legolas non essendo in grado di gestire da solo un cavallo.
Quando arrivammo alle scuderie Eomer mi si avvicinò.
-Mia Signora, posso donarvi questo cavallo per il viaggio che dobbiamo intraprendere verso Isengard. Il suo nome è Araton. Sarà un compagno fedele.- mi stava indicando un cavallo bruno dalla lunga criniera bionda.
-Grazie, Sire Eomer.- dissi sorridendogli. L’uomo che avevo davanti era di stazza grande, con lunghi capelli castani tendenti al biondo, i suoi occhi erano scuri. Neri come la pece. L’armatura era segnata dalla battaglia appena conclusa anche se comunque risplendeva perché ben fatta e ricca di particolari.
Non avrei mai detto che fosse il fratello di Eowyn per via del suo aspetto ma certamente per la forza d’animo che lo caratterizzava non vi erano dubbi.
-Ho avuto il piacere di incontrare vostra sorella. È stata molto gentile nei miei confronti.- aggiunsi accarezzando il muso di Araton.
-Eowyn ha il dono di saper sollevare gli animi altrui con facilità, come d’altronde era capace nostra madre. È una caratteristica di famiglia.- si vedeva che le voleva un gran bene. Come Haldir ne voleva a me.
-Come mai non viene con noi?
-Deve prendersi cura del nostro popolo insieme a nostro zio.
-E’ un peccato.- avevo la sensazione che Eowyn avesse molto da donare e che presto avremmo tutti scoperto il suo valore e coraggio.
-Siamo pronti a partire.- Legolas si intromise nella conversazione avvicinandosi tenendo per le briglie Asufel, il cavallo suo e di Gimli.
Eomer aprì il recinto di Araton e mi consegnò le sue briglie.
Per congedarsi fece un leggero inchino verso di me. Legolas non gli levò gli occhi di dosso nemmeno per un momento e il suo saluto fu molto freddo.
-Si vede che non ti piace.- gli dissi quando l’uomo era già lontano da noi in sella al suo cavallo.
-Non è vero. Devo solo conoscerlo meglio. Di cosa avete parlato?- chiese usando un tono distaccato e tranquillo. Anche troppo.
-Di Araton ed Eowyn, sua sorella.- risposi altrettanto tranquilla.
-Sì, so chi è.- si allontanò raggiungendo Gimli che lo stava aspettando fuori dalle scuderie.
Rimasi da sola con Araton quando dietro di noi arrivò anche Galdalf che era andato a recuperare Ombromanto, uno dei Mearas.
-Sono molto dispiaciuto per quello che è successo ad Haldir.- disse mostrandomi uno dei suoi sorrisi più dolci.- capisco la tua scelta di non tornare a casa ora. Solo cerca di non fare scelte avventate. Molti tengono a te.
Senza volerlo mi voltai verso Legolas che fuori stava aiutando Gimli a salire a cavallo.
-Vedo che hai capito a chi mi riferisco. Ma io sto parlando anche di me quindi sappi che ti starò vicino, mia cara Evelyn.- aggiunse senza smettere di sorridermi.
Non seppi cosa rispondere quindi mi limitai a guardarlo e a sorridergli a mia volta.
 
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