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Autore: VeraNora    21/02/2013    4 recensioni
Sono un'appassionata di The Vampire Diaries, una devota fan di Damon ed ultimamente una sostenitrice del Delena. A me piace leggere più che scrivere però non mi nego il diletto. In questa storia voglio mostrare quello che penso sia avvenuto off screen, tutti quei momenti che non ci sono mai stati mostrati ma che abbiamo immaginato tutti, in un modo o nell'altro. Questo è quello che ho immaginato io, questo è quello che ho 'visto' nella mia testa.
Genere: Fluff, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Elena aprì gli occhi meravigliandosi d’essere riuscita ad addormentarsi, si voltò piano e trovò il viso di Damon ancora profondamente addormentato a pochi centimetri dal suo. Il sole, ormai alto, lo illuminava completamente e lei lo osservò attentamente e desiderò per un istante che il mondo si fermasse in quel momento, con lei che lo contemplava dormire e lui che appariva sereno. La sua mente viaggiò a qualche ora prima, quando Damon era tornato dal suo viaggio con Stefan.
 
Era stata una giornata iniziata nel migliore dei modi e finita nel peggiore.
Ad Elena sembrava passato un secolo da quel risveglio, da quei baci, da quella felicità. Era uscita di casa per andare a scuola ed era tornata che stava vivendo un inferno, un altro.
Era stanca di lagnarsi, era stanca di fare la vittima ma… diavolo! Ogni volta ce n’era una!
La prima volta che fece l’amore con Stefan non ebbe il tempo di godersi il momento, scoprì d’essere la copia spiccicata di Katherine. Certo, quello fu un ostacolo facile da superare, con Katherine avevano in comune solo l’aspetto, nient’altro da spartire con quella stronza manipolatrice… ma questa volta? L’ostacolo sembrava davvero insuperabile: il sire bond.
Elena aveva scoperto di essere asservita a Damon, il suo sangue l’aveva creata ed una sorta di legame mistico avrebbe dovuto farla sentire devota a lui. Ma Tyler era stato chiaro
«Il sire bond ha effetto sulle azioni, non sui sentimenti»
Ma allora perché Damon non voleva crederle? Perché non voleva sentirle dire che lei sapeva cosa provava?
Ed era così! Per la prima volta in tutta la sua esistenza era sicura! Sicura di quel che provava, sicura di chi voleva…
 
Era riuscita a far desistere il vampiro, il suo sire, dall’allontanarla. Era tornato dal suo viaggio a New Orleans senza un modo per spezzare il legame, ma lei lo aveva capito, lo conosceva… sapeva cosa stava per fare, lo aveva supplicato, lo aveva pregato di non farlo, di non allontanarla.
Lui era sbottato, in un impeto di rabbia aveva vomitato fuori il suo disappunto
«Io non voglio fare questo, Elena! Io non sono il bravo ragazzo, ricordi? Sono quello egoista. Mi prendo quello che voglio, faccio quello che voglio! Mento a mio fratello, mi innamoro della sua ragazza, io non faccio la cosa giusta!»
Damon si era bloccato, nella sua testa riecheggiava l’immagine della sua faccia felice, riusciva solo a pensare che voleva tornare indietro nel tempo, in quel momento e spaccare lo specchio, spaccarsi da solo la faccia perché si era concesso di crederci, di crederci di nuovo… lui non meritava la felicità, lo aveva capito da tempo, ma si era concesso di esserlo di nuovo, meritava quell’ennesimo calcio… ma Elena no. Lei non doveva pagare per i suoi errori
«Ma devo fare la cosa giusta per te…»
Continuò mentre dalla sua voce si dissolveva la rabbia, restava solo la rassegnazione.
Elena gli aveva preso la mano e se l’era poggiata sul petto chiedendogli se fosse sbagliato quel che sentiva, se riteneva sbagliata la scossa elettrica che suscitava il solo sfiorarsi, poi gli aveva messo una maso sul viso porgendogli la stessa domanda
«Questo ti sembra sbagliato?»
E Damon, sotto quel tocco, smise d’essere ghiaccio e tornò a fluire come acqua.
No, non gli sembrava sbagliato, non lo sentiva sbagliato… ma lui non era asservito, lui era libero di sentire e pensare quel che voleva. Elena lo guardava decisa e con gli occhi umidi, non si sarebbe arresa, non avrebbe rinunciato a quelle sensazioni perché il destino si era messo di nuovo in mezzo.
Lei non si sentiva asservita, non si sentiva legata… tutt’altro.
Per la prima volta da tempo aveva sentito d’essere libera, completamente libera. Quelle fughe intestine dal tocco di Damon, dal suo sguardo, dal giudizio degli altri, dal proprio giudizio… aveva fermato la sua corsa e si era lasciata abbracciare ed ora… ora era lui che voleva scappare via.
Lui che si era definito così tante volte “l’egoista” che aveva perso il suo significato originario. Nella sua testa Damon prendeva a pugni puntualmente quella parte di sé che avanzava, di tanto in tanto, a ricordargli che poteva prendere in giro tutti pur di ricordarsi chi era davvero. Di fronte alle suppliche di Elena, però, non fu in grado di zittire quella voce, non di nuovo. Quegli occhi neri e lucidi gli bruciavano nel petto, era testarda, non l’avrebbe convinta… e non voleva convincerla. Si sentiva così debole e così stanco
 
Amico, lasciala andare… non te la meriti e lei merita di meglio… lo sai tu, lo sanno gli altri e lo sa lei! Lasciala andare
Disse la voce che aveva provato a farlo desistere dal portare avanti tutto questo, la stessa che lo aveva avvertito delle sciagure in arrivo
Ma non lo vedi? Non lo capisci? Può solo finire male… per te, per lei, per tutti! Pensa a Stefan… pensa a quanto gongolerà quando la riavrà indietro, non permetterti di avere più cose del dovuto di cui pentirti, mandala via ora!
Sull’onda di questo pensiero Damon aprì la bocca, ma Elena si mise in punta di piedi e gliela tappò con un bacio
«Damon… ti prego… possiamo parlarne un po’ prima?»
Chiese lei dolcemente, tornando a poggiare i talloni sul pavimento, lui restò in silenzio ancora un po’… non riusciva a dirle di no, non voleva dirle di no, doveva però
«Cosa ti costa? Fallo per me!»
Chiese lei… e Damon non era in grado di non esaudire ogni suo desiderio. Poco tempo prima, mentre ancora tentavano di riportare indietro Stefan dal baratro lui glielo aveva detto «farò tutto quello che mi chiederai di fare, Elena» ed era così, era sempre stato così, non poteva cambiare ora… ora che era lei che avrebbe fatto tutto quello che lui chiedeva.
«Elena… ti prego…»
Disse lui stanco
«No, Damon! Non ci sto! Non voglio! È successo tutto troppo in fretta, ci serve del tempo… solo un po’ di tempo…»
Disse lei decisa
«E poi cosa? Io ti mando via e tu vivi la tua vita mentre io…»
«E poi ti farò capire che non c’è vita per me se non con te! Ma non lo capisci? Non è il sire bond che mi ha portata da te!»
«Ne sei sicura?»
«E tu?»
Rispose lei con quel tono di sfida che usava solo con lui, da sempre. In quel breve battibecco si era sentito di nuovo sé stesso, si era ricordato per un breve attimo di loro due prima di tutto questo. Gli servì per trovare la lucidità, sospirò e poi le disse
«Vai a casa, a dormire… ne riparliamo domani…»
«È un ordine? »
Chiese lei sprezzante, Damon la guardò confuso poi capì, si ricordò del problema
«No! Non essere stupida…»
«Mi tratti da stupida!»
Rispose lei stizzita. Il vampiro mosse la bocca per dire qualcosa ma nessuna parola uscì fuori. Si avvicinò piano a lei, le diede un bacio tenere sulla fronte, le augurò la buona notte e se ne andò in camera. Elena restò qualche minuto ferma a cercare di mettere a tacere tutta una miriade di sensazioni e pensieri che iniziarono a fare la lotta dentro di lei nel preciso istante in cui lui andò in camera sua. Guardò verso l’uscita ponderando se fosse o meno il caso di andarsene, poi una sola ed unica certezza le indurì il viso e si precipitò in camera di Damon, lui era seduto sul letto con la testa china
«Speravo cambiassi idea»
Disse lui sollevando solo lo sguardo
«Qualunque cosa sia, non lo affronterai da solo… se questo sarà un problema… sarà un problema anche mio, lo affronteremo insieme!»
Quasi urlò lei
«Elena…»
Fece lui con voce flebile, non si sentiva in grado di discutere
«Non te lo sto chiedendo, Damon! Ti sto dicendo quello che succederà! Noi ne parleremo fino alla nausea e poi affronteremo insieme la cosa!»
Sentenziò lei. Damon rimase in silenzio a guardarla, aveva una marea di cose da dire ma tutte avrebbero potuto diventare ordini e lui non si sentiva più libero di parlare con lei
«Ok…»
Disse quasi esasperato lui. Elena sorrise e si avvicinò al letto, lui poggiò la sua fronte contro il suo ventre e lei mise la mano destra sulla nuca di lui e quella sinistra sulla testa, quasi a volerlo proteggere, restarono così per qualche minuto, poi lui disse con la voce soffocata dalla posizione in cui era
«Affrontiamo la cosa?»
Lei annui e staccandosi da lui cercò il contatto con i suoi occhi sollevandogli  il viso con le mani
«Sì»
Si sedette accanto a lui e si guardarono senza sapere esattamente cosa dire, poi lei disse
«Tyler mi ha detto…»
«Ti rendi conto che non è la stessa cosa tra ibridi e vampiri, sì?»
La interruppe lui, lei scosse la testa e disse
«Ok, allora dimmi tu cosa sai…»
Damon si trovò spiazzato, l’unica cosa che ricordava con la chiacchierata con Nandi era che non c’era modo di spezzare il sire bond, ma solo di aggirarlo
«La verità è che non ne so niente nemmeno io… quella strega ha detto qualcosa, ma ero troppo sconvolto per darle retta… e poi le streghe non sono affidabili»
«Non tutte… Bonnie lo è»
«Pfff… ti prego… l’ultima volta che mi sono affidato a lei stavo per finire arrosto…»
«Damon… è passato del tempo e mi pare si sia fatta perdonare…»
«Sì, scusa… non volevo prendermela con lei… lo so che non è lei quella sbagliata»
Elena corrugò la fronte
«C…cosa significa?»
Damon la guardò un po’ imbarazzato
«Beh… non sono proprio il massimo della rettitudine no? Voglio dire… anche io mi sarei preso in giro ordendo un piano alternativo per farmi fuori»
«Non sei più quella persona»
Disse lei candidamente, Damon si sentì sciogliere il cuore
«Sarò sempre quella persona Elena… capisci perché…»
E lasciò la frase in sospeso, lei ci pensò su e poi capì cosa avrebbe voluto dire
«Per questo non mi credi? Per questo non puoi credere che siano sentimenti reali i miei? Perché sei tu?»
Damon non rispose a parole ma la sua espressione fu più che eloquente
«Ascoltami Damon… potrai fare la parte dello strafottente con chiunque, ma io so! Ok? Io lo so! Non mi illudo tu sia diventato un santo, ma so che dietro ogni tua azione c’è dell’altro… ci sono io…»
Il vampiro la guardò incapace di dire niente, Elena si avvicinò e mise una gamba sulle sue, gli prese il viso e lo condusse verso le sue labbra, lo baciò teneramente, poi la passione si spalancò insieme alle loro bocche. Damon le cinse la vita e la spinse a sedere su di lui, lei chiuse le braccia dietro la sua testa e sentì le mani di lui risalirle la schiena, lui si lasciò cadere sul letto e poi rotolò sopra di lei invertendo la posizione, poggiò le mani sul materasso e fece leva sulle stesse staccandosi da quel vortice di passione
«Elena… no…»
Lei lo guardava languida con le mani ancora attaccate al suo viso
«Non me lo stai chiedendo tu... »
Disse lei, lui scosse la testa stordito dalla propria voglia
«Lo so… ma non è giusto… finché non ne verremo a capo, non è giusto…»
Elena staccò le mani dal viso di Damon e se le portò in fronte
«E come dovremmo uscirne?»
«Beh… c’è la cura no? Se la troviamo tu torni umana ed il sire bond si spezza…»
Nel dirlo la testa di Damon volò verso una zona d’ombra in cui c’era una paura che ghignava
Esatto amico! Lei tornerà umana… tornerà da Stefan!
Elena si accorse dell’espressione preoccupata del vampiro
«Cosa?»
Chiese, ma lui non rispose, si liberò delle gambe di lei intorno alla vita e si sdraiò accanto a lei
«Nulla…»
«Damon…»
«Elena…»
Si guardarono in silenzio, lui non era ancora pronto a condividere la sua paura, quella paura, con lei. Lei non riusciva nemmeno ad immaginare lui potesse temere una cosa del genere.
Parlarono ancora un po’ sul come fare con Jeremy, su come gestire Klaus, e senza rendersene conto si addormentarono.
 
Ora lei lo guardava dormire e sentì una voglia improvvisa di baciarlo, iniziò a sorridere al pensiero.
Lui iniziò  a svegliarsi qualche istante dopo che lei si era girata a guardarlo, non aveva ancora il coraggio di aprire gli occhi, non aveva ancora voglia di realizzare che non si era trattato di un terribile incubo, percepì gli occhi di lei addosso, ma ancora non aprì i suoi, non era pronto a dire addio alla speranza che fosse tutto nella sua testa, cercò di allontanare quel malessere con una battuta
«Sarebbe molto più divertente se fossimo stati nudi»
«È colpa tua, non mia!»
Rispose lei scherzosa.
   
 
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