23. The right thing to do
Erano passati giorni dall’ultima partita dell’esordio
e sentivo ancora l’adrenalina scorrermi nelle vene. Tornando a casa molte cose
cambiarono. Joe mi propose di iniziare a lasciare delle cose a casa sua, anche
le più piccole, banali. Avevo negato ammettendo che non ce n’era bisogno ma lui
aveva insistito.
L’idea di andare a vivere con Joe, insieme, mi balenò in mente parecchie volte
ma non ci avevo mai dato peso.
Dopo l’ultima notte di trasferta qualcosa era cambiata, mi sentivo diversa e Joe
mi aveva proposto di trasferirmi, poco a poco da lui.
Che male c’era infondo?
<<
Kate dove vai? >> chiese Joe con voce roca impastata dal sonno, aprendo
leggermente gli occhi.
Erano passate da poco le otto e la camera di Joe era leggermente illuminata da
quella leggera luce mattutina che oltrepassava le grosse tende scure della
stanza.
<< Non volevo svegliarti mi dispiace. Comunque ho lezione tra poco..
>> parlai con voce bassa continuando a cercare i vestiti sparsi per la
stanza.
Joe si portò seduto strofinandosi il volto con la mano, scostò le coperte e con
quasi lentezza si alzò in piedi.
<< Vuoi un passaggio? >> propose.
<< E’ giù che mi aspetta. >> risposi in maniera automatica
continuando a cercare i vestiti per indossarli, senza osservarlo.
<< Ah sì.. chi? >> domandò poi con un cipiglio.
<< Il passaggio. >> parlai rivolgendoli finalmente lo sguardo con
un sorriso.
Joe si grattò il capo, inclinandolo leggermente. Non ci stava capendo un tubo.
<< Laurel, Paige e Scarlett sono fuori che mi aspettano >> mi
spiegai meglio con sguardo divertito e poi aggiunsi: << ..e sono in
terribile ritardo, perciò credo che verrò a prendere ciò che rimane delle mie
cose questo pomeriggio e.. >> ma mi blocco e aggiunse mettendosi dinanzi,
posando le mani sulle mie spalle, << Non devi venire.. >> disse
sorridendo.
<< Ah no? Me li porterai tu al club? >> chiesi corrugando la fronte
osservando i suoi occhi blu.
Gli chiuse e negò col capo.
<< No? Ma Joe sono a casa tua da due giorni ormai non posso indossare gli
stessi vestiti per sempre, non credi?
>> borbottai incrociando le braccia al petto con sguardo accigliato.
<< No. >> sorrise lui e continuò: << Non dico questo Kate.
Voglio solo dire che puoi lasciare i tuoi vestiti qui, a casa mia.. >>
La proposta mi lasciò interdetta, stupita.
<< Lasciarli qui..? >>
Annuii sorridente: << Certo, perché no? Ho una casa grande, adatta per
due persone.. ed io sono solo.. >> sussurrò roco lasciandomi dolci baci a
fior di labbra.
<< Mi stai proponendo di venire a vivere a casa tua? >> chiesi con
tono basso osservando solamente i suoi occhi nella stanza.
Annuì con un sorriso e aggiunse: << Sì. >>
Infondo che male c’era? Non c’era infatti, pensai.
E quando lo dissi alle ragazze..
<<
Lo so. Lo so, sono in ritardo mi dispiace! >> mi scusai con le ragazze
entrando in macchina.
<< Dieci minuti Kate! >> puntualizzò Laurel con tono severo,
mettendo in moto la macchina.
Voltai lo sguardo verso il suo e mi accigliai. << Ho detto che mi dispiace!
>>
<< Ti ha trattenuto Joe? >> mi punzecchiò Paige porgendosi avanti,
visto che era seduta ai sedili posteriori dell’auto di Laurel, affiancata da
Scarlett, per saperne di più.
<< Già.. >> sorrisi.
<< Allora sei, quasi, perdonata per il ritardo. >> aggiunse Laurel
con tono divertito spostando gli occhi prima su di me e poi sulla strada.
<< Cos’è quel sorriso da ebete che hai stampato in viso Evans? Joe ti ha
fatto un regalo? >> chiese divertita Scarlett.
Ma quale regalo, pensai divertita.
<< Mi ha proposto di vivere con lui. >>
Nell’auto calammo tutte in un religioso silenzio e come sottofondo solo la radio
parlava al posto nostro informandoci sul traffico.
<< Che cosa? >> sbottò Laurel quando afferrò il concetto della
frase e fermò la macchina di colpo.
Forse non fu il momento adatto poiché Laurel era alla guida e le conseguenze
furono.. il traffico bloccato per la sua frenata improvvisa.
<< Laurel!! >> parlai di colpo allibita per quel suo gesto.
<< Sì scusa mi sono fatta prendere dalla notizia! >> Agitò le mani
in aria riprendendo a guidare.
Sbalordite quanto me, le ragazze si guardarono l’una con l’altra mordendosi il
labbro inferiore.<< Avanti racconta! >> riprese subito dopo.
Raccontanti tutto alle ragazze
dall’inizio alla fine e sorrisero emozionate per la notizia.
<< Questo significa che vivrò da sola da oggi in poi? >> proruppe
Paige con un sorriso triste.
<< Tranquilla Paige, ci sono ancora io.. >> sorrise Laurel sinceramente,
osservandola diritto negli occhi. Paige dal canto suo, le rivolse un sorriso
tirato. Non che non fosse felice per la notizia di avere Laurel tra i piedi per
casa.. ma era pur sempre Laurel: ragazza capace di tutto!
<< Come va con Trevor? >> domandai curiosa a Laurel che in cambio
mi rivolse uno sguardo accigliato.
<< Come mai quella faccia? Pensavo ti fossi divertita in quei tre
giorni.. >> aggiunse Scarlett sorridente e curiosa.
<< Quel-bel-pezzo-da-novanta non ha fatto altro che provocarmi e condurmi
verso un orgasmo soltanto con la sua voce. Ti ho detto tutto! >>
<< Mi stai dicendo che in tre giorni non avete fatto altro che giocare a
poker, spogliandovi a vicenda ma senza concretizzare nulla? >> aggiunse
Paige divertita cercando di trattenere una risata, per non subire la collera di
Laurel.
<< Credi che mi sentirei così se avessi concretizzato qualcosa con
Trevor? >> poi sul suo volto si dipinse un ghigno e aggiunse con sguardo
sicuro: << Ma ho anch’io i miei assi nella manica.. >>
Trevor aveva trovato pane per i suoi denti. Lo conoscevo e sapevo che amava la
tranquillità e amava rilassarsi dopo le sue partite e adesso con Laurel, una
ragazza caotica al suo fianco tutto ciò che amava andava a farsi fottere.
Sorrisi a quel pensiero ma a un tratto mi girò la testa e un forte senso di
nausea mi pervase interamente.
Mi portai una mano alla pancia e corrugai la fronte. Non capivo davvero cosa
stava accadendo.
<< Kate? >> parlò Laurel rivolgendomi uno sguardo preoccupato.
<< Kate, ti senti bene? >>
No che non mi sentivo bene e non capivo davvero cosa mi stava accadendo. Quella
mattina non feci colazione e probabilmente quei giramenti di testa e quella
leggera nausea erano causate proprio da un calo di energia, pensai. Qualche
settimana prima dell’esordio il mister
mi fece controllare da un medico fidato del club. Ora quel medico era diventato
una delle persone che incontravo quotidianamente per dei controlli.
Scossi la testa in modo negativo. No, quel dottore non sarebbe mai venuto a
sapere delle mie condizioni in quel momento o avrei saltato gli allenamenti per
chissà quanto tempo.
<< Sì.. credo di sì.. >>
Laurel parcheggiò la macchina al suo solito posto e quando uscii l’aria fresca
di febbraio m’invase e sentii svanire poco a poco quella sensazione di nausea.
Scacciando qualsiasi altro pensiero dalla mente mi avviai con le ragazze
all’interno dell’università.
Quel pomeriggio mi diressi agli allenamenti
com’era d’abitudine da settimane ormai.
Gli allenamenti furono meno estenuanti del solito, anche se il mister non mi
aveva convocato per le successive partite, decidendo i soliti giocatori che al
contrario avrebbero partecipato, io mi limitai solo ai soliti allenamenti per
mantenere comunque il ritmo.
Dopo le due ore di allenamento ci riunimmo tutti in sala relax per una
convocazione del mister.
<< Ragazzi, vi ho fatto venire qui, non per parlare della prossima
partita, di questo parleremo nei prossimi giorni, ma vi ho convocato, perché..
il Presidente ha deciso di dare una cena la prossima settimana. >>
Quando il Mister terminò la frase, un leggero brusio s’innalzò nella stanza. I
ragazzi bisticciavano sulla festa sorridenti. Non vedevano l’ora che la serata
arrivasse. Ci sarebbero stati tutti i membri del club, i vari tecnici, i
giocatori con le loro ragazze ma soprattutto nessun fotografo e nessun giornalista.
E la notizia mi rese felice, una serata in piena tranquillità e divertimento.
<< L’invito è aperto a tutti, è una cena formale perciò vi voglio tutti
in giacca e cravatta ed eleganti. >> ammiccò il Mister osservandoci.
<< Detto questo, gli allenamenti di domani saranno spostati di un’ora. A
domani! >> e concludendo il discorso si alzò dalla poltrona dov’era
seduto e uscì dalla stanza con alcuni dei suoi colleghi.
<< Stai pensando alla proposta di questa mattina? >> sussurrò Joe
al mio fianco, quando tutti i ragazzi presero a fare le loro cose.
Sorrisi volgendo lo sguardo verso i suoi occhi e aggiunsi: << Sì.
>>
<< Bene. Volevo solo dirti che ci tengo davvero che tu venga a vivere con
me, lo so che non è passato neanche un anno da quando ci frequentiamo ma.. ci
tengo molto. Sei importante per me e ti voglio al mio fianco, non voglio
perderti, non dopo quello che ha detto Trevor.. >>
Un enorme sorriso mi si disegnò in volto e si velarono gli occhi, poi il mio
pensiero si spostò sull’ultima frase pronunciata da Joe.
<< Trevor? Perché cosa ha detto? >>
Joe si accorse di aver parlato senza pensare e scosse il capo in segno negativo
e aggiunse: << Nulla che possa interessare,
dice molte cavolate quel ragazzo. >> ci scherzò su con un sorriso,
grattandosi la nuca nervosamente poi aggiunse: << Per il resto, è tutto
vero. Non voglio perderti.. >>
Li accarezzai la guancia e aggiunsi sorridente ed emozionata e con voce tremante:
<< Sì. >>
<< Sì.. cosa? >> Mi guardò incuriosito.
<< Sì, vengo a vivere con te. >> sorrisi emozionata nel pronunciare
quelle parole.
Avevo accettato davvero? Avevo accettato..
Sarei andata a vivere con Joe e l’idea mi eccitava da morire.
Ricambiò con un enorme sorriso avvicinando il suo volto al mio fin quando le
sue labbra non furono sulle mie e mi baciò.
<< Ceniamo insieme questa sera? >> propose allontanando il volto di
qualche centimetro dal mio.
<< Ci puoi giurare.. >> sorrisi ma poi il suono di un telefono mi
bloccò, era il mio, << Scusami un attimo.. >> presi il telefono e
corrugando la fronte risposi.
<< Papà? >>
<< Ciao Kate, come stai? >> mi domandò lui curioso e preoccupato
allo stesso tempo.
<< Sto bene papà e voi? La mamma come sta? >> domandai poi,
sorridente per quella telefonata inaspettata.
<< Noi stiamo abbastanza bene cara, anche la mamma.. >>
M’incupii quando sentii mio padre ringraziare il medico per qualcosa che aveva
appena fatto.
Un dottore?
La conversazione stava prendendo una brutta piega e iniziai a preoccuparmi. Non
potevo parlare di cosa stava accadendo alla mia famiglia dinanzi ai compagni
della squadra che pur con il loro chiasso, avrebbero comunque udito la
conversazione. Rivolsi uno sguardo a Joe che parlava con alcuni compagni e mi
alzai dal divano dov’ero seduta avvicinandomi verso un angolo più profondo
della stanza dove nessuno avrebbe udito o disturbato in qualche modo.
<< Dottore? Papà cosa sta succedendo? Come mai mi hai chiamato? >>
bisbigliai iniziando a riempirlo di domande senza prendere fiato tra l’una e l’altra, senza riflettere attentamente su ciò
che stava accadendo. Mi stavo solo preoccupando per quella telefonata
inaspettata di mio padre, che di solito non chiamava mai di sua spontanea volontà
ma era mia madre a farlo. A un tratto come un campanello d’allarme mi suonò in
mente. Che fosse successo qualcosa alla mia famiglia?
Impossibile. Solo pochi giorni prima era tutta riunita allo stadio a tifare l’esordio,
il pancione di mia madre cresceva a vista d’occhio e andava tutto alla grande..
o forse no?
<< E’ successo qualcosa con la gravidanza?? >> sbottai a un tratto
prima che mio padre riuscì a controbattere.
<< Kate, bambina mia, tranquilla. Non ci è successo niente. Ti ho
chiamato per vedere come stavi e.. >>
E..? Stava per continuare con la frase quando si bloccò a parlare con qualcuno.
Quell’attesa mi stava distruggendo dannazione. Non ero informata di ciò che
stava accendendo alla mia famiglia e tutte quelle continue interruzioni m’impedivano
di saperne di più.
<< Papà? >> convenni ansiosamente.
<< Si scusami cara era tua madre.. >>
<< Diavolo papà, posso sapere cosa sta succedendo? Cosa sono tutte queste
interruzioni e perché stavi parlando con un dottore prima? >>
Non era di certo il modo di parlare con mio padre in quel momento ma non
riuscivo più ad aspettare.
<< Kate non volevo farti preoccupare, soprattutto con tutti gli impegni
che hai con la squadra e le partite.. le varie cose al club.. ma tua madre ha
avuto alcuni problemi con la gravidanza in questi giorni. Così ho deciso di
portarla in ospedale, ma non è nulla. >> rispose con voce ferma.
Le mie preoccupazioni erano giuste. Mia madre non stava per niente bene.
<< Cos’è successo?? >> domandai preoccupata di ricevere una risposta negativa.
<< Il dottore dice che è normale qualche dolore. Rimarrà in ospedale
qualche giorno per alcuni controlli e poi potrà tornare a casa. >>
Sentii tornare quel senso di nausea che mi tormentò per tutto il mattino. Una
sensazione forte e devastante.
<< Vi raggiungo prima possibile! >>
parlai dopo un po’ anche se con qualche fatica.
Chiusi la chiamata e portai il dorso della mano alla bocca corrugando la
fronte. Poggiai la mano libera sul muro che mi servì come sostegno o sarei
caduta col sedere a terra.
<< Kate? Kate, stai bene? >> mi sorresse Joe venendomi in contro.
Si portò dinanzi a me e mentre una mano mi cingeva la vita sorreggendomi,
l’altra mi alzò il viso scostandomi i capelli dal volto.
<< Dannazione Kate sei pallida, cos’hai? >> parlò con voce nervosa
e tono notevolmente preoccupato.
Di nuovo quella sensazione, pensai.
Mi trascinò a sedere su una delle poltrone facendo alzare alcuni ragazzi che
rimasero immobili a osservarmi. Ordinò di prendere dell’acqua e quando gliela passarono,
la aprì porgendomela.
<< Tieni. >>
<< No. È tutto ok, tranquillo è passato. >> ed era vero, la
sensazione di nausea sparì improvvisamente com’era comparsa.
Mi portai una mano alla bocca e il mio pensiero si spostò su mia madre e sulle
sue condizioni. Lei era la priorità in quel momento.
Mi alzai di scatto decisa ad andare in ospedale per vedere di persona cosa
stava accadendo ma Joe mi bloccò mettendosi dinanzi.
<< Dove stai andando? >> domandò incuriosito corrugando la fronte,
squadrandomi da capo a piedi.
<< Devo.. devo fare una cosa. Fammi passare! >> ordinai cercando di
passare ma mi bloccava a ogni movimento.
<< Non penso proprio. Fino a qualche minuto fa non ti sentivi bene e
adesso vuoi sparire? Cos’hai Kate, cosa sta succedendo? >>
Non era il momento delle spiegazioni, gli avrei detto della situazione di mia
madre sì, ma non adesso. Ero troppo preoccupata per le sue condizioni che prima
volevo andare a controllare in persona.
<< Non ora Joe, ti prego ho delle questioni importati da risolvere!
>>
<< Beh possono aspettare! Ho tutto il diritto di sapere cosa sta
succedendo! Avevi una brutta cera prima e adesso vuoi scappare chissà dove!
Allora? Mi dici cos’hai o no? >> pretese a braccia conserte con cipiglio.
Non avrebbe chiuso un occhio quella volta glielo lessi in volto. Non avrebbe
lasciato correre, lasciandomi andare in ospedale da mia madre senza domande.
Non quella volta.
Ma anch’io ero intenzionata a non dire nulla, non piaceva anche a me quella
situazione e non mi sarei fatta accompagnare da Joe in ospedale, non volevo
farmi vedere in uno stato pietoso mentre mia madre era in un letto d’ospedale.
<< Ne parleremo più tardi adesso, però ho delle questioni da risolvere.
Non fare altre domande e lasciami andare.. ti prego.. >>
Titubante, udendo il “ti prego” fece un
passo indietro esaudendo il mio desiderio.
<< Joe vieni nel mio ufficio dobbiamo parlare! >> ordinò il mister
salendo gli ultimi scalini. Joe voltò lo
sguardo prima a me e poi al mister che attendeva impaziente. Non potendo dire
di no al vecchio annuì.
<< Ci sentiamo più tardi. >> aggiunsi quando mi rivolse un ultimo
sguardo prima di dirigersi con il mister nel suo ufficio.
Raccolsi l’opportunità al volo e prima
che qualcun altro mi avrebbe rubato altri minuti preziosi, afferrai le mie cose
e uscii dal club a passo svelto. E mi diressi all’ospedale.
Non mi era mai piaciuto quel posto, era così
freddo. Nessuna persona che amavo avrei mai voluto vederla lì, nessuna. Invece
c’era mia madre.
<< Zia Sandy cosa ci fai qui? >> convenni quando la incontrai in corridoio,
seduta su una delle tante sedie blu
vuote.
<< Ho accompagnato io i tuoi genitori. Quel ferro vecchio non voleva
partire, tuo padre non vuole proprio cambiare auto, eh? >> ci scherzò lei
per smozzare la tensione che era visibile anche a occhio nudo.
Mio padre era affezionato al suo ferro vecchio e come darli torto, in quella
macchina era successo di tutto. Fu proprio quella macchina a fargli conoscere
una donna meravigliosa, in una giornata fredda e piovosa, anche se in realtà si
conoscevano da molto tempo, da quand’erano ragazzi. La vide lì protetta solo da
una valigetta sopra il capo, le propose un passaggio e lei accetto non vedendo
alternativa e sempre in quel ferro vecchio, dopo tanti anni di amicizia, si
erano baciati e adesso quella donna era sua moglie.
Sorrisi a ricordo del racconto di mia
madre e poi voltai lo sguardo verso la porta bianca, chiusa.
<< E’ lì dietro? >> domandai indicando la porta.
<< Sì cara, vieni accomodati c’è già tuo padre e non credo ti facciano
entrare adesso. >> aggiunse lei battendo la mano su una sedia affianco
alla sua.
Sospirai e mi accomodai.
<< Cos’è successo? >> domandai preoccupata e nervosa.
<< Nulla che ti faccia preoccupare cara, tuo padre esagera sempre..
>> aggiunse con gesto di nonchalance e un leggero sorriso, << Tua
madre non ha nulla di preoccupante, qualche dolore e poi doveva fare anche dei
controlli. >>
Quelle parole mi rasserenarono decisamente. Ma c’era ancora quella
preoccupazione e quella voglia di vedere personalmente mia madre.
Dottori e infermieri passarono più volte per il corridoio, chi entrava chi
usciva da una stanza, ma la porta dov’era mia madre rimase chiusa per più di
quindici minuti dal mio arrivo, che in quel momento sembrarono due ore.
A un tratto si aprì e uscì mio padre con uno sguardo impensierito. Mi alzai di
scatto e mi avvicinai a lui.
<< Papà.. >>
<< Kate bambina mia, che ci fai qui? >> domandò lui osservandomi
incuriosito posando le sue grosse e forti mani sulle mie spalle.
<< Sono venuta a vedere cos’era successo. Come sta? >>
<< Sta bene Kate, tranquilla, quante volte te lo devo ripetere? >>
rispose con un leggero sorriso poi aggiunse: << Ti avrei fatto vedere di
persona ma sta riposando.. >> aprendo poco l’anta della porta per farmi
vedere che stava riposando e stava bene.
Quando richiuse la porta mi rivolse un mezzo sorriso scrutandomi da capo a
piedi per poi soffermarsi sul volto e osservarlo con occhi indagatori.
<< Kate sei davvero pallida sei sicura di sentirti bene? >>
domandò.
Distolsi lo sguardo dal suo in un lampo, schiarendomi la voce e aggiunsi: <<
Sì, si certo che sto bene. >>
Non mi sentivo bene come avrei dovuto, ma non avrei creato altre preoccupazioni
non in quel momento. Il mattino seguente avrei fatto gli accurati controlli,
pensai.
Mio padre non voleva proprio togliermi gli occhi di dosso, per fortuna però la
sua attenzione cadde su zia Sandy. << Callan io sono pronta e tu sei
davvero stanco credo sia meglio andare a casa a riposare.. >> convenne
lei avvicinandosi a noi.
<< Anche tu dovresti Kate non hai per niente un bell’aspetto. >>
aggiunse poco dopo lasciandomi una lieve carezza sulla guancia.
Mio padre esitò inizialmente, scuotendo il capo e cercai di farli cambiare
idea. << Callan sta tranquillo, verrò a prendere tua moglie domattina!
>> lo stuzzicò zia Sandy.
Avevamo bisogno tutti di un degnato riposo e dopo aver sentito la mia opinione,
acconsentì sospirando. Diede un’ultima occhiata all’interno della stanza
dov’era mia madre e ci avviammo verso l’uscita dell’ospedale.
Sarei dovuta andare a casa di Joe, avevamo una
cena e così avremmo avuto modo di parlare di ciò che stava accedendo, ma
ricordai di aver lasciato la borsa con alcuni pigiami a casa, o meglio a casa
di Paige, perché adesso l’unica inquilina era lei.
Inserii le chiavi nella fessura e aprii la porta, l’odore inconfondibile di
Paige del suo profumo, mi fece sorridere spontaneamente e quando entrai nel salotto,
venni avvolta dal buio. Allungai la mano e spinsi sull’interruttore accendendo
la luce.
Il salotto era vuoto ma dalla cucina provenivano delle voci.
Mi tolsi il giubbino che posai sulla sedia al mio fianco e lasciai le chiavi
nel piattino sul mobile vicino la porta. Ero di spalle e non appena sentii il
rumore inconfondibile di una porta che si stava aprendo presi a parlare.
<< Paige pensavo non ci fosse nessuno in casa. Credo dovresti chiamare le
ragazze potremo fare una piccola riunione, devo raccontarvi tante cose..
>> mi voltai nella sua direzione e rimasi bloccata.
<< Io.. non credo ci sia motivo di chiamarle.. sono già qui. E non sono
le sole.. >>
<< Perché sei qui Joe? >> domandai corrugando la fronte
osservandolo.
<< Kate prima che parliate da soli, volevo dirti che sa tutto. >>
convenne Paige con una certa sicurezza, facendo qualche passo avanti.
<< Che cosa?? >> sbottai.
Mi conosceva troppo bene per aver paura di una mia reazione. Così come le altre
ragazze. Sapevano che non avrei sbraitato in quel momento e con amarezza
sospirai tetramente.
<< Mi dispiace.. adesso togliamo il disturbo. Tranquilli avete tutto il
tempo del mondo per chiarirvi, noi andremo a casa di Laurel e faremo parecchio
tardi. >> aggiunse sempre la bionda prendendo borsa e cappotto
avvicinandosi alla porta insieme alle ragazze.
<< A dopo. >> concluse Paige lasciandomi un lieve bacio sulla
guancia e sparirono lasciandomi
completamente sola, in una fossa da me scavata.
Potevo parlarne con Joe, potevo raccontarli di ciò che stava accedendo prima di
arrivare a quel punto, ma no, ho preferito il silenzio e il rimandare a domani.
E adesso la discussione che sarebbe avvenuta da lì a poco, era inevitabile.
<< Perché sei qui? >> domandai nuovamente con lo stesso tono,
rimanendo al mio posto come lui era al suo. Fermo con occhi fissi su di me e
socchiusi a due fessure.
<< Perché Kate? >> fece eco lui con voce sicura e profonda senza
sfumature o toni alti. << Sei sparita da questo pomeriggio, dopo gli allenamenti
dicendomi che avevi delle cose da sistemare senza però dirmi che quelle cose
riguardavano tua madre. >> Fece un qualche passo avanti e riuscii a
sentire il suo respiro su di me. Brividi mi pervasero la nuca.
Tralasciando quella sensazione continuai, << Te ne avrei parlato!
>> dissi semplicemente.
<< Hai avuto una chiamata importante da tuo padre, non ti senti bene e
diventi pallida con profonde occhiaie. Vengo a sapere che sono giorni ormai che
sei in queste condizioni, mangi pochissimo e tu mi dici, te ne avrei parlato?
>> Quella voce profonda, senza urli o pretesti per sapere qualcosa metteva
timore.
<< Perché non ti fidi di me? >>
<< Non ho detto che non mi fido di te! Ho soltanto detto che te ne avrei
parlato non appena avrei avuto modo e tempo. >> mentre il mio tono di
voce subiva cambiamenti, diventando più alto e nervoso aggiunsi: << È successo
tutto così in fretta. E poi credo di saper badare a me stessa non posso dirti
ogni cosa che mi succede! >>
parlai muovendomi verso la mia camera dov’era la borsa con i vestiti.
<< Badare a te stessa equivale a non mangiare per giorni interi? >>
parlò lui seguendomi, << Se questo è il tuo modo di badare a te stessa da
sola, sei sulla strada sbagliata Kate! >>
<< Come pensi di giocare le altre partite se non mangi?? >> chiese
fermandosi sul ciglio della porta
aprendo le braccia in cerca di spiegazioni.
Non giocherò la prossima partita e forse neanche le
successive.. avrei voluto urlare ma mi bloccai mordendomi la lingua. Non
ero certa al cento per cento di ciò che stava accadendo, avevo bisogno di
controllare con certezza e solo allora avrei scoperto se le mie ipotesi erano
vere o false. Ma per il momento non avrei detto nulla.
Presi a sistemare i vestiti non curandomi di ciò che stava dicendo.
<< Kate dannazione non fare finta di nulla! >> e continuò seguire
ogni mio movimento, << Che stai facendo? >>
<< Sistemo i miei vestiti Joe, non si vede? >> sbottai esausta di
quella lite.
<< Per fare cosa? >>
<< Credi che dormirò nuda a casa tua? >> domandai con tono
leggermente sarcastico spalancando gli occhi. Quella conversazione non stava
seguendo neanche un filo logico, stavamo solo litigando e basta.
<< Senti Joe te ne avrei parlato prima possibile, non appena fossi certa
io stessa di ciò che stava accadendo! Non posso coinvolgerti sempre in ciò che
mi accade. Tu hai delle partite da fare, hai altre priorità in questo momento!
>> aggiunsi smettendo di armeggiare con i vestiti e volgendo lo sguardo
verso di lui.
<< La mia priorità sei tu! >>
<< Joe dimmi. Cosa ti ha detto il mister quando sono andata via? >>
domandai incrociando le braccia al petto alzando un sopracciglio.
<< Che cosa? >>
<< Si Joe di cosa avete parlato con il mister? >>
Il suo sguardo si corrugò sembrò cercare nel mio volto qualcosa per evitare
quella domanda. Esitò un momento, un solo momento e poi aprì la bocca per
ribattere.
<< Abbiamo parlato della partita di domenica.. >> rispose con
amarezza.
<< Mi ha detto che non sarò il titolare perché.. non mi vede nelle
condizioni adatte per guidare la squadra. >>
Come supponevo. Il mister era molto ferreo nelle sue decisioni e di rado
cambiava opinione e convocare Joe nel suo ufficio qualche giorno prima della
partita significava che qualcosa non andava.
Joe si era distratto a causa mia e nella partita di domenica una delle più
importanti del campionato, non sarebbe stato il titolare della squadra.
Si era distratto a causa mia e questo non me lo sarei mai perdonato.
<< Hai ancora qualche giorno per riprenderti il posto da titolare e per
essere sicura che questo accada non
verrò al club per qualche giorno. Il mister sa già tutto ne ho parlato con lui.
>>
<< Questa conversazione sta diventando ridicola Kate. Come puoi pensare
una cosa del genere? >> chiese lui scrutandomi a fondo con occhi a due fessure
posando le mani sulle mie spalle, scuotendomi.
<< Ho già preso le mie decisioni Joe! Non puoi avere distrazioni! Ricordi
cosa ti disse il mister riguardo le distrazioni? Dovevi mantenere un certo
profilo per conservare il tuo titolo da miglior portiere, ricordi? >>
parlai guardandolo diritto negli occhi.
<< Non avrei mai pensato di sentire queste parole da te.. mi stai
chiedendo del tempo? >>
<< Sì. >> e più che da lui avevo bisogno di tempo da me stessa.
Troppe cose tutte insieme.. troppe. Mia madre, Joe.. e infine quel pensiero
costante che mi turbava nel profondo. Il mattino seguente se le mie premesse
erano esatte, avrei confermato ogni dubbio.
Le sue mani caddero lungo i fianchi lasciandomi un freddo ghiacciante invadermi
nel profondo.
<< Bene Kate, se è questo che vuoi. >>
Le sue parole furono taglienti ma non poteva agire diversamente e tanto meno io
avrei potuto fare diversamente.
Con un ultimo sguardo si voltò e mi lasciò sola nella mia stanza e il rumore
della porta che si chiuse, mi scosse.
Mi sedetti sul letto e mi coprii il volto con le mani chiedendomi se era
davvero la cosa giusta da fare.
NOTE
FINALI
Buona sera ragazze :D Purtroppo ho notato che in quest’ultimo periodo non
riesco a pubblicare con costanza come facevo prima e mi dispiace infinitamente.
La scuola mi riempie ma riesco sempre a trovare il modo di scrivere e a portare
avanti la storia fino alla fine e tutto questo è grazie anche al vostro
sostegno che mi date, alle ragazze che recensiscono e alle altre che seguono la
storia perché anche se solo portando la storia con voi mi date comunque
sostegno :3 GRAZIE!!
Nella prima parte del capitolo come avrete notato ho messo ricordi di Kate
sulla proposta di Joe e sulla chiacchierata con le ragazze :D spero abbiate
gradito :).
Come conclusione forse
vi aspettavate una lite disastrosa, qualcosa che li
facesse avere una lite dura, forte.. ma poi ho pensato che i due hanno
litigato
abbastanza durante tutta la storia ahaha, perciò ho deciso di
farli comunque
allontanare ma senza una lite disastrosa.. spero sia piaciuta la scelta
:). Oh, un'altra cosa, c'è una piccola sorpresina che vi aspetta
nel prossimo capitolo, di cosa si tratta secondo voi?? :D
Concludo nel ringraziarvi ancora una volta
per tutto il sostegno che mi date e vorrei inoltre aggiungere che ormai
siamo quasi giunti alla fine della storia.. eh già, siamo al terzultimo
capitolo dalla fine, per eventuali cambiamenti v’informerò nel prossimo
capitolo C: credo di aver detto tutto
perciò vi mando un grosso bacio!
Betta <3