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Autore: whitedeer    21/02/2013    4 recensioni
C'era qualcosa in quella donna che mi accendeva tutti gli interruttori, volevo sentirla svestirla completamente, assaporare ogni centimetro della sua pelle, ma non era solo questione di portarla a letto, volevo anche conoscerla. Sedurla fino a sottometterla completamente.
Tratto dal capitolo 9: " Sai.. ho fatto sesso in posti che crederesti impossibile, ma mai, mi è capitato di farlo su un divano in piena seduta psicologica.." mi studiò lui col suo solito ghigno, avvicinandosi a me.
"Hai intenzione di portarmi a letto?" chiesi maliziosa stando al gioco e lasciando che si avvicinasse a me.
"Certo che ho intenzione!" sussurrò lui bloccandosi a un palmo da me.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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23. The right thing to do

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  23. The right thing to do 


Erano passati giorni dall’ultima partita dell’esordio e sentivo ancora l’adrenalina scorrermi nelle vene. Tornando a casa molte cose cambiarono. Joe mi propose di iniziare a lasciare delle cose a casa sua, anche le più piccole, banali. Avevo negato ammettendo che non ce n’era bisogno ma lui aveva insistito.
L’idea di andare a vivere con Joe, insieme, mi balenò in mente parecchie volte ma non ci avevo mai dato peso.
Dopo l’ultima notte di trasferta qualcosa era cambiata, mi sentivo diversa e Joe mi aveva proposto di trasferirmi, poco a poco da lui.
Che male c’era infondo?

<< Kate dove vai? >> chiese Joe con voce roca impastata dal sonno, aprendo leggermente gli occhi.
Erano passate da poco le otto e la camera di Joe era leggermente illuminata da quella leggera luce mattutina che oltrepassava le grosse tende scure della stanza.
<< Non volevo svegliarti mi dispiace. Comunque ho lezione tra poco.. >> parlai con voce bassa continuando a cercare i vestiti sparsi per la stanza.
Joe si portò seduto strofinandosi il volto con la mano, scostò le coperte e con quasi lentezza si alzò in piedi.
<< Vuoi un passaggio? >> propose.
<< E’ giù che mi aspetta. >> risposi in maniera automatica continuando a cercare i vestiti per indossarli, senza osservarlo.
<< Ah sì.. chi? >> domandò poi con un cipiglio.
<< Il passaggio. >> parlai rivolgendoli finalmente lo sguardo con un sorriso.
Joe si grattò il capo, inclinandolo leggermente. Non ci stava capendo un tubo.
<< Laurel, Paige e Scarlett sono fuori che mi aspettano >> mi spiegai meglio con sguardo divertito e poi aggiunsi: << ..e sono in terribile ritardo, perciò credo che verrò a prendere ciò che rimane delle mie cose questo pomeriggio e.. >> ma mi blocco e aggiunse mettendosi dinanzi, posando le mani sulle mie spalle, << Non devi venire.. >> disse sorridendo.
<< Ah no? Me li porterai tu al club? >> chiesi corrugando la fronte osservando i suoi occhi blu.
Gli chiuse e negò col capo.
<< No? Ma Joe sono a casa tua da due giorni ormai non posso indossare gli stessi vestiti per  sempre, non credi? >> borbottai incrociando le braccia al petto con sguardo accigliato.
<< No. >> sorrise lui e continuò: << Non dico questo Kate. Voglio solo dire che puoi lasciare i tuoi vestiti qui, a casa mia.. >>
La proposta mi lasciò interdetta, stupita.
<< Lasciarli qui..? >>
Annuii sorridente: << Certo, perché no? Ho una casa grande, adatta per due persone.. ed io sono solo.. >> sussurrò roco lasciandomi dolci baci a fior di labbra.
<< Mi stai proponendo di venire a vivere a casa tua? >> chiesi con tono basso osservando solamente i suoi occhi nella stanza.
Annuì con un sorriso e aggiunse: << Sì. >>

Forse avrei dovuto traslocare poco a poco, iniziare a lasciare anche le cose più piccole e banali a casa di Joe. Perché era quello che desiderava e lo desideravo anch’io.
Infondo che male c’era? Non c’era infatti, pensai.
E quando lo dissi alle ragazze..



<< Lo so. Lo so, sono in ritardo mi dispiace! >> mi scusai con le ragazze entrando in macchina.
<< Dieci minuti Kate! >> puntualizzò Laurel con tono severo, mettendo in moto la macchina.
Voltai lo sguardo verso il suo e mi accigliai. << Ho detto che mi dispiace! >>
<< Ti ha trattenuto Joe? >> mi punzecchiò Paige porgendosi avanti, visto che era seduta ai sedili posteriori dell’auto di Laurel, affiancata da Scarlett, per saperne di più.
<< Già.. >> sorrisi.
<< Allora sei, quasi, perdonata per il ritardo. >> aggiunse Laurel con tono divertito spostando gli occhi prima su di me e poi sulla strada.
<< Cos’è quel sorriso da ebete che hai stampato in viso Evans? Joe ti ha fatto un regalo? >> chiese divertita Scarlett.
Ma quale regalo, pensai divertita.
<< Mi ha proposto di vivere con lui. >>
Nell’auto calammo tutte in un religioso silenzio e come sottofondo solo la radio parlava al posto nostro informandoci sul traffico.
<< Che cosa? >> sbottò Laurel quando afferrò il concetto della frase e  fermò la macchina di colpo.
Forse non fu il momento adatto poiché Laurel era alla guida e le conseguenze furono.. il traffico bloccato per la sua frenata improvvisa.
<< Laurel!! >> parlai di colpo allibita per quel suo gesto.
<< Sì scusa mi sono fatta prendere dalla notizia! >> Agitò le mani in aria riprendendo a guidare.
Sbalordite quanto me, le ragazze si guardarono l’una con l’altra mordendosi il labbro inferiore.<< Avanti racconta! >> riprese subito dopo.

Raccontanti tutto alle ragazze dall’inizio alla fine e sorrisero emozionate per la notizia.
<< Questo significa che vivrò da sola da oggi in poi? >> proruppe Paige con un sorriso triste.
<< Tranquilla Paige, ci sono ancora io.. >> sorrise Laurel sinceramente, osservandola diritto negli occhi. Paige dal canto suo, le rivolse un sorriso tirato. Non che non fosse felice per la notizia di avere Laurel tra i piedi per casa.. ma era pur sempre Laurel: ragazza capace di tutto!
<< Come va con Trevor? >> domandai curiosa a Laurel che in cambio mi rivolse uno sguardo accigliato.
<< Come mai quella faccia? Pensavo ti fossi divertita in quei tre giorni.. >> aggiunse Scarlett sorridente e curiosa.
<< Quel-bel-pezzo-da-novanta non ha fatto altro che provocarmi e condurmi verso un orgasmo soltanto con la sua voce. Ti ho detto tutto! >>
<< Mi stai dicendo che in tre giorni non avete fatto altro che giocare a poker, spogliandovi a vicenda ma senza concretizzare nulla? >> aggiunse Paige divertita cercando di trattenere una risata, per non subire la collera di Laurel.
<< Credi che mi sentirei così se avessi concretizzato qualcosa con Trevor? >> poi sul suo volto si dipinse un ghigno e aggiunse con sguardo sicuro: << Ma ho anch’io i miei assi nella manica.. >>
Trevor aveva trovato pane per i suoi denti. Lo conoscevo e sapevo che amava la tranquillità e amava rilassarsi dopo le sue partite e adesso con Laurel, una ragazza caotica al suo fianco tutto ciò che amava andava a farsi fottere. Sorrisi a quel pensiero ma a un tratto mi girò la testa e un forte senso di nausea mi pervase interamente.
Mi portai una mano alla pancia e corrugai la fronte. Non capivo davvero cosa stava accadendo.
<< Kate? >> parlò Laurel rivolgendomi uno sguardo preoccupato.
<< Kate, ti senti bene? >>
No che non mi sentivo bene e non capivo davvero cosa mi stava accadendo. Quella mattina non feci colazione e probabilmente quei giramenti di testa e quella leggera nausea erano causate proprio da un calo di energia, pensai. Qualche settimana prima dell’esordio  il mister mi fece controllare da un medico fidato del club. Ora quel medico era diventato una delle persone che incontravo quotidianamente per dei controlli.
Scossi la testa in modo negativo. No, quel dottore non sarebbe mai venuto a sapere delle mie condizioni in quel momento o avrei saltato gli allenamenti per chissà quanto tempo.
<< Sì.. credo di sì.. >>
Laurel parcheggiò la macchina al suo solito posto e quando uscii l’aria fresca di febbraio m’invase e sentii svanire poco a poco quella sensazione di nausea. Scacciando qualsiasi altro pensiero dalla mente mi avviai con le ragazze all’interno dell’università.

Quel pomeriggio mi diressi agli allenamenti com’era d’abitudine da settimane ormai.
Gli allenamenti furono meno estenuanti del solito, anche se il mister non mi aveva convocato per le successive partite, decidendo i soliti giocatori che al contrario avrebbero partecipato, io mi limitai solo ai soliti allenamenti per mantenere comunque il ritmo.
Dopo le due ore di allenamento ci riunimmo tutti in sala relax per una convocazione del mister.
<< Ragazzi, vi ho fatto venire qui, non per parlare della prossima partita, di questo parleremo nei prossimi giorni, ma vi ho convocato, perché.. il Presidente ha deciso di dare una cena la prossima settimana. >>
Quando il Mister terminò la frase, un leggero brusio s’innalzò nella stanza. I ragazzi bisticciavano sulla festa sorridenti. Non vedevano l’ora che la serata arrivasse. Ci sarebbero stati tutti i membri del club, i vari tecnici, i giocatori con le loro ragazze ma soprattutto nessun fotografo e nessun giornalista. E la notizia mi rese felice, una serata in piena tranquillità e divertimento.
<< L’invito è aperto a tutti, è una cena formale perciò vi voglio tutti in giacca e cravatta ed eleganti. >> ammiccò il Mister osservandoci.
<< Detto questo, gli allenamenti di domani saranno spostati di un’ora. A domani! >> e concludendo il discorso si alzò dalla poltrona dov’era seduto e uscì dalla stanza con alcuni dei suoi colleghi.
<< Stai pensando alla proposta di questa mattina? >> sussurrò Joe al mio fianco, quando tutti i ragazzi presero a fare le loro cose.
Sorrisi volgendo lo sguardo verso i suoi occhi e aggiunsi: << Sì. >>
<< Bene. Volevo solo dirti che ci tengo davvero che tu venga a vivere con me, lo so che non è passato neanche un anno da quando ci frequentiamo ma.. ci tengo molto. Sei importante per me e ti voglio al mio fianco, non voglio perderti, non dopo quello che ha detto Trevor.. >>
Un enorme sorriso mi si disegnò in volto e si velarono gli occhi, poi il mio pensiero si spostò sull’ultima frase pronunciata da Joe.
<< Trevor? Perché cosa ha detto? >>
Joe si accorse di aver parlato senza pensare e scosse il capo in segno negativo  e aggiunse: << Nulla che possa interessare, dice molte cavolate quel ragazzo. >> ci scherzò su con un sorriso, grattandosi la nuca nervosamente poi aggiunse: << Per il resto, è tutto vero. Non voglio perderti.. >>
Li accarezzai la guancia e aggiunsi sorridente ed emozionata e con voce tremante: << Sì. >>
<< Sì.. cosa? >> Mi guardò incuriosito.
<< Sì, vengo a vivere con te. >> sorrisi emozionata nel pronunciare quelle parole.
Avevo accettato davvero? Avevo accettato..
Sarei andata a vivere con Joe e l’idea mi eccitava da morire.
Ricambiò con un enorme sorriso avvicinando il suo volto al mio fin quando le sue labbra non furono sulle mie e mi baciò.
<< Ceniamo insieme questa sera? >> propose allontanando il volto di qualche centimetro dal mio.
<< Ci puoi giurare.. >> sorrisi ma poi il suono di un telefono mi bloccò, era il mio, << Scusami un attimo.. >> presi il telefono e corrugando la fronte risposi.
<< Papà? >>
<< Ciao Kate, come stai? >> mi domandò lui curioso e preoccupato allo stesso tempo.
<< Sto bene papà e voi? La mamma come sta? >> domandai poi, sorridente per quella telefonata inaspettata.
<< Noi stiamo abbastanza bene cara, anche la mamma.. >>
M’incupii quando sentii mio padre ringraziare il medico per qualcosa che aveva appena fatto.
Un dottore?
La conversazione stava prendendo una brutta piega e iniziai a preoccuparmi. Non potevo parlare di cosa stava accadendo alla mia famiglia dinanzi ai compagni della squadra che pur con il loro chiasso, avrebbero comunque udito la conversazione. Rivolsi uno sguardo a Joe che parlava con alcuni compagni e mi alzai dal divano dov’ero seduta avvicinandomi verso un angolo più profondo della stanza dove nessuno avrebbe udito o disturbato in qualche modo.
<< Dottore? Papà cosa sta succedendo? Come mai mi hai chiamato? >> bisbigliai iniziando a riempirlo di domande senza prendere fiato tra l’una e  l’altra, senza riflettere attentamente su ciò che stava accadendo. Mi stavo solo preoccupando per quella telefonata inaspettata di mio padre, che di solito non chiamava mai di sua spontanea volontà ma era mia madre a farlo. A un tratto come un campanello d’allarme mi suonò in mente. Che fosse successo qualcosa alla mia famiglia?
Impossibile. Solo pochi giorni prima era tutta riunita allo stadio a tifare l’esordio, il pancione di mia madre cresceva a vista d’occhio e andava tutto alla grande.. o forse no?
<< E’ successo qualcosa con la gravidanza?? >> sbottai a un tratto prima che mio padre riuscì a controbattere.
<< Kate, bambina mia, tranquilla. Non ci è successo niente. Ti ho chiamato per vedere come stavi e.. >>
E..? Stava per continuare con la frase quando si bloccò a parlare con qualcuno. Quell’attesa mi stava distruggendo dannazione. Non ero informata di ciò che stava accendendo alla mia famiglia e tutte quelle continue interruzioni m’impedivano di saperne di più.
<< Papà? >> convenni ansiosamente.
<< Si scusami cara era tua madre.. >>
<< Diavolo papà, posso sapere cosa sta succedendo? Cosa sono tutte queste interruzioni e perché stavi parlando con un dottore prima? >>
Non era di certo il modo di parlare con mio padre in quel momento ma non riuscivo più ad aspettare.
<< Kate non volevo farti preoccupare, soprattutto con tutti gli impegni che hai con la squadra e le partite.. le varie cose al club.. ma tua madre ha avuto alcuni problemi con la gravidanza in questi giorni. Così ho deciso di portarla in ospedale, ma non è nulla. >> rispose con voce ferma.
Le mie preoccupazioni erano giuste. Mia madre non stava per niente bene.
<< Cos’è successo?? >> domandai preoccupata di ricevere  una risposta negativa.
<< Il dottore dice che è normale qualche dolore. Rimarrà in ospedale qualche giorno per alcuni controlli e poi potrà tornare a casa. >>
Sentii tornare quel senso di nausea che mi tormentò per tutto il mattino. Una sensazione forte e devastante.
<< Vi raggiungo prima possibile! >>  parlai dopo un po’ anche se con qualche fatica.
Chiusi la chiamata e portai il dorso della mano alla bocca corrugando la fronte. Poggiai la mano libera sul muro che mi servì come sostegno o sarei caduta col sedere a terra.
<< Kate? Kate, stai bene? >> mi sorresse Joe venendomi in contro. Si portò dinanzi a me e mentre una mano mi cingeva la vita sorreggendomi, l’altra mi alzò il viso scostandomi i capelli dal volto.
<< Dannazione Kate sei pallida, cos’hai? >> parlò con voce nervosa e tono notevolmente preoccupato.
Di nuovo quella sensazione, pensai.
Mi trascinò a sedere su una delle poltrone facendo alzare alcuni ragazzi che rimasero immobili a osservarmi. Ordinò di prendere dell’acqua e quando gliela passarono, la aprì porgendomela.
<< Tieni. >>
<< No. È tutto ok, tranquillo è passato. >> ed era vero, la sensazione di nausea sparì improvvisamente com’era comparsa.
Mi portai una mano alla bocca e il mio pensiero si spostò su mia madre e sulle sue condizioni. Lei era la priorità in quel momento.
Mi alzai di scatto decisa ad andare in ospedale per vedere di persona cosa stava accadendo ma Joe mi bloccò mettendosi dinanzi.
<< Dove stai andando? >> domandò incuriosito corrugando la fronte, squadrandomi da capo a piedi.
<< Devo.. devo fare una cosa. Fammi passare! >> ordinai cercando di passare ma mi bloccava a ogni movimento.
<< Non penso proprio. Fino a qualche minuto fa non ti sentivi bene e adesso vuoi sparire? Cos’hai Kate, cosa sta succedendo? >>
Non era il momento delle spiegazioni, gli avrei detto della situazione di mia madre sì, ma non adesso. Ero troppo preoccupata per le sue condizioni che prima volevo andare a controllare in persona.
<< Non ora Joe, ti prego ho delle questioni importati da risolvere! >>
<< Beh possono aspettare! Ho tutto il diritto di sapere cosa sta succedendo! Avevi una brutta cera prima e adesso vuoi scappare chissà dove! Allora? Mi dici cos’hai o no? >> pretese a braccia conserte con cipiglio.
Non avrebbe chiuso un occhio quella volta glielo lessi in volto. Non avrebbe lasciato correre, lasciandomi andare in ospedale da mia madre senza domande. Non quella volta.
Ma anch’io ero intenzionata a non dire nulla, non piaceva anche a me quella situazione e non mi sarei fatta accompagnare da Joe in ospedale, non volevo farmi vedere in uno stato pietoso mentre mia madre era in un letto d’ospedale.
<< Ne parleremo più tardi adesso, però ho delle questioni da risolvere. Non fare altre domande e lasciami andare.. ti prego.. >>
Titubante, udendo il “ti prego”  fece un passo indietro esaudendo il mio desiderio.
<< Joe vieni nel mio ufficio dobbiamo parlare! >> ordinò il mister salendo gli ultimi scalini.  Joe voltò lo sguardo prima a me e poi al mister che attendeva impaziente. Non potendo dire di no al vecchio annuì.
<< Ci sentiamo più tardi. >> aggiunsi quando mi rivolse un ultimo sguardo prima di dirigersi con il mister nel suo ufficio.
Raccolsi l’opportunità al volo  e prima che qualcun altro mi avrebbe rubato altri minuti preziosi, afferrai le mie cose e uscii dal club a passo svelto. E mi diressi all’ospedale.

 

Non mi era mai piaciuto quel posto, era così freddo. Nessuna persona che amavo avrei mai voluto vederla lì, nessuna. Invece c’era mia madre.
<< Zia Sandy cosa ci fai qui? >> convenni quando la incontrai in corridoio, seduta su una delle tante sedie  blu vuote.
<< Ho accompagnato io i tuoi genitori. Quel ferro vecchio non voleva partire, tuo padre non vuole proprio cambiare auto, eh? >> ci scherzò lei per smozzare la tensione che era visibile anche a occhio nudo.
Mio padre era affezionato al suo ferro vecchio e come darli torto, in quella macchina era successo di tutto. Fu proprio quella macchina a fargli conoscere una donna meravigliosa, in una giornata fredda e piovosa, anche se in realtà si conoscevano da molto tempo, da quand’erano ragazzi. La vide lì protetta solo da una valigetta sopra il capo, le propose un passaggio e lei accetto non vedendo alternativa e sempre in quel ferro vecchio, dopo tanti anni di amicizia, si erano baciati e adesso quella donna era sua moglie.
Sorrisi  a ricordo del racconto di mia madre e poi voltai lo sguardo verso la porta bianca, chiusa.
<< E’ lì dietro? >> domandai indicando la porta.
<< Sì cara, vieni accomodati c’è già tuo padre e non credo ti facciano entrare adesso. >> aggiunse lei battendo la mano su una sedia affianco alla sua.
Sospirai e mi accomodai.
<< Cos’è successo? >> domandai preoccupata e nervosa.
<< Nulla che ti faccia preoccupare cara, tuo padre esagera sempre.. >> aggiunse con gesto di nonchalance e un leggero sorriso, << Tua madre non ha nulla di preoccupante, qualche dolore e poi doveva fare anche dei controlli. >>
Quelle parole mi rasserenarono decisamente. Ma c’era ancora quella preoccupazione e quella voglia di vedere personalmente mia madre.
Dottori e infermieri passarono più volte per il corridoio, chi entrava chi usciva da una stanza, ma la porta dov’era mia madre rimase chiusa per più di quindici minuti dal mio arrivo, che in quel momento sembrarono due ore.
A un tratto si aprì e uscì mio padre con uno sguardo impensierito. Mi alzai di scatto e mi avvicinai a lui.
<< Papà.. >>
<< Kate bambina mia, che ci fai qui? >> domandò lui osservandomi incuriosito posando le sue grosse e forti mani sulle mie spalle.
<< Sono venuta a vedere cos’era successo. Come sta? >>
<< Sta bene Kate, tranquilla, quante volte te lo devo ripetere? >> rispose con un leggero sorriso poi aggiunse: << Ti avrei fatto vedere di persona ma sta riposando.. >> aprendo poco l’anta della porta per farmi vedere che stava riposando e stava bene.
Quando richiuse la porta mi rivolse un mezzo sorriso scrutandomi da capo a piedi per poi soffermarsi sul volto e osservarlo con occhi indagatori.
<< Kate sei davvero pallida sei sicura di sentirti bene? >> domandò.
Distolsi lo sguardo dal suo in un lampo, schiarendomi la voce e aggiunsi: << Sì, si certo che sto bene. >>
Non mi sentivo bene come avrei dovuto, ma non avrei creato altre preoccupazioni non in quel momento. Il mattino seguente avrei fatto gli accurati controlli, pensai.
Mio padre non voleva proprio togliermi gli occhi di dosso, per fortuna però la sua attenzione cadde su zia Sandy. << Callan io sono pronta e tu sei davvero stanco credo sia meglio andare a casa a riposare.. >> convenne lei avvicinandosi a noi.
<< Anche tu dovresti Kate non hai per niente un bell’aspetto. >> aggiunse poco dopo lasciandomi una lieve carezza sulla guancia.
Mio padre esitò inizialmente, scuotendo il capo e cercai di farli cambiare idea. << Callan sta tranquillo, verrò a prendere tua moglie domattina! >> lo stuzzicò zia Sandy.
Avevamo bisogno tutti di un degnato riposo e dopo aver sentito la mia opinione, acconsentì sospirando. Diede un’ultima occhiata all’interno della stanza dov’era mia madre e ci avviammo verso l’uscita dell’ospedale.

Sarei dovuta andare a casa di Joe, avevamo una cena e così avremmo avuto modo di parlare di ciò che stava accedendo, ma ricordai di aver lasciato la borsa con alcuni pigiami a casa, o meglio a casa di Paige, perché adesso l’unica inquilina era lei.
Inserii le chiavi nella fessura e aprii la porta, l’odore inconfondibile di Paige del suo profumo, mi fece sorridere spontaneamente e quando entrai nel salotto, venni avvolta dal buio. Allungai la mano e spinsi sull’interruttore accendendo la luce.
Il salotto era vuoto ma dalla cucina provenivano delle voci.
Mi tolsi il giubbino che posai sulla sedia al mio fianco e lasciai le chiavi nel piattino sul mobile vicino la porta. Ero di spalle e non appena sentii il rumore inconfondibile di una porta che si stava aprendo presi a parlare.
<< Paige pensavo non ci fosse nessuno in casa. Credo dovresti chiamare le ragazze potremo fare una piccola riunione, devo raccontarvi tante cose.. >> mi voltai nella sua direzione e rimasi bloccata.
<< Io.. non credo ci sia motivo di chiamarle.. sono già qui. E non sono le sole.. >>
<< Perché sei qui Joe? >> domandai corrugando la fronte osservandolo.
<< Kate prima che parliate da soli, volevo dirti che sa tutto. >> convenne Paige con una certa sicurezza, facendo qualche passo avanti.
<< Che cosa?? >> sbottai.
Mi conosceva troppo bene per aver paura di una mia reazione. Così come le altre ragazze. Sapevano che non avrei sbraitato in quel momento e con amarezza sospirai tetramente.
<< Mi dispiace.. adesso togliamo il disturbo. Tranquilli avete tutto il tempo del mondo per chiarirvi, noi andremo a casa di Laurel e faremo parecchio tardi. >> aggiunse sempre la bionda prendendo borsa e cappotto avvicinandosi alla porta insieme alle ragazze.
<< A dopo. >> concluse Paige lasciandomi un lieve bacio sulla guancia e  sparirono lasciandomi completamente sola, in una fossa da me scavata.
Potevo parlarne con Joe, potevo raccontarli di ciò che stava accedendo prima di arrivare a quel punto, ma no, ho preferito il silenzio e il rimandare a domani. E adesso la discussione che sarebbe avvenuta da lì a poco, era inevitabile.
<< Perché sei qui? >> domandai nuovamente con lo stesso tono, rimanendo al mio posto come lui era al suo. Fermo con occhi fissi su di me e socchiusi a due fessure.
<< Perché Kate? >> fece eco lui con voce sicura e profonda senza sfumature o toni alti. << Sei sparita da questo pomeriggio, dopo gli allenamenti dicendomi che avevi delle cose da sistemare senza però dirmi che quelle cose riguardavano tua madre. >> Fece un qualche passo avanti e riuscii a sentire il suo respiro su di me. Brividi mi pervasero la nuca.
Tralasciando quella sensazione continuai, << Te ne avrei parlato! >> dissi semplicemente.
<< Hai avuto una chiamata importante da tuo padre, non ti senti bene e diventi pallida con profonde occhiaie. Vengo a sapere che sono giorni ormai che sei in queste condizioni, mangi pochissimo e tu mi dici, te ne avrei parlato? >> Quella voce profonda, senza urli o pretesti per sapere qualcosa metteva timore.
<< Perché non ti fidi di me? >>
<< Non ho detto che non mi fido di te! Ho soltanto detto che te ne avrei parlato non appena avrei avuto modo e tempo. >> mentre il mio tono di voce subiva cambiamenti, diventando più alto e nervoso aggiunsi: << È successo tutto così in fretta. E poi credo di saper badare a me stessa non posso dirti ogni cosa che mi succede! >>  parlai muovendomi verso la mia camera dov’era la borsa con i vestiti.
<< Badare a te stessa equivale a non mangiare per giorni interi? >> parlò lui seguendomi, << Se questo è il tuo modo di badare a te stessa da sola, sei sulla strada sbagliata Kate! >>
<< Come pensi di giocare le altre partite se non mangi?? >> chiese fermandosi sul ciglio della  porta aprendo le braccia in cerca di spiegazioni.
Non giocherò  la prossima partita e forse neanche le successive.. avrei voluto urlare ma mi bloccai mordendomi la lingua. Non ero certa al cento per cento di ciò che stava accadendo, avevo bisogno di controllare con certezza e solo allora avrei scoperto se le mie ipotesi erano vere o false. Ma per il momento non avrei detto nulla.
Presi a sistemare i vestiti non curandomi di ciò che stava dicendo.
<< Kate dannazione non fare finta di nulla! >> e continuò seguire ogni mio movimento, << Che stai facendo? >>
<< Sistemo i miei vestiti Joe, non si vede? >> sbottai esausta di quella lite.
<< Per fare cosa? >>
<< Credi che dormirò nuda a casa tua? >> domandai con tono leggermente sarcastico spalancando gli occhi. Quella conversazione non stava seguendo neanche un filo logico, stavamo solo litigando e basta.
<< Senti Joe te ne avrei parlato prima possibile, non appena fossi certa io stessa di ciò che stava accadendo! Non posso coinvolgerti sempre in ciò che mi accade. Tu hai delle partite da fare, hai altre priorità in questo momento! >> aggiunsi smettendo di armeggiare con i vestiti e volgendo lo sguardo verso di lui.
<< La mia priorità sei tu! >>
<< Joe dimmi. Cosa ti ha detto il mister quando sono andata via? >> domandai incrociando le braccia al petto alzando un sopracciglio.
<< Che cosa? >>
<< Si Joe di cosa avete parlato con il mister? >>
Il suo sguardo si corrugò sembrò cercare nel mio volto qualcosa per evitare quella domanda. Esitò un momento, un solo momento e poi aprì la bocca per ribattere.
<< Abbiamo parlato della partita di domenica.. >> rispose con amarezza.
<< Mi ha detto che non sarò il titolare perché.. non mi vede nelle condizioni adatte per guidare la squadra. >>
Come supponevo. Il mister era molto ferreo nelle sue decisioni e di rado cambiava opinione e convocare Joe nel suo ufficio qualche giorno prima della partita significava che qualcosa non andava.
Joe si era distratto a causa mia e nella partita di domenica una delle più importanti del campionato, non sarebbe stato il titolare della squadra.
Si era distratto a causa mia e questo non me lo sarei mai perdonato.
<< Hai ancora qualche giorno per riprenderti il posto da titolare e per essere sicura che questo accada  non verrò al club per qualche giorno. Il mister sa già tutto ne ho parlato con lui. >>
<< Questa conversazione sta diventando ridicola Kate. Come puoi pensare una cosa del genere? >> chiese lui scrutandomi a fondo con occhi a due fessure posando le mani sulle mie spalle, scuotendomi.
<< Ho già preso le mie decisioni Joe! Non puoi avere distrazioni! Ricordi cosa ti disse il mister riguardo le distrazioni? Dovevi mantenere un certo profilo per conservare il tuo titolo da miglior portiere, ricordi? >> parlai  guardandolo diritto negli occhi.
<< Non avrei mai pensato di sentire queste parole da te.. mi stai chiedendo del tempo? >>
<< Sì. >> e più che da lui avevo bisogno di tempo da me stessa. Troppe cose tutte insieme.. troppe. Mia madre, Joe.. e infine quel pensiero costante che mi turbava nel profondo. Il mattino seguente se le mie premesse erano esatte, avrei confermato ogni dubbio.
Le sue mani caddero lungo i fianchi lasciandomi un freddo ghiacciante invadermi nel profondo.
<< Bene Kate, se è questo che vuoi. >>
Le sue parole furono taglienti ma non poteva agire diversamente e tanto meno io avrei potuto fare diversamente.
Con un ultimo sguardo si voltò e mi lasciò sola nella mia stanza e il rumore della porta che si chiuse, mi scosse.
Mi sedetti sul letto e mi coprii il volto con le mani chiedendomi se era davvero la cosa giusta da fare.

 

NOTE FINALI
Buona sera ragazze :D Purtroppo ho notato che in quest’ultimo periodo non riesco a pubblicare con costanza come facevo prima e mi dispiace infinitamente. La scuola mi riempie ma riesco sempre a trovare il modo di scrivere e a portare avanti la storia fino alla fine e tutto questo è grazie anche al vostro sostegno che mi date, alle ragazze che recensiscono e alle altre che seguono la storia perché anche se solo portando la storia con voi mi date comunque sostegno :3 GRAZIE!!
Nella prima parte del capitolo come avrete notato ho messo ricordi di Kate sulla proposta di Joe e sulla chiacchierata con le ragazze :D spero abbiate gradito :).
Come conclusione forse vi aspettavate una lite disastrosa, qualcosa che li facesse avere una lite dura, forte.. ma poi ho pensato che i due hanno litigato abbastanza durante tutta la storia ahaha, perciò ho deciso di farli comunque allontanare ma senza una lite disastrosa.. spero sia piaciuta la scelta :). Oh, un'altra cosa, c'è una piccola sorpresina che vi aspetta nel prossimo capitolo, di cosa si tratta secondo voi?? :D
Concludo nel ringraziarvi ancora una volta  per tutto il sostegno che mi date e vorrei inoltre aggiungere che ormai siamo quasi giunti alla fine della storia.. eh già, siamo al terzultimo capitolo dalla fine, per eventuali cambiamenti v’informerò nel prossimo capitolo C:  credo di aver detto tutto perciò vi mando un grosso bacio!
Betta <3

   
 
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