Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: AthinaNike    21/02/2013    2 recensioni
Più di un pokémon, ma meno di una donna: la storia di Gaelle
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 


Avevo l’impressione che quei giorni si inseguissero l’un l’altro come in una leggera danza che dalla primavera porta all’estate. Le giornate afose ricolme dello sguardo di Gaelle davanti a me, la sua mano che prendeva il mio polso delicatamente e lo trascinava davanti ad una vetrina, poi davanti a un’altra, mentre il mio sguardo cadeva prima sui suoi occhi e poi sulle nuvole sopra la sottile linea del mare. Quel periodo di inattività, sapevo che mi avrebbe fatto del male, infiacchita se possibile. Per certi versi sapevo che avremmo continuato a viaggiare, a vedere il mondo, a cercare nuove sfide. Ma vederla mi faceva sempre di più desiderare di trovare una casa da qualche parte, piantare qualche albero di baccarancia e baccafragola, un piccolo orticello e un allevamento di pokèmon. Niente di speciale, ma per stare così, insieme, in un rifugio sicuro. Cominciavo a rendermi conto di non essere più una bambina, anche se quella vena iraconda e impetuosa non mi abbandonava. Dopo qualche minuto mi ritrovai dentro quella boutique a guardare le affusolate gambe di Gaelle che uscivano da un vestito leggero e verde acqua. Girava e si rigirava, guardandomi entusiasta. Poi le spuntò sulle labbra quel sorriso da furbetta. Posai le mani sulle sue spalle, sfiorando il collo morbido con le dita. Guardai dritto nello specchio la sua figura.
“ Allora ti piace? “ chiesi in modo molto retorico.
“ Dici che mi sta bene? Non mi ingrassa secondo te? “. Strabuzzai gli occhi. Lei arrossì. Feci scivolare le mani sui suoi fianchi. “ Non dire cavolate. Ti sta benissimo “. Le abbassai piano la zip della schiena e voltandomi le dissi di cambiarsi velocemente, che avevamo altri negozi da vedere. Immaginai il suo sguardo, e subito dopo mi abbracciò da dietro inondandomi telepaticamente la testa di felicità.
Vederla così umana, con quei colori mi faceva uno strano effetto. Da un lato ero felice: era di una bellezza straordinaria, e sembrava veramente essere rinata a nuova vita, ma al contempo mi mancava il mio Gardevoir. Non perché smaniassi e godessi nel farla combattere, anzi! Ma perché mi mancava quel suo essere presente nella mia mente. Per carità, in un certo qualmodo riuscivamo ancora a trasmetterci i pensieri e le emozioni, ma non riuscivo più a sentire il suo dolore, la sua gioia, il suo rancore, odio e amore nello stesso modo in cui facevo prima. Era come se fossimo un’unica entità, un solo essere pensante. D’altra parte, io mi ero innamorata di un Gardevoir, non di quella ragazzina. Ero spezzata in due. Quasi come se dovessi scegliere tra amore carnale e spirituale.
Gaelle sapeva cosa stava succedendo, lo avvertiva dalle mie vibrazioni, dal tremito delle mie dita quando la sfioravo. E io sapevo che lei stava tramando qualcosa. Lo leggevo nei suoi occhi arancio scuro.
Una mattina di scirocco lei lasciò il letto prima che mi alzassi, mi preparò la colazione e mi lasciò un biglietto. “Sono a fare delle commissioni, torno per pranzo”. Appena poggiai il foglietto sul tavolo mi si aprì una voragine nello stomaco. Dovevo trovarla. Dovevo dirle che tutte quelle cose che pensavo erano solo idiozie, che in realtà non valevano niente, non valevano quanto valeva il mio amore per lei. Che ero stata egoista. Egoista, ripetevo mentre mangiavo in fretta e furia. Maledettamente stupida e non curante, mi schiaffeggiavo ripetutamente mentre infilavo la maglietta e stringevo la cinta dei pantaloni. Stupida e cieca. Chiudevo la porta di casa con la borsa a tracolla. Sono proprio una stupida. Scesi le scale a quattro a quattro per poterla trovare. Mi precipitai fuori dal centro e , sorpresa!, la vidi dall’altro lato della strada, appoggiata al parapetto che dava sulla spiaggia, la gonna del vestito ceruleo al vento di scirocco. Con una noncuranza preoccupante per le macchine, attraversai correndo e la abbracciai da dietro. Le spiegai che ero stata stupida e che...
“Claire.”
E che ero un’idiota se pensavo che cambiasse qualcosa se aveva un corpo diverso, perché l’avrei amata comunque e che...
“Claire...”
no, tutte quelle cose erano solo invenzioni, capricci da bambina. La verità era che io l’amavo troppo, e anche solo il pensiero che avrei potuto perderla mi ammazzava da dentro come un cancro. Lei posò le sue mani sul mio viso e posò l’indice sulle mie labbra. Lo allontanò piano. Notai che aveva i capelli più corti: le arrivavano poco sopra sle spalle. Sospirò e chiuse le labbra, con uno sguardo quasi addolorato.
“Claire mi ami. E so che quello che dici è vero, ma questa trasformazione è stata improvvisa, troppo repentina. E come ha causato in te queste riflessioni, le ha portate in me” fece una pausa e guardò a terra. Rialzò lo sguardo lucido. Sapevo che erano lacrime. E riprese “Chi sono Claire. Dimmi chi sono. Sono un pezzo di carne? Sono solo una stupida ragazzina come tante? Cosa ho di speciale? Dov’è la mia testa? Cosa è successo alla mia mente? Mi hanno tarpato le ali o me le hanno slegate?” la sua voce andava diventando via via più roca, e dagli occhi cominciavano a sgorgare le lacrime. Portò la mano sulla mia clavicola. “Perché ogni volta che sfioro la tua pelle so che questo è il mio corpo... Ma la mia mente!? Dov’è?! Sono divisa in due parti... Dannazione... È una vita che mi sento incompleta, e ora che credevo... Sono ancora più incompleta... una mezza baccamela...” Cominciò a piangere a dirotto. Le presi la testa e la poggiai sul mio petto. Ogni parola era superflua, non avrei potuto colmare quella voragine nel suo cuore, rispondere a quelle domande così intime. Dopo qualche minuto smise di singhiozzare e mi abbracciò stretta.
“Gaelle...” provai a dire ma lei mi zittì scuotendo la testa. Mi prese le mani e mi guardò con gli occhi rossi gonfi di lacrime. “Claire, devo sapere”. Sapevo che non aveva paura. E sapevo che aveva bisogno di me.
“Vieni, facciamo una passeggiata”.

Parlammo di quello che sentiva lei da un po’. Aveva paura. Paura di non essere più lei, di essere cambiata. Le chiesi se aveva riacquisito memoria dell’evento. Lei mi disse che c’era una voragine nella sua testa, una voragine che l’aveva inghiottita, o almeno che aveva provato a farlo. Ricordava di aver liberato una quantità di energia enorme in uno spazio minimo e in un tempo quasi impercettibile, e che ne aveva perso il controllo e poi una luce bianca.
“Avevi detto che Arceus ti ha addormentata, io pensavo stessi delirando” disse con un leggero sorriso. Il sole dava un bel riflesso ramato ai capelli biondi. Certo. Magari stessi delirando.
“No Gaelle. C’era sul serio. Ti teneva sospesa a mezz’aria, il tempo di vedere che cambiava le tue forme e mi ha addormentata”.
Nella sua mente accadde qualcosa. Come se si fosse sbloccato qualcosa. Forse ero riuscita ad evocare in lei ricordi che erano stati rimossi. Si fermò. Mi misi davanti a lei e le alzai piano il volto. Sudava freddo ed era sbiancata di botto. Ero dannatamente preoccupata.
“La pressione... a terra....” disse con la bocca asciutta. La mano le era diventata gelida. La feci sedere su una panchina. Stava per svenire tra le mie braccia. Cercai di farla respirare regolarmente, e lentamente prese colore. Si era ricordata.

Con calma mi raccontò. “Ho creato un buco nero”. Sarò franca. Mi misi a ridere. Lei. Certo. Un buco nero. Un affarino di un metro e sessanta secco come un filo d’erba che crea un buco nero. E a sentirla doveva essere pure bello grosso! No. Non ci credevo proprio. Così come non credevo più di aver visto Arceus. Tutto stava diventando così irrazionale, così assurdo. Le risi in faccia, in maniera molto poco galante. Ricordo ancora il fischio dell’aria e lo schiaffo che mi diede.
“Gaelle! Porca troia!” le urlai portandomi la mano sulla guancia sinistra. Lei si alzò dalla panchina e se ne andò. La guardai qualche secondo e poi la rincorsi. La afferrai per un polso e lei si girò adirata verso di me. Tolse il braccio a forza dalla mia presa e continuò a camminare.
“Sei proprio una bambina Claire” disse spostandosi i capelli.
“Avanti, Gaelle, lo sai che è assurdo! Un Gardevoir non può mica creare un buco nero!”. Ricordo anche come lei si fermò, venne verso di me e mise la mia mano sul suo fianco. Mi guardò dritta negli occhi, con quelle fiamme che aveva al posto dell’iride. Avvicinò le labbra rosse al mio orecchio “Invece è normale che si trasformi magicamente in donna e che sia donna in tutto. Sai, me lo ricorderò la prossima volta che andiamo a letto”. Mi spinse con foga e continuò a camminare.
“Fammi sapere appena hai voglia di fare un discorso serio”.
Le corsi dietro. Eravamo quasi alla fine del lungomare.
“Scusami... ti ho mancata di rispetto”.
“Non sempre tutto va come pianifichi tu, e non puoi pretendere di dettare le leggi del mondo.” pausa “E potresti anche fidarti di più di me” sputò quasi dai denti questa affermazione con un amaro in bocca palpabile.
Se l’era presa. E come darle torto. In una giornata avevo fatto più minchiate che in diciotto anni. Credo fu quel giorno che mi accorsi di essere la testa di cazzo più fortunata del mondo. Perché lei mi amava. E non si meritava certo che io mi comportassi in quel modo assurdo.
“Non brillo certo di intelligenza...”
“Vedi? È questo che sbagli! Tu sei intelligente, molto intelligente! Ma ogni tanto te ne dimentichi o fai finta di non esserlo. Avere delle capacità comporta responsabilità. E tu stai cercando di rimandare il giorno in cui te ne farai carico”.
Fissai il tubo di ferro della ringhiera alla quale eravamo affacciate. Rimasi in silenzio. Lei mi rivolse uno sguardo dolce e affettuoso e mi prese una mano. E poi telepaticamente mi disse: Scusami. Sono stata troppo dura. Alzai gli occhi e vidi i suoi muscoli contratti per lo sforzo.
“Non sforzarti di stabilire un contatto telepatico. E comunque hai ragione. In ogni caso, non posso sempre far finta che qualcosa non ci sia. E poi ho diciotto anni, diamine! Un po’ di sale in zucca lo dovrei pur mettere!”. Lei rise. E allora mi ricordai per cosa vale la pena soffrire, battersi e lottare.
Quel momento rimase impresso nella mia mente a fuoco. Si dice spesso che il crescere è un lungo processo continuo, che inizia e finisce fino alla morte, ma io sono del parere che in certe occasioni si cresca un po’ di più. In quell’occasione sono cresciuta parecchio.
“Allora Gaelle, hai un piano?” chiesi con una certa nota di divertimento nella voce, e negli occhi tanta voglia di mettersi in gioco. Lei sorrise in modo furbetto, e anche con un po’ di finta arroganza. “Stavo per farti la stessa domanda, signorina nonmisonoinnamoratadiunastupidaragazzina”. Spalancai la bocca. Tagliente, come sempre. Decisi di non rispondere alla provocazione.
“Io direi di comincare le ricerche proprio da dove è iniziato tutto”. Gaelle annuì e approvò la mia proposta. Ci fissammo per qualche secondo. “Claire, grazie.” arrossì lievemente. Le stampai un bacio sulla guancia “Grazie a te Gaelle. Allora? Lo facciamo!? Scopriamo chi ti ha dato le gambe, sirenetta”. Lei rise, prese il mio braccio e iniziammo a camminare indietro, per tutto il lungomare. Non sapevo cosa mi aspettasse. Non ero nè ottimista nè pessimista. Sapevo solo che lei era con me, e finché avessi avuto la fortuna di averla accanto, avrei fatto qualunque cosa per lei. Le guardai le cosce. Ancora ricordo i capogiri che mi faceva venire. Eccome se li ricordo.
Avevo voglia di lottare. Portai la mano nella cintura e toccai la tasca delle pokeball. Ad ogni tocco vibravano, sentivo l’elettricità che emanavano. Ero nata per quello. Ed ero nata per difenderla.
“A quanto pare la partita ricomincia”. Chiamai fuori dalla Ball Ignis. Gaelle ebbe solo il tempo di imprecare, poi la issai sul dorso del mio Rapidash per scattare in direzione dello spiazzo che tempo prima era stato il luogo dell’incontro tra me e Derek. Le fiamme. Le fiamme Erano tornate nei miei occhi.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: AthinaNike