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Autore: VeraNora    21/02/2013    3 recensioni
Sono un'appassionata di The Vampire Diaries, una devota fan di Damon ed ultimamente una sostenitrice del Delena. A me piace leggere più che scrivere però non mi nego il diletto. In questa storia voglio mostrare quello che penso sia avvenuto off screen, tutti quei momenti che non ci sono mai stati mostrati ma che abbiamo immaginato tutti, in un modo o nell'altro. Questo è quello che ho immaginato io, questo è quello che ho 'visto' nella mia testa.
Genere: Fluff, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Elena tornò a casa. Una casa vuota da troppo tempo ormai.
Jeremy era al lago con Damon, ad imparare a lottare, ad imparare come uccidere vampiri per poter completare il tatuaggio, per poter arrivare alla cura, per poter porre fine a quell’inferno.
Gettò le chiavi nel cestino vicino alla porta, lasciò lo zaino accanto all’appendiabiti e salì in camera. Si sedette sul letto e si tolse le scarpe. Incrociò le gambe sul materasso e con le mani abbandonate sulle caviglie si guardò intorno. Guardò quella stanza ed in ogni angolo iniziò a vedere un pezzo di vita, di una vita lontana anni luce. Non fu come quando ricordò la ‘confessione’ di Damon, non erano ricordi cancellati quelli che immaginava. Un susseguirsi di immagini che si collegarono tra l’oro spontneamente: guardò la mensola dei libri che una volta Stefan aveva divelto nel tentativo di resisterle, era il periodo in cui era ricaduto nel vizio del sangue, per colpa sua, lei lo aveva nutrito dopo che gli altri vampiri lo avevano torturato. Quella volta chiamò Damon per farsi aiutare, lui notò subito il disastro… ed ecco l’altra immagine: Damon sdraiato sul letto mentre giocava con il suo orsacchiotto, ultimo frammento di una fanciullezza ormai sbiadita. Prese il peluche tra le mani e partì un’altra immagine: lei e Stefan che si baciavano e lui che si sfilava il giocattolo da sotto la testa e lo lanciava via… o era un sogno? Sì, era stato un sogno, il suo primo sogno spinto … e come era andato a finire quel sogno? Stefan si era trasformato in Damon. Ed ecco che la mente corse veloce a quel risveglio sul petto del maggiore dei Salvatore: stava sognando forse, non ricordava cosa ma ricordava la battuta di lui, insinuò che stesse sognando di lui
«Ecco spiegata la bava
Le aveva detto nel suo tono sexy, e lei lo aveva colpito sulla pancia, piano.
Sorrise, pensò a tutta la sua vita da quando i vampiri erano entrati a farne parte e, che le piacesse o meno, tutto quello che aveva fatto portava da una sola persona… Damon.
Anche l’amare Stefan. Era entrato nella sua vita che ne aveva bisogno. In quel bisogno era riuscita a superare le piccole bugie che lui le aveva man mano rifilato: il suo essere un vampiro, Katherine, il suo oscuro passato.
Elena aveva superato tutto per stare con Stefan, aveva accettato tutto. Ed ora? Cosa era successo? Era possibile che fosse tutto svanito? Ci pensò attentamente e non riuscì a darsi una risposta… l’unica cosa a cui riuscì a pensare fu che in una notte di tanto tempo prima, uno sconosciuto l’aveva spinta a pretendere un amore che la consumasse, a volere la passione, a sognare l’avventura e, perché no, a vivere con un pizzico di pericolo. Uno sconosciuto che le aveva augurato di ottenere tutto quello che voleva dalla vita e poi le aveva fatto dimenticare il suo volto. Pensò se senza quella notte le cose sarebbero andate nello stesso modo…  di certo si sarebbe innamorata di Stefan, del nuovo e misterioso ragazzo… ma avrebbe accettato il pericolo e l’avventura che lo stare con un vampiro le avrebbe sicuramente procurato? Senza ‘quel’ Damon, avrebbe accettato di continuare ad amare Stefan? Senza quel Damon avrebbe riconosciuto il pericolo e l’avventura come cose che desiderava? E senza Damon, sarebbe riuscita a capire che essere consumate da una persona era il principio stesso dell’amore? Tutte domande che sarebbero rimaste irrisolte… ma in quel mare di dubbi, galleggiavano sicure alcune certezze.
Aveva amato Stefan, lo amava ancora, come aveva detto durante quel crudele gioco a Rebekah, lo avrebbe sempre amato… ma non ne era più innamorata.
Il soggiogamento era servito per farglielo capire o per farglielo ammettere?
Elena era sempre sfuggita da certe ‘verità’, non era brava ad ammettere subito quello che sentiva, soprattutto se di mezzo c’era l’ombra della ‘cosa giusta da fare’, e Damon non era mai stato ‘la cosa giusta’. Quando uno Stefan ancora in gioco le aveva chiesto di guardarlo negli occhi e dirgli che non provava niente per Damon, non era stata in grado di accontentarlo. Non ci era riuscita… peggio, non era riuscita ad essere sincera. Ma a chi stava dicendo una bugia? A lui o a sé stessa? Con chi doveva mantenere le apparenze? Chi doveva convincere che si stava comportando bene?
Quando anche Damon le chiese chiarezza lei non fu in grado di dire la verità nemmeno a lui. Eppure poco prima lo aveva baciato, gli si era lanciata addosso… cosa l’aveva spinta? Era un esperimento il suo? Cosa voleva provare? Che si trattava solo di attrazione fisica? Che un bacio non le avrebbe incendiato lo stomaco obnubilandole la mente? Che non avrebbe perso la cognizione, riuscendo a finirla lì?
Che bell’esperimento! Non fosse stato per Jeremy… pensò a quella volta, in quel motel e capì…
Lo aveva già capito quel pomeriggio, a scuola, ma ora la verità gli esplose in testa forte e potente.
Ora c’era solo un problema… era bloccata lì, lontana dall’uomo a cui voleva dire la verità, senza essere padrona del suo corpo. Non poteva attendere il suo ritorno, non poteva attendere la fine di quella storia, doveva farglielo sapere, voleva farglielo sapere… sperava di convincerlo.
Poi di nuovo il gioco dei ricordi cominciò a proiettare immagini e ricordò quella volta che si era addormentata con Damon a due centimetri dal naso, pensò alla sicurezza con cui chiuse gli occhi e all’assoluta mancanza di imbarazzo che c’era… anzi… pensò al discorso che precedette il suo sonno, alle parole che aveva rivolto al vampiro parlando della possibilità di recuperare Stefan dal baratro
«Alla fine dei giochi, credo sarai tu quello che lo convincerà a tornare indietro… non sarà perché ama me… sarà perché ama te»
L’amore fraterno… ed ecco un altro tasto dolente. Caroline aveva spifferato a Stefan che lei e Damon erano stati a letto insieme… non era riuscita a parlarle nel caos di quella giornata ma si convinse che fu meglio così. Se le avesse detto qualcosa, presa dal livore, avrebbe mandato all’aria la loro amicizia. Lontana dalla rabbia capì che quella era Caroline Forbes, la sua amica d’infanzia, incapace di tenere un segreto dai tempi dei tempi.
Non era arrabbiata con lei, era ferita, dispiaciuta… avrebbe voluto poter essere lei a parlare con Stefan. Ma il danno era stato fatto, doveva dire anche questo a Damon.
Si rimise le scarpe e scese giù in cucina, guardò le chiavi della macchina, appese insieme alle altre, le guardò intensamente e desiderò poter riuscire a prenderle e salire in macchina. Ci provò con tutta sé stessa, ma il suo corpo non reagì. I suoi piedi si piantarono in terra e le sue braccia stavano rigide lungo il corpo.
Voleva ma non poteva. Il sire bond funzionava così, agiva sulle azioni, non sui sentimenti. Mai come in quell’istante ne ebbe prova, il suo unico desiderio era andare da Damon ma lui le aveva ordinato di stargli lontana. Il sire le aveva detto che quello l’avrebbe reso felice, con il volto sofferente. Qualcosa dentro di lei la bloccava. Elena avrebbe voluto avere Damon davanti per fargli vedere quanto non contasse niente il sire bond, quanto poco avesse a che fare con i suoi sentimenti, con il suo volere.  E di nuovo si sentì impotente.
«Fantastico!»
Esclamò con rabbia, quello stallo le stava facendo venire i nervi, la cosa peggiore era che la rabbia stava per rovinare tutto. Si arrese a cercare di prendere le chiavi e fece un profondo respiro, non avendo bisogno lei di aria si mise a ridere
«Già, Elena… sei un vampiro! Ricordatelo!»
Si disse prendendosi in giro. Si guardò intorno e decise di fare quello che, oramai da una settimana, era il suo unico modo di parlare con Damon. L’avrebbe chiamato, lui non avrebbe risposto e lei gli avrebbe lasciato un messaggio in segreteria… ma non poteva questa volta, già odiava doverlo  fare per telefono, ma addirittura lasciare uno squallido messaggio in segreteria, no!  Lo avrebbe chiamato finché non si fosse deciso a risponderle, tutt’al più avrebbe chiamato Jeremy e se lo sarebbe fatto passare, o Matt… qualsiasi cosa pur di potergli almeno parlare.
Uscì in veranda e si avvolse in una coperta, più per abitudine, in quanto i vampiri non sentono freddo.
Si sedette e pensò a cosa dire… compose il numero e attese.
Al terzo squillo la voce di Damon interruppe l’attesa
«Spero la tua giornata sia andata meglio della mia… le probabilità giocano a tuo favore»
Disse lui
«Stefan sa tutto di noi»
Disse lei. Prima la brutta notizia, poi… 
   
 
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