Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Little_Lotte    21/02/2013    6 recensioni
La prima volta ho pensato che si fosse trattato solamente uno sbaglio: una svista, un errore di poco conto, niente per cui valesse realmente la pena di preoccuparsi e di avere paura.
Lui non lo farebbe mai volontariamente, mi dicevo.
Lui mi ama, dicevo.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Break
The Chain

 






La prima volta ho pensato che si fosse trattato solamente uno sbaglio: una svista, un errore di poco conto, niente per cui valesse realmente la pena di preoccuparsi e di avere paura.

Lui non lo farebbe mai volontariamente, mi dicevo.

Lui mi ama, dicevo.

La seconda volta cercai semplicemente d'ignorare l'accaduto, quasi come se questo non avesse alcuna importanza. Non ha senso - pensavo - prendersela per così poco: uno schiaffo dato in un improvviso slancio di rabbia non è vera violenza, lui ha solamente avuto una giornata storta...lui non mi farebbe mai del male.

Avevo sentito spesso di donne maltrattate dal proprio uomo, ma non volevo - non potevo - credere che stesse accadendo anche a me.

Lui non è così, mi ripetevo.

Lui mi ama, pensavo.

Ero così cieca, così stupidamente attaccata a quelle inutili speranze, che non mi accorsi neanche di come quegli episodi sporadici divennero sempre più frequenti, fino a trasformarsi in veri e propri rituali mensili, settimanali ed infine giornalieri.

Dopo la terza, la quarta e la quinta volta, incominciai a dare la colpa a me stessa.

" Se lui ti picchia è perchè te lo sei meritato. " mi rispondevo quotidianamente " Gli altri uomini non fanno questo genere di cose, perchè le loro donne li trattano con rispetto! Se lui continua a punirti, è perchè sa che questa è la cosa giusta da fare, la giusta pena per il tuo comportamento. "

Non so per quale ragione io abbia continuato a credere a queste sciocchezze; in parte per illudermi che fosse ancora tutto apposto, per autoconvincermi che quell'amore nel quale avevo tanto creduto non fosse morto del tutto, forse persino per paura di ciò che avrei dovuto affrontare se avessi trovato la forza di sottrarmi a quella tortura.

A volte, quando si è così deboli e disperati come lo ero io, persino la violenza diventa una forma di sicurezza, una certezza alla quale potersi sempre appigliare nonostante il dolore: " Finchè resto con lui sarò al sicuro da qualsiasi altra cosa, nessuno al mondo potrà davvero farmi del male ".

Ci credevo davvero, credevo che quegli schiaffi e quelle violenze ingiustificate fossero semplicemente il suo modo di proteggermi, di tenermi al sicuro dal resto del mondo, di ribadire in maniera chiara e concisa tutto il suo amore, la sua devozione, il fatto di volermi sempre ed esclusivamente per sè.

Ero sua e di nessun altro, lo sarei sempre stata.

Tuttavia, il vero amore non equivale mai al possesso e questo io l'ho compreso quando era ormai troppo tardi; ho trascorso mesi e mesi nascosta in un limbo infinito, una terra di mezzo fra la paura e la sofferenza, da cui non sarei mai riuscita ad andarmene neanche se avessi voluto.

Ero, inevitabilmente, prigioniera assoluta del mio amore, un amore perverso e malato, al quale tuttavia non ero in grado di sottrarmi. Non mi ero mai curata più di tanto di ciò che pensassero gli altri, dei loro giudizi e delle loro preoccupazioni; vivevo nel diniego e nell'indifferenza, celavo sfacciatamente l'evidenza senza alcuna vergogna o senso di colpa nei miei confronti.

Per mesi, ogni volta che qualcuno osa domandare se stessi bene, ho risposto con una menzogna, collezionando una notevole serie di scuse per giustificare tutti quei lividi e le escoriazioni che di volta in volta andavano a ricoprire il mio corpo:

Sono caduta mentre ero sotto la doccia e ho sbattuto la fronte contro il rubinetto.

Stavamo giocando con i cuscini e ad un certo punto sono stata colpita con la zip della cerniera...ma è stato solamente uno sbaglio, una pura e semplice svista!

Sono scivolata sul pavimento bagnato e sono caduta a terra come una pera cotta, da vera stupida!


Giustificazioni ridicole, alle quali nessuno si sarebbe mai sognato di credere ma che, per una qualche assurda ragione, non potevo proprio fare a meno di inventare. Lo facevo per lui, per proteggerlo dai pregiudizi di chi - senza neanche sapere come stessero davvero le cose - lo dipingeva come ad un mostro, una bestia, un egoista a cui di me non era mai importato un bel niente; lo facevo per gli altri, affinché non si preoccupassero inutilmente per me e non ficcassero il naso in faccende che non li riguardavano; lo facevo in primo luogo per me stessa, per auto convincermi che lui non fosse veramente un mostro, una bestia, un egoista a cui di me non era mai importato un bel niente.

Con il passare del tempo finii per rinchiudermi completamente in un'asfissiante bolla di sapone, una prigione coriacea ed inespugnabile, dalla quale nessuno avrebbe mai potuto salvarmi.

E nessuno, infatti, è mai riuscito a salvarmi.

Me ne sono andata in una tiepida giornata di primavera, mentre preparavo la cena per tutti e due; se chiudo gli occhi e provo a ricordare, mi sembra ancora di sentire il delicato aroma del prezzemolo mescolarsi a quello più pungente e deciso dei pomodori e dei peperoni.

Avvenne tutto così in fretta che non ebbi neanche il tempo di avvertire dolore: lui mi afferrò per i polsi, mi scosse bruscamente e dopo aver strillato qualcosa d'incomprensibile riguardo ad un uomo con il quale pensava che io lo avessi tradito - ma non lo avevo tradito, non avrei mai potuto farlo - mi spinse con forza contro la parete, facendomi sbattere la testa contro le mattonelle di ceramica.

Da quel momento in poi, ho smesso completamente di ricordare.

Non era così che avrei pensato di morire: avrei preferito farlo da donna anziana, dopo aver vissuto una vita dignitosa e piena di successi, aver creato una famiglia ed aver vissuto appieno tutta la mia vita, senza alcuna parvenza di dubbio o di rimpianto.

Ma non sempre le cose vanno come le avevamo programmate.

Vorrei poter dire di essere morta per amore, come una di quelle eroine tanto fiere e coraggiose di cui si legge spesso nei grandi romanzi, che danno la vita in cambio di qualcosa di altrettanto importante e prezioso, qualcuno per cui valga davvero la pena morire. Eppure, ripensandoci bene, forse non esiste niente al mondo che possa essere equiparato al valore della propria vita; niente sarà mai abbastanza prezioso da meritare la morte di qualcuno.

Io sono morta senza neanche saperne il perchè.

Che cosa ho fatto, esattamente, per meritare di essere uccisa? Sono stata troppo ingenua, troppo devota, troppo innamorata? No. Sono stata solamente troppo stupida e spaventata, non ho avuto la forza di sottrarmi a quell'inesorabile tortura, che mi ha condotto così dolorosamente fino alla fine dei miei giorni.

Non meritavo di morire.

Non mi meritavo questa fine, non meritavo di essere trattata come un oggetto, come qualcosa di sua proprietà e di cui lui potesse disporre liberamente, senza troppi problemi riguardo a ciò che io avrei potuto desiderare.

Ho capito troppo tardi che quello non era amore: egoismo, follia, rabbia, desiderio di possesso e mania di controllo... ma non vero amore.

Chi ti ama davvero non ti farà mai del male.

Chi ti ama davvero non ti insulta, non ti accusa ingiustamente, nè si sognerebbe mai di alzare le mani su di te.

Chi ti ama davvero ti rispetta, rispetta il tuo corpo e la tua mente, senza avere la pretesa di dover decidere per te. Chi ti ama davvero pensa a te come al suo complemento, come la parte mancante della propria essenza e non come ad un oggetto di sua proprietà.

Chi ti ama davvero farà sempre di tutto per completare la tua vita, non per spezzarla.

Chi ti ama davvero ti ama e basta, senza eccezioni.

Centinaia di donne, nel mondo, sono costrette a subire ciò che ho subito io: donne spaventate, donne insicure e disperate che non hanno il coraggio di denunciare le violenze per paura di restare da sole, per paura di non riuscire a trovare nessun altro uomo capace di amarle. Eppure, nessuno degli uomini che continuerà a picchiarle potrà mai amarle e allora, mi chiedo io, a quale scopo continuare a tollerare tutto questo?

Quando ero ancora in vita la mia voce è sempre stata muta - incapace di ribellarsi e di chiedere aiuto - ma adesso, per la prima volta, ho di nuovo la forza di urlare e di chiedere a voi, donne appese ad un filo tagliente, di fare altrettanto: Non lasciate che la vostra paura e l'insicurezza si trasformino in una prigione, non lasciate che il vostro amore diventi la sua ossessione; abbiate la forza, il coraggio di spezzare quelle catene e di volare verso la libertà, prima che quella tortura finisca col consumarvi del tutto, fino alla fine.

La vostra fine.

Al primo schiaffo, al primo accenno di violenza verbale o fisica, abbiate il coraggio di ribellarvi e di chiedere aiuto; prendete di nuovo in mano la vostra vita, guadagnate il rispetto che vi appartiene, la dignità che da sempre vi spetta di diritto. Non dimenticatemi, mai, non lasciate che il mio ricordo vada disperso e cantate a gran voce la mia canzone, continuate a lottare estenuamente per il nostro lieto fine.

Affinchè il mio sacrifio possa, un giorno, cambiare per sempre la storia.







In ricordo di tutte quelle donne che, in Italia e nel mondo, vengono
uccise ogni giorno da un compagno, un amante, un parente o un ex.
Per non dimenticarle mai e continuare a lottare affinchè, un giorno, nessuna
donna debba più essere vittima di simili crimini.

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Little_Lotte