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Autore: bik90    21/02/2013    6 recensioni
-Sei il mio ponte tra questi due mondi!-
Martina si fermò e un brivido la scosse. Eleonora non si lasciava mai andare a parole troppo dolci, quello che era riuscita a dire era già troppo per lei. Si voltò verso la diciottenne.
-Allora perché ti comporti così?- domandò con le lacrime agli occhi.
La bionda chinò il capo con aria colpevole.
-Non posso...- mormorò semplicemente.
Già, non poteva. Sarebbe stato troppo difficile per lei ammettere di tenere tantissimo a quella ragazza che le stava di fronte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Eleonora starnutì per la terza volta consecutiva facendo ridacchiare il suo compagno di banco che si beccò da parte sua una gomitata nel petto. Si soffiò il naso rosso con delicatezza e tornò a seppellire metà volto sotto la sciarpa che le avvolgeva il collo.
<< Ma come fai a essere così delicata? >> le chiese con ironia Davide che invece stava benissimo.
<< Vaffanculo, stamattina ho anche preso un’aspirina >> rispose la diciottenne.
<< Non mi sembra che stia facendo molto effetto >> rise il riccio << Ce la fai a stare bene per domani? >>.
Eleonora annuì.
<< Ovvio, è sabato >>.
Davide le scompigliò i capelli nel momento in cui suonò la campanella. Si alzò in piedi ma la ragazza lo bloccò chiedendogli di restare in classe invece di uscire come al solito. Il ragazzo si limitò ad annuire e scartò il suo panino per iniziare a mangiarlo.
<< Allora >> disse Lavinia avvicinandosi << Che facciamo domani? >>.
<< Giusto >> asserì Paolo sentendo la domanda della sua compagna di classe << Che si fa? Vi prego, ho bisogno di qualcosa di molto divertente >>.
Eleonora rise mentre guardava Davide. Non c’erano bisogno di parole per comprendersi.
<< Andiamo a casa mia? >> propose la bionda riferendosi ad un piccolo appartamento sfitto che lei e i suoi cugini usavano come punto d’appoggio.
<< Affare fatto! >> esclamò Paolo battendole il cinque << Ovviamente voglio fiumi di birra >>.
<< Anch’io! >> fece eco Eleonora.
<< Cuciniamo qualcosa lì o compriamo la pizza? >> domandò Lavinia.
L’altra ragazza si strinse nelle spalle.
<< Per me è indifferente, basta che ci sia birra e pretzel a volontà >>.
<< Vuoi i pretzel? >> esclamò Paolo << E dove li prendiamo? >>.
<< Ci penso io a quelli >> rispose Davide che per la diciottenne avrebbe fatto qualunque cosa << Facciamo una lista delle persone così domani raccogliamo i soldi. Io comunque opto per cucinare, fuori il balcone della cucina c’è un mio vecchio barbecue, potremmo prendere la carne  >>.
<< Oh sì, dai! >> disse Lavinia << Facciamo anche le bruschette! >>.
Davide prese l’ultimo foglio del suo quaderno e iniziò a scrivere dei nomi.
<< Se ti serve una mano, Da, domani pomeriggio posso venire con te a fare la spesa >>.
Il diciottenne alzò gli occhi su Eleonora.
<< Tu hai da fare domani pomeriggio? >>.
La bionda ci mise un solo secondo a riflettere.
<< Sì >> rispose << Andate voi per favore, io ho il dentista >>.
<< Non mi avevi detto d’aver preso appuntamento >> ribatté Davide con aria vagamente indagatoria.
Per un attimo Eleonora rimpianse di raccontargli sempre tutto ma si riprese prontamente.
<< L’ha preso mia madre per me, me l’ha comunicato stamattina >>.
In fondo si trattava solo di un paio d’ore, un paio di stupide ore in cui voleva stare da sola con Martina. Sentiva di doverglielo.
<< Ehi Ele hai una richiesta di amicizia! >> esclamò improvvisamente l’amico che era entrato con l’account dell’amica << Una certa…Martina…Martina Capasti. Ma chi è? >>.
Il cuore della bionda di fermò per un istante. Che cavolo s’inventava adesso? Ma come le era saltato in mente di contattarla su facebook? Meno male che non le aveva mandato nessun messaggio.
<< Ah >> continuò il ragazzo << Ho capito chi è, guarda >> le mostrò la foto del profilo che aveva ingrandito su tutto lo schermo << E’ quella ragazzina che Ed stava per picchiare >>.
<< Fa vedere! >> esclamò Paolo << Oh, carina. Sai se è fidanzata? >>.
<< Ma dai, Pa! Mi sembra una sfigatella >> rispose Davide dandogli una botta << Che faccio, rifiuto? >> aggiunse alzando gli occhi neri sulla figura di Eleonora.
<< Per una botta e via non deve mica essere famosa e popolare >> affermò il ragazzo con gli occhi azzurri.
<< Rifiutare? Ma dai, non essere così cattivo >> s’intromise Lavinia << Magari le ha chiesto l’amicizia in segno di riconoscenza >>.
Il cuore della bionda non accennava a tornare a battere normalmente.
<< Ele, ma che ci devi fare con una così? Dai retta a me, rifiuta e passa la paura >>.
<< Ci posso pensare dopo? >> taglio corto la ragazza presa in questione << Esci dal mio facebook >> concluse staccandosi dal termosifone e dicendo di dover andare in bagno. Uscì dalla sua aula mentre la campanella suonava. Anche se teneva lo sguardo fisso davanti a sé, con la coda dell’occhio vide la persona che le interessava mentre rientrava dalle scale antincendio. Si voltò per guardarla un solo attimo prima di infilarsi dentro. Sapeva che avrebbe compreso.
 
<< Niente? >> chiese Simona tenendo d’occhio l’aula del diciottenne.
<< E’ la quinta volta che lo domandi >> le rispose Martina << Niente, non sono ancora usciti dall’aula >>.
<< Ma perché oggi non escono? Uffa! >>.
La rossa scosse il capo scostando una ciocca di capelli dal viso. Non voleva ammettere che anche lei stava aspettando di vedere una persona.
<< Va beh, usciamo un po’ fuori almeno >>.
<< Cosa? Ma fa freddo >>.
<< Andiamo, non fare la vecchia! >> la trascinò Simona << A proposito, hai programmi per domani? >>.
<< No, perché? >>.
<< Allora esci con noi, no? >>.
<< Noi? >>.
L’amica annuì energicamente.
<< Ti piaceranno, domani te li faccio conoscere >>.
Martina si strinse nelle spalle mentre teneva lo sguardo fisso sulla porta. Voleva rientrare, aveva bisogno di tenere d’occhio la sua aula.
<< Dai, rientriamo Simo! Qui si gela >> esclamò incapace di trattenersi.
<< Sicura di non avere la febbre? >>.
Questa volta toccò a Martina trascinarsi dietro la mora affinché tornassero dentro l’istituto. Fu in quel momento che la vide passare e le parve bellissima nonostante la sciarpa le coprisse mezzo volto. Le lanciò una sola occhiata prima di sparire dietro la porta del bagno e la sedicenne comprese che era un modo per dirle di seguirla. Senza dire una parola, le andò dietro. Esattamente come il giorno precedente, non c’era nessuno. Non appena entrò, vide che la stava aspettando. Le sorrise per un momento prima di essere investita dalle sue parole.
<< Si può sapere che diavolo ti prende? Cosa non ti è chiaro nella frase “voglio che resti una cosa solo nostra”? >>.
<< Ma…ma a che ti riferisci? >>.
<< Come ti è venuto in mente di chiedermi l’amicizia su face? >> esclamò Eleonora << Non hai idea della storia che adesso dovrò inventarmi con gli altri! >>.
Martina serrò la mascella per la rabbia.
<< Non sei obbligata ad accettarla! >> sbottò indignata << Sei una stronza, possibile che pensi sempre e solo a te stessa? Perché non ti fermi un attimo a riflettere anche su di me? Anzi, perché non la finiamo qui? Facciamo come vuoi tu, saremo due perfette estranee così non dovrai sfigurare davanti ai tuoi begli amici! Smettiamo di parlare anche su internet, basta! >>.
<< E’ questo che vuoi? >> chiese la più grande con un filo di voce.
<< Sei tu che mi porti a questa scelta, non voglio vivere così! Voglio un rapporto normale con te e se non posso averlo, non voglio niente! Non sei la stessa ragazza che chiacchierava con me! >>.
La allontanò da sé con odio e solo in quel momento si accorse della presenza di Simona. Il suo cuore ebbe un tremito mentre guardava Eleonora che, invece, aveva già pensato a un alibi.
<< L’assemblea d’istituto c’è la settimana prossima >> mentì come se fosse la cosa più naturale del mondo farlo.
Uscì dal bagno senza degnare d’una occhiata entrambe le sedicenni.
<< Tutto okay? >> chiese Simona quando rimasero sole.
Mise una mano sulla spalla dell’amica e la sentì tremare mentre annuiva.
<< Sì…io…io le avevo chiesto se… >>.
<< Non dire cazzate, Marty >> la interruppe la mora << Che cosa succede con Eleonora Domenghi? >>.
La rossa chinò il capo. Non era mai stata brava a raccontare bugie.
<< Senti >> continuò l’altra ragazza << Ti va di venire a studiare da me oggi pomeriggio? Così chiacchieriamo anche un po’, non ti fa bene tenerti tutto dentro >>.
Le fece l’occhiolino in segno d’intesa e, solo quando vide Martina sorridere, tornarono in classe.
 
Eleonora passò dalla cucina e sentì sua sorella sbuffare.
<< C’è qualcosa che non va, Cla? >> le domandò.
Non c’era nessun altro a casa; sua madre, Serena e Ilaria a quell’ora erano ancora dai nonni. Forse Fulvia non era ancora rincasata dal lavoro, per lo meno lei non l’aveva vista finché era rimasta lì. Sbirciò oltre la sua figura seduta della quindicenne e vide i libri di latino aperti.
<< Problemi col latino? >>.
Claudia si passò una mano sulla frangetta.
<< No, non è questo >>.
<< Sicura? Com’è andato il compito? >>.
<< Stai diventando peggio di mamma >> commentò la sorella facendola ridere.
Per la sua famiglia avrebbe fatto qualunque cosa, tutto veniva dopo di loro. Accantonò momentaneamente la frustrazione che provava da quando Martina le aveva fatto quella sparata e le si sedette accanto.
<< E allora cos’è? >>.
<< Si…si tratta di un ragazzo… >>.
<< Cosa? Ragazzo? Chi è? >> esclamò Eleonora con apprensione.
<< Ecco, lo sapevo che non te ne dovevo parlare! >> rispose Claudia allontanando la sedia dal tavolo.
<< Okay, sono calma >> disse la diciottenne << Come si chiama? >>.
<< Tommaso >> affermò Claudia << E’ così carino! Va in terzo >>.
<< Terzo? È troppo grande! >>.
<< Avevi detto che eri calma >> sbuffò la quindicenne inarcando il sopracciglio sinistro.
<< Oh, vero >>.
<< Sei mai stata innamorata, Ele? Perché io credo di esserlo >>.
<< Innamorata? No, credo di no >>.
Sua sorella sgranò gli occhi.
<< Tu e Davide non…non siete innamorati? >>.
<< Cosa? >> proruppe la maggiore alzandosi in piedi e passandosi una mano tra i lunghi capelli << Ma come ti viene in mente? Certo che no! >>.
<< Ma perché state sempre insieme! Insomma, frequenta questa casa da quando avevate dieci anni >>.
<< Mai sentito parlare di amicizia? Non stavamo parlando di te, poi? >>.
Claudia le diede un piccolo calcio.
<< Ci hai mai parlato con questo tipo? >>.
<< Scherzi? No! Non sa nemmeno che esisto! Lui è molto bravo nelle materie scientifiche, gioca a calcio ed è uno degli organizzatori dei giochi di ruolo. Ma la cosa più bella di lui sono gli occhi! Azzurri come il cielo, bellissimi! Risaltano in modo strepitoso sulla sua carnagione spruzzata di lentiggini e ha i capelli rossi >>.
Rossi come quelli di Martina, pensò improvvisamente Eleonora mentre con la mente involontariamente tornava a quello che le aveva detto. Le aveva fatto terribilmente male.
Sbatté un paio di volte le palpebre per tornare al presente.
<< Sei completamente andata >> disse infine puntellando la fronte della più piccola col dito indice << Perché dici che non sa nemmeno che esisti? Sei mia sorella >>.
<< Appunto >> fece Claudia << Tutti mi conoscono perché sono tua sorella, non sono niente di speciale. Cosa dovrebbe importarne a lui? >>.
<< Ehi, che significa non sono niente di speciale? Vai benissimo così. Parlaci qualche volta, vedi che tipo è >> mormorò Eleonora cercando di tenere a freno i suoi pensieri sulla sedicenne << Magari poi scopri che non è così eccezionale come sembra >>.
<< O magari sono io quella che per lui non è niente di eccezionale >>.
<< Andiamo, Cla! >> esclamò la diciottenne << Se parli così, hai già perso in partenza >> guardò l’orologio a parete << Io ora devo andare a tennis, mi raccomando non fare… >>.
<< Tranquilla, non sono proprio il tipo che si cerca il trombamico >> la interruppe l’altra.
<< Io veramente stavo per dire cazzate in generale! >> urlò la sorella mentre s’infilava le sue scarpe da tennis << Lo sai già che il sesso è una cosa proibita! Dopo il matrimonio, forse! >>.
<< Sì, certo >> disse Claudia scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo << Comunque, non trovi anche tu che sia triste avere un trombamico? >>.
<< Perché? >> domandò la bionda vagando per la casa.
Finalmente trovò il suo capello bianco della nike col baffo argentato e lo indossò.
<< Come perché? Non si tratta di fare del semplice sesso, si dovrebbe fare solo l’amore e si dovrebbe fare solo con un’unica persona. Quella veramente importante >>.
Per un attimo Eleonora si bloccò riflettendo su quello che faceva con Davide, ma subito dopo scosse il capo con un mezzo sorriso amaro. Claudia non sapeva nulla, meglio continuare a tenere tutti all’oscuro di tutto, meglio continuare a fare finta che vada tutto bene. Si infilò il giubbotto, afferrò la racchetta, salutò e uscì.
 
Simona non la smetteva di osservare l’amica aspettando che si decidesse a parlare. Doveva per forza essere successo qualcosa con Eleonora Domenghi quella mattina in bagno. Non aveva sentito bene ma le due stavano discutendo abbastanza animatamente. Ormai erano un paio d’ore che studiavano insieme e la rossa aveva a mala pena spiccicato parola. Le dispiaceva vederla in quello stato, i suoi occhi erano tristi e cupi come non li aveva mai visti. Aveva annullato un’uscita con due suoi amici per stare con lei e voleva veramente aiutarla.
<< Come…come stai? >> iniziò chiudendo il quaderno di matematica e andandosi a sedere sul letto.
Martina per qualche secondo restò in silenzio a fissare l’ultimo esercizio di matematica poi si decise a guardare l’amica. Simona era gentile e spontanea, si vedeva che era davvero preoccupata per lei. Nemmeno a Genova aveva mai incontrato una persona che s’importasse alla sedicenne così tanto. Se fosse accaduto, probabilmente non avrebbe fatto quello sbaglio.
<< Meglio di stamattina, grazie >>.
<< Marty, io ti ho sentita discutere con Eleonora Domenghi…non ho capito bene ma la conosci quindi? >>.
La rossa sospirò.
<< Se ti dico la verità >> iniziò << Mi prometti che non lo dirai a nessuno? >>.
Simone asserì col capo con aria seria. Cosa poteva mai esserci tra lei, arrivata da poco e la ragazza più popolare del liceo?
Lentamente e per la prima volta Martina si confidò con qualcuno. Raccontò tutto quello che era successo con la diciottenne in quei mesi in cui si erano parlate, dei disegni, di quando si era presentate in bagno, fino all’ultimo episodio risalente a quella mattina. L’amica si dimostrò un’ascoltatrice attenta e silenziosa, raramente la interruppe e solo per avere qualche delucidazione su qualcosa che non aveva compreso. Quando finì di parlare, stentava a credeva che avesse davvero detto tutto. L’unica cosa che aveva tralasciato era il vero motivo per quale erano stati costretti a traslocare ma ancora non se la sentiva di parlarne.
<< Che storiaccia! Sembra di essere in uno di quei romanzi d’amore! >>.
Martina la guardò leggermente scettica.
<< Ma davvero Eleonora scrive dei racconti? Ed è brava? >>.
L’altra annuì e sentì Simona emettere un lungo fischio.
<< Però, non l’avrei mai detto >>.
<< Nemmeno io >> fece eco la rossa con sguardo basso.
<< E’ proprio una stronza >> continuò la sedicenne dai capelli neri sdraiandosi sul materasso << E tu troppo buona, devi farti rispettare di più! Sei una persona, Marty! Non il suo burattino! Ora segui i miei consigli e vedrai che la faremo tornare con la coda tra le gambe >>.
A quell’esclamazione, il volto dell’altra ragazza divenne ancor più rosso dei suoi capelli.
<< Ti sei presa una cotta per lei? >>.
<< Cosa? >> esclamò l’altra scattando in piedi e facendo rovesciare la sedia.
Simona rise di fronte al suo comportamento.
<< Che figo, ho un’amica cui piacciono le ragazze >> proclamò come se fosse naturale.
<< Cosa? No, io…hai detto figo? >>.
<< Sì! >>.
<< Vuoi dire che per te non ci sarebbero problemi se io… >>.
La mora alzò la testa mettendola sotto il palmo della mano per sorreggerla e la guardò con aria interrogativa.
<< Problemi? >> ripeté perplessa << Ma va, cretina >> aggiunse lanciandole il cuscino.
Martina rise.
Magari fosse la stessa cosa coi miei, pensò tristemente.
<< Comunque non credere che mi sia sfuggito il fatto che scrivi anche tu! Voglio leggere assolutamente tutto! >>.
La rossa le tirò addosso il guanciale che era riuscita a bloccare.
<< Ma, dai! Non è niente di che! >>.
<< Questo sta a me stabilirlo! >> esclamò Simona << Ehi, vuoi del tè? >>.
L’altra annuì.
<< Simo >> disse prima che l’altra si allontanasse e non potesse sentire << Grazie >>.
 
<< Merda! >> esclamò Eleonora vedendo l’ennesima pallina volare fuori campo.
Per la rabbia scagliò lontano la sua racchetta.
<< Che hai oggi, Eleonora? >> chiese il suo allenatore avvicinandosi alla rete divisoria << E’ tutto il pomeriggio che fai letteralmente schifo >>.
<< Non è giornata, Angelo >> rispose la diciottenne andando a riprendere la racchetta e frugando subito dopo nel suo borsone alla ricerca del pacchetto di sigarette. Appena lo trovò se ne accese una. Per tutto il pomeriggio non aveva fatto altro che pensare a Martina e a quello che le aveva detto.
Stupida ragazzina!, pensò con uno sbuffo, Che si fotta, io non ho bisogno di lei.
Se l’era ripetuto in continuazione ma non era servito a niente. Zero concentrazione, zero risultati. Angelo aveva ragione a dire che era stata terribile quel giorno, peggio di un bambino di sei anni che non aveva mai preso una racchetta in vita sua.
<< Ehi, non ti ho detto che abbiamo finito. Butta quella sigaretta >>.
L’uomo le si era scagliato contro come una belva la prima volta che la vide fumare e ogni volta che la vedeva farlo le lanciava occhiate omicide e brevi frasi sull’importanza di smettere che, però, non avevano sortito nessun risultato. Eleonora sbuffò sonoramente guardando il suo orologio da polso.
<< Sono trascorse le tre ore di allenamento >> si limitò a dire facendo un’ampia boccata << E abbiamo capito che ho fatto schifo >>.
Angelo le strappò la sigaretta dalle labbra e la gettò per terra pestandola con la punta del piede.
<< Non abbiamo finito, fatti un paio di giri di campo per schiarirti le idee >>.
<< Che palle >> si lamentò la bionda prima di ubbidire.
Il suo allenatore la osservò iniziare a correre mentre si sedeva su una panchina. Aveva visto crescere quella ragazza, aveva preso per la prima volta la racchetta in mano all’età di sette anni ed era lentamente diventata bravissima. L’aveva vista giocare sotto la pioggia, col freddo, sotto il sole con testardaggine perché diceva che le piaceva farlo ma aveva anche visto il suo carattere peggiorare giorno dopo giorno. Ricordava che da bambina aveva un carattere mite e solare ed era amica di tutti i bambini del corso. Crescendo aveva preso le distanze da coloro che non riuscivano a starle dietro, i meno bravi, finché non aveva chiesto di poter prendere delle lezioni private. Solo lei e l’allenatore. Angelo aveva accettato comprendendo quanto fosse brava e assidua nei suoi impegni però non aveva potuto fare a meno di notare come delle volte le si rivolgesse con un certo menefreghismo. Passava da giornate in cui era la persona più gentile del mondo a quelle in cui ringhiava come un cane tenuto alla catena. Come quel giorno. Eppure non credeva che fosse solo colpa della crescita, forse aveva influito anche quello che era successo molti anni prima. Aveva avuto modo di conoscere entrambi i suoi genitori ed era rimasto particolarmente colpito dal carattere duro della madre. Sergente di ferro, come l’aveva chiamata qualche volta Eleonora, era un eufemismo per lui. Ma doveva anche dire che quella donna aveva sofferto parecchio nella sua vita e forse quello era stato il suo modo di reagire per riuscire a tenere i pezzi della sua famiglia. Non doveva essere stato facile nemmeno per lei.
<< Basta adesso >> proclamò alzandosi in piedi << Ci vediamo domani >>.
<< Cosa, domani? >> esclamò Eleonora rallentando fino a smettere << Ma è sabato! >>.
<< Lo so >> rispose Angelo << Devo ricordarti che hai fatto schifo oggi? >>.
<< Sì, sì va bene. Ho capito >>.
<< Ecco, brava. Fatti una dormita e cerca di venire con la testa giusta >>.
Vaffanculo, avrebbe voluto rispondergli la diciottenne ma si limitò ad alzare le spalle e a mormorare un saluto.
Prese il borsone e la prima cosa che fece fu cercare l’iphone. Non appena si collegò sul suo social network aprì la pagina della sedicenne. Si morse il labbro inferiore sentendo il desiderio di accettare la sua amicizia. Voleva fare pace con lei, non avevano mai litigato prima di scoprire rispettivamente chi fossero. In un certo senso le mancava, le loro chiacchierate erano gli unici momenti in cui si spogliava di tutto e faceva trasparire i suoi sentimenti e i suoi desideri. Però allo stesso tempo era bloccata da ciò che sarebbe derivato. Un mucchio di menzogne, avrebbe dovuto scapicollarsi per trovare una giustificazione ad ogni se non la faceva di nascosto. E dovevano anche essere delle buone scuse o Davide avrebbe impiegato tre secondi a capire che qualcosa non quadrava. Per la prima volta in vita sua si sentì in gabbia. Uscì dal circolo tennis senza farsi una doccia, aveva deciso che se la sarebbe fatta a casa, e dopo aver salutato Carlo, il proprietario, salì sulla vespa. Ora che non era più in movimento come prima, iniziava a sentire freddo. Starnutì cercando di decidere cosa fare. Non voleva rinunciare a quell’angolo di pace che si era creata e finalmente si decise. Premette sul tasto “accetta” e rimise in cellulare nella tasca laterale del borsone. Per qualche secondo fissò la marca della sua racchetta scritta lateralmente alla sacca prima di decidersi ad andare via.
 
 
 
 
  
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