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Autore: BuriedAliveInANightmare    22/02/2013    1 recensioni
Una madre in fissa per i diari segreti, una figlia un po' speciale e una famiglia che non è la propria.
Buona fortuna a chi si addentrerà in questa storia!
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matthew Shadows
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Toc toc.

C'è nessuno? No? Mah. Volevo solo dirvi che ho aggiornato!

 

 

"Dove ti ho già visto?" pensai mentre allungavo una mano verso di lui.

Ma Matt mi fissava, con un sguardo sorpreso e imbarazzato, credo. Così mi guardai, cercando

qualcosa fuori posto.

- Jen, forse è meglio se ti siedi. - mi invitò Monica distraendomi dai miei pensieri.

- Cosa.. Succede? - chiesi agitata guardando tutti. "Mi sudano le mani.."

Monica decise di prendere in mano la situazione, dato che nessuno parlava.

- Beh, vedi, le cose stanno più o meno così: abbiamo saputo che hai fatto leggere a Ben il diario

di tua madre. -

Annuì. Il cuore me lo sentivo in gola.

- La voce si è sparsa, fino ad arrivare a.. -

- Me - s'intromise Matt.

- Ok, e quindi? - risposi sulla difensiva percependo la situazione come un'aggressione.

- Sono venuto a conoscerti, tutto qui. Ho saputo che sei la figlia di Elisabeth. - mi spiegò con tranquillità lui, guardandomi negli occhi.

- Esatto, mia madre si chiama Elisabeth. Mio padre Darren. Non ho ancora colto il punto della

situazione, però. -

Matt al sentire i nomi dei miei genitori spalancò gli occhi e deglutì. Poi abbassò lo sguardo sul pavimento e a me si strinse ancora di più lo stomaco.

- Garrett e Collins, giusto? - chiese l'uomo puntando nuovamente lo sguardo smeraldino su di me. "Stessa tonalità di verde."

- Si.. - risposi colpita, con un fil di voce - Come..? Cioè.. - stavo cercando di riprendermi da tutto, e non era facile. - Tu allora li conosci? -

- Si - rispose sospirando - Sono il migliore amico di tua mamma. - A quel punto non capì più nulla,

mi sentì avvampare, le orecchie mi pulsavano e mi veniva da vomitare. Boccheggiai, mentre la

vista mi si oscurava poco a poco.

"Sto per sven.."

 

 

Quando ripresi conoscenza mi ritrovai nel mio letto completamente al buio e con una pezza di stoffa bagnata sugli occhi. La testa mi doleva molto e avevo ancora un forte senso di nausea.

"Sono svenuta?"

Erano le 3 e 20 a quanto diceva la mia radio sveglia. Mi alzai con calma dal letto, pronta ad andare in cucina quando mi accorsi che il mio bellissimo tappeto aveva cambiato consistenza.

Accesi la luce e ritrovai Benjamin sdraiato a terra, accanto al mio letto, che dormiva beato.

- Benjamin! - esclamai sorpresa facendolo svegliare.

- Cosa? - rispose lui colto alla sprovvista.

- Che ci fai qui? - gli domandai guardandolo dall'alto del mio letto.

- La guardia alla nonna. - Rispose candidamente, come se fosse ovvio. Si beccò una sberla

sulla nuca.

- Cos'è successo? Sono piuttosto confusa. -

"E più tento di ricordare, più mi viene un cerchio alla testa"

- Riunione di famiglia, stavi parlando con tuo.. Con Matt e ad un certo punto sei arrossita, poi

sbiancata e infine sei stramazzata al suolo. Ho riso tanto. -

"Perfetto.." Mi spalmai una mano in faccia per l'imbarazzo e sorvolai sul commento inopportuno

di quel marmocchio.

- Sono svenuta, quindi. -

- Si. Sai, credo che da oggi in poi dovrò chiamarti per nome. Sei della famiglia! -

Mi venne la pelle d'oca, letteralmente, e mi girai a guardarlo, con una certa dose di odio in corpo, mentre varcavamo la porta della cucina.

- Ne sappiamo poco o niente. Continua a chiamarmi nonna, per ora. -Rise, mentre prendeva posto a

tavola per farmi compagnia.Mi aspettavo che andasse a dormire e invece restò finchè non mi addormentai.

 

Il giorno seguente mi svegliai all'ora di pranzo e trovai Benjamin in cucina a fare colazione con Bacon e pancetta.

- Ancora qui? -Chiesi scorbutica.

- Finisco il mio lavoro, nonnina. Appena arriva James io levo le tende -

James, il mio probabile fratellastro.

- Ah. -

- Già. Sai, ci ho pensato molto e sono arrivato alla conclusione che tu, Matt e James vi somigliate. -

Mi fece notare. Riposi l'attenzione su di lui, mentre bevevo il mio caffè cercando di mostrare indifferenza.

- Dici? - gli chiesi con tono vago.

- Avete lo stesso colore di occhi. E poi anche tu sei molto alta, per essere una ragazza. Ora, io non so se tu sia o meno sua figlia, ma avete molte cose in comune. - concluse soddisfatto sorridendomi. Io alzai un sopracciglio, perplessa.

- Frena un secondo. Mi conosci da due giorni, come fai a dire che ci somigliamo? -

- Siete scorbutici come scorpioni tutti e tre al mattino. -replicò quello alzando le spalle.

- Tutto qua? - chiesi ancora più perplessa di prima.

- Per ora. -

"Sono a cavallo."

 

 

- Buongiorno - "Eccolo, è arrivato" mi ritrovai a pensare quando James entrò in cucina.

Io sorrisi di rimando, non sapendo bene cosa dire, soprattutto ora che è stata sganciata una bomba simile.

Benjamin raccolse lo zaino e parlò principalmente con James.

- Era ora! Io vado, ho un corso extra a scuola. Poi vado da mamma, quindi non preparatemi

la cena. Conto di tornare per le undici. -

- Ok, Jared? -

- Non so, non era in camera -

- Mh. -

"Ci sono anch'io eh!"

- Ciao nonna. - mi salutò Ben. Gli tirai una zolletta di zucchero sulla nuca, beccandolo in pieno,

tra l'altro. "Non per insultarmi.."

- Ti spiace se bevo il caffè? - James mi destò da alcuni pensieri invadenti, e gliene fui grata.

- No, certo, fai pure! - gli sorrisi.

Calò il silenzio e non mi rimase che andare in camera, lasciandolo solo in cucina. Non ce la faccio a rimanere nella stessa stanza con lui, troppo imbarazzo. Troppe domande. "E poi non sono

nemmeno sicura di essere sua sorella. Non c'è scritto, sul diario. Si stanno preoccupando per niente."

 

Verso le cinque tornò Monica, che diede il cambio a James.

- Come stai? - mi chiese preoccupata non appena l'altro

uscì di casa.

- Meglio - risposi sincera. Con lei potevo esserlo. - Anche molto confusa. E in imbarazzo, per essere svenuta. Mi fa male la testa da quanto ci ho pensato. -

Lei mi sorrise, comprensiva.

- Si, immagino. Ma stai tranquilla, tutto si risolverà. -Tipica frase di circonstanza.

- Vuoi parlarne un po'? -

Tentennai di fronte all'offerta di Monica, ma accettai.

- Si, per favore. -

- Chiedimi quello che vuoi. - Mi spiazzò. Non sapevo da quale domanda partire così le chiesi semplicemente di raccontarmi quello che sapeva su Matt e mia mamma.

- Più o meno quello che sai tu. Sono stati migliori amici finchè lei non partì per il New Jersey nel 2001 o 2002. Pare abbiano litigato, prima che lei partisse. Il motivo non è mai stato detto -

Guardò in alto, intenta a ricordare altro.

- Valary! - starnazzò illuminandosi.

Mi venne un colpo.

- Chi? -

- La tua.. ehm. La moglie di Matt! -

- Ha un bel nome, non c'è che dire. -

Mi beccai un'occhiataccia.

- Dovresti parlarci. -

Risi, mentalmente.

- No. -

- Oh si. -

- No. -

- La sto già chiamando. -

 

Nel frattempo a Los Angeles, a Casa Sanders un altro vaso andò in frantumi poco distante dal padrone di casa.

- Val! Dannazione, era un regalo di mia madre! -

Sua moglie, più che furente, in tutta risposta gliene lanciò un altro dal piano soprastante, facendolo volare per tutta la rampa di scale, prima di atterrare e frantumarsi sopra un piede del marito.

- Cazzo, non è colpa mia! Ti prego, parliamone! - chiese ancora una volta.

- Fottiti, Matt, fottiti! -

Matt, sapeva che prima o poi sarebbe arrivato questo giorno: il giorno del giudizio universale. Proprio quello biblico. Di certo, non credeva sarebbe toccato a sua moglie giudicare.

- Amore .. - provò ancora una volta. - Non sapevo che fosse rimasta incinta. E non potevo immaginare che si sarebbe presentata come vicina di James, ok? Non te la puoi prendere con me. Io amo te! -

Il fracasso che stava facendo Valary nella loro stanza da letto si fermò. Matt deglutì.

Conosceva fin troppo bene sua moglie e quella reazione non poteva che anticipare un tornado

- Tu.. - l'apostrofò uscendo dalla stanza con un ombrello in mano puntato contro il suo viso, arrivando all'inizio delle scale - Io dovevo immaginarlo che dopo la nostra litigata saresti andato da lei. Lo sapevo. Quello che non potevo prevedere era che ci andassi a letto. Dopotutto stavamo assieme Matt. E lei stava con Darren. Ora si presenta sua figlia. Vostra figlia. Non posso semplicemente ignorarlo! -

Matt in quel momento desidererò di tornare indietro nel tempo e cancellare quella sera. Ma non poteva farlo, così come non poteva non accettarsi se Jennifer fosse o meno sua figlia.

- Lo so, Val. Ma per un secondo, potresti venirmi incontro? - chiese disperato.

- Certo, Io con un camion e tu a piedi! - gli rispose mettendosi le mani nei capelli.

Matt rise, ma non appena intercettò lo sguardo della compagna si ammutolì, imbarazzato.

- Scusami. Ero arrabbiato, ok? Credevo prendesse qualche precauzione, dato che non era stato programmato. Se potessi, tornerei indietro. Ma non posso. Sappi che continuerò a scusarmi finchè non mi dirai di smetterla. -

E lei non potè che capitolare. Aveva esagerato. Gli andò incontro, vedendolo alzare le braccia per proteggersi il volto.

E lei l'abbracciò.

- Hai ragione, io.. ho dato di matto. -

- Ne hai tutto il diritto. - si sentì dire.

- Ad ogni modo, sono al tuo fianco, come sempre. Qualsiasi cosa tu voglia fare. -

La strinse più forte.

- Accompagnami in ospedale,

devo fare delle analisi. -

 

 

 

Grazie per essere arrivato/a fino a qua, davero. Sono consapevole del fatto che ho tipo 8 mesi di ritardo, e che mi presento con questa... questa cosa.

Spero di recuperare con il prossimo. <3

   
 
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