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Autore: lilysol    22/02/2013    2 recensioni
Se MayGrey fosse un'espressione comunemente usata, sarebbe un ossimoro. Cosa possono avere in comune un mese limpido come Maggio e un colore cupo come il Grigio?Niente.
Ma allora Christian May e Catherine Grey non avrebbero futuro se fosse tutto un gioco di nomi.
E invece no, Christian è la persona più vicina a Catherine e viceversa. Si attraggono, si respingono, si rivogliono e si riallontanano, ma l'uno non può fare a meno dell'altra.
A fare da sfondo una storia personale più che tormentata, un bisogno insaziabile d'affetto e la paura costante di rimanere soli. E poi ovviamente litigi, tanti, tanti litigi.
Ma alla fine sarà amore o no?
La risposta risiede in quel prato di Maggio fiorito sovrastato da un cupo cielo Grigio.
ATTENZIONE: Storia in revisione. Anche per MayGrey è giunto il momento di ripulirsi dagli errorini di distrazione e non.Questo non influirà minimamente con l'aggiornamento che sarà, mi auguro, sempre regolare.Tuttavia potete già trovare il primo capitolo corretto dalla ormai fidata Beta. lilysol
Genere: Romantico, Triste, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11

Domino

 

La mattina seguente, Christian se ne stava in cucina con lo sguardo perso nel vuoto e una tazza di caffè ormai non più fumante fra le mani.

Continuava a domandarsi se tutti gli eventi avvenuti la sera precedente non fossero stati soltanto frutto dei suoi sogni, ma poi prontamente si rispondeva che, se così fosse stato, si sarebbe svegliato nel letto con Catherine, e non in quella che un tempo era stata la sua camera, che avrebbe potuto respirare il  profumo dolce della ragazza e non avrebbe avvertito il suo sapore ormai impresso sulle labbra.

Si chiedeva inoltre se fossero realmente giunti ad un punto di non ritorno, se davvero c’era ancora la speranza di rimanerle accanto.

Si era anche detto – “Ma è stato solo un bacio.”  - per trovare una soluzione comoda a quella situazione assurda, ma non poteva continuare a negare l’evidenza. Nello stesso istante in cui le loro bocche si erano incontrate, Christian aveva desiderato avere di più, di più, e ancora di più fino ad essere sazio di lei.

Anche in quel momento, lontano da Catherine, nonostante fossero trascorse ore intere, il ricordo di quelle labbra morbide, di quella bocca calda che l’aveva accolto lo spingeva a catapultarsi in camera della ragazza, spalancare la porta, avventarsi su di lei e baciarla ancora; e poi si sarebbe strinto bisognoso al suo corpo che non chiedeva altro che essere accarezzato e…

Si prese la testa fra le mani emettendo un gemito strozzato.

Aveva superato ogni limite possibile. Anche solo pensarla, lo faceva diventare completamente un’altra persona. Non aveva mai sentito nulla di simile e per questo aveva paura.

Temeva di non poterle dare la vita che si meritava perché non era mai riuscito a rendere felice nessuno, anzi, aveva sempre fatto soffrire tutti coloro che avevano provato ad amarlo:James, Daniel, Michelle, Lucas e anche Catherine; con lei aveva già fallito come fratello e lei non poteva più accettare sofferenze dalla vita.

Emise un profondo sospiro e gettò una rapida occhiata all’orologio  appeso al muro adiacente alla porta.

Quasi mezzogiorno e Catherine non si era fatta ancora viva.

All’improvviso un pensiero molesto lo sopraggiunse: che fosse scappata?

Daniel gli aveva detto che la ragazza aveva paura di rimanere sola la notte.

No, impossibile – si disse cercando di calmarsi, non sarebbe mai arrivata a tanto e poi l’avrebbe sentita dato che si era addormentato solo alle prime luci dell’alba.

Era riuscito a darsi una spiegazione logica, ma non era capace di rimanere buono e fermo lì, in cucina, a fissare in maniera altalenante le lancette dell’orologio e la tazza di caffè che aveva fra le mani.

Decise quindi di andare a controllare cosa stesse facendo Catherine, anche perché, in ogni caso, era ora di alzarsi.

Salì le scale a due a due e si fiondò come un pazzo nella camera di James che per qualche mese era stata la loro.

“Catherine sei qui, vero?!” – urlò ancora prima di entrare nella stanza.

La ragazza si voltò di scatto portandosi le mani al petto e fissandolo come un cerbiatta impaurita.

Aveva i capelli umidi, il corpo avvolto soltanto da un candido telo che stringeva furiosamente a sé.

Semplicemente bellissima.- si ritrovò a pensare con la mente improvvisamente vuota e la gola secca.

“Che c’è?”

“Ecco io… Tu… cioè, non scendevi.” – balbettò confuso.

Come al solito la sua mania di trarre conclusioni affrettate lo aveva messo in un bel pasticcio: Catherine semi nuda, dannatamente eccitante.

“Ho fatto una doccia e ho perso la condizione del tempo.”

“Una doccia.” – ripetè lui  - “P-per questo hai i capelli bagnati.”

Stava facendo la figura del cretino, se ne rendeva conto perfettamente, infatti Catherine alzò un sopracciglio perplessa.

“Ti aspetto fuori, ok? E’ meglio così.”

Quella era decisamente la scelta ottimale, forse non la più coraggiosa, ma almeno gli evitava la vista di una Catherine coperta soltanto da un telo.

“Christian dobbiamo parlare.” -  lo prese così, in contro piede, prima ancora che lui potesse uscire.

“Catherine, sarebbe meglio parlare più tardi.”

“No.” – secca e concisa – “Ho paura che se non affrontiamo adesso l’argomento, poi non ne parleremo più.”

E non sarebbe meglio cosi?! – avrebbe voluto gridare il giovane, ma si concesse un lungo ed esasperato silenzio.

“Va bene, parliamo. Cosa devi dirmi?”

“Ieri sera … “  - iniziò Catherine.

“Sarebbe meglio dimenticare quanto è accaduto ieri sera.”

La ragazza, che fino a quel momento aveva mantenuto toni pacati, esplose – “Vuoi dire che dovrei dimenticare che ci siamo baciati?”

Christian sospirò abbassando il capo – “Sì Catherine, sarebbe meglio così.”

 “Non voglio.”

Christian alzò la testa di scatto – “Che cosa?!”

“Non voglio, hai capito?” – urlò lei – “Non voglio e non lo farò!”

“Catherine ragiona!” – aveva alzato anche lui i toni – “Ci faremmo solo del male!”

Ma perché doveva essere tutto sempre così complicato, maledizione!

Perché doveva sempre ferirla, perché doveva vedere sempre la delusione più nera mischiata in quegli occhi verdi?

La ragazza non gli rispose subito, lo fisso ferita, ma non piangeva. Christian per un momento pensò che sarebbe stato meglio vedere le sue lacrime che quello sguardo misto di rabbia e sconfitta.

Forse aveva vinto lui per una volta, forse finalmente era riuscito a tenerle testa, ma poi capì che in realtà avevano perso entrambi.

“Catherine …” – mormorò addolcendo i toni.

“Zitto! Stai zitto maledizione!” – lo respinse lei  -  “Zitto!”

Fu come se una secchiata di acqua gelida fosse caduta improvvisamente sulla testa del giovane Christian May.

Quanto aveva voluto che lei capisse che non erano fatti per stare insieme e lo rifiutasse? Ecco era successo, ma la consapevolezza di aver sbagliato ancora lo invase.

“Sei tu che mi fai del male!” – sibilò irata Catherine – “Non capisci che comportandoti così non fai altro che ferirmi?”

“Catherine, io sono il tuo tutore! Ho il dovere di prendermi cura di te, non c’è posto per … per questo!

“Scuse, scuse, sono solo scuse!” – urlava lei, ma lo faceva soltanto per colmare quel senso di vuoto che il rifiuto di Christian aveva provocato.

Christian deglutì nervoso - “Il bacio di ieri è stato un errore, Catherine.”  - cercò di spiegarle in tono sommesso.

“Il bacio di ieri è stato perfetto!”

Non c’era verso di farle capire che tutto quello che era successo, era sbagliato. Christian si era reso conto che il loro rapporto andava ben oltre il lecito da molto tempo ormai. Quasi con doloroso piacere aveva continuato a ricambiare quegli sguardi languidi che ogni tanto Catherine gli lanciava, aveva continuato a bramare in silenzio il contatto con le sue mani quando di sfuggita incrociavano le proprie, sapeva che era tutto un grave errore, ma non era riuscito a privarsene. Ed ora doveva pagare le conseguenze del suo mancato coraggio.

“Stammi bene a sentire, Catherine.” – iniziò Christian portandosi una mano fra i folti capelli neri – “Tuo padre ha scelto di affidarti a me, donandomi la sua più completa fiducia. E anche se così non fosse, io la vedo in questo modo. Tu sei Catherine! Sei la bambina con cui sono cresciuto, certo sei cambiata, guardati, sei stupenda. Sarei un ipocrita se negassi l’attrazione che mi spinge verso di te, ma ai miei occhi rimarrai sempre la mocciosa che conoscevo e questo non cambierà solo perché mi sono fuso il cervello ultimamente o perché non riesco a controllare i miei istinti.”

“E’ solo attrazione per te?” – domandò lei in un soffio. Doveva saperlo, le era necessario come l’aria.

Christian boccheggiò sorpreso, spesso si era posto anche lui quel quesito, ma mai avrebbe pensato che Catherine glielo ponesse.

Abbassò nuovamente il capo, come se la risposta si trovasse incisa sulle tavole del pavimento – “Sì, Catherine, è solo attrazione.” – rispose con un tono di voce non suo.

“Bene.” – uscì dalle labbra della ragazza.

Il giovane alzò la testa con uno scatto sorpreso.

Che cosa voleva dire con quel bene?

“Però Christian devi darmi la possibilità di dire la mia.”

“C-certo.” – acconsentì lui, sembrava che finalmente la ragazza avesse compreso le sue giustificazioni.

“Baciami.”

“Stai scherzando?!” – rantolò sgomento.

“Non scherzo.”

“Hai sentito tutto quello che ho detto? Perché mi chiedi  questo?!”

“Ho ascoltato fino all’ultima parola. Voglio soltanto che tu mi dimostri che è solo attrazione per te.” – spiegò con un tono di voce innaturale – “Ti sto chiedendo solo un bacio, Christian.  Ti lascerò in pace dopo questo, te lo prometto.”

“Tu vuoi solo farmi uscire fuori di testa!”

“Baciami.” – ripetè  Catherine, questa volta però il suo tono era vellutato, come quello di una sirena che con l’inganno conduce alla morte i marinai.

E d’altronde, a che cosa lo stava spingendo se non a sfracellarsi contro una roccia?

Christian le si avvicinò piano, tremando ad ogni singolo passo verso di lei. A metà fra lo sconfitto e l’eccitato pose una mano sul viso della giovane e lasciò che i loro sguardi di incrociassero prima di compiere una nuova colpa.

“Adesso devi stare fermo.” – mormorò Catherine con le labbra a un centimetro  da quelle di lui.

Christian non rispose, la morsa allo stomaco gli fece chiudere gli occhi, mentre con ansia aspettava il fatidico momento.

Appena le loro bocche vennero in contatto fu invaso dalla voglia di stringerla furiosamente, ma le sue intenzioni rimasero tali quando sentì le labbra di Catherine schiudersi dolcemente sulle sue.

Era tutto diverso dalla sera precedente.

Il bacio era diverso.

Non c’era niente della fretta, della fame che lo aveva fatto impazzire la prima volta che si erano baciati.

Sentiva solo le labbra di Catherine muoversi sulle proprie, in una carezza sensuale e dolce al contempo.

Affondò maggiormente la mano sulla guancia di lei per rendere il contatto più intimo, la sua coscienza, i suoi buoni propositi ormai tacevano, soffocati dalla soffice bocca di Catherine.

Disobbedendo alla raccomandazione che lei gli aveva fatto, posò l’altra mano  sulla nuca della giovane, dove si impigliò fra i capelli bagnati.

Era splendido baciarla.

Non c’era altro modo per definire quello che stava provando.

Improvvisamente si ritrovò a sovrastarla con il proprio corpo, sul letto, mentre ancora si cercavano con le labbra.

Non si era nemmeno reso conto  di essersi mosso.

“Christian.” – sussurrò lei a fior di labbra facendogli venire i brividi – “Il tuo cuore …”

Batteva forte, il giovane lo sapeva benissimo, pulsava quasi fino a scoppiare. D’altronde anche quello di Catherine non era da meno, lo sentiva chiaramente.

Le baciò una guancia, poi l’altra, poi ancora le labbra e giù sul collo.

Assaporò con la bocca tutta la pelle che trovava a disposizione, finchè si rese conto che ce n’era anche fin troppa scoperta dato che l’asciugamano che l’avvolgeva si era aperto, lasciandola quasi totalmente esposta al suo sguardo.

“Christian.” – la voce di lei lo riscosse e lui riuscì a staccare lo sguardo da quel corpo sinuoso – “Da come mi baci, da come mi guardi, anche ora, non c’è solo desiderio, Christian.”

Catherine lo aveva capito. Tutte le attenzioni che le aveva rivolto, non voleva, non poteva credere che erano stata mosse solo dall’attrazione. C’era qualcos’altro. Ci doveva essere.

Gli accarezzò piano il volto dato che lui non accennava a muoversi, era come in trance.

Lo raggiunse alzandosi con il busto, il telo di spugna abbandonò definitivamente il suo corpo, ma non ci fece caso.

Mantenendo sempre lo sguardo immerso in quello di Christian, gettò le braccia intorno al suo collo e l’abbracciò forte.

“Ti amo, Christian. Da sempre.”

Gliel’aveva detto finalmente. Aveva finalmente confessato il sentimento che la struggeva da anni.

Dopo la fuga del ragazzo aveva cercato di dimenticarlo, in parte c’era riuscita, spinta anche dal desiderio di riconquistare un altro uomo, suo padre. Quando anche l’uomo che l’aveva messa al mondo l’aveva rifiutata, lasciandola completamente abbandonata a se stessa, Catherine si era ripromessa che mai avrebbe permesso all’amore di impossessarsi nuovamente di lei, perché non voleva essere ancora una volta rifiutata, non voleva essere lasciata sola.

Ma poi suo padre era morto, Christian era tornato nella sua vita e tutti gli antichi sentimenti, stipati da qualche parte dentro di lei, erano usciti prepotentemente con tutta la loro irruenza.

E a quel punto, dopo la sua coraggiosa confessione, toccava a Christian l’ultima parola.

Catherine, con il cuore in gola, sentì le mani di giovane posarsi sulla sua schiena nuda che si inarcò sotto quel contatto.

Rincuorata dalla sua reazione, Catherine cercò ancora le sue labbra e quando le trovò capì che non sarebbe mai stata sazia dei suoi baci, di lui.

Come se le avesse letto nel pensiero Christian iniziò a saggiarle la spalle e la pelle delicata alla base del collo, scese giù, più giù e, quando si trovò all’altezza del suo seno, si abbandonò contro di lei, affondando la testa fra le sue morbide curve.

“Così …” – sussurrò estasiata Catherine, mentre avvolgeva con le braccia il capo nero del giovane – “Stringimi forte …”

 

Un lampo illuminò la stanza immersa nella semi oscurità. Poco dopo arrivò anche il fragoroso rumore del tuono.

La pioggia non accennava a diminuire e batteva con violenza contro i vetri della finestra.

“Christian. Christian!” – riuscì a scorgere una vocina debole e spaventata in mezzo a quello scrosciare insistente.

Si mise a sedere, un po’ spaventato, e assottigliò gli occhi cercando di vedere qualcosa anche se era buio.

“Kate!” – esclamò poi sorpreso quando scorse la figura della bambina che si era rannicchiata vicino alla porta della sua stanza – “Che ci fai in camera mia?”

La bambina si avvicinò piano, tanto che anche il rumore dei suoi piedi nudi fu completamente inghiottito dal pavimento – “Christian, posso dormire con te? Per favore.”

“Non avrai mica paura del temporale?!” – la schernì, ma dato che Kate non accennava una riposta continuò – “Andiamo Kate è solo un po’ di luce e rumore, quanti anni hai? Otto? Sei grande per spaventarti!”

La piccola Catherine si avvicinò ancora, a capo chino – “Ti prego Christian, solo per questa notte.”

Il ragazzino cercò di scrutarla in volto, ma era troppo buio per vedere la sua espressione. Non aveva tanta voglia di condividere il letto con lei. Certo erano praticamente come fratello e sorella, ma cominciava a provare un po’ di disagio ogni volta che dormivano o facevano il bagno insieme. Forse perché i loro corpi stavano cominciando a cambiare, soprattutto il suo, che stava prendendo sempre di più le fattezze di un giovane uomo. Anche James aveva cominciato a non vedere di buon occhio certe pratiche, che in passato gli erano sembrate del tutto naturali.

Però, quella sera, Catherine sembrava davvero spaventata e non se la sentì di rifiutarla.

“Va bene Kate, ma questa è l’ultima notte.”

Si aspettava un urlo di gioia per la gentile concessione, ma la bimba si limitò ad annuire e si infilò silenziosa sotto le coperte.

“Kate.” – la chiamò Christian dopo essersi disteso – “Perché hai così tanta paura questa sera?”

“Il temporale.” – rispose lei con la voce sottile di spavento – “Ho paura che mi porti via, come ha fatto con la mamma.”

Christian non riprese subito a parlare. Fissò per qualche secondo il soffitto in silenzio.

Beth era morta in una notte simile a quella.

“Non ti porterà via.” – la rassicurò – “Non glielo permetterò.”

Un lampo più luminoso dei precedenti squarciò il cielo.

Catherine prontamente si tappò le orecchie e fece appena in tempo prima che il rombo del tuono irrompesse in tutta la sua potenza facendo vibrare anche i vetri della finestra.

“Va tutto bene, Kate.” – le sussurrò abbracciandola per darle protezione – “Ti terrò così stretta che neanche il temporale riuscirà a portarti via.

Catherine annuì e si abbandonò fra quelle braccia – “Stringimi forte, Christian.” – biascicò poi, prima di cadere in un sonno tranquillo.

 

Stringimi forte.

Anche a quel tempo gli aveva fatto quella richiesta.

Però il tono di voce era totalmente diverso.

In entrambi casi lo aveva supplicato di non lasciarla.

Ma se da bambina gli aveva chiesto di proteggerla, in quel momento  la giovane si aspettava che lui l’amasse appieno.

“Christian …” – sospirò ancora lei, mentre lo avvolgeva anche con le gambe.

“No, no, NO!” – quasi urlò lui, sciogliendosi da quella dolce prigione.

Il giovane le diede le spalle e si portò le mani al volto, disgustato dal suo comportamento. “Mio Dio, a che punto siamo arrivati!” – continuò a lamentarsi in preda allo sconforto – “Perdonami, ti prego.”

Catherine, che aveva recuperato il telo, gli si avvicinò prendendolo per le mani – “Sono stata io a chiederti di farlo, sapevo a cosa andavamo in contro! E mi sta bene, lo voglio.” – il viso arrossato sia per la concitazione che per l’eccitazione la rendevano irresistibile.

Christian scosse la testa  - “Non sai cosa stai dicendo!”

“Sì lo so invece! So che voglio che tu mi baci come prima, che mi stringa a te come prima e voglio molto altro ancora!”

“Basta! Basta ti prego!” – la supplicò.

“Io ti voglio.” – continuò lei ignorandolo – “Perché tu continui a respingermi?”

Anche dopo che lei gli aveva confessato i suoi sentimenti, lui continuava a scappare.

“Catherine, io non… non ci capisco più niente!” – si prese la testa con le mani, sciogliendole dalla stretta della ragazza – “E’ sbagliato, maledizione! Sento che è sbagliato!”

“No Christian è più che giusto, invece!” – ribattè Catherine – “Io ti amo e voglio che accada, anche tu lo vuoi, perché non dovremmo lasciarci andare?”

La ragazza si sporse verso di lui, facendo sfiorare le loro fronti e i loro nasi – “Vedi Christian, è tutto perfetto.” – mormorò ed entrambi riuscirono ad avvertire il calore delle bocche dell’altro.

“NO!” – voltò di scatto la testa lui – “ Come sarebbe andata a finire se non fossi riuscito a fermarmi?!”

“Christian …”

“Forse, forse dovrei parlare con l’avvocato Dawson e rivedere le procedure dell’affido.” – mormorò più a se stesso, stroncando sul nascere le proteste di Catherine.

“Cosa? Cosa stai cercando di dirmi?”

Christian riportò il proprio sguardo su quello della giovane – “Forse non sono la persona più adatta per questo compito.”

“No …” – mormorò strozzata Catherine – “Hai promesso che saresti rimasto con me, per me!”

“Catherine guarda fin dove ci siamo spinti! E non mi riferisco solo a poco fa!” – avrebbe voluto urlare per cercare di liberarsi da tutta quella agonia, ma era consapevole che tanto non sarebbe servito a nulla – “Ultimamente non faccio che pensare a te e mi vergogno dei miei pensieri! Ma la cosa più spaventosa è che, pur essendo certo che sia sbagliato, il bacio e il resto mi sono piaciuti!”

“Ed è giusto così!”

“NO! Non è affatto giusto Catherine.” – la bloccò nuovamente lui con fare sempre più concitato.

Catherine abbassò lo sguardo e Christian gliene fu grato, non avrebbe sopportato di vederla ancora una volta delusa dal suo comportamento.

Dopo attimi di silenzio fu la ragazza a parlare di nuovo - “Non andartene, non mi lasciare sola!” – lo supplicò con gli occhi pieni di lacrime – “Ti prego non abbandonarmi anche tu!” – si aggrappò al suo petto e incrociò le braccia intorno alla sua spalla larga.

“Ho paura di non essere in grado di controllarmi una prossima volta!”

Catherine si allontano bruscamente da lui - “Non ci sarà una prossima volta!- gli promise - “Non ti metterò mai più in una situazione simile, non ti darò mai più problemi, non ti provocherò, non dormiremo neanche più insieme se questo ti disturba, ma ti prego, ti scongiuro non andartene!”

Christian la fissò basito.

Non si aspettava di certo una reazione simile. Le lacrime che scendevano a gocce grandi lungo le sue guance, gli occhi allucinati come se fosse impazzita, il modo in cui si contorceva le mani lo turbarono nel profondo.

“Non, non fare così.”

“E come dovrei fare?!”  - urlò lei di rimando – “Vuoi lasciarmi anche tu! Perché? Perché ve ne andate tutti da me?!”

Christian allungò spiazzato le mani verso di lei, la prese per le spalle e l’attirò verso di sé – “Era solo un’idea.”

“Ma lo farai! Partirai di nuovo!” – singhiozzò isterica contro il suo petto.

Il giovane continuava a non capire il perché di una reazione tanto esagerata, ma vederla così, senza controllo, era insostenibile – “Non me ne andrò Catherine e non lo dirò mai più.” – la rassicurò accarezzandole i capelli ormai quasi asciutti – “Troveremo una soluzione a questa situazione così strana.”

Catherine si strinse fra le sue braccia – “Non te ne andare.” – mormorò ancora, come se neanche avesse sentito quello che Christian le aveva appena detto.

“Non lo farò.” – le ripetè ancora – “Adesso calmati. Io ti aspetto giù, sarà meglio che ti rivesta prima che ti ammali sul serio.”

Il moro le accarezzò piano il capo, fece un po’ di fatica a sciogliere la presa delle sue braccia intorno alla propria vita e quando ci riuscì le scostò un ciuffo dal viso e le sorrise.

Si avviò verso la porta e, una volta raggiunto l’uscio, si voltò verso di lei – “Andrà tutto bene.” – le disse prima di uscire.

In realtà da quel giorno le cose non andarono affatto bene.

Il domino è un gioco affascinante.

Non importa quante pedine si usino, non importa in che modo si dispongano, basta che anche una sola di essa cadi e tutte le altre cadranno.

Nel loro rapporto la distruttiva reazione a catena era stata innescata.

E la prima grande conseguenza fu che, da quella notte, Catherine non condivise più lo stesso letto di Christian.

 

 

 

;il salotto di lilysol;

 

Allora quali sono le parole migliori per poter iniziare?

Innanzi tutto credo che siano doverose un bel po’ di scuse per tutto il tempo che vi ho fatto attendere. Questa storia la scrissi tutta di getto, ma poi dopo aver perso il mio computer, persi con lui tutti i capitoli della storia, e si sa quanto sia difficile ricominciare a scrivere ex novo qualcosa che già era nato e aveva preso forma. Mi sembrava una scrittura forzata e non ero soddisfatta del risultato.

Così la storia è stata accantonata, ogni tanto ho provato ad aprire il file, a scrivere qualche riga, ma niente.

Alla fine però, sollecitata da molte di voi che mi hanno scritta sia privatamente, sia recensendo, ho deciso di non cancellare la storia e di riprovare a darle nuova vita.

Ora, dopo questo capitolo abbastanza intenso, spero di essermi fatta perdonare.

Cercherò di aggiornare con la massima regolarità, impegni universitari permettendo .

Che altro dire?

Lasciamoci con un sorriso e diamoci appuntamento al prossimo capitolo.

A proposito… ecco le anticipazioni:

 

Cap. 12: Perturbazione francese.

“Maxime?” – domandò Daniel a Christian quando fu sicuro di essere fuori dalla portata di Catherine.

Stranamente aveva usato lo stesso tono scettico di Christian quando la ragazza gli aveva parlato per la prima volta di questo Maxime.

Decise di non soffermarsi troppo su questo dettaglio, c’era altro a cui pensare.

“Un francese.” – tagliò cortò.

Daniel lo fissò per qualche istante, con l’espressione di chi ha capito tutto; si accarezzo la barba lasciata un po’ incolta, storcendo leggermente le labbra. Era evidente che era alquanto contrariato.

“Che c’è?”  - gli domandò Christian.

“Se lo vuoi proprio sapere amico, penso che se la lasci ad un francese, sei davvero un idiota!”.

 

Grazie a “veterani” che continuano a seguire con passione questa storia e grazie a qualsiasi possibile “novello” che deciderà di avventurarsi in questa contorta, ma spero piacevole lettura.

Un bacio grande a tutti J

lilysol

  
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