A
lei, che ha sempre seguito il copione.
A te, che devi trovare la forza di cambiarlo.
A me, che forse non dovrei più negare, né ridere.
A te, che devi trovare la forza di cambiarlo.
A me, che forse non dovrei più negare, né ridere.
È magra. Sempre di più, e troppo da mesi.
Chiude
la porta di quella casa così grande e così vuota.
Per arrivare alla fermata la strada è lunga,
le posso portare la borsa;
e ho una mela nello zaino, se vuole.
No,
ha mangiato due fette di torta, prima.
E poi ha vomitato l’anima, ovviamente.
Ride.
Il copione è identico ogni volta che non sa come rispondere.
Ride e pensa che così si risolva tutto.
La sta uccidendo - si sta uccidendo.
Ride e pensa che così si risolva tutto.
La sta uccidendo - si sta uccidendo.
Com’è sentire i morsi della fame?
Com’è avere la vista annebbiata e la pelle tesa sulle ossa?
E com’è svenire mentre stiamo andando a scuola,
o a prendere un gelato in centro?
Ride,
di nuovo, per l’ennesima volta.
Getta la testa all’indietro e socchiude gli occhi.
Ride forte, quasi urlando.
Isterica.
Getta la testa all’indietro e socchiude gli occhi.
Ride forte, quasi urlando.
Isterica.
Io
posso capirla.
Io sono come lei.
Io non tocco cibo per giorni,
io mi piego e rigetto tutto,
io dico di aver mangiato
anche se non è vero.
Io sono come lei.
Io non tocco cibo per giorni,
io mi piego e rigetto tutto,
io dico di aver mangiato
anche se non è vero.
Ma non arrivo a certi livelli –
è solo nausea per il caldo, la mia.
Nausea
per il caldo a gennaio, sì.
Con la giacca a vento che mi fa sembrare
un rotolante cumulo di grasso.
Io
lo sembro, lei lo è.
Certo.
[…]
Merenda?
Sì,
dai.
[…]
Cappuccino.
Dolcificante, grazie.
Dolcificante, grazie.
Dovrebbe mangiare di più.
Cioccolata, panna, brioche, biscotti.
Sì, prendo i salatini, grazie.
Dovrei
smettere di strafogarmi,
forse la nausea passerebbe.
forse la nausea passerebbe.
Ora,
da copione, prometteremo entrambe di farlo.
Anche se è lei ad avere problemi con il cibo, non io.
Poi
lei tornerà in quella casa troppo grande e troppo vuota.
Aprirà il frigorifero, prenderà un’insalata
e la masticherà foglia per foglia, impiegandoci ore,
aspettando sua madre che probabilmente nemmeno arriverà.
Poi io tornerò in quella casa soffocante e piena di urla.
Cederò a quell’impulso spaventoso e aprirò barattoli
scheggiandomi le unghie, pur di mangiare.
Ingurgito pelati alle quattro del mattino
per riempire il vuoto che ho dentro.
Tanto, domani non mangerò,
forse nemmeno il giorno dopo –
e manterrò almeno questa promessa, è certo.
A scuola, lei sverrà.
Io mi chiuderò in bagno e vomiterò piegata in due.
E rideremo, insieme, convulsamente. Come da copione.
Rideremo sempre, e non rideremo mai.
Aprirà il frigorifero, prenderà un’insalata
e la masticherà foglia per foglia, impiegandoci ore,
aspettando sua madre che probabilmente nemmeno arriverà.
Poi io tornerò in quella casa soffocante e piena di urla.
Cederò a quell’impulso spaventoso e aprirò barattoli
scheggiandomi le unghie, pur di mangiare.
Ingurgito pelati alle quattro del mattino
per riempire il vuoto che ho dentro.
Tanto, domani non mangerò,
forse nemmeno il giorno dopo –
e manterrò almeno questa promessa, è certo.
A scuola, lei sverrà.
Io mi chiuderò in bagno e vomiterò piegata in due.
E rideremo, insieme, convulsamente. Come da copione.
Rideremo sempre, e non rideremo mai.