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Autore: SofiDubhe94    22/02/2013    5 recensioni
Possono il giovanissimo Primo Stratega e il Tributo femmina del Distretto 4 essersi conosciuti molto tempo prima della Mietitura? E possono innamorarsi quando si rivedono, dopo anni, proprio agli Hunger Games? La capita potrà sopportare che le regole non vengano seguite in questo modo?
La Quindicesima Edizione degli Hunger Games sta iniziando e nulla è quello che sembra.
Felici Hunger Games e possa la buon sorte sempre essere a vostro favore!
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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08. You were only six when you met him for the first time: how can you remember his face?
Alma posa la mano sul capo di Shawn e ci preme sopra, costringendo i riccioli biondi a piegarsi sui lati della fronte e del viso.
            “Non piangere” sibila.
Nicia e Laelius – il mentore – li hanno presi per un braccio e li stanno trascinando in tutta fretta verso l’auto che accompagnerà tutti in stazione. Ma Shawn piange, non riesce a smettere e Alma non può sopportare di vederlo in questo stato. Non sa cosa si siano detti, lui e Ray, ma ricorda bene cosa ha detto lei, pochi attimi prima, quando è stata loro concessa mezzora da passare assieme.
Ray è entrato e l’ha abbracciata, forte, per almeno cinque minuti, senza parlare o piangere o fare qualsiasi altra cosa. Alma ha ricambiato il gesto e per quel breve tempo si è crogiolata nell’illusione di essere salva. Poi hanno iniziato a parlare, le frasi erano corte e concitate, desiderosi di giungere alla fine, ma Alma ricorda bene cosa gli ha promesso: proteggerà Shawn, anche se questo dovesse significare morire per lui dentro quell’arena.
Gli occhi grigi di Ray erano lucidi e tremanti mentre ascoltava le promesse folli di Alma, ma quelli verdemare della ragazza erano fermi e sicuri, persino un po’ severi. Che tempra incredibile, avrebbe detto chiunque non l’avesse davvero conosciuta. Non si trattava di tempra o di freddezza, si trattava di non voler dare nemmeno la più piccola soddisfazione alla capitale che la stava mandando in un’arena come martire di una nazione in tracollo.
Alma e Ray non si sono baciati, mentre il tempo a loro disposizione per salutarsi scorreva via come inutile sabbia tra le dita inermi di una vittima, anche se forse lei se lo sarebbe aspettato. Ma Ray non l’ha baciata e in realtà non ci ha nemmeno provato sebbene ci sia stato un momento in cui le loro labbra erano così vicine che in un soffio si sarebbero anche potute unire.
Alma si volta di scatto, come un animale sorpreso nella sua tana, quando Laelius le posa una mano sulla spalla per farle notare che sono arrivati all’auto e devono salirci sopra. Si scosta bruscamente attirando ancora di più Shawn a sé e si chiude nella vettura, mentre un coro di flash impazziti l’acceca.
Si sente così vuota, in questo momento, e capisce di non avere nulla a cui aggrapparsi per rimanere solida se non questo ragazzino che le stringe la vita e piange, nascondendo le lacrime nel suo ventre. Gli posa delicatamente una mano tra i ricci oro e sospira.
Laelius si volta verso di loro e cerca di sorridere, per quanto le condizioni non dovrebbero ammettere nemmeno un sorriso; tuttavia quello che incontra altro non è se non lo sguardo ostile ed intransigente di Alma. Come biasimarla? Tiene tra le braccia il fratellino tredicenne del suo migliore amico e presto si troverà a combattere per la sopravvivenza di ben due persone in un’arena tutt’altro che accogliente, contro ventitré temibili avversari.
Laelius ingoia il groppo che gli impedisce di parlare e si fa forza: “Arriveremo alla Capitale questo pomeriggio, comincerò a darvi le dovute informazioni quando saremo là. Ora mi sembrate… sconvolti” dice, incerto.
Lo sguardo di Alma non fa che indurirsi, sentendo queste parole, e diventa ancora più penetrante di quanto già non sia: “Dovresti ricordare come ci si sente” sibila “Dicono che questa sensazione non si dimentichi mai” lo dice per farlo infuriare, ma il viso di Laelius si contrae semplicemente per i dolorosi ricordi.
            “Mai” conferma, si volta di nuovo e non proferisce più parola.
Quando arrivano in stazione, solo pochi minuti più tardi, ci sono altri flash impazziti ad accogliere ogni loro movimento o frase. Alma cerca in ogni momento di occultare il viso di Shawn da quegli aggeggi infernali e di rivolgere loro sono sguardi forti e sicuri. Nessuna soddisfazione alla capitale, nessuna soddisfazione alla capitale, ripete una voce dentro la sua testa. Quando però si trova accerchiata da giornalisti che la ricoprono di domande non sa che fare, se non rimanere immobile di fronte a loro, immobile e terrorizzata. È Laelius a tenere sotto controllo la situazione, afferrandola per un braccio e quindi trascinando sia lei che Shawn sul treno, senza concedere nemmeno una piccola notizia a quegli avvoltoi affamati.
L’unica cosa che Alma riesce a dire è un flebile: “Grazie”, che tuttavia non riceve risposta.
Sua sorella è andata a trovarla assieme ai genitori, ma non ha parlato granché, ha più che altro passato il tempo con una mano sulla bocca a soffocare le lacrime e una sul ventre a stringere il suo ancora invisibile figlio. Le ha dato la  notizia, in quell’anonima stanza del Palazzo di Giustizia, nel mezzo della disgrazia più grande alla quale l’intera famiglia fosse mai stata messa innanzi. Alma non ha saputo che dire, una volta messa al corrente della notizia, quindi si era limitata a guardare Elettra e ad annuire. Poi un pacificatore aveva portato via tutti e tre e lei era rimasta sola. Con la sua paura.
 
***
 
La Capitala è esattamente come la si vede nei filmati promozionali che vengono trasmessi in tivù almeno ogni ora, si trova a pensare Alma quando il treno ad altissima velocità varca le mura di Capitol City e sfreccia via verso un tunnel di metallo argento. È armoniosa, delicata ed ultramoderna. Ci sono palazzi così intricati da sembrare quasi impensabili, fontane architettonicamente sublimi e strade a dir poco impeccabili.
Quando il treno prende il tunnel di metallo è il coro di ovazioni che attira l’attenzione di Alma: ci sono centinaia tra i più bizzarri cittadini che li stanno acclamando, che stanno mandando loro baci ed incoraggiamenti. Cosa deve fare un tributo in questa situazione? Il suo istinto di sopravvivenza reagisce prima della sua razionalità, perché scopre di essersi alzata, di aver camminato fino al vetro del treno e di aver cominciato a salutare quelle persone, sta persino sorridendo a quelle persone. E pian piano si accorge anche che i fischi sono aumentati, che adesso volano fiori d’ogni colore in sua direzione. Che li abbia già conquistati? Per così poco?
Nel momento in cui si volta verso il suo mentore scorge sul suo viso un occultato sorrisetto compiaciuto.
La ragazza ha la stoffa giusta, si dice Laelius, passandosi le dita tra la barba ispida e annuendo tra sé e sé.
I Tributi del Distretto 4 non sono mai i primi ad arrivare, ma sicuramente arrivano molto presto rispetto a quasi tutti i Distretti dal 5 in giù. Quando il treno si ferma e le sue porta si aprono un esercito di pacificatori si assicura di scortarli tutti quanti verso il luogo in cui incontreranno il Primo Stratega e li informa del fatto che i primi tre Distretti si siano già sistemati, ma dei restanti otto non si sa ancora nulla.
Alma rimane in silenzio come ha fatto del resto per tutto il viaggio, ma stringe ancora Shawn a sé, come volesse proteggerlo dalle brutture di quei giochi che, comunque, nessuno dei due potrà evitare in alcun modo. Il suo Distretto le manca già, così come la sensazione degli spruzzi delle onde del mare sul viso, così come l’emozione legata ad ogni tuffo nell’oceano, così come il ricordo delle giornate passate assieme a Ray. Il ricordo di un felice passato, trascorso senza l’ombra degli Hunger Games ad incombere sulle spalle, le rompe quasi il fiato, ma si fa forza.
Sente Laelius che le si affianca, ma sta bene attento a non sfiorarla nemmeno per sbaglio. Così, cercando di non farsi notare, Alma lo osserva di sottecchi: ha vinto la prima Edizione degli Hunger Games, a diciassette anni. Ora ne ha trentadue ma il suo costante broncio lo fa apparire più anziano e più severo. Ha i capelli biondi – come molti del Distretto 4 – e gli occhi color verdemare, un fisico allenato e prestante, che porta i segni della sua dolorosa vittoria. Laelius non appare mai abbattuto, anche nei momenti di più grande sconforto cammina per le strade del Distretto 4 dritto come un fusto, fiero come un cavaliere dell’antichità. Alma non ha mai saputo cosa pensare davvero di lui, se avere paura o provare solo quel naturale timore riverenziale in sua presenza. Ancora adesso non riesce a vederlo come il suo mentore, colui che l’aiuterà a tornare a casa sana e salva; no, Laelius rimane lo statuario vincitore della primissima edizione di quegli insensati e crudelissimi giochi.
            “Che tipo è il Primo Stratega?” domanda Shawn che da poco ha smesso di piangere e adesso ha lo sguardo brillante di curiosità.
Laelius sorride debolmente: “Diciamo che è a suo modo, tra l’altro molto, molto giovane per  essere già Primo Stratega. Ha… del talento”.
            “Un maledetto cittadino come tutti gli altri” bofonchia Alma.
            “Probabilmente è come dici tu” mormora Laelius “In ogni caso lo giudicherete con i vostri occhi, perché ci stanno proprio accompagnando da lui”.
Alma non vuole vedere il Primo Stratega, non vuole vedere nessuno che abbia passato più di un mese di seguito in quella maledetta città. Alma vuole il mare, la sua famiglia, i coralli del medesimo colore dei suoi capelli. Alma vuole Ray e la sua vecchia, felice vita. Ma sa che non potrà avere nulla di tutto questo, si trova a Capitol City, luogo dei lussi sfrenati, delle stranezze senza fine, luogo di morte per chiunque non vi sia nato. E Alma non sa più nemmeno il suo nome, lo ha dimenticato, seppellito nelle isole più remote della sua memoria, della sua mente, là, quando era piccola e felice, quando gli Hunger Games altro non erano se non il presagio di un nero futuro.
Si raccoglie i capelli su una spalla e vi passa in mezzo le dita, attorcigliando qualche ricciolo ribelle; lo fa spesso quando è ansiosa per qualcosa. Ray è l’unico che di solito riesce a calmarla, si alza in piedi e si mette a cantare qualcosa, mentre il suo sguardo è fisso sul mare ed naviga verso mondi magnifici e sconosciuti. Ma adesso Ray non c’è ed Alma deve essere quella forte, per Shawn che le stringe la mano.
            “Ecco, ci siamo” la voce di Laelius arriva solo come un sussurro alle orecchie di Alma, mentre Nicia spinge lei e il piccolo Shawn dentro un ascensore tutto fatto di vetro.
Cominciano a salire un’infinità di piani, come dovessero arrivare al cielo stesso e ancora più su, sempre più su, fino a toccare le nuvole e vedere la terra sottostante come un nero pallino sperduto in un tutt’uno di oceani blu.
Quando arrivano all’ultimo piano – all’attico, più precisamente – c’è un uomo ad attenderli. Le porte si aprono ed Alma solleva immediatamente il suo sguardo su di lui. È molto più giovane di quanto vorrebbe apparire, non ha nemmeno trent’anni e lo si può vedere dai luminosi ma freddi occhi grigi, così chiari come Alma non ne ha mai visti; lo si può vedere dai folti e ribelli capelli neri che gli ricadono stancamente sugli occhi enormi; lo si può vedere da una certa esuberanza del fisico, teso e pronto a scattare, acceso ad ogni cambiamento esterno. Quest’uomo – questo ragazzo – ha il naso dritto, i lineamenti severi, forse un po’ troppo spigolosi, le mani grandi e affusolate, mani da Stratega. Ma non è l’insieme a catturare Alma, è il suo viso, no, nemmeno… sono i suoi occhi. Privi di speranza.
Il ricordo di un lontano passato arriva fulmineo nella mente di Alma. Quegli occhi le sono familiari, ma come può lei, una ragazzina di diciotto anni, proveniente dal Distretto 4, aver già incontrato il Primo Stratega di Capitol City?
Corre, si sente così libera, così piccola, così intraprendente. Ha superato la recinzione per la prima volta, ma da mesi sognava di farlo, da mesi sognava di vedere cosa ci fosse oltre la rete, gli altri Distretti, le altre persone. Adesso corre e sa di poterlo fare ancora a lungo, forse. I capelli rosso corallo le attorniano il viso tondo, le guance arrossate per la corsa e i suoi tipici occhi verdemare non sono mai risultati così brillanti e vivaci. Ha sei anni e si sente padrona di tutto quanto l’universo. Cosa potrebbero mai fare dei Pacificatori ad una bambina piccola e graziosa come lei? Nulla. La guarderebbero con dolci sorrisi e la lascerebbero correre libera.
            “Cosa ci fai tu qui? Non sei certo di questo Distretto con quei capelli rossi!” esclama il ragazzino.
Alma lo guarda e qualcosa di lui la colpisce in quell’istante stesso. È alto e secco, indossa abiti che somigliano più a stracci e non può avere più di dodici o tredici anni; i capelli neri arruffati sulla testa sono unti di sporco, ma nonostante tutto il ragazzino mantiene un insolito ed inquietante aspetto piacente. Ma sono gli occhi che rapiscono Alma e, nello stesso momento, la spaventano.
Occhi privi di ogni speranza.


BACHECA DELL'AUTRICE:
Salve a tutti! Scusatemi per l'increscioso ritardo nel pubblicare questo capitolo! Vorrei promettervi che non si ripeterà una seconda volta, ma non sono così certa di ciò, per cui mi limiterò a scusarmi. Il capitolo è un po' più lungo dei precedenti e, da adesso in poi, tutti lo saranno o è quello che spero. Mi auguro che vi piaccia come vi sono piaciuti i precedenti e mi auguro soprattutto che vorrete recensirlo in tanti :)
Vi ringrazio tantissimo, tutti quanti voi

-Sofi

  
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