22/02/2013
2 recensioni
Tadaan! Rieccomi qui con una nuova, sorprendente, entusiasmante fanfiction!
È da tanto che ci stavo pensando, così ho deciso di buttar giù qualcosa e pubblicarla :) So...
- diversamente dal solito questa sarà una long (spero di riuscirci, visto che non porto mai a termine gli impegni)
- 50's!AU, quindi siamo negli anni cinquanta (hjgfhvncslkl,nvgjfldasiju!!!1!!1oneone!!1!)
- ovviamente una larry
- il rating è impostato attualmente sul verde (o sul giallo? non ricordo) ma in seguito potrebbe passare all'arancione
Forse sto dimenticando qualcosa, perché io dimentico sempre qualcosa,
quindi..per qualsiasi cosa - anche problemi personali (lucia la posta del cuore) - potete
mandarmi un messaggio qui su efp (o su twitter, qui)
Comunque 'Summertime sadness' è una canzone di Lana vogliadivivere del Rey
Spero vi incuriosisca e che continuiate a leggere, cieo!
Summertime sadness
prologue
Mercoledì 11 Luglio 1956
Caro Edward,
stasera sono arrivato a Brighton, da mia cugina Eleanor e dagli zii,
e so che è poco carino da dire visto che mi ospiteranno per il resto dell’estate,
ma mia zia cucina peggio di quanto ricordassi, quindi credo dovrò trovare un lavoro
in qualche ristorante e magari mangiare gli avanzi o qualcosa del genere.
Sono davvero stanco, ho appena finito di sistemarmi nella mia stanza, non è molto grande ma è accogliente,
e poi è fresca ed ha una bella visuale sulla spiaggia.
Non riesco a dormire, non vedo l’ora di andare in spiaggia e di tuffarmi
e di conoscere nuova gente, ma tutti dormono.
Forse potrei uscire dalla finestra e scendere in spiaggia.
Harry si alza dalla sedia della sua scrivania, prende il costume a fantasia floreale che gli ha comprato sua madre, quello davvero orribile che sembra darti un pugno in un occhio, lo indossa ed apre la finestra, benedice chi ha deciso di dargli la stanza al primo piano ed esce, facendo attenzione a come chiuderla. Attraversa il cortile ed apre il cancelletto, non risparmiandosi di cigolare in modo inquietante neanche di notte. Neanche cinque minuti ed è sulla spiaggia, con i piedi immersi nella sabbia scura e fresca. Si siede a terra e gioca come un bambino immergendo del tutto le gambe e le braccia, chiude gli occhi beandosi della sensazione dei granelli sottili che sfregano contro la pelle bianca, che entro una settimana diventerà leggermente dorata.
Si sente quasi in pace con il mondo, quando realizza che tutti dormono e che la spiaggia è sua, che domani non riuscirà a sentire le onde sbattere contro il bagnasciuga così forti, come se avessero vita propria, come se protestassero, perché il vociare della gente gli riempirà le orecchie. E allora sospira, poggia le mani sulla sabbia, si da una spinta per alzarsi e corre verso la riva. Mentre si tuffa distingue la figura di qualcuno sulla spiaggia, due occhi che sembrano brillare nel buio.
Quando riemerge strizza gli occhi, li strofina cercando di alleviare il bruciore causatogli dal sale e li apre, ma quella figura non c’è più e si dice che è stato probabilmente frutto della sua immaginazione.