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Autore: jsethrioter    22/02/2013    1 recensioni
"Ho bisogno d’amore e affetto, non di una psichiatra. Non si sono mai soffermati un minuto a pensare a questa cosa.”
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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29 gennaio 2013 - Parte 2


ANDREA!” urlai e corsi da lei. Era distesa a terra e sotto di lei c’era un’enorme pozza di sangue che le usciva dalla testa.
“Andrea svegliati, ti prego. Andrea..” non riuscivo a vedere più niente per le troppe lacrime. Non riuscivo più a ragionare e continuavo a smuovere il corpo di Andrea.
“Svegliati Andrea, SVEGLIATI!” sentii qualcuno che mi prendeva le braccia e mi portava indietro. Non mi ero resa conto che intorno a me c’era l’ambulanza, la polizia, i miei genitori, i genitori di Andrea e alcuni passanti. Due uomini della polizia mi stavano tenendo e portando lontano dal corpo di Andrea.
“LASCIATEMI! Devo andare da lei. Si risveglierà, devo parlarle. Devo stare con lei. Lasciatemi -  mi dimenavo e i due uomini facevano fatica a tenermi. – Vi prego, lasciatemi. Lei ha bisogno di me, è la mia ragazza, lasciatemi” ma non mi lasciarono. Mi caricarono in una macchina e io non avevo più forze per scappare. Guardavo dal finestrino il corpo di Andrea coperto da un velo bianco e piangevo sempre di più. Tutto quello che accadde dopo non lo ricordo bene, so solo che mi fecero tante domande e io non riuscivo a ragionare. Da quel 29 gennaio 2013, nulla ha più senso nella mia vita. Nulla.
 

*
OLIVER
 

Io e Oliver incrociammo gli sguardi. Aveva gli occhi lucidi.
“Non so cos’ho fatto per meritarmi tutto questo. Sono sempre stata una brava ragazza, non ho mai dato fastidio a nessuno. Mi sono sempre fatta gli affari miei, non ho mai giudicato o offeso qualcuno. Volevo solo un po’ di felicità. E ora non so se essere arrabbiata con lei perché è stata talmente egoista da non pensare a me quando stava pianificando il suo suicidio, o essere arrabbiata con me che le ho dato tutta me stessa e ora mi ritrovo senza niente. – Oliver continuava a guardarmi con gli occhi lucidi. Non ho mai visto nessuno con un tale dispiacere. – Io sono qui perché ho bisogno di ritrovare me stessa, non perché sono pazza. Non so più chi sono. Lei m’ha portato via tutto quello che avevo, non sono più capace di amare, di odiare, di voler bene, di piangere. Ho smesso di abbracciare le persone, ho smesso di ridere e di sorridere veramente. Ho smesso di essere felice. Lei è morta e ha fatto morire anche me. Sono un morto che cammina. Non sono pazza, sono solo morta dentro e aspetto di rinascere. Ma ho un po' paura.”
“Di cosa?”
“Di non riuscire a rinascere, di rimanere così per sempre.”
Oliver mi guardò per un minuto poi si avvicinò e mi strinse a lui. In quel momento mi scese una lacrima.
“È-è un abbraccio?” dissi con la voce soffocata.
“È  un abbraccio, sì - disse continuando a stringermi. – troverai di nuovo te stessa, so che ce la farai. Non sei morta, ti serve solo un po’ di speranza. Ce la puoi fare, Blake.”
Lo strinsi più forte che potevo e continuavo a piangere. Mi sembrava di conoscerlo da una vita.
 

*


 
16 marzo 2017
 
Sono passati cinque anni dalla scomparsa di Andrea e sono successe tante cose.
Innanzi tutto, Oliver è il mio migliore amico e stiamo ogni giorno insieme. Si preoccupa sempre per me, sembra il fratello maggiore che non ho mai avuto.
Mamma e papà hanno deciso di prendersi una vacanza e sono partiti per visitare qualche città dell’America del Sud.
Mio fratello Ben è il solito idiota ma gli voglio un bene dell’anima.

Non ho avuto più nessun’altra ragazza o ragazzo dopo Andrea e, almeno per ora, non ne voglio avere. Una parte di lei vive ancora dentro di me ed  io continuo ad amarla. Mi ha promesso che mi avrebbe amata per sempre e così farò anche io. Devo ancora trovare la persona che accetterà questa parte di me, quest’amore infinito che provo per Andrea che solo Oliver riesce a comprendere.
Lei se ne è andata lasciando un vuoto dentro di me per due anni, stavo quasi per mollare ma Oliver mi ha salvata. Io non sono stata codarda come lei, io non ho preferito rinunciare e scappare: io volevo lottare per la mia vita. Ho cercato un po’ di speranza e sono andata avanti, ho aperto una nuova porta. Lei forse non aveva scelta, forse era davvero disperata e triste che non vedeva la porta per salvarsi e io non sono stata in grado di renderla felice.
Ogni notte sogno quel 29 gennaio 2012 e penso che avrei potuto correre da lei e spostarla dalla strada per salvarla, ma forse doveva andare così: lei voleva andarsene e l’ha fatto sul serio. L
ei, comunque, è nel mio cuore ora e per sempre.
 
 

                                                                                                                                                                             Blake

 
 
Ps. Non glielo dissi mai, forse perché era ed è una cosa sciocca e banale ma amavo quando mi chiamava “Picci”.
 
 
 

 
 
A Jessica che mi ha ispirata a scrivere questa storia.
“Tienes una sonrisa que puede iluminar mi día.”
 
  
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