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Autore: __mindgames    22/02/2013    0 recensioni
[Skandar Keynes]
[Skandar Keynes]Beatrice ha 20 anni ed il suo ex ragazzo,Silvano,le ha spezzato il cuore. Si ritrova così a condividere il regalo di compleanno,una crociera di 15 giorni in Norvegia,con il migliore amico Dante,nella speranza di dimenticare o almeno di non pensare. Quello che Beatrice non sa,però,è che la "vacanza forzata" le riserverà una sorpresa che supera qualsiasi sua immaginazione. E una vacanza inizialmente fatta controvoglia assumerà tutta un'altra tinta!
"Ma dimenticavo,i sogni non si avverano. Non possono avverarsi se espressi da dei comuni mortali come noi. Solo a quelli famosi va tutto bene alla fine,solo a loro i sogni si realizzano. Noi dobbiamo accontentarci dei sogni di seconda mano,quelli che sono stati usati talmente tanto che è impossibile che si avverino da quanto sono consumati. "
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Da oggi mi reputo la più grossa,enorme,sproporzionata stupida del mondo. Da ora in avanti me ne starò zitta prima di fare la figuraccia dell’acidella spara sentenze,lo giuro lo giurissimo. Anche se devo ringraziare questo quaderno,da una parte… Ancora non mi sembra vero,magari scrivendolo me ne capaciterò. Ma non voglio antipare nulla,odio le anticipazioni,quindi mi accingo subito a raccontare tutto con ordine.
Stamattina,come ho già accennato,la nave è attraccata al porto di Bergen,prima tappa del nostro viaggio nella terra dei troll, alle 8 del mattino,ma io e Dante eravamo già svegli dalle 7 per assistere all’ingresso in porto,appiccicati alla finestra che dava sul balcone con ancora i pigiami addosso e gli occhi pieni di sonno. Siamo rimasti molto delusi però,perché il tempo inclemente e perennemente piovoso della Norvegia non ci ha permesso di vedere quasi nulla. Abbiamo visto solo una banchina che spuntava fra la nebbia,le gocce di pioggia e i 10 gradi del primo mattino norvegese. << Non c’è che dire,la Norvegia vuole darci subito il benvenuto… >> ho commentato sarcasticamente mettendomi la felpa viola foderata di pelo. L’ideale per una giornata che si preannunciava fredda (e in effetti alla fine dei conti lo è stata). << Eddai Bea,cerca di essere ottimista una buona volta! La giornata migliorerà sicuramente. >> mi ha sorriso Dante,ma stavolta non ha ottenuto l’effetto sperato. L’ho guardato con una faccia talmente arcigna che ha subito aggiunto << ma forse è meglio se adesso andiamo in teatro a metterci in fila per l’escursione! >> << Ecco,già così va meglio >> ho ribattuto io un po’ inacidita prendendo la custodia con la mia reflex e avviandomi verso la porta della cabina.
Il teatro era molto affollato,quasi tutte le escursioni avevano il punto di ritrovo lì e ovviamente la nave non accoglieva solo ospiti italiani. Dopo un’interminabile fila di mezz’ora coi nostri biglietti in mano ci è stato assegnato il numero del nostro autobus,il 65,e dopo poco la voce di un’animatrice alta e un po’ grassottella ha annunciato al microfono << Gli ospiti che hanno il numero 65 per l’escursione “Panoramica di Bergen e funicolare” possono avviarsi dietro alla mia collega Natalia verso l’uscita! >> e ha indicato un punto indefinito all’entrata del teatro,dove una donnina magrolina e bassina sventolava un cartello col numero 65 scritto a caratteri cubitali; io e Dante ci siamo affrettati a seguirla attraverso i corridoi della nave,finchè arrivati al ponte 1 della nave non ci ha fatti passare per una passerella mobile e siamo finalmente scesi a terra.
Il “benvenuto” in suolo norvegese non è stato particolarmente piacevole devo dire. Mi ha accolta una folata di vento gelido,misto a pioggia ovviamente,di quella fina fina che ti gela pure le ossa. << Maledizione… >> ho iniziato a imprecare tirando fuori dalla borsa l’ombrello. Mentre lo stavo cercando,a un tratto,Dante ha iniziato a strattonarmi con forza il braccio. << Bea… >> continuava a ripetermi. Dopo la quarta volta che lo faceva sono sbottata << Ma insomma,cosa vuoi Dante?! La pazienza di aspettare non ce l’hai? >> Per tutta risposta il mio migliore amico mi ha indicato un punto fisso davanti a sé e ha rivolto lo sguardo verso me. Mi sono mancate le parole per commentare a quel punto,sono rimasta letteralmente impietrita con gli occhi spalancati,il labbro inferiore lente e l’ombrello in mano. Non potevo credere a quello che i miei occhi vedevano. << È un miraggio,vero Dante? Lo sto vedendo solo io… >> << Per tua disgrazia,lo sto vedendo anche io. Io te l’avevo detto… >> ha risposto lui con un’aria saccente che manca poco mi faceva sclerare. << Se lo dici un’altra volta io ti taglio le gambe con una falce da boscaiolo e le do in pasto al primo troll che trovo per strada. >> ho ribattuto avvicinandomi a passi lenti all’autobus. Ancora non ci credevo,però. Accanto all’autobus,preso a conversare con la guida del nostro gruppo,c’era niente di meno che Skandar Keynes. Erano vere allora le voci al riguardo che dall’inzio della crociera giravano per la nave. Non so se rendo l’idea: Skandar Keynes, noto per aver interpretato la parte di Edmund Pevensie nei film tratti dalle Cronache di Narnia,è stato la mia prima,impossibile cotta adolescenziale. Ricordo ancora tutte le volte che ho costretto mia sorella Laura a rivedere i film,rimandando indietro all’infinito le scene in cui compariva lui,e i pomeriggi passati al computer a cercare di scoprire sempre più cose su di lui. Abituata a vederlo nel piccolo schermo,così adorabile,così immensamente perfetto,mi sembrava assurdo che fosse davvero lì,a meno di 10 metri di distanza da me. Ero però decisa ad evitarlo,per quanto mi fosse stato possibile;avete mai sentito dire che spesso gli attori o comunque i personaggi famosi in generale fuori dai riflettori sono antipaticissimi? Ecco,io ho preferito non avere spiacevoli sorprese. Motivo per cui ho consegnato il biglietto dell’escursione alla guida e sono salita subito sull’autobus,prendendo posto per me e Dante in prima fila visto che io soffro terribilmente di mal di macchina. Nel frattempo,attraverso il finestrino dell’autobus,non staccavo gli occhi di dosso a quella figura,vestita con un giacchetto da sci nero,un paio di jeans e degli scarponcelli simili ai miei che continuava a chiacchierare con la guida. Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quel sorriso luminoso,che quando ero più piccola mi faceva letteralmente uscire di senno,e da quegli occhi neri e profondi come pozzi che sembravano volerti scavare dentro. Ogni tanto lui incrociava lo sguardo col mio,ovviamente,e io distoglievo lo sguardo imbarazzata.
Piano piano l’autobus ha iniziato a riempirsi,e quando siamo stati tutti sono saliti anche i due. Skandar,ovviamente,si è seduto accanto alla guida,come un cagnolino al seguito del padrone. La guida,un romano molto simpatico da tempo residente a Bergen e rispondente al nome di Ulisse,ci ha spiegato che eravamo su un autobus bilingua: siccome c’erano ospiti misti di lingua inglese e italiana,lui avrebbe quindi spiegato in entrambe le lingue,alternandole un po’ fra sé. Mentre ci avviavamo verso il centro città ha iniziato a spiegarci la storia di Bergen,che a quanto pare nel passato è stata uno dei punti di forza della Lega Anseatica e quindi dei tedeschi,ma io non prestavo molta attenzione a ciò che diceva perché ero troppo occupata a parlare con Dante. << Non mi sembra possibile. È un sosia,dai! >> << Sarebbe un po’ troppo simile per essere un sosia… >> << Ma dai,uno famoso come lui che ci fa in crociera qui? >> << Mica una crociera è per i poveracci… E poi scusa, >> è sbottato a un certo punto il mio migliore amico, << I primi tempi che ci conoscevamo mi facevi un mazzo così con questo Skandar Keynes e ora che ce l’hai a 2 metri di distanza non lo consideri minimamente e pensi sia un miraggio? >> << Pensavo che i miei fossero sogni di seconda mano… >> ho replicato. << E comunque semmai dopo gli chiedo l’autografo. >> << E vorrei anche vedere! >> ha esclamato Dante. L’autobus si è fermato quasi subito: eravamo arrivati alla funicolare,prima tappa dell’escursione.
Avevo già sperimentato questo singolare mezzo di trasporto a Montmartre,quando ero andata a Parigi con Silvano qualche anno fa,ma questa era una cosa molto particolare perché,oltre ad essere composta di ben 4 fermate,aveva sulla cima il panorama più mozzafiato che io avessi mai visto. Arrivata in cima mi ha accolta un grandissimo spiazzo,con un’immensa terrazza dalla quale si poteva vedere tutto: il porto,la nave ancorata come una regina sulla banchina,le casette di legno sul lungomare,le montagne in lontananza e il mare che si perdeva nella nebbia. Mi sono mancate le parole per descrivere uno spettacolo simile,e non mi è rimasto che immortalare ogni istante,ogni millimetro quadrato di quella meraviglia con la mia fedelissima reflex. Mentre stavo scattando le foto sono stata però richiamata alla realtà dalla voce entusiasta di Dante che mi chiamava: << Vieni a vedere,Bea! >> Ho scattato le ultime foto e l’ho raggiunto al casottino dei souvenirs,che si trovava proprio al centro della terrazza. << Guarda che figata… >> mi ha indicato col dito,e seguendolo mi sono ritrovata davanti a un troll alto quasi due volte me,col nasone plastificato tutto bagnato da goccioloni di pioggia,dai colori sgargianti e il sorrisone sdentato. Ho sorriso anche io,mio malgrado,perché nel suo grottesco era molto divertente. << Ci facciamo una foto col troll? >> ho proposto quindi al mio amico,che senza dire niente si è avvicinato al troll di plastica e gli ha messo la mano sul lungo naso. << Basta che trovi qualcuno che ce la faccia! >> ha detto poi. << Ma certo,che domande… Chiediamo a l… >> mentre mi giravo ovviamente non sapevo chi mi sarei trovata davanti,e quindi immaginate la mia sorpresa quando mi sono ritrovata davanti proprio Skandar Keynes: ho cacciato un urlo sproporzionato che lo ha fatto ovviamente scoppiare a ridere senza pietà. Quando sono riuscita a riprendermi dallo shock ho balbettato in un inglese alquanto stentato: << Puoi fare una foto a me e al mio migliore amico? >>. << Strano, >> ha risposto lui, << in genere sono io il soggetto della foto! >> ed è scoppiato in una risatina mentre gli passavo la macchina fotografica,trattenendo l’impulso di tirargliela in testa. Ci avevo scambiato due parole,dico,due parole e già mi stava antipatico. Mica male eh come inizio! Dopo avergli spiegato velocemente come utilizzare il mio gioiellino della tecnologia e aver scattato un paio di foto aggrappata al nasone del troll insieme a Dante ho ripreso la reflex e,con un ringraziamento appena accennato,sono tornata sulla funicolare al seguito di Ulisse.
L’escursione è proseguita con una brevissima passeggiata nel Quartiere Anseatico,vale a dire le casette di legno che sono sul lungomare di Bergen. Nel 1700,ci ha spiegato Ulisse,era il quartiere riservato appunto ai commercianti tedeschi della Lega Anseatica,ma adesso ci sono solo negozi e localini,non ci abita più nessuno e tanto meno i tedeschi. Il quartiere sembra uscito dal mondo delle fiabe: le casette in legno,tutte di colori diversi,sono collegate da ponticini,terrazzine sospese in aria e tutto sembra parte di un sogno. Dopo aver scattato foto a qualunque cosa,anche alle vetrine dei negozi,Ulisse ci ha richiamati all’ordine e,ritornati sull’autobus,ci ha portati alla Johanneskirken. Questa chiesetta,attualmente sconsacrata ma usata per molti matrimoni,è una piccola bomboniera di legno dall’architettura un po’ improbabile nascosta su di un colle,al termine di un boschetto molto pittoresco. Tipico norvegese insomma. La chiesina è proprio piccola piccola,l’odore di legno è fortissimo ma se devo dirvi la mia è la chiesa più bella che abbia mai visto. << Mi piacerebbe molto sposarmi qui… >> ho detto a Dante mentre uscivamo da una porticina laterale così bassa che dovevamo abbassare la testa per non batterla sullo stipite. << Hai ragione,verrebbe proprio un matrimonio da fiaba… >> ha risposto lui,riponendo la videocamera. << Sai che ore sono,Bea? >> ha chiesto poi. << Le 13… E credo che la nostra escursione sia già finita. >> ho risposto un po’ malinconica. Mi scocciava un po’ tornare in nave,visto che la partenza era prevista per le 5 del pomeriggio;ci ha pensato Ulisse a risollevarmi il morale,annunciando poco dopo sull’autobus << Adesso torniamo all’ingresso del quartiere anseatico: lì se qualcuno vuole può scendere e continuare a fare una passeggiata. Il porto si trova qua vicino,basta che alla fine del quartiere anseatico percorriate tutto il giardino che trovate alla vostra destra e arriverete all’imbarco. >> Io e Dante ci siamo guardati e ovviamente non c’è stato bisogno di parlare: sapevamo già cosa fare. Prima di scendere però volevo levarmi una soddisfazione,così ho preso questo quaderno,una penna e il biglietto della funicolare e sono andata da Skandar. << Mi faresti l’autografo,per favore? >> gli ho chiesto di punto in bianco porgendogli la penna. << Con piacere! >> ha risposto lui con un sorriso ironico,prendendo il materiale e firmando alla buona sul biglietto della funicolare. Quando mi ha restituito il tutto i suoi occhi hanno incrociato i miei,e io ho visto il mondo dentro quelle iridi così scure,mi ci sono persa finchè la frenata dell’autobus non mi ha riportata alla realtà. Allora ho preso di fretta le mie cose e sono scesa dal mezzo,dopo aver salutato con una stretta di mano Ulisse.
Il centro di Bergen è veramente delizioso,devo ammettere,in futuro non mi dispiacerebbe poterci tornare più a lungo. Con Dante ci siamo divertiti da matti: siamo tornati al quartiere Anseatico,abbiamo comprato un sacco di souvenirs (fra cui due golf norvegesi gemelli,il mio rosso e il suo blu) e abbiamo mangiato un vassoio enorme di pesce fritto nel lungomare,davanti alle barche a vela ancorate lungo il canale,al mercato del pesce,dove fra l’altro siamo rimasti sbalorditi dall’enorme quantità e varietà di pesce esposto. Era una cosa veramente spettacolare!
Siamo tornati alla nave alle 4 e mezzo e siamo andati subito in cabina,per farci una doccia,mangiare qualcosa per merenda e prepararsi per la cena al ristorante. Tornata in cabina ho aperto la borsa della reflex per scrivere su questo quaderno,ma non l’ho trovato. Mi ha letteralmente assalita il panico,come potete ben capire:ho iniziato a cercarlo ovunque,e appurato che continuava a non esserci ho iniziato a bussare con forza alla porta del bagno,dove Dante era chiuso a fare la doccia. << Dante,ho perso il quaderno che mi hai regalato! >> ho urlato per farmi sentire. << Vai a sentire alla reception se l’hanno trovato da qualche parte! >> mi ha risposto lui di rimando. Ma era impossibile che l’avessi perso in nave,se lo avevo usato una manciata di ore prima per l’autografo di Skandar… Sono corsa quindi fuori dalla cabina e mi sono diretta agli ascensori. Mentre stavo per entrare mi ha raggiunta una voce che avrei riconosciuto tra mille altre,da tutte le volte che l’ho sentita sul piccolo schermo. << Sei tu Beatrice? >> mi ha chiesto Skandar con un sorriso più disteso. In mano stringeva il mio quaderno,col mio nome scritto sopra dalla calligrafia di Dante. << Sì,sono io. >> ho risposto in malo modo,cercando di nascondere l’emozione che stavo provando in quel momento e il tremito incontrollabile delle mie mani. Gli ho preso il quaderno di mano e ho replicato con un secco << Grazie infinite,è stato molto gentile da parte tua. >> che non avrebbe lasciato spazio a repliche. Ci tenevo d’altronde a concludere quella conversazione il prima possibile,non volevo infognarmi in nessuna amicizia e tanto meno con gente famosa. Tanto meno con lui,poi. << Quanta gentilezza eh! >> ha commentato lui con una risatina. << Va beh,Beatrice,ci vediamo in giro! >> ha aggiunto con un cenno della mano prima di salire sull’ascensore al posto mio e lasciarmi come un’ebete lì in mezzo al corridoio,col quaderno in mano. Sono tornata in cabina che ancora mi tremavano le mani e ho iniziato a sfogliare questo quaderno compulsivamente,fino a che non ho trovato un foglietto ripiegato in quattro che non c’era fino a qualche ora prima. L’ho aperto: una calligrafia incerta riportava nome e cognome dell’attore e una serie di cifre,il suo numero di telefono probabilmente. Sotto le parole “se vuoi ringraziarmi sai dove trovarmi. S.” Stavo per stracciarlo,ma mi sono trattenuta e l’ho infilato di nuovo dentro il quaderno. Come sarebbe a dire,ringraziarlo?
Ci ho rimuginato su tutta la sera,mentre eravamo a cena,a teatro e successivamente al buffet a mangiare la pizza. Stasera siamo stati tutto il tempo con Marion e Pauline,che sono due ragazze veramente simpatiche anche se completamente opposte: infatti,mentre Pauline è più tranquilla e dolce,Marion è l’esuberanza fatta persona. Siamo molto affini di carattere,e penso che questa crociera risulterà piacevole anche grazie a loro a meno che non accada qualcosa di sconvolgente. Marion,fra l’altro,ci prova molto spudoratamente con Dante,ma lui sembra del tutto indifferente al fascino della francesina. Bah,io quel ragazzo non lo capirò mai. Ma non capirò mai neanche me stessa,perché mio malgrado ho passato la serata a cercare Skandar con lo sguardo. L’ho intravisto a teatro ma lui non mi ha notata.
Siamo tornati in cabina presto anche stasera,perché domani arriviamo a Hellesylt,seconda tappa della crociera,alle 8 di mattina,e alle 8 e mezzo partirà la nostra escursione che ci porterà attraverso il cosiddetto “fiordo dei fiordi” fino a Geiranger,da dove la nave ci verrà a riprendere. Sarà una giornata molto impegnativa,ma ne varrà sicuramente la pena! Oggi ho pensato molto meno a Silvano,ma quando mi è venuto in mente manca poco scoppiavo a piangere in pieno Quartiere Anseatico. Piano piano mi dovrà passare,se lui non si decide a tornare. Per ora però è troppo presto,e devo riflettere. Ho due settimane per farlo! Intanto me ne vado a letto perché domani sarà una giornata stancante,non posso perdermi un solo momento di questo spettacolo! Allego due cartoline:una è la funicolare di Bergen,l’altra è un vicolo del quartiere anseatico che si chiama “Bryggerstredet” e che mi è sembrata molto caratteristica. 
  
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