Rating: giallo
Genere: sentimentale/slice of life
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
Sebastian Smythe Week 2013
A bit of Sebastian Smythe
Day 6 - His Dream Scene
Quando avevo cinque anni, mia madre mi ripeteva sempre che la felicità è la chiave della vita. Quando andai a scuola, mi domandarono come volessi essere da grande. Io scrissi “felice”. Mi dissero che non avevo capito il compito, e io dissi loro che non avevano capito la vita.
John Lennon
Sebastian Smythe aveva fatto di quella frase la base della sua vita.
Ecco cosa voleva esattamente essere da grande: felice.
Non importava se sarebbe vissuto da solo o al fianco di qualcuno, non importava che lavoro avrebbe fatto, non importava quanto denaro avrebbe posseduto, non importava se sarebbe rimasto a Parigi o se avrebbe viaggiato in capo al mondo.
Sebastian voleva soltanto essere felice.
Non era uno di quei bambini che volevano salvare una principessa, sconfiggere un mostro o diventare supereroi; era sempre stato realista sin da piccolo.
“Sebastian entrerà in politica”, aveva detto suo padre.
“Ma che dici! Sebastian seguirà le orme della mamma e diventerà un medico di fama mondiale”, era quello che invece diceva sua madre.
Aveva soltanto otto anni quando sentiva quelle frasi. Il padre lo voleva magistrato come lui e la madre lo voleva medico, ma a nessuno importava cosa realmente volesse lui.
“Come va con le ragazze?”, gli aveva chiesto una volta suo padre, fingendo di interessarsi alla sua vita privata.
“Al momento non mi interessano”, aveva risposto lui.
“Hai quattordici anni, Sebastian, tutti i tuoi coetanei hanno la fidanzatina”.
“Io sono un’eccezione, va bene?”.
“Come vuoi, l’importante è che ci darai dei bei nipotini”.
Sebastian era sempre stato avverso nei confronti dell’argomento ragazze e figli.
A quattordici quindici anni incominciò a farsi delle domande sul suo orientamento sessuale e, nonostante tutto, sposarsi e avere un figlio non era di certo il suo obiettivo o il suo sogno; Sebastian era molto ambizioso e avrebbe pensato prima alla carriera, ma ciò non toglieva il fatto che un giorno non avrebbe potuto avere anche un figlio. Aveva costantemente paura di non poter essere un buon padre dopo il cattivo esempio che aveva ricevuto dai suoi genitori, e non avrebbe mai voluto che i suoi eventuali figli vivessero un’infanzia e un’adolescenza sofferta come la sua.
Fu alla Dalton che incominciò seriamente a riflettere sul suo futuro.
A volte, quando non litigava con Harwood, Duval e Sterling e parlava con loro in maniera civile, aveva toccato gli argomenti sogni, desideri, college e futuro.
Erano tutti molto perplessi su quell’argomento: Jeff, spaventato dal futuro, tergiversava sempre, perché lasciare la Dalton sarebbe significato lasciare Nick e tutti i suoi amici; Thad non sapeva cosa voleva dalla vita, era indeciso se iscriversi a medicina o all’accademia d’arti, due cose completamente diverse.
Nick, invece, sembrava quello più sicuro di tutti: molto probabilmente si sarebbe iscritto a legge, facoltà a cui era molto interessato anche Sebastian, e si sarebbe trasferito a New York, la città dei suoi sogni.
Per quanto riguardava l’argomento matrimonio e figli, l’unico che era certo di voler avere dei figli era Jeff.
Erano tutti confusi, e nel frattempo il tempo passava sempre più rapidamente, o almeno quella era l’impressione dei ragazzi della Dalton.
Sebastian si ritrovò a pensare a tutta la sua vita quando doveva scrivere la lettera d’ammissione da inviare all’università di legge.
Tutta la sua razionalità si perse quando, per la prima volta nella sua vita, immaginò la sua vita da sogno: un bel lavoro, una bella casa e, perché no, un uomo al suo fianco, forse anche dei figli…
Sebastian scosse il capo, come se volesse cancellare quei pensieri dalla sua mente.
Poi ripensò al suo terzo anno alla Dalton che era stato quello più difficile e travagliato di tutta la sua carriera scolastica: rabbia, alcool, sesso e un odio innato verso tutto e tutti e in particolare verso se stesso.
Era davvero quello che voleva dalla vita?
Era davvero quella la sua vita da sogno?
Cosa voleva essere da grande?
Sebastian, con la matita, scrisse soltanto una parola nella sua lettera d’ammissione: felice.