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Autore: ier0tic    22/02/2013    1 recensioni
“Sì” bisbigliò Louis. Il riccio si sentì frantumare piano piano, percepì ogni singola parte del suo corpo morire sotto gli occhi spenti di Louis. “Ti amo” biascicò il più grande, alzandosi e chiudendo la porta di casa Styles.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Louis, ti prego, non guardarmi così.”
“Non sto facendo nulla, Harry. Tanto ora vado via, così non avrai più problemi.”
Il riccio aveva gli occhi umidi, li strizzava un po’ per poter guardare Louis dritto in faccia. Non voleva andasse a finire così, eppure qualcosa di più grande si era messo fra di loro. Harry viveva a casa dei suoi genitori nonostante l’età gli permettesse di andare via. Lui e Louis si erano conosciuti 3 anni prima tramite amici comuni. Dapprima si parlavano tramite telefono, di tanto in tanto, ma iniziavano a sentire la necessità di vedersi sempre, ogni giorno. Tra di loro nacque un’amicizia molto forte, non avevano segreti. Louis era fidanzato con una ragazza che gli abitava vicino, mentre Harry sognava l’amore perfetto… Che trovò in lui. Da quando lo aveva capito non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con il suo migliore amico. Era un tipo piuttosto riservato sui suoi sentimenti, e la cosa lo turbava poiché non sapeva come chiedere consigli su quell’argomento.
“Non voglio che tu te ne vada, Boo. Non voglio.” Harry abbassò lo sguardo, guardava le sue mani grandi e sottili. Le stesse mani che ogni notte per quasi tre anni hanno amato Louis senza mai stancarsi. Le stesse mani che Louis prendeva sempre, intrecciando le sue dita fra quelle del suo ragazzo ogni volta che uscivano. Si incontravano sempre a Londra, dove nessuno li conosceva, dove gli sguardi non si posavano sulle loro mani, dove le persone li guardavano ma non li vedevano davvero. Restavano insieme tre giorni, ogni weekend. Trovavano sempre qualche scusa per vedersi, ma all’inizio nessuno dei due aveva avuto il coraggio di dimostrare ciò che provavano. Passavano giornate in giro per la città girando e mangiando nei fast food, dormivano sempre nello stesso hotel, nella stessa stanza. Iniziò tutto piano piano, prima con leggere carezze, poi con sguardi che mandavano in fuoco ogni cosa. Ci volle un po’ prima che Louis prese il coraggio di essere totalmente libero verso Harry. Dopo un anno di continui viaggi a Londra, i due si trovarono al punto di chiedersi perché stavano facendo tutto questo: perché si nascondevano? Perché si atteggiavano come due amanti in fuga? Harry non parlò mai a Louis dei suoi sentimenti, ma lui pareva essere innamorato di Eleanor, da come ne parlava.. Però il modo di comportarsi con Harry dimostrava in contrario. Eppure era solo una questione di piccole carezze. Niente baci, niente effusioni, niente di niente. “Perché ci siamo nascosti in questi anni?” chiese nuovamente in riccio. Il suo ragazzo non aveva fiato in gola per parlare, non riusciva nemmeno a trovare qualche parola per consolare il più piccolo. Stava ripensando a come le cose erano nate e a come, lentamente ed inspiegabilmente, stavano morendo. Avrebbero potuto lottare nonostante la disapprovazione dei suoi genitori e alla delusione della famiglia di lui. Invece no, si stava arrendendo. Louis stava rompendo le fondamenta all’amore che stavano costruendo, distruggendo così anche tutto ciò che di buono Harry aveva imparato a trovare in sé stesso.
“Vuoi andartene davvero?” Gli chiese, ancora, con un filo di voce. Sentiva il corpo cedere, si sentiva svuotato da qualsiasi sentimento. Harry tratteneva il fiato, tratteneva le lacrime, tratteneva tutto dentro sé stesso.
“Sì” bisbigliò Louis. Il riccio si sentì frantumare piano piano, percepì ogni singola parte del suo corpo morire sotto gli occhi spenti di Louis.
“Ti amo” biascicò il più grande, alzandosi e chiudendo la porta di casa Styles.
Il ragazzo stava lì, inerte, nel triste silenzio della casa vuota, dove un’assenza rimbomba più del suono dei suoi singhiozzi. Gli occhi bruciano, il cuore esplode, si stringeva talmente tanto le ginocchia al petto che credeva quasi di sparire. Gli pareva che il mondo stesse per finire su quel divano. I suoi genitori erano via per lavoro, sua sorella era con il fidanzato e il ragazzo del Chesire si trovava a pezzi. Si addormentò ancora piangendo, come accadeva tutte le volte che tornava da Londra. Non c’era nessuno ad aiutarlo, non c’era Louis a dirgli che avrebbe superato anche questo, come aveva superato tantissimi altri ostacoli.
“Harry” gli diceva sempre Louis, sorridendogli teneramente “ce l’hai fatta, sei sopravvissuto, niente ti potrà abbattere” e se lo abbracciata tutto, come se fosse soltanto suo.
Boobear è sempre stato quel tipo di ragazzo protettivo, geloso e un po’ permaloso, trattava il suo ragazzo come se fosse l’unica cosa che lo poteva tenere in vita. Harry si svegliò, aprendo gli occhi lentamente senza però vedere nulla. La casa era buia e l’orologio segnava le 4 del mattino. Sperava quasi di trovare Louis nell’altro angolo del divano a leggere un libro o a giocare con il telefono, ma lui non era lì. Al suo posto c’era una sciarpa, che aveva lasciato di proposito, come se volesse dire ‘non sono mai andato via, sono sempre qua con te’. Styles si alzò lentamente, toccandosi la faccia appiccicosa dalle lacrime e andò in bagno. Aprì il rubinetto per riempire la vasca e farsi un bagno. Fissava il vuoto, si muoveva come se il suo corpo fosse fra le mani di una bambina, come se fosse una bambola senza vita. L’acqua continuava a salire di livello mentre Harry se ne stava accovacciato in un angolo ripensando a cosa stava succedendo alla sua vita. I suoi sarebbero tornati a breve, non poteva farsi trovare in quello stato. Le vacanze di Natale le passava quasi sempre con Louis, e ora lui aveva deciso di sparire. Harry soffriva di una lieve forma di depressione, che lo portava a non mangiare per giorni e all’autolesionismo, ma da quando c’era Louis era cambiato, ma questo i suoi non potevano saperlo. Quando erano soli, senza parlare, Tomlinson gli prendeva un braccio e cominciava a passare due dita sulle sue ferite e gli dava dei piccoli baci umidi. Gli diceva così quanto lo amava. Si immerse nell’acqua bollente e chiuse gli occhi.
“Non può avermi lasciato per una cosa così stupida” pensò Harry. E pensò anche che se non poteva stare con lui, non doveva nemmeno stare in vita. Il pensiero lo sfiorò nel profondo, quasi come una cosa già scritta e che doveva realizzarsi proprio in quel momento. Girò il capo e allungò il braccio, afferrò la lametta e se la rigirò fra le mani. La guardava senza provare nulla: né paura, né disgusto, né rabbia. Nulla di nulla. La posizionò sul polso sinistro e stette lì, a guardarla senza pensare di fermarsi. Lentamente e dolosamente, iniziò ad incidere sulla sua carne una linea lunga tutto il suo polso. Gli bruciava da matti, ma la sua espressione era quasi serena. Il sangue colava lungo tutto il braccio, gocciolava lentamente e l’acqua diventava rossa poco a poco. Il polso lacerato di Harry giaceva sulla’orlo della vasca da bagno. I suoi occhi erano spalancati, come poco prima sul divano. Li chiuse, piano piano. Sperando di non riaprirli più. Harry si svegliò lentamente, non vedeva quasi nulla, le voci erano confuse.
“Presto chiama un’ambulanza!” Una voce ovattata stava gridando frasi confuse, si girò e vide suo padre che gli teneva l’asciugamano preferito di Gemma sul braccio, prima di perdere completamente i sensi. Le luci gli avevano sempre dato fastidio, sopratutto quelle degli ospedali. Erano brutte e sembravano li per ricordarti che hai qualcosa che non va. Non riusciva a muoversi, non sapeva come aprire gli occhi dato che era ancora intorpidito per l’enorme quantità di sangue persa in tutto quel tempo. Vedeva tutto sfocato, ma riusciva a riconoscere le voci di sua madre e di un uomo accanto a lui.
“Ha perso molto sangue, Signora, abbiamo già fatto tutto il necessario, si riprenderà” disse lui per consolarla.
“Oh, figlio mio” la donna cominciò a piangere, seduta proprio accanto al figlio quasi morto. “Che diamine ti è saltato in mente?” Avrebbe voluto rispondere, urlare tutto il suo dolore, ma non poteva. La gola gli bruciava e ancora non riusciva a capire in quale posto si trovava, era piuttosto confuso.
“Mam-” abbozzò il ragazzo ancora intorpidito. La madre si alzò dalla sedia lentamente, mettendosi le mani sul viso.
“Harry, amore”, riuscì solo a dire. Si fiondò ad abbracciare il figlio, come se fosse appena tornato dalla guerra. “Ci hai fatti preoccupare tantissimo, stupido. Guarda che diamine hai combinato, Dio mio. Quel ragazzo è la tua rovina, te l’ho sempre detto. Guai a lui se prova a farsi sentire, e guai a te se lo cerchi, chiaro?”
Harry si scostò leggermente e si guardò la mano fasciata, il dolore persisteva ancora, ma era sopportabile. Attaccati al suo braccio c’erano alcuni aghi, uno era collegato ad una sacca di sangue. Chiuse gli occhi e cercò di non pensare a nulla. Cercò di non ascoltare sua madre che imprecava e parlava male del suo Louis. Avrebbe potuto distruggerlo da un momento all’altro, ma il suo amore non sarebbe mai svanito.
“Chissà in quale casino si sarà cacciato quello scemo” pensava “chissà se mi sta pensando.”
Amaramente si rispose che Louis stava bene anche senza lui, e che doveva imparare a stare bene anche senza Boo. Gli venne in mente il giorno in cui Louis si divertiva a creare un nome che li rappresentasse, e se ne venne fuori con “ehi, ti piace ‘Larry Stylinson?’” E rise. Rise con amore, quasi. Come se tutto girasse attorno a loro due, come se nessuno potesse scindere il loro rapporto. E ora? E ora stava sdraiato su un letto d’ospedale con svariati tentati suicidi alle spalle che solo Louis era riuscito a fargli scordare, ma questo no, questo se lo sarebbe ricordato per sempre. Louis non era mai scappato dai problemi, ma in questa occasione c’era venuta in mezzo anche la sua famiglia, e pensò che l’unica soluzione era fuggire.
Tommo aveva 21 anni, e in tutta la sua vita non aveva fatto altro che mentire a se stesso e alle persone che lo circondavano. Cosa avrebbe detto ad Eleanor? “Ehi guarda, sto con un ragazzo, non avrei nemmeno dovuto mentirti” Ma lui era uno schietto, non si faceva problemi a dire ciò gli passava per la mente. Forse per questo aveva commesso tanti errori, e magari andarsene fa parte di questi. Harry rimase li ancora un paio di giorni, bloccato a letto per una stupida ferita al braccio. Voleva tornare alla sua vita, senza guardarsi indietro. I dottori dissero che poteva tornare tranquillamente a casa, era ora. La scuola sarebbe iniziata pochi giorni dopo, il che permetteva al ragazzo di distrarsi dalla sua vita sedentaria e monotona.
“Ehy Styles, sei ancora vivo eh?” La notizia fece il giro della città in pochissimo tempo.
“Purtroppo” bisbigliò tra sé e sé.
Il suo migliore amico, Josh, lo aspettava come al solito sotto casa, ma non aveva avuto il coraggio di parlagli. Lo aveva semplicemente abbracciato, come fanno due migliori amici. Ed Harry aveva apprezzato, perché parlare della sua vita lo metteva sempre in difficoltà.

Louis pov
Stare a Londra gli metteva malinconia, era li da appena due giorni e voleva già scappare di nuovo. Era sdraiato sul letto, sul loro letto. Fissava il soffitto con le braccia incrociate dietro la testa. Il telefono squillò, ma la voglia di sentire qualcuno era pari a zero. Controllò il display, era Eleanor. Non lo aveva cercato da quando si erano lasciati, cosa poteva volere? Rispose.
“Ciao, El”
“Ciao, Louis. Devo parlarti” sospirò.
“Dimmi pure” disse già scocciato da quella conversazione.
“Si tratta di Harry. Lo ha fatto, di nuovo”
A Louis cadde il mondo addosso. Sapere che la colpa era sua lo distrusse come non mai.
“Arrivo” lasciò tutto nella camera e corse verso la stazione del treno e prese il primo per Holmes Chapel. Il treno era quasi vuoto, la notte stava iniziando ad entrare nella fase in cui la gente dormiva profondamente, mentre per altri arrivava il momento di pensare alla propria vita. Per Louis, invece, era arrivato il momento di salvarne una.
“Che cos’ho combinato” si ammonì.
Il treno sfrecciava nel buio di una notte interminabile, spaventosamente vuota, priva di significato. L’unica cosa in grado di poterla riempire erano i suoi occhi verdi e quelle piccole fossette che gli si formavano ogni volta che si lasciava sfuggire un sorriso. I suoi genitori avevano deciso di non parlargli più, di abbandonarlo a sé stesso. Louis aveva un brillante futuro da stilista davanti, ma dopo l’accaduto i suoi avevano deciso di non finanziargli l’università. A loro importava che il figlio facesse un’ottima figura, che avesse una bella famiglia e una carriera brillante, essere omosessuale significava non essere degni di nulla.
Il treno arrivò alla stazione di Holmes Chapel alle prime luci del mattino, ci era stato tantissime volte, eppure il sorgere del sole era sempre qualcosa di emozionante. Si diresse verso la casa di Harry, era un lunedì per cui il ragazzo sarebbe dovuto scendere per andare a scuola.
Aspettò 10, 20, 30 minuti, e finalmente sentì il ragazzo aprire la porta di casa.
“Ciao mà!” Urlò prima di sbattere dietro di sé la porta.

Harry pov
“Quel cazzone di Josh doveva ammalarsi proprio ora?” Disse Harry fra sé e sé.
Camminava frettolosamente guardando per terra, urtò contro qualcuno e alzò lo sguardo.
“Scus-” il riccio rimase a bocca aperta nel vederlo di nuovo così vicino. Gli tremavano le gambe, ma restò in piedi.
“Cosa ci fai qua” quella di Styles non suonava nemmeno come una domanda, ma bensì come un “Dio mio, sei reale allora”.
Louis non rispose nemmeno, abbracciò il suo ragazzo come se fossero passati anni dal loro ultimo incontro. Il più piccolo lasciò cadere lo zaino per terra, non badando a tutta la gente che passava di li, dimenticandosi che sua madre avrebbe potuto vederli dalla finestra, si abbandonò fra le sue braccia, riscaldato da quell’amore che gli era mancato come l’aria.
“Scusami, non avrei dovuto” sussurrò Louis con il magone.
“Shh, shh. Ora sei qui e va tutto bene” abbozzò lui con un filo di voce.
Rimasero ad amarsi semplicemente in quell’abbraccio, ritrovandosi dopo un paio di settimane che erano sembrati anni, curandosi il cuore con il calore dei loro corpi che avevano atteso troppo a lungo quel contatto. Louis allentò poco la presa del suo ragazzo, gli afferrò il braccio com’era solito fare quando voleva dirgli quanto lo amava. Sollevò appena la giacca e posò delicatamente le labbra sul polso di Harry ancora fasciato.
“Ti curerò tutte le ferite, Harry. Te lo prometto” gli sorrise Louis.
  
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