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Autore: Mavor    22/02/2013    1 recensioni
Mordred, un aspirante cavaliere, viene infine nominato cavaliere della tavola rotonda, ma scopre di essere il figlio illegittimo di re Artù e quindi l'erede al trono di Camelot.
Lui che crede fermamente negli ideali della cavalleria ma il destino lo farà arrivere ad un punto di non ritorno:
decidere se rimanere fedele al suo giuramento e ai suoi principi o sfidare la storia e tentare la conquista del trono di Camelot e di tutta la Britannia.
Genere: Fantasy, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mordred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Morde

Dopo quasi una settimana la situazione si stava volgendo a mio favore: 

il reame era quasi completamente in mio potere, poche sacche di resistenza di potenti cavalieri erano sparse qua e là, lasciate in balia dei sassoni. 

Galvano bloccato dai sassoni a nord, Artù dai romani a sud, sembrava che niente e nessuno potesse fermarmi

«Sire ho delle buone e cattive notizie» 


«Avanti! Ditemi a che punto è il reclutamento»

«Erg... mio signore...»

Mi trovavo davanti un giovane scudiero, intimorito e visibilmente provato dalla fatica. Quasi mi dispiaceva di volerlo incalzare con le mie domande.

«Che cosa dovete dirmi?»

«Il reclutamento è stato completato, a quanto mi è stato riferito, ma...»

«Ma cosa?!»

«Sire... Artù... i romani...»

Mi sentii gelare il sangue come mai in vita mia.

«Che cosa è successo?! Avanti rispondi!»

«I romani sono stati sconfitti, Artù sta tornando a Camelot»

In realtà me lo aspettavo, sembrava tutto troppo facile... Ma perchè prorpio ora?!

«E... la buona notizia»

«Abbiamo catturato lo stregone Merlino»

«Meraviglioso! Portatelo subito qui»

«Sarà fatto»

Lo scudiero uscì dalla  sala della guerra, richiudendo la porta.


La sala della guerra non era enorme, l'avevo ritagliata da una stanza degli ospiti che si trova all'interno di una delle quattro torri principali del castello, situata a sud-ovest, e dalla cui cima si può scrutare l'intero reame.


Se Artù raggiunge il reame per me è la fine, quindi devo fermarlo prima, ma dove?

Sul tavolo consultavo freneticamente le varie mappe per trovare un luogo facilmente raggiungibile ma che ci desse il vantaggio sulla loro cavalleria. Vediamo... da Londinium è impossibile troppo distante ma se da Aquae Sulis giungessero dei sassoni... improbabile... ma se costeggiamo il mare... o la strada verso sud... potremmo... No! No! No!

«Dannazione!»

Lanciai la mia stilo sul tavolo che rimbalzò a terra.

«Vedo che mio nipote non è uno scansafatiche come il padre!»

Mi voltai verso quella voce fin troppo familiare e vidi la sorella di mia madre e di mio padre: Morgana le Fay.
Era di una bellezza innaturale, una donna dai fulvi capelli ricci e dal volto perennemente giovane.
Le sue doti come maga sono rinomate in tutta la Britannia, e come dargli torto. Dopotutto è riuscita ad entrare nella stanza senza che io mi accorgessi di nulla.

«Lady Morgana... Voi...»

«Non essere così formale Mordred! Dopotutto sono tua zia»

«Eh... e sei anche la donna più astuta del mondo. Dimmi, a cosa devo il piacere di questa visita?»

«Oh! ma come sei sospettoso! Sono venuta a godermi il tuo trionfo e la rovina di Ginevra, vendicare tua madre mi sembra più che dovuto. Per questo sono venuta anche per portarti aiuto contro Artù»

«Ma come sei generosa! E non vuoi niente in cambio?»

Morgana non si scomodava mai se non ci fosse qualcosa da guadagnare.

«Vedere Artù e Ginevra distrutti sono più di una riconpensa in terre e denaro. Ma Mordred, che cattiva opinione hai di me! Non credi che sia venuta per aiutarti senza avere nulla in cambio?»

«Non offenderti, è solo che non ti vedo così generosa da donare un intero contingente di uomini solo per il tuo nipotino preferito»

Lei si avvicinò  e mi sussurrò con una  dolcezza
strana, troppo fredda per essere autentica.

«Smettiamola con i giochetti, Mordred. Ascolta, tutto ciò che ti chiedo è di consegnarmi, ora Merlino, dopo Excalibur, in cambio avrai l'appoggio di tutte le mie doti magiche. Non ti ricapiterà due volte nella vita un'occasione del genere...»

Era stata fin troppo convincente.

«Va bene, devi solo giurarmi che manterrai i patti»

Un lieve sorriso gli comparse in volto. Ormai aveva ottenuto ciò che voleva.

«Hai la mia parola, mio sire»

Lo scudiero di prima ritornò portandomi Merlino.

Era sempre lo stesso: un vecchio dalla lunga barba bianca, e dalle vesti verdognole simili a quelle degli antichi sacerdoti pagani, molto lunghe simili a stracci, e con erbe di tutti i tipi legate alla cintola.

Mi guardò con uno sguardo beffardo, come era solito fare quando gli capitava di incontarmi.

«Vedo che il giovane lupo si appresta a prendere il posto del padre, ma presto renderà conto delle sue azioni»

Argh! Quanto lo odio quando inizia a parlare così!

«Smettila di parlare per indovinelli, vecchio. So che non mi risponderai ma te lo chiederò lo stesso: dove sta marciando Artù e perchè ti ha inviato così lontano? »

Merlino non rispose, nonostante le catene lo obbligassero a tenere una posizione china, alzava
fieramente la testa sotto lo sguardo di Morgana che rideva di gusto sulla sorte della sua nemesi.

«Molto bene, se la metti così... ti affiderò alle cure di Morgana, stregone. Portatelo via!»

Morgana e lo scudiero portarono fuori Merlino, ma prima di uscire pronunciò delle parole profetiche.

«Ricorda, la corona che hai scelto ti porterà alla rovina, Camlan sarà il tuo inizio e la tua fine, lì riceverai il tuo giudizio finale»

Dopo che se ne andarono tornai ai miei piani e alle mie strategie.

Passai ore e ore senza trovare una soluzione al mio problema o quasi...
Infatti c'era una località che era perfetta per le nostre forze, facilmente raggiungibile e da ostacolo per l'avanzata di Artù... Camlan... Un nome tanto insignificante quanto disturbante...
Possibile che Merlino...
Al diavolo le superstizioni! Devo solo radunare l'esercito e poi ci metteremo subito in marcia a Camlan...

Uscito dalla stanza incontrai Sir Malagant in tenuta da guerra.

«Mio re, come ci aveva ordinato, abbiamo preparato i nostri uomini per la partenza. All'appello rimangono solo i sassoni e gli uomini di Sir Agravain»

«Sir Malagant, affido a voi il compito di guidare le forze che ha radunato a Camlan. Questa è la mappa. Partite immediatamente e attendete il mio arrivo»

«Come ordinate, sire. Gloria a Camelot!»

«Gloria... a Camelot»

Prima di cercare mio fratello dovevo occuparmi della rovina di Camelot.

«Soldato, la regina è nelle sue stanze?»

«No, sire. Aveva richiesto di uscire sulla balconata orientale, a controllarla abbiamo mandato un tale Galehaut...»

«Dannazione!!!»

Corsi il più velocemente possibile, Galehaut era il siniscalco di Ginevra e fedele amico di Lancillotto. Dovevo fermarli prima che potessero fuggire.

«Non abbiamo molto tempo»

«Lo so Galehaut. Sbrigati con questa corda»

«Fatto. Possiamo scendere»

I due erano ormai al di fuori della fortezza e si apprestavano a fuggire con dei cavalli, davanti a loro c'era un folto bosco e da lì la fuga sarebbe stata più rapida.

«Guarda, guarda chi è appena uscito dalla sua tana. Che Peccato! Vi abbiamo scoperto troppo presto. Sarebbe stato più divertente darvi la caccia!»

Mio fratello Agravain assieme ai suoi uomini aveva impedito a Ginevra e al suo aiutante ogni possibilità di fuga.

Galehaut sguainò la spada contro Agravain che si avvicinava minaccioso con un espressione sadica.

«Vedere un parassita che ha un così grande attaccamento al proprio padrone è uno spettacolo indimenticabile! Eh Eh... Credevi davvero che ti avrei lasciato da solo con la regina ? Uh..  Idiota...  Addosso!»

Il siniscalco si era gettato furioso contro Agravain e i suoi soldati

«Corri Ginevra!»

«Non lasciatela fuggire! La voglio viva!»

Al segnale di Agravain i suoi uomini si avventarono sui due, ma mentre Galehaut li teneva a bada Ginevra riuscì a fuggire verso oriente, verso il bosco...

«Mi dispiace per te, viscida serpe, la regina ti è sfuggita!»

Agravain indietreggiò, ridendo come un ossesso.

«Ahahah... Guarda meglio idiota... ahaha...»

«Forza! Ancora un altro sforzo! Hyaa!»

Una cupa cantilena iniziò allora a risuonare... proveniva dal bosco...

«Sigel... Naudiz... Sigel... Naudiz... Dyrth... Eilfth... Sowulo...»

Non appena Ginevra fu arrivata all'entrata del bosco sbucò fuori un manipolo di dieci cavalieri a cavallo seguito da altri cavalieri appiedati:
erano rivestiti interamente di una cotta di maglia molto spessa rafforzata con delle rifiniture in ferro e indossavano dei terrificanti elmi a mezza maschera che coprivano interamente i volti.
La regina venne disarcionata e catturata sotto gli occhi scioccati di Galehaut.

«Come vedi avevo previsto tutto...»

Agravain si avvicinò fulmineo a Galehaut e gli diede un colpo sul collo con l'elsa della spada.

«Galehaut! Bastardi! Lasciatemi andare!»

Io osservavo la scena dalla balconata, pietrificato non so da quale folle emozione.

«Soldati salutate il nostro re»

«Lunga vita a Mordred! Lunga a vita al re della corona di spade!»

Rimasi allibito, quei cavalieri erano sassoni ma tra di loro riconobbi anche dei miei uomini.
Quel vecchio...

«Sir Agravain, ditemi a cosa devo questo titolo?»

«Non è di mia iniziativa, sire. Per tutto il reame si associa il vostro nome a questo appellativo»

Ero furioso, quell'idiota poteva aver combinato qualsiasi cosa... ma avevo già intuito il motivo...

«Sir Agravain voglio che mi raggiungiate  nella sala della guerra»

«Sarà fatto»

Mi diressi immediatamente nella sala della guerra e dopo un pò giunse Agravain

«Che ci facevano quei cavalieri nel bosco? E cos'è questa storia del re dalla corona di spade?!»

Mi sorrise divertito, e questo non è mai rassicurante...

«Eh eh eh... fratello ti ricordi la mia missione...»

«Certo, ti avevo chiesto di arruolare una milizia e di consolidare il mio dominio, allora?»

«Io ho eseguito solo i tuoi ordini: i villaggi ribelli sono stati saccheggiati e bruciati, lasciati in balia dei sassoni; chi si è rifiutato di arruolarsi o chi è rimasto fedele al re corrotto ha subito "L'aquila di sangue" e non saranno più un problema»

«Di cosa stai parlando»

«Oh ma è semplice, è una pratica sassone: si lega ad un albero la vittima e poi  gli si apre il petto fino a che le costole non formano delle ali insanguinate»

Inizavo a sudare freddo, sentivo il puro terrore, la paura di ciò che avevo causato.

«N-non è possibile... »

«Avanti fratello, cosa ti importa di questi vermi?  Se tu avessi chiesto ciò che ti spetta ad Artù, credi che ti avrebbero difeso? No. Gli uomini non sono altro che miseri insetti, egoisti e vigliacchi, pur di salvarsi la vita sono disposti a tutto. Abbiamo concesso loro di scegliere o con noi o contro i noi»

«Questo non giustifica i massacri... Hai lasciato in balia dei sassoni dei poveri contadini... Dove è finito il nostro giuramento?! Dove è finito il nostro onore?!»

«Fratello, io e te saremo pure nati dalla stessa madre ma siamo totalmente differenti: tu sei legato ad un mondo bigotto e ipocrita che si nasconde dietro falsi codici morali, io preferisco seguire il modello più naturale dei sassoni; chi possiede un animo fragile deve sottomettersi al più forte e se si oppone bisogna spazzarlo via senza pietà. Tu puoi continuare a lottare, a combattere per un mondo più giusto ma sei destinato a fallire. Credi che una volta unificato il reame le cose cambino? No, tu cambierai solo i padroni a chi è già servo, perchè il mondo è diviso tra liberi e schiavi, fratello, e questo dato di fatto nè tu nè nessun'altro potrà mai cambiare. Mai...»

Ero... non so come descriverlo...

«Bene... Sir Agravain si unisca insieme alle altre forze e attenda il mio arrivo. Voglio inoltre che la regina sia rinchiusa nel castello fino a nuovo ordine»

«Un'ultima cosa, mio sire, quei cavalieri che hai visto prima sono le truppe inviate da Morgana, e ti assicuro che non esiste nulla di più terrificante della loro abilità in battaglia... dovevi vedere come macellavano i poveri diavoli che gli si paravano davanti...»

«Taci! Ora esegui i miei ordini! E alla svelta!»

A queste parole si stampò in volto un ghigno sadico.

«Come ordinate... Sire...»

Era fatta, ero riuscito ad unificare il reame... sì, ma con il pugno di ferro. Ero riuscito ad annientare la corruzione... solo per lasciare il posto all'oppressione...

Ora ci troviamo qui, amico mio: Nel luogo del giorno del giudizio...

Ma tu amico mio mi sei sempre rimasto fedele... e per questo ti chiedo un favore...









  
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