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Autore: mitikamary56    09/09/2007    2 recensioni
LEGGETE PLEASE! Anno 1000. Ottobre. Sono tre anni che la pace è finita. Contro ogni previsione, l'Impero di Arcadia si è rimesso in movimento verso ovest, travolgendo, tre anni prima, Nabudis. Tre anni dalla fuga di Jessica Nabradia da Nabudis, ultimo atto di sfogo da parte di una bambina in crisi dovuta alla sua terribile solitudine. Due anni dall'invasione di Rabanastre. La guerra, che con la sua nube oscura ha falciato migliaia e migliaia di vite, ha reso orfani migliaia di bambini e reso vedove migliaia di donne. I successori al trono (delle lei), Jessica e Veronika, hanno lasciato le rispettive capitali, in fuga dalla guerra e dalla distruzione. Anno 1000. Jessica, sopravvissuta alla caduta da Bhujerba, incontra Drust, il vice capo della resistenza, e gli salva la vita. Ore dopo, loro incontrano Veronika e poi due aviopirati, Vitrus e Alissya (discendenti di Vaan e Penelo). Dopo la loro fuga dovuta all'arrivo improvviso dei soldati, i cinque vagano per il deserto fino a raggiungere la pianura di Giza. Dopo moltissime difficoltà, un mese dopo, arrivano a Bhujerba, dove rimangono una settimana, prima che i soldati li trovino, catturino e spediscano tramite teletrasporto ad Archades, dove si ritrovano ad un "processo" (in cui Jessica da del rincoglionito all'Imperatore). Jessica, essendo uno scaricatore di porto, non solo fa rischiare a tutti l'impiccagione, ma fa per fuggire. Come apre la porta, così si ritrova davanti Larsa, il suo pseudo ragazzo. Quasi un mese di prigionia e poi, la fuga assieme a Larsa. Gli imperiali danno loro la caccia. Intanto, Jessica ha trovato una nuova sfera nel palazzo di Archades e, assieme ad essa, incontrato Liandan, una dei sette custodi dei cristalli elementali. Una volta riuniti, questi rivelano che la fonte dei loro problemi è un dio malefico, Eversio, che ovunque vada porta distruzione e caos. I sei e i custodi si preparano a una battaglia senza esclusione di colpi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Era ormai l’alba di un nuovo giorno a Rabanastre, un altro giorno di angherie per gli abitanti. Nella città bassa, ove vivevano ghettizzati gli abitanti dell’ex capitale del regno di Dalmasca, circolavano spesso molti ladri di strada, rivoltosi o semplici ostili al nuovo regime imposto dall’Impero di Arcadia.

Vicino l’uscita che dà sulla porta sud, vi era una ragazzina seduta a terra, poggiata al muro di una casa in mattoni rivestiti di calce bianca. Aveva i capelli rossi che le cadevano sulle spalle, lunghe ciglia e una corporatura esile, anche troppo. Davanti a lei, un bambino che la scuoteva per le spalle.

"Jessica… Jessica!" richiamò per l'ennesima volta la ragazzina.

Piano, lei aprirì gli occhi dopo qualche istante. Solo la mano tremava leggermente, ma per il resto, sembrava star bene.

"mh… la testa…" borbottò portando una mano sulla testa. La vista, intanto, cominciava a tornare funzionante.

"Sei caduta per le scale dei quartieri alti e ti abbiamo nascosta.. ti ricordi di me, no? sono Aurel…"

Jessica lo guardò per qualche istante "ah già… sì, sì, certo che mi ricordo" bofonchiò la quattordicenne frettolosamente. In realtà, chiaramente, non sapeva neanche che quel mocciosetto esistesse. Che memoria, eh?. Si alzò in piedi e si stirò i muscoli "è l’alba. Vado a farmi un giro, questo ambiente umido mi rovina le ossa"

Jessica si allontanò e sfiorò la porta che trovò girando a destra. La porta si aprì è i dolci raggi solari di mattina inondarono la figura della quattordicenne.

La porta sud era piena si gente che andava e veniva dalla pianura a sud, sicuramente per importare ed esportare merci da Rabanastre alle numerose popolazioni che abitavano le terre per la maggior parte inesplorate a sud, ove avventurieri coraggiosi e mercanti audaci si spingevano ogni anno di più. Lo sguardo della ragazza andò a posarsi sulla porta che dà ai quartieri alti della città ove i più ricchi sono riusciti a pagare le tasse imposte dall’Impero e a permettersi un negozio ove esporre e vendere la mercanzia. Iniziò ad avanzare con passi lenti e cadenzati lungo la larga strada lastricata, tenendo la mano sempre fissa su una delle tasche della cintola che teneva appesi tramite dei piccoli ganci diverse tasche contenenti di tutto ma soprattutto denaro. Il resto, era riempito dai suoi bottini. Superò dopo qualche istante la grande porta principale e salì tranquillamente gli scalini della scalinata che separava la porta dalla piazza delle porte, scalini che era abituata a salire da anni, anni che l’avevano vista passare da bambina a una ragazza anche se dopo tutto ciò che aveva visto, ormai si considerava una donna nonostante i quattordici anni compiuti da quasi un anno. Finalmente un bagno di folla. Alcune persone guardavano con aria assente le porte, sedute su un muretto e il loro sguardo andò sicuramente a incrociare la figura della quattordicenne, in particolar modo sul suo abbigliamento: pantaloni, pantaloni che arrivavano a qualcosa come tre o quattro centimetri sopra le ginocchia e con la cintola “tieni-tutto” che solitamente caratterizzava gli avventurieri. La maglia era smanicata, a righe viola e nere. I suoi occhi color zaffiro fissavano annoiati i vari angoli della piazza.

"uhm.. shopping o taverna? Vodka o vestiti? Questo è il dilemma!" mormorò tra sé e sé, andando verso un’insegna che emanava energia magica e vicino la quale si trovava un moguri dalle lunghe orecchie rosa carne, il colorito rosato, il muso schiacciato con dei lunghi baffi e il pancino gonfiato. Dietro la schiena, aveva delle piccole ali.
"benvenuta alla fermata del moguxi, kupò! Oggi è festa e quindi il servizio è gratuito, kupò!" esclamò con voce acuta e simile ad uno squittio, mostrando quello che per i moguri era un sorriso.
La mano sinistra della quattordicenne era tesa e si poggiò sul fianco, gesto sicuramente sbarazzino "alla fermata vicino alla taverna del mare di sabbia!".

Detto fatto. Il moguri tese le corte braccia e le agitò brevemente, una volta che si fu concentrato a sufficienza sull’esito della sua magia. Ciò, bastò.

Quando Jessica riaprì gli occhi, al posto della piazza delle porte vide una lunga strada piena di negozi e, alla sua sinistra, la porta che dava sulla Taverna del Mare di Sabbia, la più rinomata dell’ex capitale del regno di Dalmasca. Stranamente, la gente che si trovava in quella zona era poca e l’aria era più tesa del solito. Non esitò a trovare la risposta: lo sguardo fu attratto da un soldato coperto dalla sua armatura, sicuramente un soldato imperiale affiancato da altri due soldati. Tendeva il braccio verso un ragazzo dai capelli neri un po’ arruffati, che teneva in mano un sacchetto tentennante protettivamente e nell’altra una lancia corta ma dalla punta tagliente e dal legno rinforzato notevolmente in metallo. Una lancia a due mani sicuramente, quindi non poteva difendersi.

Jessica non se lo fece ripetere due volte: si avvicinò di soppiatto ma rapidamente al ragazzo e al soldato, occhi leggermente assottigliati e sguardo terribilmente freddo. Nei suoi occhi azzurri e limpidi si poteva vedere il ghiaccio più inquietante. Qualcosa in lei stava per esplodere. Senza trovare problemi, raggiunse il mago imperiale più vicino

"tsk. Non c’è più religione, adesso i vecchiacci si mettono a combattere... caaari matusalemme, muovete il culo e andate all'ospizio!" fece crocchiare le nocche e prima che l'interessato potesse dire qualcosa, la ragazzina diede uno spintone al mago. Quel che vide dopo, furono due o tre soldati cadere l'uno dopo l'altro, come un inutile castello di carte. Tsk. Scavalcò i corpi distesi a terra dei tre soldati e si parò davanti al ragazzo

"va bene, la festa è finita. Ora avete un minuto per sloggiare, prima che io vi lasci in mutande" Con la coda dell’occhio, rivolse uno sguardo al ragazzo, più che altro al sacco pieno di monete che aveva in mano. Lui, poteva anche crepare, poco importava.

Poco dopo, un luccichio si mostrò da una delle tasche della cintola di Jessica, poi un altro luccichio da una delle tasche del ragazzo.

"si stanno risvegliando" mormorò il ragazzo dai capelli neri.

"oh". Gli occhi di Jessica parvero illuminarsi nel vedere la sfera viola, così come quelli dello sconosciuto ragazzo nel veder la sfera azzurra.

Sia Jessica che il ragazzo, incapaci di reagire, sì sollevarono dal terreno in volo, con grazia, illuminati da un sinistro quanto inquietante bagliore. Jessica fu avvolta da delle fiamme nere, oscure. Quando tornò a terra, aveva subito delle mutazioni nell'aspetto, ma non solo... si sentiva più forte, più... sadica. Lei aveva un lungo vestito viola e nero, con degli stivali a punte molli e un largo cappello a tesa larga. In mano, aveva uno scettro ligneo e lungo, dal vertice sferico. Al contrario, il ragazzo era vestito con un'armatura e alla mano destra aveva una spada a una mano, lunga e dalla lama azzurra e lucente. Dall’elsa, scivolavano alcune strisce di stoffa dalle diverse tonalità cromatiche, come per dare un tocco d’eleganza alla spada. La battaglia, stava per avere inizio.

"ragazzini…" borbottò uno dei due soldati rimanenti. L’altro non disse nulla, ma si limitò a sguainare la spada militare e si lanciò contro il quattordicenne, pronto a colpirlo con un fendente all’altezza della spalla. Il suo colpo fu parato senza alcuna difficoltà dal quattordicenne
"che c’è, questa ferraglia t’ingombra soldato?" domandò sogghignando. La spada sostituì la lancia e quindi poté combattere pur avendo in una mano il sacco tentennante.
Jessica, d’altro canto, comprese ciò che doveva fare con il suo scettro. Lo puntò verso il soldato che voleva colpire alle spalle il ragazzo che voleva difendere. Occhi che parevano fiammeggiare i suoi, mentre la concentrazione raggiungeva il suo apice e si preparava a castare. Roteò nella mano lo scettro per poi puntarlo contro il soldato dietro il ragazzino.

"Blizzard!" esclamò con voce decisa, mentre dallo scettro partivano delle stalattiti di ghiaccio che colpirono in pieno il soldato nell’unico punto scoperto dall’armatura: il braccio.
Questo, colpito dal ghiaccio, iniziò a congelarsi, lasciando che il ghiaccio si espandesse.

"accidenti!" sibilò Jessica a denti stretti, puntando il suo scettro contro l’altro soldato impegnato nella battaglia contro il compagno di battaglia.
"Fire!" Delle fiammate fuoriuscirono dall'asta e andarono a bruciare la sua armatura, fondendola. Qualcosa le arrivò in mano e subito trovò il sacco.

"DA QUESTA PARTE!" urlò qualcuno da dietro l’angolo e, seppur confusa, la quattordicenne si lasciò trascinare via dal coetaneo, correndo più veloce che poteva fino a rifugiarsi di nuovo nella città Bassa.

Corsero per molto, inseguiti dalle urla dei soldati e nello stupore degli abitanti della città, prima di raggiungere la salvezza: i canali di Garamsythe. Una volta infilatisi nelle vasche di raccolta, i due poterono riposarsi seppur nelle fogne. Jessica si poggiò sulla porta.

"anf… pant… grazie…" sussurrò sfiatato il ragazzino, lasciando per terra il sacco. La magia delle sfere si dissolse, lasciando i due come prima: lui con la lancia e lei con la daga nel fodero della cintola.

"potrebbero tornare a cercarci…" Jessica si staccò dalla porta e con una mano si pulì i pantaloni "come ti chiami?"
"eh?"
"ho chiesto come ti chiami! Sei sordo? Il gatto ti ha mangiato la lingua?"
"ah... mi chiamo Drust"
Jessica tese la mano destra verso lui, senza curarsi del fatto di trovarsi in un condotto fognario piuttosto sporco e pieno di mostri. La stanza era rettangolare e le porte verso le chiuse erano ben sigillate da dei congegni carichi di magia. Solo dei ratti mannari svicolavano nelle vasche di raccolta di tanto in tanto.

"e comunque, dovrei chiederti la stessa cosa.." Drust accettò l’aiuto offertogli da Jessica. Strinse la sua mano e si alzò in piedi, mentre con l’altra si risistemò una ciocca riccioluta dietro l’orecchio.

"mi chiamo Jessica e sono una ladra…" mormorò scuotendo il capo. Dopo poco lasciò la sua mano, dandosi un’occhiata intorno "se riusciamo ad andare alla pianura a sud della città, dovremmo salvarci almeno per il momento... Secondo uno pseudo meteorologo, si avvicina la stagione delle piogge. Quasi nessuno andrebbe a cercarci là"
"sei informata" osservò Drust
"Questa è la MIA città. So quando è il momento d'informarmi"
Lo sguardo andò un po’ dappertutto, in cerca di una via d’uscita alternativa, che non trovò
"mi sa che siamo come topi in trappola" osservò tristemente la quattordicenne, disillusa. Non c’erano molte possibilità di salvezza e, oltretutto, i canali di Garamsythe erano anche pieni di mostri.

"si passa al piano B.." Drust estrasse dalla cintola un anello di metallo arrugginito cui era attaccta una piccola chiave. Quindi, svuotò il sacco di denaro e infilò il bottino nelle tasche della sua cintola, in parti eguali. Mentre con la destra incastonava la piccola sfera in uno dei fori della sua cintola modificata

Jessica osservò silenziosa e accigliata la chiave, prima che un sorriso felice le affiorasse sulle labbra."la chiave delle chiuse! Ma...dove...." A stento la ragazza si trattenne dal saltare di gioia, considerata la sua confusione. Ingegnoso il tipo, pensò.

Drust si avvicinò lentamente a Jessica, con una mano che grattava leggermente sul mento. Segno che stava pensando. "quella sfera ti ha trasformata in una strega nera. Esistono altre sfere come questa, che donano poteri differenti. La mia mi ha trasformata in un guerriero. La tua è una sfera magica, la mia una sfera fisica. Io apprendo tecniche e tu magie." concluse infine poggiando una mano sul fianco "ah, dimenticavo… tu non possiedi collezioni a quanto vedo, quindi potresti avere qualche difficoltà a controllare il potere della sfera... Nerarcano. Diventerai sadica e dato che non puoi controllarne bene il potere... attenta a non farti sopraffare"
Detto questo, Drust si voltò e iniziò a camminare verso la porta delle vasche di raccolta. Non prima di aver osservato attentamente la pietra sferica che usa come ciondolo di una piccola catena dorata. Aveva qualcosa di molto strano, ma non ci fece molto caso, pensando sicuramente che avrebbe dovuto trovare una soluzione per allontanarsi in fretta dalla zona.

"secondo il saggio di Rabanastre, i canali conducono a una scala che porta al palazzo reale. L'unica è arrivare là e fingerci servi" mormorò Jessica allungando la mano con una velocità sufficiente ad afferrar la chiave delle chiuse prima che Drust potesse accorgersene. "io conosco i canali meglio di te. Credo sia meglio se guido io" detto questo, ella mosse dei passi grandi quanto falcate, estraendo agilmente la sua daga non molto lunga.

Per maneggiare una lama simile, c’è bisogno di una certa agilità, pensò Drust. Con una semplice spinta, aprì la porta, raggiungendo la piazza delle chiuse.

Si trattava di un’area non molto vasta, di forma semicircolare e che dava su molte porte, che potevano essere aperte solo tramite dei congegni carichi di magia, attivabili grazie alla chiave delle chiuse. Jessica fece roteare la chiave nella mano sinistra e poi la infilò in una sottile fessura sul pavimento, dalla quale in moltissime direzioni si diramavano delle linee spente, che conducevano ai congegni magici. Dalla fessura, tantissimi fasci colorati illuminarono le linee e fecero sì che tutte le chiuse s’aprissero

"ora dovremmo riuscire ad andare… il palazzo reale si trova a ovest" La chiave fu lasciata nella fessura, mentre i due presero a camminare con cautela, uno con la lancia tenuta ben stretta tra le due mani, l’altra con la daga impugnata all’elsa da una sola mano. Si mossero verso destra, iniziando ad andare verso ovest. Appena varcata la linea che separava l’area di quella chiusa da quella della piazza delle chiuse, due enormi mostri flaccidi e simili a budini caddero dal soffitto. Due sottili linee delineavano la bocca e altre due gli occhi, che si aprirono mostrando qualcosa simile a delle iridi rosso sangue.

Drust torse la bocca in una smorfia disgustata "non bastavano le fogne che mi devo sporcare i vestiti… VOGLIO UN CAMBIO PULITO!"
Jessica osservò disgustata i budini, che avanzavano minacciosi, pronti a dar testate. Dalla base, sbucarono moltissime lame poco affilate "credo che non mangerò mai più budino... almeno so che possiamo farli sciogliere" Jessica si trasformò in nerarcano. Drust, in guerriero. Mentre i budini si avvicinavano, pronti a tagliarli e a dargli botte, i due iniziarono a concentrarsi, mentre sia il ghiaccio, sia i tuoni divenivano più intensi e massicci, segno dell’aumento della potenza dei loro successivi colpi. La giovane tese le braccia in avanti, stringendo lo scettro tra le mani, e prese a roteare l’asta lignea placcata d’oro in senso orario, riaprendo gli occhi precedentemente chiusi per la concentrazione. Drust, invece, tese verso l’alto la spada mentre questa iniziava a divenire rovente e ad emanare delle fiamme, deboli ma calde.

Nello stesso istante, colpirono i budini appena questi furono vicini "FOCUM!" ringhiò Drust, colpendo il budino con un affondo. Questo iniziò a sciogliersi, assieme alle lame alla sua base. Stessa sorte toccò all’altro budino, che, in un orrendo verso, si vide formarsi delle bolle sulla gelatina che lo componeva e, tra un nauseabondo vapore, iniziò a sciogliersi fino a divenire un liquido giallo, così come l’altro. I due si tapparono il naso e si allontanarono di corsa, riponendo le armi, senza accennare a interrompere la magia delle sfere. "che schifo! Tutta questa puzza mi dà allo stomaco... ancora un budino marcio e giuro che vomito!" esclamò disgustata la quattordicenne, storcendo leggermente il nasetto dalla forma aggraziata. Altra caratteristica: Jessica aveva la fobia di qualsiasi cosa puzzasse in maniera disgustosa.
Drust fece finta di non sentire, osservando più attentamente il lungo corridoio che si presentava dinnanzi ai loro occhi. Camminarono con passi lenti e cadenzati, cercando di non fare rumore alcuno. Anche il mormorare continuo della ragazzina abbigliata con l’abito da nerarcano s’interruppe, mentre i pensieri della quattordicenne lasciavano spazio ai ricordi. La sfera fu riposta al sicuro, quando in lontananza, almeno per il momento, non videro più mostri. I loro abiti tornarono normali, così come le armi. Neanche il tempo di svoltare l’angolo, che ella vide il nuovo conoscente fermarsi e mettersi in ascolto.
Clang. Clong. Clang. Clong. Rumore di ferraglia. Non molta ferraglia, anzi, una sola armatura.
Con aria grave, Drust afferrò la sua lancia e Jessica la sua daga. Entrambi socchiusero gli occhi: prima Drust, poi Jessica, concentrandosi sulla loro aura. Delle leggere scariche elettriche, scaturite da Drust, attirarono l’attenzione del soldato, seguite da un effimero nevicare di fiocchi di candida e soffice neve. L’aura, di natura offensiva, fu portata alle armi dei due con la loro massima concentrazione e una volta faccia a faccia con il soldato, gli si avventarono contro. Il colpo della lancia fu parato dallo scudo del soldato imperiale. Il colpo della daga gelida di Jessica, andò invece a segno, in quanto avendo egli parato uno dei colpi, aveva lasciato scoperta la spalla destra. Lì andò il fendente rapido e preciso della ladra, che ferì il nemico. Gocce di rubineo e scarlatto sangue irrorarono la pelle scoperta dell’uomo che si portò la mano alla spalla. L’aura conferiva una potenza extra mai vista. Ciò, non importava granché, lo scopo era raggiunto.
" andiamocene.. l’entrata segreta del palazzo è là" esclamò Jessica, correndo verso la direzione prima indicata con lo sguardo, ossia la destra.

Tac Tac Tac Tac. Le scarpe dei ragazzi lasciavano un sordo rumore sul pavimento lastricato dei Canali. Iniziarono a salire una scala dai gradini alti, con prudenza, finché la testa di Drust non andò a sbattere contro qualche cosa. "ouch!" esclamò portandosi una mano alla testa, dolorante. Strinse forte i denti.
Jessica lo osservò interdetta "che c’è?" domandò stranita, poggiando una mano contro il soffitto dove evidentemente egli era andato a sbattere con il capo. Una piastra mobile "ci siamo." borbottò ella poggiando anche l’altra mano sulla piastra. Quando riuscì a sollevarla… una luce abbagliò entrambi… Dov’erano finiti? Perché era andata a cacciarsi in questo pasticcio? Non poteva semplicemente andare alla taverna a farsi una birra in segreto come faceva di solito? La ragazzina iniziò a maledirsi in tutte le lingue di Ivalice che conosceva
  
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