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Autore: xjavaadsbotilia    22/02/2013    1 recensioni
Erano lì, erano venuti.
Non mi sarei mai aspettata di vederli davvero là.
Erano vestiti di nero, come tutti del resto, con uno smoking che stava alla perfezione a tutti e cinque.
Il mio sguardo e il suo s’incrociarono, ora aveva un ciuffo biondo che lo rendeva ancora più bello del solito.
Faceva male vederlo dopo tanti mesi. E in una situazione non molto bella. Anzi. Davvero pessima.
Vidi che tutti e cinque si avvicinavano a me, mia madre, Blain, Diana, Meg e Johnny.
Tremai vedendolo arrivare dritto verso di me. Blain mi circondò la spalla e mi rassicurò attraverso il suo abbraccio caloroso.
Piansi.
- Ehi - mi disse piano. La sua voce era un colpo al cuore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo uno;
<< Dai ragazzi io vado a casa, lasciatemi un po’ di biscotti. Charlie non ingozzarti!>> disse Meggie.
<< Tranquilla tesoro, ci penso io a lei.>> disse ridendo Johnny.
<< Avete una buona considerazione di me!>> dissi.
Eravamo a casa mia e avevamo appena fatto i biscotti di cioccolato, ne erano uscite tre teglie e ce n’eravamo mangiate già due.
La casa era un caos totale, le ciotole ancora sporche erano rimaste nel lavandino, buona parte della farina era caduta sul tavolo e in parte per terra, ma noi eravamo troppo pigri per raccoglierla.
Avevamo fatto quella mini-festa per la fine dell’anno scolastico, tutti promossi col massimo dei voti al liceo linguistico.
L’anno prossimo sarebbe stato l’ultimo, si sarebbe concluso un periodo importante della mia vita.
Quando avevo messo piede per la prima volta in quella scuola ero da sola e impaurita, come Meggie e Johnny.
Ci eravamo conosciuti tutti e tre lì, lui scoprii solo dopo qualche anno di avere gusti differenti dagli altri ragazzi.
Io e Meggie ce n’eravamo accorte immediatamente, quelle movenze e quella parlantina erano troppo femminili per un maschio.
Quando lo scoprì fu un trauma per lui, e per chi non lo sarebbe stato?
Quando la classe lo venne a sapere lo isolarono, io e Meggie fummo le sole a stargli vicino e a sostenerlo.
Però eravamo estremamente convinte che fosse uno spreco, assomigliava terribilmente a Ben Affleck.
I miei pensieri furono interrotti dall’arrivo di mia madre.
<< Charlie ci sei? >> chiese gridando dall’atrio.
<< Cazzo è già qui!>> sussurrai vedendo il macello che avevo per cucina.
Ma non ci fu il tempo di risistemare nulla anche perché il tallieur grigio e i tacchi tintinnanti di mia madre arrivarono in cucina.
Aveva quella divisa lavorativa da quando mio padre ci lasciò quando avevo appena un anno, non l’avevo mai visto, se non in foto.
Un uomo con i capelli rossi e pelle chiara, ero identica a lui.
Mia madre guardava la foto con disprezzo, non gli andava bene che sognassi, un giorno di incontrarlo.
Diceva che se mi avesse voluta davvero non sarebbe scappato per tornare da dove era venuto, e quindi, non valeva nemmeno la pena di cercarlo.
Quando la supplicavo di parlarmi di lui diceva: Era uno sfaticato, ti basta sapere questo. Oppure: Non è stato capace di crescere una bambina meravigliosa come te.
A sedici anni persi le speranze e l’argomento ‘papà’ fu chiuso per sempre e il mio sogno di incontrarlo su chiuso a chiave in un cassetto.
<< Perché sei così sorridente?>> chiesi sospettosa.
<> disse lei facendo un sorriso.
<< Si, grazie. Ora dobbiamo proprio andare. Mi scusi tanto.>> disse Meggie.
Meggie prese per mano Johnny e lo trascinò verso l’uscita, ma prima lui fece una sosta e baciò la mano di mia madre.
<< E’ sempre un piacere rivederla. >> disse per poi uscire.
<< Oh mio Dio Charlie, è così gentile ed è terribilmente carino. Ti ci vedo proprio insieme a lui, una rossa con un biondo.>>
<< Mamma lo sai che è anche terribilmente gay?>>
<< Si, un peccato…>> sospirò persa nei suoi pensieri. << Comunque, ho una sorpresa.>>
<< Un nuovo fidanzato? >> dissi con aria annoiata.
<< No qui non si tratta di me, ma di te.>>
<< Mi preoccupi.>>
<< Non fare la sciocca. Ho parlato con la nonna. Te la ricordi vero zia Lucy?>>
<< Ehm… a stento, era un po’ psicopatica?>>
<< No, non lo era.>>
<< Certamente. Dicevi?>>
<< Visto che sei andata bene a scuola quest’anno, pensavamo di farti passare l’estate a casa sua a Londra!>>
In un primo momento rimasi shockata, ma poi capii e scoppiai a ridere.
<< Perché ridi?>>
<< Perché questo è lo scherzo migliore che tu mi abbia mai fatto, meglio anche di quando mi hai messo un topo finto nel letto.>>
<< No, questa è la verità.>> disse lei seria.
<< TU SEI IMPAZZITA! IO TRE MESI CON ZIA LUCY NON CE LI PASSO. >> gridai rendendomi conto che quello che stava dicendo era vero.
<< Ma è Londra! E zia Lucy è una guida perfetta.>>
<< A me non interessa, io non ci voglio andare.>>
<< Era un premio perché sei andata bene a scuola!>>
<< Allora avresti potuto mandarmi a New York.>>
<< In una città piena di psicopatici non ti ci mando.>>
<< Ma in una casa con la peggior psicopatica di Londra si.>>
<< Charlotte non ti permetto di parlare così. Fra tre giorni tu partirai per Londra.>>
La guardai con odio profondo e andai in camera mia sbattendo la porta.
Avviai il computer e chiesi una videochiamata per Johnny e Meggie.
<< Ciao angioletto dagli occhi azzurri e capelli color fuoco. Dicci tutto.>> disse Meggie.
<< Il tuo angioletto andrà per tre mesi in una casa di una vecchia pazza londinese.>>
<< VAI A LONDRA?>> gridarono tutti e due.
<< Già…>>
<< Non mi sembri molto contenta.>> notò Johnny.
<< Non lo sono. Non voglio stare tre mesi senza di voi in una città piena di sconosciuti.>> dissi.
<< Immagino. Verrei io al tuo posto.>> disse Meggie.
<< Te lo cedo volentieri.>>
<< Quando parti?>> chiese Johnny.
<< Tre giorni circa.>>
<< Bene domani veniamo da te e ti aiutiamo con le valigie. Ora vado perché mia madre mi butta giù dal balcone se non vado immediatamente a mangiare.>> disse Johnny.
Scoppiammo a ridere e staccammo tutti quanti.
Mi voltai e presi da sotto il letto la mia valigia verde per poi riempirla per metà.
Stanca mi sedetti dentro e dopo pochi minuti sprofondai nel sonno.
Mi svegliai la mattina seguente quando sentii uno scoppio sonoro di risa, così aprii gli occhi e vidi i riccioli neri di Meggie e il volto perfetto di Johnny.
<< Smettetela.>> farfugliai tirandomi su.
<< No, non penso di farcela.>> disse Meggie tra le lacrime.
<< Non è comoda quella valigia.>> dissi.
<< Mi sa che Garfield e il cane hanno fatto a botte tra i tuoi capelli.>> disse Johnny tastandomi la testa.
Io gli feci una linguaccia e gli scompigliai i capelli.
<< Vatti a dare una sistemata che ti portiamo fuori.>> disse Meggie.
<< Dove?>>
<< A fare shopping per la grande città.>> rispose.
<< ma se per sbaglio sbagliassi il volo?>> sussurrai.
<< Charlotte Reyes, tu andrai in quella città. Che tu lo voglia o no.>>  mi rimproverò Johnny.
<< Ma…>> tentai di dire.
<< Niente ma, vai a cambiarti che usciamo.>> mi spinse e mi diede una pacca sul sedere.
Una volta in bagno mi diedi una sistemata con un filo di trucco e una spazzolata ai capelli.
Tornai in camera e scoprii i miei amici a finirmi la valigia.
<< Hai un sacco di cose orribili!>> commentò Johnny.
<< Grazie, anche tu ti vesti bene.>> dissi facendo una smorfia.
<< Lo so! È anche per questo che sono bellissimo.>> disse vanitosamente.
Dopo qualche minuto ero sul mio motorino con Meggie e con Johnny che ci seguiva, mi era stata ordinata la destinazione Via Torino.
‘Bershka’ fu la nostra prima tappa.
Iniziammo a girarlo tutto da cima a fondo, Johnny mi fece provare un vestito rosa e blu con dei fiorellini minuscoli ovunque, abbinato a una minuscola cinturina beige e visto che mi andava abbastanza bene, lo presi.
Poi mi rifilò una maglietta con una bandiera sbiadita dell’Inghilterra e degli shorts beige. << E’ per rimanere in tema!>> disse lui.
Dopo un altro giro optammo per un altro negozio di scarpe.
<< Ma mica devo essere una top model.>> dissi scuotendo la testa.
<< Lo devi essere, invece. >> disse trascinandomi dentro al negozio.
Presi un paio di tacchi beige alti 12 cm e delle ballerine nere, Maggie, obbligata da Johnny, comprò dei tacchi grigi.
<<  Basta, ho fame e sonno. >> dissi appoggiandomi a un palo fuori dal negozio.
Andammo a mangiare al Mc Donald’s.
In quel fast food mangiavamo sempre come dei maiali, come quella volta.
Ovviamente quelle che mangiavano tanto eravamo io e Meggie, Johnny ci guardava con disgusto mentre mangiava la sua porzione di patatine piccole.
I due giorni seguenti passarono troppo in fretta, andammo al parco a fare delle foto così non avrei sentito più di tanto la loro mancanza, poi il giorno dopo andammo al cinema per vedere un film strappalacrime e per avere un contegno e un atteggiamento dignitoso il giorno dopo.
La mattina della mia partenza mia madre mi svegliò alle sette perché alle nove e mezza avrei avuto l’aereo.
Mi alzai a fatica e di malavoglia, già col broncio.
Quella notte era nata un’intensa relazione d’amore tra le mie lacrime e il mio cuscino così adesso non si volevano lasciare.
Alle otto la macchina era già pronta e io stavo quasi per salire quando sentii un clacson.
Mi girai di scatto e vidi i miei pazzi personali sul motorino di Meggie.
Scesero e mi corsero incontro.
<< Cosa ci fate qui?>> chiesi con un sorriso enorme.
<< Tua madre ci ha chiesto di tosare l’erba.>> disse Meggie.
<< Siamo venuti per te stupida!>> disse Johnny abbracciandomi.
<< Ragazzi ora dobbiamo andare, fra poco parte l’aereo!>> ci interruppe mia madre.
Sbuffai e strinsi di più i miei migliori amici che mi sarebbero mancati come aria nei polmoni.
<< Vi voglio bene ragazzi, mi mancherete.>> dissi.
<< Anche tu! >> disse Johnny scoppiando in lacrime.
<< Oh ma non ti è bastato il film di ieri?>> dissi per poi essere contagiata.
Ridemmo e piangemmo fino a quando mia madre non dovette richiamarmi.
<< Ci si vede fra tre mesi.>> dissi, poi mi voltai e salii nella mini Cooper bianca di mia madre.
Quando partimmo le lacrime ripresero a scendere a fiotti.
Mia madre cercava di rassicurarmi e di scusarsi con le solite frasi fatte che servono a nulla, non se ignorate completamente.
Dopo un’ora arrivammo in aeroporto.
<< Mi mancherai.>> disse mia madre quando chiamarono il mio volo.
<< Lo so… anche tu mi mancherai.>> dissi.
<< Non mi perdonerai mai vero? >> chiese triste.
<< Mai dire mai. Ora devo proprio andare.>>
Le diedi un bacio e un abbraccio e mi avviai verso il check – in.
Quando salii in aereo accesi l’i-pod e ascoltai musica, cercando di non pensare che quando sarei atterrata sarei andata a vivere da una zia che avevo visto solo poche volte, cercando di non pensare che già mi mancavano i miei amici e a quanto odiassi in quel momento mia madre e mia nonna.
Dopo due ore e mezza atterrai e quando entrai nell’enorme edificio vidi migliaia di persone.
Come cavolo faccio a trovare quella vecchia pazza?,pensai in preda al panico.

spazio autrice:
ciao a tutte,mi presento, sono Francesca e ho sedici anni.
questa è la mia seconda ff, la prima non la pubblicherò mai perchè fa cagare AHAHAHAHAH

anyway, questo è il primo capitolo e spero vi piaccia, ne pubblico subito altri, buona lettura! c:
 

  
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