L’estate
era passata molto lentamente per Blair. Doveva imparare a gestire
la Waldorf Design nel più breve tempo possibile, ma si rendeva sempre
più conto
che gestire una casa di moda non era poi un’impresa così semplice.
Inoltre
aveva passato l’estate intera ad aiutare Chuck e suo zio Jack a fare
ricerche
su Bart Bass e su quello che aveva fatto nel periodo in cui aveva finto
di
essere morto, ma nemmeno quello era stato poi così semplice. I
complotti e le
vendette sembravano non interessarle più come una volta e forse era per
questo
che non era più così brava a metterli in atto. Aveva persino
abbandonato l’idea
di vendicarsi contro Serena dopo aver letto su Gossip Girl che la sua
ex
migliore amica aveva abbandonato New York e che forse aveva
ricominciato a
farsi. Pensava tra se e se che il karma avesse già lavorato per lei,
dando la
giusta punizione a quella oca bionda.
Quando
rientrò nel suo appartamento Dorota la accolse con un grande
entusiasmo e B. ne fu molto felice.
«Signorina
Waldorf è bello
riavervi a casa.»
«Beh
prima o poi dovevo
tornare, d'altronde la Waldorf Design non si gestisce da sola e noi
dobbiamo
pensare ad una nuova collezione che sbalordisca i critici e che allo
stesso
tempo faccia dire loro che sono la degna erede di mia madre.»
«Signorina,
sono sicura che
ce la farà, d'altronde nessuno ne capisce di moda più di lei.»
«Lo
so Dorota, lo so, ma ora
basta con le chiacchiere, porta le valigie in camera mia e preparami un
bagno
caldo. Ho bisogno di rilassarmi un po’ dopo un volo così lungo.»
«Sì
signorina, vado subito.»
Dorota salì i primi tre gradini e poi si girò nuovamente verso Blair
che si
stava godendo la vista tranquilla del suo appartamento.
«è
davvero bello riaverla a
casa.» Blair le lanciò un bellissimo sorriso che Dorota contraccambiò
poco prima
di salire al piano di sopra.
B.
andò a sedersi sul divano fintanto che aspettava che la vasca fosse
pronta
per il suo bagno, ma da quando era entrata in casa aveva una sensazione
strana
allo stomaco. Sì sentiva felice di essere tornata a New York, eppure
sentiva
che le mancava qualcosa o … qualcuno. Caccio via dalla mente quel
pensiero in
un secondo e sì girò con la testa a guardare la porta d’entrata. Per un
attimo
gli parve di veder entrare un ragazzo con i capelli neri un po’ lunghi
e dei
bellissimi occhi castani che l’avevano sempre affascinata ma quando
sentì un
rumore provenire dal piano di sopra si accorse che stava di nuovo
sognando ad
occhi aperti e infuriata salì le scale.
«Signorina,
la vasca non è
ancora pronta.»
«Non
importa. Faccio io. Ora
ti prego, lasciami sola, ho davvero bisogno di fare un bel bagno.»
«si
signorina.» Blair aspettò
che Dorota chiudesse bene la porta prima di far uscire un lungo
sospiro. Si
appoggiò al lavandino e si guardò allo specchio. Una lacrima le stava
scendendo
sulla guancia destra ma lei la cacciò via con il dorso della mano e si
asciugò
il viso con un asciugamano prima di togliersi i vestiti per entrare in
vasca. Non
era ne il momento di piangere, ne di compatirsi. Aveva fatto una scelta
mesi
prima e avrebbe continuato su quella strada per sempre. Questo si era
ripromessa a Monaco e questo si era ripromessa prima di tornare nel
UES, per
cui non c’era più tempo ne per i dubbi ne tantomeno per i ripensamenti.
Ormai
era una donna potente e come tale si sarebbe comportata davanti al
Mondo intero.
Fece un respiro profondo e sì lasciò sprofondare con la testa sotto
l’acqua per
annebbiare tutti i suoi pensieri, quando risalì, si sentì molto più
calma e
sicura di prima. I suoi obbiettivi ora erano
chiari. Sarebbe diventata una grande stilista e donna d’affari.
Avrebbe
aiutato Chuck a riconquistare il suo impero e se lui glielo avesse
chiesto, si
sarebbero sposati. Questi erano gli obbiettivi, e questi, e soltanto
questi
sarebbero stati i suoi pensieri da quel momento in poi.
****
Quando
Dan rientrò nel loft degli Humphrey, si
sentì pervadere da una sensazione di calore che solo casa sua gli
sapeva dare.
L’Italia era stupenda e aver passato l’estate intera circondato da
bellissimi
monumenti storici, visitando ogni singolo angolo di Roma e seguendo
anche dei
corsi di scrittura gestiti da scrittori famosissimi in tutto il Mondo
lo aveva
davvero aiutato a superare il trauma che gli avevano causato le ragazze
del
UES, o almeno così credeva. Suo padre gli corse incontro e lo abbracciò
forte
quando si accorse che era tornato.
«è
bello riaverti qui.»
«è
bello essere a casa.»
«allora,
com’è l’Italia?» gli chiese Rufus con un
entusiasmo sincero.
«beh
è davvero stupenda. Non è nulla di
paragonabile a quello che vedi in televisione. I monumenti, le persone,
il
cibo, è davvero tutto fantastico!»
«Con
persone intendi ragazze, vero?» Dan gli
lanciò uno sguardo acido ma poi ridendo ammise che sì, aveva ragione.
«In
Italia ci sono delle ragazze bellissime,
intelligenti e divertenti, lontane anni luce dalle ragazze di New York.»
«e
bravo il mio ragazzo. Ti sei dato da fare?» Gli
chiese sorseggiando del caffè e passandogliene una tazza. Dan prese la
tazza e
se la girò tra le mani guardando il liquido nero al suo interno.
«Dan?»
«Ah
sì, le ragazze. No,
in verità, non sono
uscito con nessuna ragazza, beh a parte Georgina, sempre che si possa
considerare una ragazza e non un demone a tre teste.» Il padre alzò un
sopraciglio in segno di disapprovazione e Dan cercò quindi di
spiegargli il suo
punto di vista. «Non
è che non abbia avuto occasione di uscire con
qualcuna di loro, solo che, non ho avuto tempo. E con Georgina non è
accaduto
nulla, tranquillo. Era lì solo per aiutarmi con il libro, tutto qui.»
«Ok,
non ti chiederò altro a riguardo, almeno per
il momento. E il libro? Lo hai finito?»
«che
tu ci creda o no, nonostante tutto sono
riuscito anche a finirlo. Devo solo sistemarlo, giusto per correggere
gli
eventuali errori, ma è finito. E se devo essere sincero ne sono molto
orgoglioso.»
«Beh
l’importante è questo. Ascolta io devo uscire
un attimo, ma tornerò presto, così potrai continuare ad aggiornarmi
sull’Italia
e sul tuo libro. Non vedo l’ora di leggerlo.»
«Tranquillo,
appena sarà sistemato, sarai il primo
a leggerlo.»
«Ci conto.» Rufus si mise la giacca e prima di uscire ripeté al figlio quanto era felice di riaverlo a casa. Dan portò le valigie in camera sua e lì vide Cedric, il cabbage patch con cui Blair scherzava di continuo e in un istante i ricordi riaffiorarono alla mente. Si ricordò di quando lei era entrata per la prima volta in camera sua, quando andavano ancora al liceo e lui stava con Serena e di come lo avesse preso in giro. Della volta in cui, dopo essersi messi assieme e aver fatto una colazione piuttosto imbarazzante assieme a Rufus e ai genitori di Serena, Cedric fosse stato testimone di un loro piccolo fallimento d’amore e di molte altre cose. Dan alzò lo sguardo al cielo e scosse la testa per cacciare quei pensieri e solo allora si rese conto di aver preso Cedric in mano. Lo guardò intensamente per un minuto e poi lo lanciò sul letto, pensando che forse era meglio andare a farsi una doccia ristoratrice. In Italia si era ripromesso di cambiar vita e di non pensare più a lei e questo sembrava aver funzionato, eppure, era bastato rientrare in casa e lanciare uno sguardo in uno dei tanti oggetti toccati da lei per far riaffiorare i ricordi e questo non poteva permetterselo. Non ora che lei aveva scelto un altro. Non ora che aveva scritto un libro che avrebbe distrutto l’immagine di tutti loro. Non ora che voleva tornare felice … come avrebbe potuto farlo se continuava a pensare a lei? Il getto gelido d’acqua lo fece calmare un po’ e mentre si risciacquava sotto la doccia decise che non l’avrebbe più rivista.