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Autore: fraVIOLENCE    22/02/2013    1 recensioni
"E.. dio, non so nemmeno perchè io stia dicendo questo, non è da me! Io.. Io sono Tom Delonge, diamine! Non ho bisogno di dire queste cose!"
Ambientata nell'estate 1999, dopo l'uscita di Enema of the State.
La protagonista è Jennifer, la migliore amica dei tre ragazzi californiani, una ventunenne che presto si ritroverà a fare i conti con un nuovo mondo: quello dell'amore.
Genere: Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Travis Barker
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Mark.
Arrivato a casa di Jen, suonai il campanello e sospirai quando la sentii urlare.
"Jennifer, sono Mark! Apri!"
Rimasi pietrificato nel guardarla: aveva gli occhi gonfi e lucidi e il viso rigato dalle lacrime.
Non l'avevo mai vista ridotta così.
"Piccola.." - mormorai, chiudendomi la porta dietro le spalle.
"Ti prego abbracciami" - biascicò, venendo a rintanarsi nelle mie braccia.
Non dissi nulla e la strinsi forte, per poi baciarle la testa.
"Mark.." - sussurrò lei, scoppiando nuovamente in lacrime.
"Vedrai che si sistemerà tutto, mh?" - dissi per rassicurarla, ma scosse la testa, allontanandosi di poco da me.
"Non.. Non posso" - ansimò.
"Jen, devi stare calma. Ti verrà un attacco di panico se non ti calmi" - la presi per mano e la guidai sul divano, facendola sedere accanto a me.
Mi stava spaventando: non l'avevo mai vista così.
Respirava a fatica, piangeva, tremava. Era visibilmente distrutta.
Allungai una mano e presi un pacchetto di fazzoletti dal tavolino, estraendone uno e asciugandole le lacrime.
"Ti faccio una tisana?" - le chiesi.
Lei scosse la testa, cercando di ricacciare indietro le lacrime.
"Io.. Non posso perdonarlo. Non gli credo" - mormorò.
"Lui ti ama, non ti farebbe mai del male. Poi sai com'è fatta Holly, è molto probabile che l'abbia ingannato" - risposi, sistemandole un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.
Lei mi guardò con quel suo sguardo triste, devastato.
"Jen, ti giuro sulla nostra amicizia che non ho mai visto Tom amare così tanto qualcuno. Te lo giuro" - mi appoggiai la mano destra sul cuore.
"Non mi ama.. Non lo avrebbe mai fatto. Se mi avesse amato non sarebbe uscito con lei" - tirò su con il naso, abbassando lo sguardo.
"Mi prometti che almeno provi a parlarci?" - le sollevai il mento con l'indice, guardandola negli occhi.
"Non posso prometterlo.." - si rifugiò nuovamente tra le mie braccia e io la strinsi forte a me, accarezzandole la testa per farla rilassare e funzionò, dato che dopo circa venti minuti si addormentò.  
Continuai a tenerla stretta e in quel silenzio i miei pensieri presero il volo.
Dovevo trovare una soluzione per farli riappacificare, altrimenti sarebbe cambiato tutto.
La nostra amicizia non sarebbe più stata la stessa, la band non sarebbe più stata la stessa, ma soprattutto, la mia vita non sarebbe più stata la stessa.
I miei pensieri vennero interrotti dalla vibrazione del mio telefono e sobbalzai.
Era Travis: risposi, tenendo il tono della voce basso per non svegliare Jennifer.
"Mark, ti prego, vieni qui. Tom è ubriaco marcio e sta delirando, non so più come tenerlo fermo"
"Non posso lasciare Jen da sola, è a pezzi"
In quel preciso istante la porta si aprii ed entrò in casa Dylan.
"No okay ho trovato la soluzione, dieci minuti e sono lì" - riattaccai la chiamata e saluti Dylan con un cenno della mano.
"Hei amico!" - disse Dylan cordiale.
Jennifer sussultò e si sollevò dal mio petto, aprendo piano gli occhi, per poi voltarsi verso Dylan, che la guardò preoccupato.
"Jen! Cosa ti è successo?" - venne anche lui a sedersi vicino a noi.
"Tom" - abbassò lo sguardo, mordendosi le labbra per trattenere le lacrime.
"Cos'ha fatto?" - domandò Dylan, innervosito.
"Io vi lascio parlare, okay? Io devo scappare. Jen, ci vediamo domani o passo tra un paio d'ore se riesco, va bene?"
Lei annuii e si lasciò baciare la fronte.
"E misurati la febbre, sei bollente" - le dissi, prima di alzami.
Salutaii Dylan e uscii, incamminandomi verso casa di Travis.



Travis.
Tom mi raccontò quanto successo poco prima, era distrutto.
Aveva iniziato a bere: aveva cominciato con un paio di birre, per poi darsi alla vodka e alla tequila.
Era seduto di fianco a me e si teneva le mani a coppa sul viso, farfugliando qualcosa di incomprensibile.
"Tom, forse è meglio che tu dorma un po'" - appoggiai una mano sulla sua spalla e lui si tolse le mani dal viso per guardarmi.
"Perchè? Sto benissimo!" - rise, si alzò e iniziò a barcollare verso il mobile degli alcolici, afferrando un'altra bottiglia di vodka.
Sospirai, alzandomi e andando verso di lui, strappandogli la bottiglia dalle mani.
"Finiscila Tom, non risolvi nulla così. Poi stai peggio di prima. Hai già bevuto abbastanza"
Provai a farlo ragionare, ma mi beccai solo uno spintone.
Lo presi per la maglia e lo spinsi contro il muro, guardandolo negli occhi.
"Tom, smettila di bere!" - il tono della mia voce si era fatto alto, non mi piaceva vedere le persone a cui tenevo affogare i loro problemi nell'alcohol.
"Ti ho detto che sto bene" - mormorò lui e chiuse gli occhi, per poi riaprirli subito.
"Oh mio dio!" - urlò, per poi scoppiare a ridere.
"Cosa? Cosa c'è da ridere?" - gli chiesi, innervosito.
"Quando chiudo gli occhi sono.. Sono su una montagna russa! Poi li riapro e sono qui! Com'è possibile?" - farfugliò lui, continuando a ridere.
Scossi la testa e lo spinsi sul divano.
"Non muoverti" - gli ordinai, per poi prendere il telefono e chiamare Mark.
"Mark, ti prego, vieni qui. Tom è ubriaco marcio e sta delirando, non so più come tenerlo fermo"
"Non posso lasciare Jen da sola, è a pezzi" - rispose lui.
"Merda.. Vabbè dai, proverò a farlo dormire" - sospirai, vedendo Tom correre verso il bagno.
"No okay ho trovato la soluzione, dieci minuti e sono lì"
"Grazie amico"
Riattaccai e andai in bagno, trovando Tom inginocchiato per terra con il viso rivolto verso il water.
"Se mi sporchi il pavimento giuro che ti faccio fuori" - gli dissi, piegandomi verso di lui e tirandogli indietro i capelli, mentre rimetteva.
"Amico, ma hai un mostro dentro di te!" - dissi, schifato, girando la testa e premendo il pulsante per lo sciacquone.
Aiutai Tom a rialzarsi e gli feci lavare il viso.
Sentii suonare il campanello e sospirai di sollievo, tornando in salotto e aiutando Tom a sistemarsi sul divano, per poi aprire la porta.
"L'ho appena accompagnato a vomitare" - feci entrare Mark e chiusi la porta.
"Tom! Come stai?" - gli chiese Mark, scuotendolo leggermente.
"Lasciatemi stare! Sto bene!" - piagnucolò lui, sbuffando.
"Posso chiederti perchè l'hai fatto?" - gli domandò Mark.
A quelle parole Tom aprii gli occhi e spinse con un braccio Mark, guardandolo torvo.
"L'ha fatto lei! Voi sapete quanto io ami Jennifer! Però adesso ho rovinato tutto!" - si rimise le mani a coppa sul viso, mugolando.
Sospirai e mi andai a sedere vicino a loro, accarezzando la schiena di Tom.
"Dai Tom, vedrai che domani si sistemerà tutto. Devi solo dormirci sopra" - gli dissi.
"No! Devo andare da lei adesso! Non posso aspettare domani!" - fece per alzarsi, ma io e Mark lo facemmo risedere.
"Sei ubriaco fradicio! Dove pensi di andare?" - disse Mark.
"Ho rovinato tutto! La band, noi, Jennifer! Ho rovinato le cose più importanti della mia vita! Ho rovinato la mia vita!"
Il suono della sue voce risultò ovattato, a causa delle mani sul viso.
"Ma va, non dire così!" - gli dissi, cercando di sembrare il più rassicurante possibile.
"Sì invece! Ci allontaneremo tutti! Io e Jennifer non tornermo mai più insieme, non mi vuole parlare!" - "Sono un coglione! Sono uno stupido! Rovino sempre tutto, fanculo, fanculo!" - continuava a ripetere in preda al panico, sbattendo il piede per terra ad ogni 'fanculo'.
Io e Mark ci mettemmo circa un'ora e mezza per farlo calmare e per convincerlo a farsi una bella dormita.
Il discorso di Tom però mi colpì molto, non aveva tutti i torti.
Se Jennifer avesse deciso di non perdonarlo, la vita di tutti e quattro sarebbe cambiata.
  
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