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Last
Ñ
di
_GrAzZiElLa_
Prologo:
- Tra noi è finita.
-
Marietta Edgecombe
non credeva ancora a quello che aveva appena sentito.
La sala degli
Slytherin era completamente deserta, solo pochi studenti del primo anno si
stavano riscaldando davanti al camino ardente.
Era entrata in quel
luogo solo per rivedere il ragazzo che le stava di fronte e che sorrideva
beffardo.
Voleva passare
un’altra serata come la precedente, ma, purtroppo per lei, lo Slytherin le aveva
dato un due di picche.
Draco Malfoy era
seduto sulla poltrona più vicina al caminetto e fissava, palesemente annoiato,
l’espressione stupita sul volto di Marietta.
- Come può essere
finita? Ieri dicevi che mi amavi, che avresti fatto di tutto per avermi, che il
nostro rapporto avrebbe funzionato… - la ragazza aveva la voce strozzata, si
sforzava di non piangere davanti a lui, ma i suoi occhi la tradirono facendo
calare qualche lacrima.
- Hai detto bene,
Marietta... Ieri. – Malfoy sbuffò - Oggi ho cambiato idea. Ho intenzione di
trovarmi una nuova ragazza. -
La ragazza venne
accecata dalla rabbia. Dentro di lei si alternavano stupore, amore, rabbia e
speranza che quella fosse l’ennesima bugia.
- Certo! Che stupida
che sono… Io, per te, sono solo un oggetto da sfruttare. Dopo Daphne, Pansy,
Millicent, Katie, Susan e tutte le altre… Aggiungi anche me alla tua lunga lista
di conquiste?! -
Marietta parlava a
raffica senza riprendere fiato. Aveva elencato tutti i nomi di alcune delle ex
di Malfoy con disprezzo. Dal suo modo di parlare e dalla sua sicurezza, sembrava
che lo osservasse anche da prima della loro finta
relazione.
- Vedo che hai
pienamente inquadrato la situazione. Hai ragione, ti ho usata per divertirmi un
po’. -
- Sei un bastardo,
Draco! Hai approfittato di me… - la voce della ragazza era scossa da singhiozzi,
ma si fece forza per l’ultima volta - Se per caso cambiassi idea, io… Io non ci
sarò più per te! -
- A dire il vero,
non ci contavo più di tanto. - rispose freddo di fronte a
quell’attacco.
- Io... Io... - Non
riusciva più a controbattere e ciò le dava molto fastidio
Provava così tanto
disagio, che il flusso delle lacrime si fece ancor più
intenso.
- Sono o non sono
bastardo? - Si chiese compiaciuto Draco.
Marietta, nonostante
fosse accecata dalla rabbia, lo sentì.
- Lo sei, eccome se
lo sei! Tu…Tu… - Provò a giocare la sua ultima carta - Ti prego Draco, torniamo
indietro, parliamone… Non puoi essere tanto sicuro di non amarmi, dopotutto,
stavamo bene assieme… -
Draco le piaceva dal
terzo anno, e quella relazione l’aveva attesa giorno e notte con tutte le sue
forze. Ma non pensava che quella dolce proposta fosse in realtà una trappola.
Dopotutto, quasi
nessuna diceva di no a Malfoy…
Marietta era stata
sedotta come tante da Draco. Le faceva cadere tutte ai suoi piedi, si divertiva
a giocare con i loro sentimenti e, infine, le piantava in asso senza dare loro
una spiegazione.
- Non credo che tu
abbia capito. Noi-non-stiamo-più-insieme. – Disse scandendo le ultime
parole.
Marietta si mise le
mani sul volto e continuò a piangere in silenzio.
- Cosa pretendi più
di così? Vuoi che ti faccia un disegnino? -
Draco iniziò a
fissare lo scoppiettio delle fiamme.
Il loro sussultare,
lo aveva sempre incantato. Amava osservare il caminetto, assorbendone tutto il
calore e la vitalità che esso emanava.
Era come se fosse
uno scambio: lui gli prestava attenzione, lo osservava, lo scrutava per
interminabili momenti, ed esso, lo ripagava con la sua bellezza.
- Credi che questa
sia una ragione sufficiente? - Urlò improvvisamente la ragazza esplodendo in uno
scoppio di singhiozzi.
- Per quanto mi
riguarda, sì. Adesso vattene. - Concluse Malfoy mentre si alzava in piedi ed
imboccava le scale lo avrebbero condotto fino alla sua
stanza.
Marietta rimase
immobile per qualche minuto, con il volto nascosto dalle mani.
Alcune lacrime le
cadevano irregolarmente delle fessure tra un dito e l’altro.
Continuò a piangere
per un tempo che le sembrava interminabile.
Alla fine decise che
era ora di raggiungere la torre di Corvonero, e così, scossa dai soliti
singhiozzi, si allontanò dal caminetto ormai spento, colmo di legna nera,
carbonizzata.
? Ì ?
Quella sera,
Hermione, non era rientrata ancora nel dormitorio Gryffindor a causa dei suoi
continui e stancanti incarichi da prefetto. Questa volta, purtroppo, era stata
mandata a fare il giro di perlustrazione nei sotterranei, a partire dall’aula di
Pozioni, fino all’entrata della sala comune di Slytherin.
Solitamente, quel
compito spettava a Pansy Parkinson, anche se quella sera, la ragazza si trovava
in infermeria, ricoperta da capo a piedi da strane macchioline, che cambiavano
colore a seconda del suo stato d’animo. Non si stupì che, quando andò a trovarla
(unicamente per informarla che
Quel compito, a
rigor di logica, doveva passare a Draco, che tuttavia, informato dell’accaduto,
era scomparso dalla circolazione, evitando così che gli fosse affidato tale
incarico.
I sotterranei,
quella sera, erano uguali a com’erano sempre.
I muri di pietra,
illuminati da torce incantate, erano ricoperti da lunghe ombre fredde, che
sembravano colare dalle fessure, per riversarsi sul pavimento, anch’esso gelato.
Solitamente
percorreva brevi tratti di quei corridoi assieme ai suoi amici, perciò non
badava particolarmente a ciò che li circondava.
Ma quella volta era
diverso, era sola, circondata da un’oscurità e da un’inquietudine
opprimenti.
A volte, un paio di
studenti Slytherin del primo e del secondo anno, guizzavano rapidi verso i loro
dormitori, senza degnarla di un minimo sguardo.
Ogni tentativo di
rimprovero per il tardo orario veniva dissolto nel nulla perché gli Slytherin,
furbi, scappavano via ridendo e ghignando.
Le suole rigide
delle sue scarpe, risuonavano ad ogni suo passo, e il rumore, rimbombava negli
sconfinati sotterranei.
Aveva appena
sorpassato lo studio di Piton e l’aula di Pozioni.
In quei corridoi si
congelava; rispetto ai piani superiori, il sotterraneo era un freezer.
Conosceva qualche
incantesimo utile per riscaldarsi, ma, se non voleva ritrovarsi completamente
carbonizzata, era meglio che ne evitava l’utilizzo.
Ormai la pattuglia
notturna era arrivata alla sua fine, infatti, poco dopo, passò un piccolo
Slytherin, che non tentò nemmeno di sgridare: sarebbe stato tutto inutile.
Udì un leggero
bisbiglio, molto probabilmente doveva essere la parola d’ordine recitata dallo
studente e successivamente un piccolo cigolio, seguito a sua volta da un tonfo
sommesso.
Appena girò
l’angolo, si rincuorò. Era finalmente giunta al capolinea. L’entrata della sala
comune di Slytherin era totalmente diversa da quella di Gryffindor.
Nessun ritratto nei
paraggi, nessuna porta incantata, niente di niente, solo uno squallido tratto di
muro debolmente illuminato da un’unica torcia.
Hermione non diede
particolare importanza a tale scoperta, si limitò a girarsi su se stessa, e
ripercorrere rapidamente i bui sotterranei.
- Fortunatamente è
tutto a posto… - Sospirò stanca.
Era quasi a metà
corridoio che una figura che singhiozzava la superò con velocità. Fortunatamente
la riconobbe: era Marietta Edgecombe.
- Marietta, fermati!
- Gridò Hermione impulsivamente.
Sia perché le era
stato ordinato da un prefetto, sia perché voleva sfogarsi con qualcuno, Marietta
si arrestò all’istante.
- Cos’è successo?
Perché sei qui? Perché piangi? - Domandò d’un fiato
Hermione.
- D…Dra… - E scoppiò
in un vigoroso singhiozzo.
La ragazza le si
gettò al collo piangendo. Il prefetto iniziò ad accarezzarle il capo,
dolce.
Hermione si
ricordava molto bene cosa aveva fatto Marietta Edgecombe all’intero ES pochi
anni prima, ma vederla così distrutta, le faceva un certo
effetto.
Così decise di
ascoltarla, e, se poteva, anche di consolarla.
Non era la prima
volta che consolava una ragazza, umana o fantasma che fosse, lei provava un moto
di solidarietà verso i cuori affranti.
- Non capisco
Marietta… Parla più forte… - Disse calma Hermione.
- È stato... Dra...
Draco! – Urlò.
Hermione ritenne che
non fosse il caso di rimproverarla nuovamente sul tono della voce, se non voleva
ritrovarsi con un possibile timpano liquefatto.
- Cosa c’entra Malf…
Ehm…Draco? - Chiese .
- Draco… Draco mi
ha… Mollata! - E scoppiò in una serie così fitta e sconnessa di gemiti e
singulti, che Hermione non riuscì a cavarne più un ragno dal
buco.
- Su Marietta… Non
e’ poi così tragico. Draco ti ha lasciata, e allora? Ci sono centinaia di
ragazzi qui ad Hogwarts! -
Marietta tacque per
un istante, poi ricominciò a piangere con maggior vigore di prima.
Ormai Hermione capì
che l’argomento “Draco” era tabù.
Il prefetto
accompagnò la ragazza dal cuore spezzato al secondo piano.
- Ascoltami,
Marietta. Se hai bisogno di sfogarti e di piangere più che puoi, ti consiglio di
andare da Mirtilla Malcontenta. In bagno troverai sempre qualcuno che ti
consoli, o che comunque ti faccia compagnia. – Disse Hermione con dolcezza.
Appena concluse la
frase, Marietta aprì la porta del bagno, salutò Hermione e si richiuse la porta
alle spalle.
Evidentemente, aveva
bisogno di piangere.
? Ì ?
La mattina seguente,
Hermione, udì gli stessi gemiti della sera precedente, provenire dall’aula
d’incantesimi, che a quell’ora era vuota.
Bussò e, dopo esser
entrata, vide Marietta Edgecombe tremante, abbracciata Cho Chang, che
evidentemente tentava la vana impresa di consolarla.
Al suo ingresso,
Cho, le fece un’occhiata che era piuttosto esplicita: “Non
ora…”.
Traboccante di
rabbia per Malfoy si avviò a grandi passi verso
Una volta entrata,
si sistemò, come al solito, accanto a Ron e a Harry, e incominciò a raccontar
loro tutto quello che aveva visto.
Inizialmente,
l’interesse dei due, non era molto elevato, ma la ragazza, non si accorse che
circa a metà del suo racconto, colmo di particolari, l’attenzione dei ragazzi,
scese sotto lo zero.
Improvvisamente
sentì la voce di Malfoy alle sue spalle che chiacchierava allegramente con
Blaise Zaini. E, colta da un’improvvisa curiosità, si mise ad ascoltarli di
nascosto, facendo finta di leggere
- Cosa?! L’hai già
mollata? - Chiese Blaise Zabini, imburrando una fetta di pane tostato
particolarmente croccante.
- Esattamente. E non
me ne frega niente se sta frignando come una mocciosa. – Rispose Draco,
incurante dell’espressione sorpresa dell’amico.
Era proprio quello
che Hermione non voleva sentire.
Odiava il modo in
cui Malfoy si prendeva gioco delle ragazze.
- Sei proprio un
bastardo! - Urlò la ragazza incamminandosi verso il tavolo degli
Slytherin.
- C-cosa hai detto,
Blaise? – Chiese Draco turbato.
- Non sono stato io,
mon ami, ma la ragazza qua dietro che si
sta fiondando verso di noi come una mandria di tori imbufaliti… - Rispose
mettendo le mani avanti.
Draco
sbuffò.
Come al solito stava
arrivando
Abbandonò il suo
caffelatte, mescolato così a lungo, che ormai era diventato freddo quanto la
gelida tazzina che lo conteneva, e si voltò.
- Buongiorno,
Granger… Noto che ci siamo svegliate di ottimo umore sta mattina. - Disse
ironico.
- Non parlarmi con
quell’aria di superiorità, stronzo! - Disse furibonda Hermione. Con una mano, si
appoggiava alla panca, mentre con l’altra, stritolava
Lei lo fulminava con
lo sguardo, lui la guardava divertito.
- Taci, indegna. -
Proferì Malfoy, senza curarsi minimamente di ciò che stava dicendo. Ormai, per
lui era diventata un’abitudine chiamarla in questo modo.
- Fammi capire,
Malfoy… Mi chiami indegna per dare aria alla bocca, o indegna come Marietta di
stare con te? - Domandò inviperita.
Sembrava che si
fosse studiata quella frase fin da prima del loro discorso, invece, l’aveva
articolata sul momento, senza porsi eccessivi scrupoli.
- Diciamo un misto.
– Disse il ragazzo per rispondere alla provocazione, poi, emise una bassa
risata.
Hermione furibonda,
vide Marietta entrare nella sala con il viso rigato dalle lacrime e gli occhi
gonfi. Senza pensarci due volte, unicamente per sfogare la sua rabbia, e
vendicare almeno leggermente Marietta, afferrò il suo bicchiere di succo di
zucca, e scaraventò il suo contenuto sul viso, ora fradicio, di Draco
Malfoy.
Draco assunse
un’espressione indignata.
Tutti i Gryffindor
ridevano di lui.
- Almeno adesso hai
anche tu il volto bagnato, non solo Marietta! – Urlò Hermione, prima di lasciare
Mentre si
allontanava, le pareva di aver udito un leggero tintinnio di rubini, e avrebbe
scommesso che una decina di essi, che prima riposava tranquilla sul fondo della
clessidra di Gryffindor, ora era risalita, nell'attesa di essere nuovamente
guadagnata.
Draco Malfoy la
osservò andarsene a grandi passi.
Blaise Zabini sfilò
la sua bacchetta dal mantello e la puntò verso Malfoy.
– Evanesco! -
Tutto il succo di
zucca del bicchiere della Granger era stato eliminato, lasciando l’amico
asciutto.
- Gliela farò pagare
a quella sudicia Mezzosangue… - ringhiò Malfoy.
- Non essere
impulsivo Draco. Dopotutto
- Ed è qui che ti
sbagli. Mi rifiuto categoricamente di far perdere la verginità a Romilda Vane! -
Disse con naturalezza Draco, come se stesse dicendo la cosa più normale, banale
e semplice di sempre.
- Sei sicuro che sia
del nostro anno? – Domandò Blaise.
- Non che la cosa
m’interessi, ma è sempre meglio mettere in chiaro le cose. – Disse Draco,
alzando leggermente la voce, quasi a sperare che Romilda lo sentisse, e si
mettesse il cuore in pace.
- Comunque, Draco,
che intenzioni hai con le ragazze del settimo anno? -
- Di mettermi con
ognuna di loro per qualche giorno e, prima di mollarle, … - Non concluse la
frase di proposito. Blaise aveva capito.
Sorseggiò il suo
caffelatte freddo e assaggiò un biscotto al cioccolato.
- Fortunatamente mi
manca una persona - Annunciò trionfante.
- Ovvero?
–
- Hermione Granger.
– Concluse con un sospiro rassegnato.
- Non vedo l’ora di
sapere come farai… - Ridacchiò compiaciuto Blaise.
Malfoy si strozzò
con il biscotto.
- Scordatelo. –
Disse infine gelido.
? Ì ?
- Insomma Blaise,
basta! – Gridò Draco, appena fuori dall’aula di Pozioni.
- Perché dovrei
smetterla? Mi diverto a pensare che proverai a metterti con
- Buca? A me? Non so
se hai presente, ma io sono l’affascinante Draco Malfoy. Cadono tutte ai miei
piedi! – Ridacchiò Draco.
- Non ti biasimo,
sarai anche Draco Malfoy, ma qui stiamo parlando della Granger… Hermione Santa
Granger. - Disse Blaise.
- Questo per me, è
un futile dettaglio! – Proferì Draco, sistemandosi la tracolla, che rischiava
pericolosamente una caduta, sulla spalla destra.
- Futile dettaglio?
Lo sai che avrai un due di picche, cosa ti porta ad arrivare a tanto? – Annunciò
Blaise, imitando l’amico, ma con l’unica differenza che si sistemò la tracolla
sulla spalla sinistra.
- Lo faccio
solamente per aumentare la mia autostima, insomma: è una scommessa con me
stesso. –
Draco si grattò una
spalla indolenzita, frutto di un duro allenamento di Quidditch della sera prima.
Quell’idiota di Tiger, sfrecciava come un bolide per tutto il campo, tentando di pavoneggiarsi con alcune studentesse del quarto anno di Ravenclaw, ottenendo solo un brutto scontro con il manico di Draco.
Entrambi erano
caduti dalla scopa, ed erano piombati atterra. Fortunatamente non erano più in
alto di un paio di metri, ma Draco aveva attutito male la caduta, atterrando
sulla schiena, ed ora, sentiva qualche dolorino, in ricordo del pessimo
incidente.
- Non so se hai
capito, ma lei ti odia con tutta se stessa! -
- Infatti! Pensa a
quanta gente rimarrebbe colpita dal fatto che sono riuscito a conquistare una
ragazza che mi detesta! – rispose eccitato Draco.
Erano ormai
all’uscita dei sotterranei, diretti all’aula di
Trasfigurazione.
- Fai come vuoi,
Draco, ma io non scommetterei nemmeno uno zellino sulla riuscita della tua
impresa. -
- Vedremo…
-
? Ì ?
Quella sera a cena,
la discussione tra Blaise Zaini e Draco Malfoy non si era ancora
spenta.
- Lo capisci o no,
che potrei conquistarla in due giorni? – Insisteva Draco.
- Ti ci vorrebbe
minimo un mese e mezzo! – Blaise fece un’elegante risata – Ma cosa dico? Non ti
basterebbe neanche tutto il resto della tua vita! -
Draco annoiato,
mangiò l’uovo che aveva davanti e lo accompagnò con un abbondante sorso d’acqua
fresca.
- Non credo proprio,
Blaise! – Sbuffò Draco.
- Allora
scommettiamo, Draco. Avanti, quanto mi dai se vinco? Io ti do cento galeoni -
Disse gustando il suono delle ultime due parole
pronunciate.
- Io te ne darei
anche duecento, ma non ho intenzione di scommettere. - Disse Draco più
tranquillo.
- Di solito si
rifiuta quando si sa già di perdere, o sbaglio? – Blaise si stava assaporando
quel momento fino in fondo: aveva Draco in pugno.
- Va bene. – Abboccò
Draco – Ma se vinco io ti farò baciare quella brutta racchia della McGranitt. –
Concluse con un sorrisino.
- Va bene. Tanto
sono sicuro di vincere, mon ami. –
rispose.
I due si strinsero
forte la mano.
- Ora non puoi più
tornare indietro, Blaise. -
- Ora non puoi più
tornare indietro, Draco. -
- Quanto tempo mi
dai? – chiese Malfoy.
- Non ce la farai
mai in una settimana, quindi… -
Blaise non riuscì a
finire la frase che subito Draco si alzò in piedi urlando.
- Una settimana, e
staremo insieme, contento?! –
Malfoy, impettito si
allontanò dal tavolo, e usci impetuosamente dalla sala.
Blaise si voltò
verso Daphne Greengrass, che lo guardava ridendo.
- Sei una volpe,
Blaise… - Gli disse divertita.
Blaise Zaini sfoderò
uno dei suoi sorrisi più brillanti e rispose:
- Lo so, cara… Lo
so… -
E intanto Hermione
Granger uscì dalla Sala grande massaggiandosi le tempie.
- Evidentemente, mi
toccherà consolare anche qualcun’altra… Oltre a Marietta ovviamente. – sospirò –
Chissà chi è… -
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