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Autore: Dafne    09/09/2007    11 recensioni
Una ragazzina appena investita con il nome di " Silver Saint di Linx " e con il desiderio di diventare maestra viene assegnata a Milo, portando una ventata di allegria al Grande Tempio... o meglio, un tornado di istinti omicidi. Ma è davvero tutto così allegro? Chi sta tramando nell'ombra, mietendo vittime a non finire? Nuovi personaggi, nuovi combattimenti, nuovi nemici. E stavolta, la posta in gioco è davvero troppo alta, persino per i Gold Saint.
Genere: Romantico, Comico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ci ho messo un po

Ci ho messo un po' per scrivere questo capitolo perché è alquanto lungo e, ad essere sinceri, sono una frana cosmica a descrivere i combattimenti ^^; Volevo fare in modo di non risultare troppo noiosa, ma non so se ci sono riuscita...
Questo è il penultimo capitolo, l'ultimo se consideriamo il prossimo come epilogo, quindi spero vivamente che sia venuto comprensibile! Per quanto riguarda i vari Dei che appaiono, chiedo perdono se ciò che scriverò non corrisponde esattamente con la mitologia...
Le canzoni che trovate nel capitolo sono, rispettivamente, "The Voice" -dal CD Celtic Woman- e "Song of Exile", già apparsa nel capitolo 14, di Caitlin Matthews; forse vi sembrerà noiosa la parte dove descrivo la prima canzone, ma sarebbe inutile dire che ambedue sono irlandesi e che io adoro questa musica!
Se ne avete voglia potete sentirle entrambe quando è il momento di leggerne il testo, dato che io ho scritto il capitolo praticamente continuando a mettere queste due canzoni! XD
 

Ringraziamenti:

-Synnovea: povero, povero Shura... effettivamente l'ho trattato un po' male, ma in questo capitolo si riscatta (credo).
-Engel: eheheh, Athena è la solita combinaguai!
-picciottina75: spero di non averti fatto aspettare troppo... T_T sono un disastro completo anche con gli aggiornamenti... (e non è una novità.)
-Ika92: grazie! ^O^ non ti preoccupare, nei commenti solo io sono una frana totale... come in tutte le cose, del resto!
-abdulla: grazie mille! Mi fa piacere che Ashanti si sia riscattata come personaggio, ci ho lavorato un po' per crearla ^^
-Dawn Lily: spero che in questo capitolo troverai le risposte, ma non sono sicura che Athena abbia iniziato la guerra per buone ragioni; in fondo, credo che non esista nessuna ragione tanto valida per uccidere... ok, ok, mi sto lasciando trasportare troppo! Ti ringrazio per il tuo commento ^O^
-Natsuki Uzumaki: effettivamente Ashanti Dea è davvero poco credibile (Ehi! ndAshanti), lo dico perfino io che l'ho creata! XD E per quanto riguarda le coppie... no, niente spoiler, spiegherò tutto nel prossimo capitolo ^^ Anche se devo dire che alla fine ho deciso di salvarle quasi tutte...
-lord Martiya: non devi scusarti, mi fa piacere sentirti ^^ ti chiedo già scusa se Nemesi/Northia/Seshat apparirà un po' OOC ( forse molto OOC), non ho trovato tantissime informazioni su di lei T_T comunque ti faccio i miei complimenti per aver intuito tutto, sei grande! ^O^
-Tutti quelli che hanno anche solo letto: mi raccomando, resistete fino al prossimo capitolo, poi questa tortura finirà XD

 

 

Avere a che fare con una divinità non è piacevole, i Gold ne erano consapevoli.
Avere invece ben due dee, l'una di fronte all'altra, che si scambiavano sguardi omicidi, è la rappresentazione del chaos primordiale.

Saori era in piedi, stringendo convulsamente lo scettro di Nike tra le mani come un guerriero che impugna la propria spada, pronto alla battaglia; dall'altra parte della sala, con le braccia incrociate e lo sguardo incavolato, la dea del destino sembrava invece pronta a saltarle addosso, tentando forse di tirarle il collo.
"Ma guarda..." sibilò l'europea, mostrando uno di quei sorrisi falsi che sollevavano solo gli angoli della bocca. "Quanto tempo è passato dall'ultima volta che ci siamo incontrate, Nemesi?"
"Avrei fatto volentieri a meno di rivedere la tua brutta faccia... e poi preferisco essere chiamata Northia, grazie." sbottò l'altra, quasi ringhiando. "Ah, per te al massimo sono la signorina Northia."

Ai lati della sala, disposti in fila, i Gold avrebbero preferito di gran lunga fare parte della tappezzeria che essere costretti a guardare come dei beoti.

"Su, non c'è bisogno di fare tutto questo baccano! Lo sai che qui sei sempre la benvenuta, cara signora." marcò bene l'ultima parola, prima di risedersi con grazia sul proprio trono senza però mollare la presa sullo scettro di Nike.
L'altra fece una smorfia orribile. "Se tutti quelli che sono i benvenuti qui hanno ricevuto il mio stesso trattamento, non mi sorprende che tu abbia così pochi ospiti."
"Guarda che se ti fossi rivelata immediatamente non ti avrei mai condannata!"
"Ma certo, ora facciamo i bambini piccoli! E ora che fai, chiami la mamma per punirmi?"

Northia sembrava furibonda, gesticolava ad ogni parola e non cessava mai di lanciare occhiate assassine all'altra; Shaina si appoggiò alla colonna, divertita: la nuova versione di Ashanti non le dispiaceva.

Saori batté il bastone sul pavimento, con violenza, ed il rumore metallico che ne seguì riecheggiò per tutta la Tredicesima. "Basta con questo comportamento assurdo! Siamo le divinità che reggono questo mondo, dobbiamo comportarci come tali!"
"Divinità che reggono questo mondo?" ripeté Northia, abbandonando il sorriso diabolico che le delineava le labbra; la dea si girò a guardare i Saint, stavolta senza traccia di rancore o altro. "Voi credete davvero che siamo esseri di tale potenza?"

I Gold si guardarono con fare smarrito, alcuni appena assonnato: che razza di domanda era?

"Athena..." riprovò l'altra, spalancando la bocca a dismisura. "Non dirmi che non hai raccontato loro cosa siamo veramente!"
Saori stavolta non rispose, distogliendo lo sguardo; Mur si fece avanti.
"Se posso permettermi-"
"Oh no che non puoi!" esclamò Northia, zittendo il Gran Sacerdote all'istante; la dea si concentrò di nuovo sull'europea, avanzando di pochi passi e puntandole il dito contro. "E che diamine, è da quanto ti conosco che vai avanti con questa storia assurda! Hai iniziato questa guerra, hai raccolto dei fedeli cagnolini che ti proteggessero e non ti sei neanche degnata di svelare loro la natura delle divinità?"
Un irritante brusio di sottofondo si levò, rompendo il silenzio che era calato: i Gold iniziavano ad innervosirsi, chi più chi meno.

Fedeli cagnolini??

"Allora raccontate Voi, Northia."
Kanon si fece avanti, più curioso che altro. "Raccontateci cosa ci siamo persi."
Stranamente, nel girarsi verso Gemini la dea parve calmarsi, osservando per un momento il custode della Terza prima di chiudere gli occhi e sospirare. "Va bene, va bene... Come sempre, nel momento del bisogno lasci fare agli altri, eh?" domandò, ironica, rivolta a Saori; lei sbuffò appena, senza rimanere minimamente toccata da quella provocazione.

"Dunque... Da dove posso cominciare?"
"Che cosa sono gli dei?"
Northia si picchiettò il mento, con aria pensosa. "Bella domanda, Gran Sacerdote." si congratulò, seria; chiuse gli occhi, allargando le braccia con fare solenne.
"Forse nemmeno noi conosciamo la nostra origine, benché abbiamo assistito alla nascita di altre divinità nostre sorelle." Si concesse una pausa, schiarendosi la voce. "Noi non siamo i giudici di questo mondo, come la cara Athena ha sostenuto poco fa: noi non siamo altro che l'incarnazione dei desideri umani."

Solo Mur e Shaka parvero capire quelle parole; Northia scosse la testa, affranta. "Il Desiderio è vecchio almeno quanto la creazione del nostro mondo; secondo la Bibbia dei Cristiani, per esempio, Adamo ed Eva vennero scacciati dall'Eden proprio per questo." sospirò, lanciando un'occhiata dubbiosa ai Saint nel notare i loro sguardi confusi.
"Oh, uffa, che cocciuti!" sbottò, iniziando a perdere la pazienza. "In parole povere, quelli che voi chiamate dei non sono altro che concetti astratti a cui gli umani stessi hanno dato vita! Athena, per esempio, a seconda dei popoli e delle etnie venne chiamata con nomi diversi, ma la sua funzione rimase la stessa: dea della giustizia e/o sapienza. Anche se mi sembra che ultimamente possa essere scambiata per la dea del casino..."

Saori alzò gli occhi al cielo, sbuffando, ma Northia non ci fece caso. "Nonostante i vari nomi ed origini che le hanno affibbiato, Athena è nata dal forte desiderio di giustizia degli umani." concluse, sperando che il concetto fosse chiaro a tutti.
E chiaro ai Gold non era, anche se qualcosa ora capivano di più; la dea sospirò. "Non posso spiegarvelo meglio di così, non sono io la dea della parola!"
"Piuttosto..." intervenne Saori, stavolta quasi divertita. "Credevo che volessi incarnarti in un uomo, questa volta... Come mai hai scelto proprio Ashanti?"
"Io mi ero reincarnata in un uomo." soffiò l'altra, incrociando le braccia la petto. "Almeno finché la compagnia morte&distruzione di Vayu non è arrivata al Cairo, ben decisa a distruggermi; il corpo che occupavo è morto assieme all'intero Santuario dei Cavalieri, ma io sono riuscita a salvarmi scegliendo una persona a caso tra quelle che si stavano allontanando da quel luogo."
"E che, tra parentesi, stava venendo proprio qui." completò l'europea, senza smettere di sorridere. "Avrai sprecato tutto il tuo potere per trasferirti in Ashanti."
"Effettivamente c'è voluto del tempo, la volontà di questa tizia era troppo forte per poterla sopraffare del tutto, anche se nei momenti d'emergenza riuscivo ad usare la barriera di difesa per evitare di far morire anche lei. Ora, però, grazie all'esilio ho perso completamente il mio potere divino."

Camus sentì un brivido percorrergli la schiena durante quella discussione, benché apparentemente non sembrasse affatto toccato.
Parlano tranquillamente degli umani come se fossero dei burattini...

"Perché hanno attaccato proprio Voi, Northia?" domandò stavolta Mur, pacato; la dea sorrise, stavolta con una nota di tristezza.
"Fin dal principio, gli umani avevano bisogno di credere che le loro azioni fossero già state scritte da qualche parte, che ci fosse una guida dall'alto che li seguisse ad uno ad uno: per questo sono nata io, la dea del destino e, secondo alcuni, della vendetta."
Si strinse le spalle, abbandonando il sorriso che le delineava le labbra. "Secondo alcuni, io avrei dovuto infatti mantenere un certo equilibrio tra bene e male, tracciando un disegno ben preciso delle azioni dell'umanità intera. Ma si sbagliavano tutti: io ho il potere di far incontrare le persone o guidare quella che voi chiamate fortuna, ma nient'altro."
Rise, una risata vuota e senza allegria. "Il Destino, quello vero, lo disegnano gli uomini stessi. Alla fine, devo ammettere che questi poteri non sono nulla di speciale."
"Ma Vayu non la pensava così, vero?" domandò Saori, sapendo già la risposta; la dea scosse la testa.
"Ero comunque una minaccia per loro, vista la loro missione."
"Il motivo?" chiese garbatamente Shaka, alzando appena il viso; Northia stavolta annuì.
"Dovete sapere, umani, che gli dei contro cui state combattendo sono tra i più antichi che esistano: ognuno di loro doveva governare un elemento, cercando di mantenere il sottile equilibrio della natura senza comunque danneggiare gli uomini. A loro, colui che è Padre di tutto il Creato ha affidato una missione." Un'occhiata fugace a Saori, poi la dea concluse. "Fare in modo che gli altri dei non interferissero con il mondo degli umani."
Aioria si grattò la testa. "In che senso?"
"Nessuno aveva il diritto di governare sulla terra, soggiogando le creature per i propri scopi." spiegò Northia, iniziando ad irrigidirsi: sembrava stranamente tesa.

La domanda che temeva fu posta da Mur, uno dei pochi che era riuscito a seguire il filo di quel discorso confuso. "Questa Guerra che va avanti da secoli, allora, perché è iniziata?"

Cadde il silenzio totale sulla sala, anche il brusio di sottofondo cessò; le due dee si scambiarono uno sguardo enigmatico, poi Northia parlò.
"Ho la gola secca, direi che tu invece ti sei riposata fin troppo. D'altronde, nessuno meglio di te saprebbe esporre una cosa simile."
Saori sembrò indecisa, evitando di guardare i propri Saint direttamente in faccia; sospirò, abbandonandosi contro lo schienale del trono.
"D'accordo." accettò, con fare stanco. "Ma non so se vi piacerà."

Si posò lo scettro di Nike sulle gambe, sospirando. "Come ha detto Northia, nessuno aveva il diritto di governare sulla Terra. Noi dei eravamo -siamo- in molti, tanti quanto i desideri umani, e a seconda dei popoli ci limitavamo a vegliare sulla gente a distanza... Questo, almeno, all'inizio."
Si passò una mano tra i capelli, sporchi di sudore. "Ma questo non ci bastava, la nostra energia cresceva sempre di più grazie alla forza sprigionata dalla volontà della gente; nel mio caso, più le persone speravano nella giustizia e più il mio potere aumentava a dismisura."
Sospirò, chiudendo gli occhi. "Eravamo stanchi di tutto quello: più diventavamo potenti e più ci sembrava di soffocare; avevamo bisogno di liberare parte del potere accumulato e per farlo dovevamo scendere tra gli umani. Io fui una dei primi a farlo."
"A cui poi seguirono quasi tutti gli altri, me compresa." aggiunse Northia, guardandosi le unghie; Athena riprese a parlare.
"All'inizio mi ero limitata a mostrarmi al popolo da me prescelto, usando tutto il potere ottenuto per far sì che i torti venissero ripagati e che i mali fossero cancellati; poi, però, il tempo passava e la mia forza, invece di diminuire, era aumentata ancora di più. Così, con il desiderio di giustizia della gente, in me si fece largo anche la bramosia."
Saori aveva riaperto gli occhi e sul suo viso si fece largo un sorriso quasi diabolico; per la prima volta, i Gold si ritrovarono a temerla: si resero conto che in quel momento non avevano davanti la solita Kido, la viziata miliardaria che si erano abituati a vedere, bensì qualcuno di più potente, più feroce, più spietato.
La dea Athena, che così poche volte si era manifestata, ora troneggiava su di loro quasi come una minaccia.

"Avere il potere di decidere le sorti delle persone, di decidere chi doveva morire e chi invece doveva vivere, mi diede alla testa: era una sensazione completamente nuova, che mi regalava benessere anche solo a pensarvi. Ma Vayu ed i suoi fratelli, gli unici che non avevano osato interferire con gli umani, non avrebbero mai permesso che noi dei continuassimo in questo modo."
Il viso di ella tornò serio, privo di qualsiasi traccia di allegria. "Non volevamo abbandonare la Terra, non dopo aver assaporato quella sensazione di benessere e bramosia; io e gli altri dei, dunque, organizzammo un attacco a sorpresa, costringendo a tradimento Vayu ed i suoi fratelli a scendere sulla Terra per poi attaccarli, coinvolgendo intere popolazioni."
"Civiltà di cui la storia moderna non conosce nemmeno l'esistenza scomparvero proprio durante quella Guerra, la prima di una lunga serie." s'intromise ancora Northia, senza alzare lo sguardo verso i Saint; Athena sospirò di nuovo.

"Non solo... Dei fratelli di Vayu, Zam della Terra venne ucciso e poco ci mancò che anche Apam - Napat, il figlio delle acque, lo seguisse. Ma noi dei che avevamo assaporato il frutto proibito, ovvero il più pericoloso dei desideri umani, senza accorgercene avevamo firmato la nostra condanna: per quanto il nostro potere sembrava di gran lunga superiore a quello dei nostri avversari, era comunque legato ala volontà degli umani." Si strinse le spalle, rabbrividendo appena. "E se gli umani smettevano di credere in ciò che noi rappresentavamo, allora la nostra forza si indeboliva, fino a svanire del tutto... come successe quel giorno."
"Vayu era furibondo, avrebbe potuto distruggerci tutti all'istante." riprese Northia, senza accertarsi che i Gold Saint stessero seguendo. "Ma non lo fece, perché Apam - Napat rischiava di sparire nel nulla e l'unico modo per salvarlo era sigillarlo al più presto nel suo elemento, almeno finché non avesse recuperato le forze."

Saori annuì. "Abbandonarono la battaglia e Vayu si occupò del fratello, aiutato da Mah, la dea della Luna: lo sigillarono negli abissi marini, dove credo sia tutt'ora; se non l'avessero fatto, avrebbero sicuramente vinto loro la battaglia.
Gli dei rimasti senza potere, me inclusa, avevano soltanto due scelte per salvarsi: scomparire per sempre dalla Terra e tornare dunque allo stato originario oppure reincarnarsi ed aspettare che gli umani fornissero loro tanto potere da permettere un eventuale ritorno. Nessuno scelse di sparire."

Terminò il racconto in quel modo, attendendo forse qualche reazione da parte dei Saint.
I Cavalieri non avevano osato interrompere il racconto, desiderosi di venire a conoscenza di tutta la verità; ora, invece, avrebbero voluto non conoscerla affatto.

"Ed ora, dunque, chi credete che sia il vero nemico?"

Per la prima volta nella storia del Santuario, i Saint non rappresentavano più la giustizia: erano loro i nemici.
E forse fu proprio questo a sconvolgerli profondamente.

Saori non poté non notare l'angoscia sui volti dei Gold e delle Sacerdotesse; sospirò, scuotendo la testa.
"Non siete costretti ad affrontare questa guerra, se non volete." dichiarò, alzandosi in piedi. "Potete scegliere da che parte stare, se lo ritenete opportuno."
"Un po' tardi per dire una cosa del genere, non trovate, milady?"

Shura si era distanziato dai compagni, fermandosi di fianco a Northia e guardando apertamente Athena. "Forse avete ragione, forse stiamo combattendo dalla parte sbagliata e per una volta ci ritroviamo a difendere il responsabile di questa guerra..." la dea abbassò lo sguardo, posandolo sul pavimento di marmo; Capricorn continuò. "Ma è anche vero che la netta divisione tra Bene e Male non esiste: non vi sono innocenti né colpevoli a mio parere, la battaglia non ha giovato a nessuno e mai lo farà! Come potete chiederci di tirarci indietro proprio ora? Forse tutte le persone che sono morte non contavano nulla per Voi?"

Era la prima volta che Shura teneva un discorso così lungo; Kanon sorrise appena quando lo vide portarsi una mano al mento, come se si stesse controllando la mascella.
Alla fine sembra che si sia davvero pentito...

Capricorn si batté una mano sul petto, tenendo fieramente il viso alzato. "Per quanto mi riguarda, nessuno mi ha costretto a diventare Saint ed a combattere al Vostro fianco, Athena! Questa è stata una decisione mia ed intendo andare fino in fondo! Perciò, credo di parlare anche a nome dei Gold miei compagni, non ho nessuna intenzione di rinunciare!"

Una mano si posò sulla sua spalla, interrompendolo all'istante: Kanon lo stava guardando, senza sorridere, e per un attimo lo spagnolo credette di ricevere un altro pugno; Gemini, invece, si limitò ad annuire, così come tutti gli altri.
Saori guardò i loro volti uno ad uno, prima di cadere in ginocchio e scoppiare a piangere come una bambina. "Grazie..." singhiozzò, coprendosi il volto con le mani, mentre i Saint si facevano avanti.

Northia sbuffò appena, voltando le spalle agli astanti e dirigendosi verso il portone; vicino all'uscita, Shaka, avendola notata, non si preoccupò di fermarla; fu lei invece a girarsi verso Virgo.
"Pare proprio che senza di me sarete spacciati... Credo di non avere altra scelta che stare dalla vostra parte, anche se non potrò usare il mio potere."
"Vi contraddite, Northia." sorrise pacato lui, ricevendo un'occhiata omicida in risposta. "Come Saint, comunque, pare che Ashanti abbia fatto progressi."
La dea lo guardò sfruttando il suo portamento solenne, poi alzò le spalle. "Ho capito, Cavaliere. Affiancherò Athena e combatterò usando soltanto la forza di questo corpo ed il potere residuo rimastomi."
"Saggia decisione."
Lei sbuffò, spalancando il portone ed avviandosi fuori; dopo pochi secondi, Shaka se la ritrovò di nuovo davanti.
"Ho bisogno di un bagno e non so dove dormire." sbottò, incrociando le braccia al petto; il Gold scosse la testa, voltando il viso verso il centro della sala dove, stranamente, vi era proprio Kanon di Gemini.
"Io un'idea ce l'avrei.."

 

Northia era seduta sul bordo dell'enorme vasca, muovendo le gambe avanti ed indietro nell'acqua; le erano stati tolti i bracciali che bloccavano il suo potere ed ora si sentiva meglio dopo un bagno del genere, visto che Saori le aveva fatto avere una linea completa di bagnoschiuma alla lavanda, in modo che si rilassasse: forse era un modo per scusarsi per il modo in cui l'aveva trattata.

Sempre la solita.

Osservò il proprio riflesso sulla superficie d'acqua, smossa appena dal continuo movimento delle gambe; soffermò lo sguardo sui lunghi capelli neri, smorti, che facevano a pugni con l'accappatoio bianco che le avvolgeva il corpo.
"Bah, gli umani sono tutti uguali." sbottò, scuotendo la lunga chioma corvina ancora umida.

In quel mentre, qualcuno bussò gentilmente alla porta del bagno, prima di girare la maniglia; la dea si ritrovò a fissare per molto tempo gli occhi del cavaliere che la ospitava, quasi ammaliata. "Northia, state bene? Sono quattro ore che ve ne state chiusa qu-"

Kanon s'interruppe bruscamente, richiudendo la porta e mormorando un "scusate" alquanto frettoloso; lei sembrò non capire il motivo di tanto imbarazzo, ma si riscosse quando si accorse di avere solo l'accappatoio addosso.
"Per tutti gli dei, i Saint di Athena sono tutti così pudichi?" urlò, sperando che Gemini la sentisse. "Umano, puoi entrare, non ti mangio!"
La porta si aprì di nuovo e la testa del Gold fece capolino; sembrava infastidito e si massaggiava le orecchie esibendo una lieve smorfia di dolore. "Mi avete chiamato?" chiese, ironico, dopo aver riacquistato l'udito; la dea sbuffò, scuotendo la testa. "Mi porteresti un paio di forbici, per favore?"

Si può sapere perché con me usa quel tono smielato? Preferivo la voce acuta di Nasser... Pensò lui, limitandosi ad annuire. "Si, certo... Ah, Northia?"
"Che c'è ancora?"
"Elise è giunta qui per parlarVi..."
La dea etrusca inarcò un sopracciglio. "Scusa, e chi sarebbe questa?"

Kanon non rispose, era già sparito per andare a prendere le forbici; al suo posto era comparsa una ragazzina dall'aspetto spettrale, seduta su una sedia a rotelle, che le si stava avvicinando con cautela.
"Buonasera." fece Elise, senza sorridere; l'altra la degnò solo di un'occhiata.
"Uhm... Ciao. Come diavolo hai fatto a salire fin quassù in quelle condizioni?"
"Il teletrasporto del grande Mur funziona a meraviglia, decisamente meglio dell'ascensore."
"Ah."
"Potrei sapere con chi sto parlando? Con Northia o con Ashanti?"
"Ashanti è a nanna, quindi vedi di fare due più due."
La ragazzina fece spallucce. "Quattro."
L'infelicità di quel discorso iniziava ad innervosirla, così la dea si ritrovò costretta suo malgrado a girarsi completamente verso l'ospite. "Voi umani siete fastidiosi..." sbottò, sospirando. "Avanti, sbrigati: che diavolo vuoi?"
"Parlare con Ashanti."
Northia sentì lo strano bisogno di prendere a testate il muro del bagno. "Ti ho detto che lei sta dormendo!"
La ragazza non demordeva, calma e pacata. "E allora svegliala."
"Non potrei nemmeno se volessi!" scattò la dea, stufa, quasi ringhiando; Elise si decise a mostrare uno dei suoi soliti sorrisi enigmatici.
"E perché no? Tu non hai abbastanza potere per trattenerla ancora per molto, da quanto dici, ciò significa che è stata lei a decidere di lasciarti campo libero."
"Sei un po' troppo curiosa, mocciosa."
"E tu non dovresti sforzarti troppo, alla tua età troppo movimento fa male.. anche se ti sei rintanata in un corpo giovane."

Una venetta iniziò a pulsare violentemente sulla tempia di Northia ed il magnifico vaso di porcellana cinese vicino a lei venne polverizzato all'istante da una forza misteriosa; Elise si affrettò ad alzare entrambe le mani in segno di difesa, cercando di rimediare al danno. "Vi chiedo perdono, temo di avere esagerato..."
Stranamente, la dea parve calmarsi subito, rilassando i muscoli del viso. "Non c'è bisogno di scusarti, umana... noi divinità siamo un po' nevrotiche..."
L'altra sorrise, prima di chinare appena la testa per imitare un inchino. "Siete stanca, Northia, e io di certo non sono adatta a fare la diplomatica... Vi lascio sola." disse, posando le mani diafane sulle ruote della propria sedia e dandole le spalle, pronta a togliere il disturbo.
"...ha paura."

La voce della dea la raggiunse, fermandola all'istante; Northia tornò ad osservare il proprio riflesso nell'acqua ormai gelida. "Vedere tutti quei soldati cadere per mano sua -per mano mia- deve averla sconvolta... Probabilmente sentiva che sarebbe impazzita a lungo andare ed ha deciso di chiudersi a riccio."
Alzò il viso verso Elise, che si era di nuovo girata verso di lei. "La realtà forse è troppo dura per questo corpo..."
"Forse." ripeté la ragazzina. "Però questa non è neanche una buona ragione per fuggire. Ci hai provato una volta ed hai fallito, perciò non ti resta che alzarti ed affrontare tutto questo con coraggio, Ashanti."
La dea alzò gli occhi al cielo. "Io non sono-"
"Lo so, ma spero comunque che la mia voce la raggiunga."
"... Perché?"
Lei sorrise in modo malinconico, prima di voltarsi. "Perché nessuno meglio di me sa cosa voglia dire essere veramente pazza... e credimi, Nasser, niente ha lo stesso valore della vita. Quindi smettila di scappare."

Si avviò con calma verso la porta, lasciandola socchiusa alle proprie spalle senza curarsi dello strano sguardo che Northia le stava puntando; fuori dalla Terza, il Gran Sacerdote la stava aspettando per accompagnarla con il teletrasporto alla Casa del Toro, dove alloggiava sotto la tutela di Aldebaran.
Non si erano più scambiati una parola dopo la loro discussione, ma nessuno dei due pareva turbato dalla cosa; Elise puntò la propria sedia a rotelle verso Mur e prima di avviarsi si portò entrambi i polsi dinanzi al viso, osservandoli con attenzione: si ritrovò a fissare due vecchie cicatrici, probabilmente causati da una lama, che sembravano risaltare ancora di più in quella pelle diafana; il sorriso malinconico si allargò appena, prima di sparire.
Non fare come me, Ashanti.

Northia, rimasta sola, non si era più mossa, nemmeno quando Kanon fece ritorno, brandendo un paio di forbici. "Ecco. Ah, Elise è già andata via?"
"Pare di sì..." si riscosse finalmente lei, spostando lo sguardo sull'oggetto che il Cavaliere le stava porgendo ma senza fare altro; Gemini inarcò un sopracciglio, perplesso.
"Qualcosa non va?"
"Questo dovrei chiedertelo io. Che stai aspettando?"
"Come?"
Northia sorrise, sbuffando. "Non posso tagliarmi i capelli da sola, Cavaliere. Te la senti di affrontare quest'ardua impresa?"
Kanon fece un'espressione buffissima, tra lo sconvolto e l'irritato, poi si decise a rispondere. "D'accordo, vado a chiamare il parrucchiere di Lady Saori."
"Ma no, che hai capito?" lei agitò la mano, come per scacciare quel pensiero. "Voglio che sia tu a tagliarmi i capelli!"
Gemini ci rimase di sasso. "Non ne sono capace! Rischierei di decapitarVi anche solo con un colpo!"
"Oh, tranquillo, mi basta un taglio semplice. E poi so difendermi, me l'hai insegnato tu, ricordi?"
Il Cavaliere sospirò, sconfitto, sedendosi dietro di lei e raccogliendo una ciocca di capelli neri tra le dita. "Siete proprio sicura, Northia?"
Non fu la voce matura della dea a rispondergli, bensì una più acuta, che gli sembrava non sentire da secoli. "Ashanti. Non Northia: Ashanti." lo corresse la ragazza, girandosi verso di lui e sorridendo nel notare la sua perplessità. "Sono tornata."

 

Anche dopo tutte quelle ore passate dalla visita di Cris, né Milo né Marin sembravano essersi ripresi: il primo era stranamente silenzioso ed aveva preferito rintanarsi nella propria Casa, lasciando che un preoccupato Camus lo seguisse, mentre la Sacerdotessa dell'Aquila si era appoggiata con fare stanco a Chamaeleon, la quale assieme a Shaina aveva il compito di riportarla ai dormitori.
"Che casino colossale." stava dicendo Ophiucus, la quale camminava davanti alle compagne; June alzò appena lo sguardo da terra, sospirando.
"Sembra che i guai siano appena cominciati... Non sarà facile, questa volta..."
"Quando mai lo è stato?"
Entrambe cercavano un pretesto futile per parlare, ma qualunque cosa dicessero appariva forzato ed a loro non restava altro che lasciar cadere il discorso; si sentivano delle imbecilli nel volere a tutti i costi rompere quel silenzio opprimente che si era creato tra loro ed il mutismo di Eagle, di certo, non le aiutava.
Shaina scosse la testa, lanciandosi un'occhiata alle spalle: odiava vedere la Sacerdotessa in quello stato.
"A volte mi chiedo come mai non sia nata maschio... Insomma, loro non si fanno tutte queste seghe mentali, agiscono e basta... e poi hanno il coraggio di dire che noi siamo inferiori a loro e dovremmo ritirarci!" tentò di nuovo, sperando che Marin provasse almeno a controbattere: quando usciva fuori quell'argomento, infatti, la rossa scattava subito in difesa dei ragazzi, sostenendo che "anche se Camus ti tratta così non vuol dire che pure gli altri siano come lui".
Non riuscì completamente nell'impresa: Eagle rispose, sì, ma non con le parole che avrebbe voluto sentire. "Beh, anche se sono giù di morale almeno adesso ho chi mi fa compagnia."
Shaina si voltò di scatto, soffermando lo sguardo su June; la bionda si era fermata, assumendo un'aria vagamente triste.
"Oh cazzo." borbottò Ophiucus, mordendosi il labbro. "Scusami, June, non volevo..."
"Va tutto bene, non è niente." tagliò corto lei, riprendendo a camminare; l'altra le fu subito affianco.
"Cos'hai intenzione di fare?"
"Di portare Marin nella sua stanza... Toh, guarda! Siamo arrivate ai nostri dormitori!"
Shaina le lanciò un'occhiata di sbieco. "Hai capito cosa intendevo."
"Ah, davvero?" fece la bionda, ironica, poi sospirò. "Non voglio più avere niente a che fare con questa storia."
Eagle sembrò riscuotersi solo ora dal torpore che le immobilizzava gli arti del corpo; guardò seriamente la compagna, quasi sibilando. "Potresti pentirtene, June."
"Insomma, cosa dovrei fare?" scoppiò infine la ragazza, piantando i piedi per terra. "Non morirò per una cosa del genere, non si può costringere qualcuno a volerti bene!"
"Ah no?"
"Shaina..." la rimproverò Marin, quando vide che Ophiucus si stava sgranchendo le dita; l'amica si ricompose subito.
"Ok, ok, scusa!"
Chamaeleon sbuffò, poi marciò dritta dritta verso la propria stanza con passo davvero poco aggraziato; le altre due la videro chiudersi la porta le spalle con un sonoro colpo, accompagnato dal rumore di un oggetto infranto.
"Quella ragazza è nevrotica, te lo dico io." commentò Shaina, sospirando, prima di voltarsi verso la compagna. "Io vado a farmi una dormita, non mi reggo in piedi... Tu?"
"Mah, penso che seguirò il tuo esempio."
"... Sicura di stare bene?"
La rossa si strinse la spalle. "No, ma ci dormirò su."
Shaina non indagò oltre; annuì, stancamente, prima di sparire nella propria camera; Eagle attese il sordo tonfo della porta che si chiudeva, osservando per lungo tempo il pavimento del buio corridoio.
L'unica fonte di luce era la finestra che dava sul campo di allenamento e lei vi si avvicinò, alzando lo sguardo per rimirare le stelle.
"Siamo davvero pronti ad affrontare questa lotta?"

A qualche miglia di distanza, sotto la stessa colta celeste e con pensieri identici per la testa, Cristal se ne stava rannicchiata su un masso vicino ad una sorgente, tenendo il volto alzato tanto da sentire male al collo.
"Ehilà!" esclamò Dick, con le mani dietro la schiena, facendo capolino da dietro di lei e facendola finire a gambe all'aria per lo spavento. "Cos'è quel muso triste? Stasera si fa baldoria!"
"Razza di cretino..." sibilò lei, massaggiandosi la testa dolorante. "Fortuna che ormai ho la capoccia dura, con tutti i colpi che ricevevo da Milucc-"
Si arrestò, lasciando cadere la frase a mezz'aria; lo svizzero la osservò per un istante, prima  di picchiettarsi il mento con l'indice della mano destra mentre con l'altra continuava a nascondere qualcosa dietro la schiena. "Uhm... qui urge tirarti su il morale... e forse io so anche come!"
Detto questo, alzò il braccio sinistro in aria, sventolando davanti al volto della ragazza una bottiglia di birra; Cris fece una smorfia, scuotendo una testa.
"Sei ubriaco... e io non ho intenzione di finire come te!"
"Oh beh, come vuoi, allora la finisco io." rispose a tono lui, facendo spallucce; neanche il tempo di sorseggiare la bevanda che la ragazzina gli rifilò una gomitata nello stomaco, costringendolo a piegarsi in due e rubandogli la bottiglia.
"Ci ho ripensato!" fece, allegra, mentre Dick rantolava per terra chiedendosi se aveva ancora tutte le costole intere; il poveretto non riuscì nemmeno ad alzarsi, un conato di vomito lo costrinse a rimanere a quattro zampe.
Linx volse lo sguardo altrove, disgustata. "L'ho fatto per il tuo bene, altrimenti avresti continuato a bere."
"Ma io non ero ubriaco..." tentò di giustificarsi lo svizzero, cercando di riprendersi; lei fece una faccia sorpresa.
"Davvero? Ops!"
Il ragazzo le lanciò un'occhiata omicida, scrollando le spalle. "Tsk... Lo sapevo, tu faresti di tutto per un sorso di birra..." sbottò, prima di immergere completamente la testa nella sorgente; quando ne riemerse, aveva un'espressione in viso talmente beota che Cristal scoppiò a ridere, smettendo di bere.
Dick le si avvicinò di nuovo, strizzandosi i capelli. "Fare l'idiota ne è valsa la pena, mi sembri più sollevata." commentò, sorridendo a pena, mentre si sedeva dall'altra parte del masso; lei annuì, appoggiando la schiena contro la sua ed alzando gli occhi verso il cielo.
"Cris?"
"Uhn?"
"Tu ti ricordi che, prima di tutto questo, noi..."
Il guardiano del Vento lasciò cadere la frase nel più totale silenzio, posando lo sguardo a terra; poi, dopo un profondo sospiro, scosse la testa.
La ragazzina voltò la testa verso di lui, inarcando un sopracciglio. "Eh?"
"No, nulla... Non posso pretendere che un ornitorinco malriuscito possa capire."
"Capire cos... Ornitorinco malriuscito a chi??" sbottò Linx, infuriata, staccandosi da lui e mettendogli le mani al collo.
"è sempre un piacere vedervi andare così d'accordo!" sospirò Josh Black, il Cavaliere dell'Acqua, giunto nel luogo assieme a tutta la compagnia; Cris mollò immediatamente Dick per andare ad abbracciare la donna dai lunghi capelli castani.
"Leire, ti prego, digli qualcosa tu, è così cattivo con me!" piagnucolò falsamente, nascondendo il sorriso sadico; la spagnola rise in modo malvagio, avvicinandosi allo svizzero.
"E-ehi, non è giusto, perché la difendi sempre?" protestò lui, iniziando a scappare dalla guerriera del Fuoco; questa sfoderò le unghie, andandogli dietro.
"Perché noi donne siamo dolci ed indifese fanciulle, caro il mio Prosdocimo!"
Bastò quello a far fermare Dick, che si rannicchiò prendendosi la testa fra le mani.
"No, non quel nome..." pigolò, tappandosi le orecchie; Leire gli scompigliò i capelli, divertita.
"Eddai, non è poi così male!"
"Non diresti questo se anche tu avessi avuto una madre svizzera con la passione per i nomi italiani! Altrimenti ti saresti potuta chiamare Liboria!" strillò ancora lui, quasi piagnucolando. "Ora sono costretto a farmi chiamare Dickens, che era il cognome di mio padre!"
Josh se ne stava in disparte, spostando lo sguardo da quella patetica scena a Cris che si stava malignamente fregando le mani come un bambino che aveva appena combinato un guaio.
"Tendo a scordarmi troppo spesso che siamo guerrieri scelti da delle divinità.." mormorò, mentre Fryderyk, il Cavaliere della Terra, annuiva comprensivo.
"Diciamo che almeno la guerra non li impensierisce troppo: meglio così che depressi!"

Riuscì appena a finire la frase che gli altri tre avevano iniziato a darsele di santa ragione, sollevando una grande quantità di polvere; il capogruppo si girò verso il polacco, con un grosso gocciolone sulla testa.
"Personalmente li preferivo depressi."
"Ehm... Ihihih..." rise il biondo, in modo nervoso.
"Ok, ok, ora basta!" sbottò Josh, battendo le mani. "Piuttosto di picchiarvi allegramente, trovatevi qualcosa da fare!"
Dick fece scattare il pugno verso l'alto, con il viso sporco di terra. "Suoniamo qualcosina!"
"Sì, sì!" fecero le due ragazze, incuranti del fatto di avere i capelli tutti scompigliati; l'argentino incrociò le braccia, serio.
"Scordatevelo, lo sapete che odio il casino!"
"E allora cosa dici di fare, Black?"
Il guardiano dell'Acqua sorrise, indicando gli alberi. "Potremmo andare a caccia di insetti, credo che in quegli alberi laggiù se ne possano trovar-"
"Ahahah, non fateci caso, ragazzi, è un po' stressato!" lo interruppe Fryderyk, tappandogli la bocca per evitare che i compagni gli saltassero addosso.

"Tsk, non potete capire la bellezza della botanica, ignoranti..." stava sibilando di malumore Josh, poco più tardi, intento a pulire la propria ocarina; i compagni si scambiarono uno sguardo annoiato, ripetendo all'unisono cose come "Sì, capo... certo, capo..."
Ognuno di loro possedeva -o meglio, aveva rubato- uno strumento musicale poiché a volte, invece di dedicarsi a piccoli furti, decidevano di guadagnare soldi onestamente e si piazzavano ai lati delle strade, suonando canzoni a casaccio; il fatto che uno di loro si mescolasse in mezzo alla gente rubando i borsellini delle persone che si fermavano ad assistere era del tutto irrilevante.
"Non capisco cosa ci trovi di tanto interessante nell'osservare gli scarafaggi da vicino, ragazzino." commentò Leire, una volta accordato il violino; l'argentino le scoccò un'occhiata furente, sbuffando.
"E io non capisco cosa ci trovi di tanto divertente nel bruciare vivi gli insetti, nonnetta."
"Su, su, non litigate..." tentò Dick, attirando su di sé i loro sguardi omicidi; istintivamente si portò la chitarra davanti, pronto a proteggersi.
"Tsk..." sbuffarono i due, scuotendo la testa; dei leggeri rumori sordi di sottofondo si levarono nell'aria li costrinse a smettere.
Fryderyk alzò il viso verso di loro, continuando a suonare il proprio bodhrán, il tipico tamburo irlandese. "Che canzone ci canti, Cris?"
Lei smise di fissare il falò davanti a cui era seduta, posando la propria attenzione sul polacco. "The Voice!" esclamò, senza esitazione.
"Quella di Lisa Kelly? Ma non facciamo che suonarla, non ne ho voglia." protestò Josh, intestardito, ma l'occhiata assassina che gli lanciò Leire lo fece capitolare. "Va bene, va bene! Che palle..."
Cris sorrise, soddisfatta, prima di schiarirsi la voce con un colpo di tosse ed iniziare a cantare.


I hear your voice on the wind
And I hear you call out my name
 

Leire mosse l'archetto sulle corde con un movimento elegante e dal violino partì una melodia lenta, quasi un sussurro, preparando il sottofondo adatto.


"Listen, my child," you say to me
"I am the voice of your history
Be not afraid, come follow me
Answer my call, and I'll set you free"
 

La melodia cambiò d'intensità ed al violino si unirono anche l'ocarina e la chitarra, ognuno seguendo un ritmo diverso a seconda del suono prodotto in modo da creare una certa musicalità; Dick socchiuse gli occhi, sorridendo: adorava il fatto che loro cinque erano ancora così uniti nonostante il tempo trascorso separati.
Violino ed ocarina si attenuarono ed il suono della chitarra crebbe d'intensità.


I am the voice in the wind and the pouring rain
I am the voice of your hunger and pain
I am the voice that always is calling you
I am the voice, I will remain

 

E di nuovo conduceva il violino, accompagnato dall'ocarina e dalla chitarra che diminuì d'intensità; Fryderyk, attendendo il proprio turno, si divertita a muovere le mani in aria come un maestro d'orchestra; uno sguardo d'intesa tra Leire e Josh e Dick si ritrovò ancora a pizzicare il proprio strumento da solo.


I am the voice in the fields when the summer's gone
The dance of the leaves when the autumn winds blow
Ne'er do I sleep thoughout all the cold winter long
I am the force that in springtime will grow

 


Il ritmo cambiò, la melodia del violino si fece più allegra e gli altri gli stavano dietro; Cris riprendeva fiato, senza comunque osare tossire: pensò che forse, quella, era l'ultima occasione che avevano di suonare tutti assieme.
Fryderyk smise di muovere la testa seguendo il ritmo e prese in mano il tamburo; i compagni annuirono e gli altri strumenti tacquero nuovamente: stavolta toccava al polacco.


I am the voice of the past that will always be
Filled with my sorrow and blood in my fields
I am the voice of the future, bring me your peace
Bring me your peace, and my wounds, they will heal


Cris smise di cantare, lasciando che fossero i suoi compagni a terminare la canzone; Dick si voltò verso di lei, notando come il suo sguardo si fosse fatto più triste.
"Ehi, che c'è? Non hai steccato nemmeno una nota, stavolta!"
"Pensavo che forse non ci saranno più momenti così." confessò Linx, abbracciandosi le gambe; lo svizzero rise appena, senza allegria.
"Non dirlo neanche per sogno, cara, non moriremo certo così facilmente!"
"Questo non è un gioco, Dick." s'intromise Josh, cupo. "Per quanto ne sappiamo potremmo morire tutti."
La musica finì proprio dopo quelle parole e sul gruppo calò uno strano silenzio, interrotto a tratti dallo scoppiettio del fuoco.
L'argentino fu il primo ad alzarsi, aiutandosi con il braccio destro. "Due giorni." disse, serio. "Due giorni e l'ultimo atto di questa Guerra sarà messo in scena. Se il sole tramonterà sui cadaveri nostri o su quelli degli avversari, beh, dipenderà soltanto da noi."

 

 

 

Il terzo giorno, come stabilito, i due eserciti si schierarono ai lati della pianura che si estendeva a qualche miglia dal Santuario; le prime luci dell'alba tinsero di raggi vermigli le armature lucenti di entrambe le fazioni, facendole risplendere in modo sinistro.
Saori stringeva fieramente lo scettro di Nike, avvolta nella propria armatura divina; accanto a lei e con i capelli tagliati, Ashanti indossava la tenuta da combattimento degli Apprendisti, poiché Northia non possedeva un'armatura propria, essendo un Dea passiva.
"Non potrò mai farcela da sola." le stava dicendo Athena, seria. "Ho bisogno anche dell'aiuto di Nemesi."
"Non preoccuparti, la lascerò uscire a tempo debito."
L'europea annuì, girandosi verso i Cavalieri. "Ascoltate!" tuonò, guardandoli uno ad uno. "Questa potrebbe essere la nostra ultima battaglia! Voglio comunque che sappiate che sono fiera di combattere al vostro fianco, per una volta!"
June voltò la testa indietro, rendendosi conto di quanto effettivamente fossero pochi, Apprendisti compresi; si morse il labbro, tentando di calmarsi, ma il cuore sembrava volerle uscire dal petto e lei ingoiò, nervosa.
Una mano calda le si posò sulla spalla, costringendola ad alzare lo sguardo: Shaka di Virgo, per una volta con gli occhi aperti, la osservava senza la minima traccia di un sorriso.
Bastò comunque quello a calmarla e la bionda non poté fare a meno di rivolgergli un sorriso di gratitudine.

Dall'altra parte della pianura, l'esercito nemico sembrava invece meno agitato, attendendo l'inizio della battaglia; Leire, tra le prime file, non riusciva a smettere di sorridere in modo inquietante: fremeva dalla voglia di uccidere qualcuno e la poca umanità che c'era in lei lasciava pian piano posto alla pazzia.
Cris se ne accorse, ma Josh le impedì di intervenire. "Lascia perdere, tentare di fermarla sarebbe inutile." disse, serio, prima di osservare i suoi compagni: ad ognuno di loro era stata affidata una trentina di soldati e, benché come esercito non fosse molto numeroso, superava di tre volte quello di Athena.
"Nervosa?" chiese Fryderyk, affiancando Linx; lei scosse la testa, sorridendo.
"è che non mi sento tanto pronta ad affrontare una Guerra del genere, forse avrei dovuto allenarmi di più."
"Anche se ti fossi allenata di più non sarebbe cambiato nulla." fece Dick, cupo. "Non si è mai pronti ad uccidere."
Il polacco fece spallucce. "Vallo a dire a Leire... Quando c'è da combattere si trasforma in una bestia!"
L'interpellata non poté ribattere, troppo impegnata ad alzare il volto verso l'alto. "Sono arrivati!" urlò, in modo che anche gli altri seguissero il suo esempio.

Due fasci di luce abbagliante scesero lentamente dal cielo, illuminando lo spazio lasciato apposta dall'esercito; Josh corse nelle prime file, ammirando quello spettacolo. "Vayu e Mah sono qui!" annunciò, prima di inchinarsi in segno di rispetto; dietro di lui, i soldati seguirono il suo esempio, piegando il capo fino quasi toccare terra.
Se i Gold si aspettavano di vedere due divinità in forma umana, di sicuro rimasero delusi: sia Vayu che Mah non erano altro che forme di luce colorata che sprigionavano un potere enorme.
"Siamo dunque agli sgoccioli." la voce del dio del Vento era tonante, ma con una nota di pacatezza che pochi riuscivano a distinguere. "Presto la nostra missione avrà fine e mai nessun'altra divinità avrà il potere di comandare gli esseri umani. Pagherai, Athena, per aver osato infrangere il Giuramento!"
I soldati si rialzarono, risoluti, pronti a combattere; Saori guardò un'ultima volta i propri Saint, prima di puntare lo sguardo verso gli avversari.
"E sia!" gridò, alzando lo scettro di Nike. "Mettiamo fine a tutto questo!"

Il segnale che tutti aspettavano: la battaglia era cominciata.

Le due fazioni avanzarono velocemente, coprendo in poco tempo la distanza che li separava; non vi era tempo per pensare ad una strategia d'attacco, ogni cavaliere aveva solo una cosa di cui preoccuparsi: uccidere o rimanere ucciso.
Gli eserciti si scontrarono con un fragore assordante. Le armi dei guerrieri di Vayu non potevano nulla contro le armature dei Gold, ma recidevano la carne con una facilità estrema; sia Mur che Shaka, coloro che chiudevano l'ultima fila, si videro costretti ad innalzare una barriera protettiva per diminuire i danni.
Gli Apprendisti si sparpagliarono in aiuto dei Saint, i più deboli impugnando una delle dodici armi di Libra, mentre Athena si preparava a scontrarsi con le due divinità nemiche.
I cinque guerrieri elementali, Cristal compresa, furono i primi ad iniziare degli incontri ravvicinati con i Cavalieri D'oro ed ognuno si scelse il proprio avversario, forti di parte dell'energia che la dea Mah stava offrendo loro.
"Ma guarda..." rise Leire, trovandosi davanti Camus dell'Acquario. "Avevo giusto voglia di un po' di pesce arrosto!"
"Spiacente, non ho soldi per offrirtelo a pranzo." fece lui, con una smorfia, caricando il pugno destro; la donna si chinò appena per schivarlo, prima di creare un raggio infuocato che sfiorò appena la guancia del Gold e che per poco non investì l'Apprendista Zeno in pieno.
Il ragazzo in questione finì a terra, stringendo lo scudo dorato di Libra con la mano destra; un soldato nemico gli fu subito vicino, preparandosi a colpirlo con la lancia.
"Muori." gli disse, solo, prima di abbassare con violenza l'arma verso di lui; Zeno però fu più veloce e si portò lo scudo davanti, con fermezza.
L'asta si spezzò in due e, prima che il soldato potesse fare qualcosa, l'Apprendista gli tirò un calcio ben assestato prima di rialzarsi e mettersi in posizione.
"Tutto bene?" gli chiese Irzule, che aveva poggiato la schiena contro quella del ragazzo per coprirgli le spalle.
"Sì, sì!" fece lui, con tono saccente. "Secondo quello che abbiamo imparato al Santuario, un calcio in uno dei punti vitali può essere anche più efficace di un'arma."
L'asiatica si girò verso di lui, sbuffando, poi si piegò e raccolse da terra una delle due metà della lancia, gettandola con forza contro il soldato che voleva approfittare della distrazione di Zeno per attaccarlo di spalle.
Il biondo si voltò in tempo per evitare che il nemico tramortito gli cadesse addosso, udendo le parole di Irzule prima che lei si allontanasse. "Secondo quello che abbiamo imparato al Santuario, lo scemo che si distrae in guerra è un uomo morto."

Fryderyk si era inginocchiato, posando la mano a terra e concentrandosi; al suo tocco, la terra prese a tremare, fermando per un attimo gli avversari che si guardavano intorno spaesati.
I soldati ne approfittarono per attaccarli, costringendoli ad arretrare ed aprendo un varco in quella barriera umana.
"Cavoli." sibilò Aldebaran, con tutta l'intenzione di tornare indietro per rinforzare le difese, ma il Cavaliere dell'Acqua gli apparve davanti, puntandogli il braccio contro; un getto verde colpì il Gold in pieno petto, mozzandogli il respiro quando cozzò contro l'armatura dorata.
Josh diede un'occhiata alle proprie spalle, notando con piacere che le sue truppe erano riuscite a raggiungere le file più nascoste dell'esercito nemico. "Anche volendo non farai in tempo, devi prima sconfiggere me."
"Rimediamo subito." ribatté Tauros, di nuovo in piedi. "Togliti di mezzo, se ci tieni alla tua pellaccia! Great Horn!"
L'argentino riuscì a salvarsi per un pelo da quell'attacco, ma un altro colpo lo centrò in pieno petto, facendolo cadere in ginocchio.
"Due contro uno non è leale, ma nel tuo caso direi che non conta." sibilò Kanon, comparso al fianco di Aldebaran.
Arrivati a quel punto, Fryderyk avrebbe voluto intervenire per aiutare il compagno, ma prima che potesse anche solo muovere un passo una serie di colpi alla velocità della luce lo fece volare a terra, di schiena; gemette, rialzando la testa verso il Cavaliere che aveva lanciato l'attacco.
"Piaciuto il mio Lightning Bolt?" chiese Aioria, con un ghigno feroce. "Abbiamo ancora un conto in sospeso, noi due."
Il polacco si rialzò con un colpo di reni, scrollando la testa come per riprendersi. "Sicuro, ma stavolta fammi il favore di crepare sul serio!"
Certe del fatto che i due Guerrieri nemici più vicini al varco creatosi fossero occupati, le tre Sacerdotesse Maestre corsero in difesa, aiutando gli Apprendisti più deboli a respingere gli attacchi.
Un buon numero dei soldati erano a terra, tramortiti da Shaka e da Mur che tuttavia continuavano ad usare parte della loro energia per alzare le difese degli alleati.
"Così non va, se le cose vanno per le lunghe rischiate di stancarvi troppo!" esclamò Dauko, mentre i guerrieri da lui colpiti cadevano sul terreno in fin di vita.
"Vedremo di resistere il tempo necessario, allora." rispose Mur. "Shaka, qui posso farcela da solo, tu invece vai da aiutare Athena."
Il biondo si voltò verso di lui, serio. "Non che dubiti delle tue capacità, ma sei davvero sicuro?"
"Come non lo sono mai stato prima d'ora."
Virgo annuì, senza chiedere altro, prima di sparire agli occhi di tutti; Shura ed Aphrodite lasciarono perdere i propri avversari, posizionandosi ai lati di Aries.
"Forza, la battaglia è appena iniziata!"

Dall'altra parte, immobile in mezzo alla pianura, Dick aveva chiuso gli occhi nel tentativo di accumulare tanta forza da sferrare un attacco multiplo, riuscendo comunque a schivare gli attacchi che talvolta gli venivano indirizzati. Ad un tratto, però, udì un Cosmo più potente farsi vicino che lo costrinse ad interrompere il flusso d'energia per poter sferrare il colpo incompleto contro l'aggressore.
Milo di Scorpio venne investito da un turbine di vento tagliente che scagliò lontano il suo elmo, provocandogli ferite profonde; se non avesse avuto l'armatura, probabilmente sarebbe morto.
"Ti faccio a pezzi, dannato bastardo." ringhiò il Gold, mentre l'unghia venefica della mano si allungava; il guerriero del Vento sorrise, divertito, preparandosi a combattere.
Il sorriso si tramutò in una smorfia sorpresa quando si ritrovò il Cavaliere davanti e l'unghia piena di veleno conficcata nella carne.
Le labbra del greco si distesero appena e per un momento sentì il bisogno di tornare ad essere l'assassino che era un tempo.
"Vogliamo vedere quanto resiste il tuo fisico?"
Un tornado avvolse interamente il corpo di Dick e Scorpio fu costretto a fare un balzo all'indietro per evitare di venire travolto; il vento cessò all'istante e lo svizzero si spolverò l'armatura, con fare noncurante.
"Scusa, hai fatto qualcosa?" domandò, innocentemente. "Tutta qui la potenza dei Sacri Guerrieri di Athena?"
"Non scherzare con me." lo avvisò Milo, assottigliando lo sguardo. "O ti giuro che sarà l'ultima cosa che farai."

Cristal era l'unica ad essere rimasta indietro per evitare di rompere le file di difesa ed aveva scatenato una pioggia di dardi ghiacciati per rallentare l'avanzata dei nemici; ora, però, sentiva il bisogno di addentrarsi davvero nel vivo della battaglia, notando come i suoi compagni, anche se non lo davano a vedere, avevano preso troppo sottogamba gli avversari ed ora si ritrovavano a subire i loro attacchi.
"Walter, lascio il comando a te!" esclamò ad un tratto, fermando il soldato vicino a lei; il ragazzo annuì solo, un po' spaesato, guardandola correre nel bel mezzo degli incontri.
Nessuno parve fare troppo caso alla guerriera del Ghiaccio, tutti troppo occupati a salvarsi la pelle che ad altro; fu facile per lei, quindi, avvicinarsi al luogo dove Camus e Leire stavano combattendo.
Il Gold non sembrava messo bene, ma anche la spagnola recava profonde ferite da cui sgorgava sangue a fiotti; il ricordo della morte della madre risvegliò nella ragazzina un odio profondo, una bestia pericolosa di cui perse totalmente il controllo e si preparò ad attaccare Aquarius alle spalle con il colpo più potente che aveva.
"Che cosa avresti intenzione di fare, cara?" le chiese una voce femminile, prima che un pugno le colpisse la guancia; Linx riuscì a non cadere, ma incassò il colpo il pieno.
"E questo cos'era, il comitato di benvenuto?" fece, sputando sangue per terra ed alzando lo sguardo verso la sua avversaria; Ashanti si stava massaggiando la mano, sorridendo senza allegria.
"Diciamo che volevo solo farti capire quanto sia stata contenta di scoprire che eri tu la traditrice." disse, tutto d'un fiato, prima di scattare di nuovo verso di lei.
Cris portò le braccia in avanti, circondata da un alone di ghiaccio che Ashanti non poté schivare; l'egiziana venne congelata nell'atto di scagliare il proprio colpo e Linx sospirò di sollievo.
"Eccola servita, signorina." borbottò, con tutta l'intenzione di lasciarla lì, ma il rumore del ghiaccio che si rompeva la fece voltare di nuovo e l'avversaria era di nuovo in piedi, avvolta da una lice smeraldina.
"Dove vai? Devi ancora portarmi il conto!"

 

Erano ormai passate più di due ore e ancora nessuno sembrava avere la meglio, ma la battaglia che si stava svolgendo non era nulla paragonata allo scontro tra divinità; per la prima volta da molto tempo, Saori si ritrovava ad affrontare da sola i propri nemici, senza mandare prima avanti i suoi Saint.
La sua aura divina mai era stata così estesa, eppure non bastava a contrastare la potenza di Vayu e Mah, che parevano per nulla affaticati.
"Dimmi, Athena, questo è ciò sei in grado di fare?" aveva detto il dio del Vento. "Dovevo immaginarlo, in fondo il tuo potere ha perso la sua origine divina..."
"Non spreco già tutta la mia energia, ne tengo da parte in modo da non esaurirla subito." ribatté Athena, rimanendo fieramente in piedi.
Era una bugia e anche bella grossa, visto che in realtà aveva già superato i suoi limiti; la forza sprigionata era spaventosa e chi combatteva si sentì togliere il fiato, ma il fatto che i suoi avversari riuscivano a contrastarla senza problemi non era un bene.
Ad un tratto la potenza di Vayu sembrò oscillare per un attimo, probabilmente qualcosa lo aveva distratto; sopraggiunse in quel mentre Shaka di Virgo, affiancando Athena senza dire una parola ed osservando per un momento gli avversari. "Vi dono la mia energia." disse, pacato, rivolto a Saori.
Lei era troppo sorpresa per ribattere ed il Gold ne approfittò per espandere il proprio Cosmo, conscio del fatto che i suoi colpi non sarebbero serviti a molto contro una divinità di tale potenza, figuriamoci due, perciò l'unica cosa che poteva fare era incrementare l'energia della sua dea.
Athena sentì la forza del Cavaliere unirsi alla sua, dandole modo di riuscire a sopraffare appena il nemico.
"Oh? Possibile che un umano abbia tanto potere da eguagliare un Dio?" la voce di Vayu sembrava sorpresa, mentre Mah era stranamente silenziosa; Shaka assottigliò per un attimo gli occhi, come per prepararsi a ricevere un colpo molto potente.
Non dovette attendere molto.
La luce che rappresentava il Dio del Vento si fece più intensa, sprigionando una forza tale che in molti si sentirono risucchiati verso il basso, come se la forza di gravità fosse aumentata tanto da schiacciarli a terra.
"Rimediamo subito a questo."

Athena non fece in tempo a mettersi in mezzo e Virgo riuscì a malapena a notare l'attacco che sentì il proprio corpo trapassato da tantissimi colpi, lasciandolo senza fiato; il Gold cadde in ginocchio, portandosi la mano dinanzi alla bocca per fermare il sangue che gli sgorgava dalla bocca. Non era ferito davvero fisicamente, ma nonostante tutto un attacco del genere avrebbe potuto ucciderlo con una facilità estrema.
E ci era davvero andato vicino.
"Ancora vivo nonostante il mio colpo ti abbia investito in pieno?" domandò Vayu, stavolta senza preoccuparsi di nascondere il suo evidente divertimento. "Questo ti fa onore, Cavaliere, ma ormai il tuo potere è stato sigillato."
Come a confermare quelle parole, Virgo venne scaraventato lontano da un altro attacco senza che lui potesse opporsi; Saori aveva voltato la testa verso il Saint, ma si accorse che se l'avesse aiutato le due divinità ne avrebbero approfittato per sopraffarla ed allora la battaglia sarebbe stata persa.
"Dannazione!" ringhiò, impotente, accrescendo la propria forza e sperando che il Cavaliere fosse sopravvissuto all'impatto.

Fortunatamente, poco prima che il Gold finisse contro la parete rocciosa che si ergeva dietro la fila difensiva dei Saint, qualcuno riuscì ad afferrarlo al volo, attutendo l'impatto con il proprio corpo; Chamaeleon strinse i denti per non gemere di dolore quando sbatté la schiena contro le rocce con Virgo che le era finito addosso.
"June! Shaka!" esclamò Mur dopo aver eretto il Crystal Wall per potersi girare senza dover schivare i colpi. "State bene?"
Nessuno dei due rispose ed i soldati che tentavano di distruggere la barriera creata dal Gran Sacerdote si diressero verso di loro; Aries si parò dinanzi ai compagni, alzando entrambe le mani.
"
Starlight Extinction!" disse, sferrando il colpo finale senza pietà alcuna; i suoi avversari vennero investiti in pieno e finirono a terra, sconfitti.
Fu allora che Shaka sembrò riprendere conoscenza, scostandosi appena dalla persona che l'aveva salvato e voltandosi verso di lei, incontrando gli occhi blu della Sacerdotessa. "June..." sussurrò, con un filo di voce. "Hai rischiato di morire..."
"Non siamo poi così diversi, noi due." disse solo, tentando di sorridere, prima di perdere i sensi e scivolare a terra.
Il Gold non era messo molto meglio e si appoggiò con la schiena contro la parete, sotto lo sguardo preoccupato del custode della Prima Casa.
"Non credo potrò combattere ancora..." esalò Virgo, a fatica, cercando di regolarizzare il respiro; Mur annuì, sollevando la ragazza svenuta e poggiandola vicino a lui.
"D'accordo, rimanete qui. Non c'è problema."

Un rantolo soffocato alle sue spalle lo fece voltare di scatto: i soldati che avevano ricevuto il suo attacco si erano ripresi ed ora tentavano di rimettersi in piedi.
"A dire il vero un problema c'è!" esclamò Shura, poco distante da lui. "Mi spieghi perché diavolo sono tutti ancora vivi nonostante abbiano ricevuto colpi mortali?"
Aries non seppe cosa rispondergli, troppo shockato anche solo per pensare.
Cosa diavolo sta succedendo?


La battaglia sembrava iniziata da poche ore, ma il sole che era sorto dando il via ai combattimenti ormai stava già calando.
Athena aveva iniziato ad indebolirsi ed ora si era praticamente aggrappata al bastone di Nike per evitare di cadere a terra; respirava veloce, cercando di mantenere costante l'energia.
Osservò con occhi sofferenti il campo di battaglia, chiedendosi se i suoi Gold stessero avendo la meglio, ma un brivido di orrore le attraversò la schiena quando notò che, tra i nemici, non era morto nemmeno il più debole dei soldati: vi erano corpi in fin di vita, sì, ma poteva ancora percepire l'energia vitale in ognuno di loro.
"Cosa significa ciò?" domandò, allarmata, posandolo sguardo su Mah; solo allora si accorse che la dea non aveva ancora usato la sua forza per attaccarla ma sembrava comunque affaticata.
Un pensiero assurdo le attraversò la mente, distraendola per un attimo. "Non dirmi che hai usato il tuo potere per evitare che morisse anche un solo guerriero!"
La luce azzurrina che rappresentava la dea si mosse appena e Saori immaginò che stesse sorridendo.
"Ma dai, mia cara Athena." disse, con voce profonda. "Non ti sei accorta che non sono stata l'unica ad aver fatto una cosa del genere?"
Come a voler sottolineare quelle parole, neanche a farlo apposta, Cristal si guardò intorno senza capire granché di quella situazione, notando la totale assenza di morti anche dalla parte avversaria.
Mah ci sta proteggendo tutti con il suo potere, ma per quanto riguarda i Saint? Perché persino gli Apprendisti sono ancora vivi?

"Non ti distrarre." sibilò Ashanti, tentando di tirarle un pugno; Linx si morse il labbro, maledicendosi mentalmente per essersi distratta ed aver così permesso che l'altra potesse tranquillamente attaccarla, ma restò di stucco quando, sebbene fosse rimasta immobile, l'egiziana la mancò di molto.
"Ma che...?" mormorò, allontanandosi appena da lei e notando quanta fatica le costasse ogni singolo movimento; la luce verde che le brillava attorno rapì l'attenzione di Cris, permettendole di capire.
"Non ci credo." ammise, stupita, sgranando gli occhi. "Mi avevano detto che eri una Dea, ma mai avrei pensato che usassi la tua energia per proteggere i Cavalieri!"
L'araba sorrise appena, tentando di rimanere in equilibrio. "Lo so, sono troppo buona." rise, senza allegria, prima di usare tutte le energie rimaste per poter affiancare Athena.
Tutti i combattenti lasciarono perdere la lotta, voltandosi a guardare la scena; Ashanti aveva lasciato il posto a Northia, che ora guardava con aria di sfida le divinità avversarie.
"Non farlo, in questo modo morirai di sicuro!" esclamò Saori, preoccupata.
"Morirò io, non Nasser." precisò la dea etrusca, senza guardarla. "E comunque ormai non posso tirarmi indietro."
Anche Mah sembrava stanca, ma aveva ancora una tale energia da poterle contrastare entrambe; si fece più avanti, con sicurezza. "Arrendetevi e lasciate che sigilliamo il vostro potere, senza dover più combattere."
"Mai!" esplosero le dure, pronte per l'ultimo atto; allora la voce di Vayu tuonò per l'ultima volta, rimbombando nel silenzio più totale.
"E sia!"

Le quattro divinità fecero ricorso a quanta più energia riuscivano ad accumulare, facendo tremare la terra; attorno a loro i guerrieri si erano allontanati, temendo di rimanere travolti.
"Cris!" la richiamò Dick, notando che la ragazzina era rimasta indietro; sembrava troppo esausta per combattere e trascinava i piedi con una smorfia di dolore dipinta sul volto, camminando vicino allo strapiombo.
Non riuscì a raggiungere il compagno che le quattro forze si scontrarono con un'esplosione terrificante; i Gold videro impotenti sia Athena che Northia sbalzate via da quella forza spaventosa e cadere a terra, senza più rialzarsi.
Saori era ancora cosciente, ma troppo debole per fare anche solo un piccolo movimento; roteando appena gli occhi, vide che Ashanti era finita poco lontano da lei, senza però nessuna traccia di Northia in corpo: la dea etrusca era morta.
Dallo scontro di quelle quattro forze partirono raggi di luce in tutte le direzioni, distruggendo qualsiasi cosa toccassero; Milo si sentì gelare il sangue quando vide che uno si stava dirigendo proprio verso Linx.
"Maledizione!" gridò, cercando di raggiungerla prima che fosse colpita; allungò una mano verso di lei, come per afferrarla, ma nemmeno con la sua velocità sarebbe riuscito a salvarla: era troppo lontano.

Cris ebbe appena il tempo di girarsi e quando vide il raggio, ormai, era troppo tardi; il sangue le schizzò in viso, inzuppandole i vestiti come se fosse acqua; stranita, alzò appena il viso ritrovando a fissare le iridi azzurre di Dick, che tentò di sorridere senza successo.
Le sembrò passata un'eternità quando si rese conto di quel che era successo. il compagno le si era buttato davanti, facendole scudo con il proprio corpo e venendo colpito in pieno.
"B-beh..." sussurrò lui, con un filo di voce. "...possibile che debba sempre salvarti io?" domandò, stringendo gli occhi per il dolore.
Non udì risposta e quando riaprì gli occhi la ragazzina continuava a guardarlo stranita.
"Cris?" la chiamò, incerto; si sentì morire quando si accorse che un rivolo vermiglio le colava lungo il mento.
Linx riuscì ad abbassare la testa, osservando l'enorme squarcio che le aveva dilaniato le carni: il raggio aveva trapassato entrambi.

Nessuno riuscì a muoversi in tempo, il terreno sotto i loro piedi cedette ed i due si ritrovarono a cadere nel vuoto.
Un urlo da ambedue le fazione, che invano avevano tentato di afferrarli; la luce azzurrina di Mah brillò per un attimo più intensamente, nonostante tremasse appena.
"Frenerò la loro caduta con l'energia rimastami..." mormorò, prima di svanire. "Ma questo temo che non basterà."
Vayu sembrò annuire, prima che qualcos'altro attirasse la sua attenzione: Saori si era rialzata, sorretta da due Gold, e lo guardava con sguardo vitreo.
"Ci arrendiamo." disse, decisa, prima di perdere i sensi.

 

 

Quando Cristal riaprì gli occhi, si ritrovò a fissare uno scorcio di volta celeste, dove le timide stelle iniziavano a apparire; non aveva più alcuna energia per muoversi e sentiva un gran freddo penetrarle nelle ossa.
"E-ehi." la voce di Dick tremò appena, ma bastò a farsi sentire. "Pare che Mah abbia... usato il suo potere per farci fare un atterraggio morbido."
"Sembra di sì."
Lui la cercò con gli occhi, tentando di sollevare la mano; lo sforzo fu enorme, ma lo svizzero riuscì comunque a raggiungere le dita della ragazzina.
"Sai..." riprese lei, tentando di rimanere sveglia ed allontanando quello strano torpore che le aveva intorpidito le gambe. "Quando usciremo di qui probabilmente Josh mi mollerà uno schiaffo... per averlo fatto preoccupare... e poi Leire litigherà con lui e ci abbraccerà piangendo... sotto lo sguardo perplesso di Fryderyk."
Lo svizzero stava in silenzio, tenendo gli occhi fissi sul cielo; Linx continuò.
"Vorrei andare in Irlanda... Era il paese di mia madre... Già mi immagino, le scogliere... i boschi... potremmo andarci tutti insieme, la prossima volta."
"Sai che non ci sarà una prossima volta."
Il respiro di lei si fece più lieve. "Sì, lo so..."
"Però è bello che tu pensi sempre a noi... anche adesso..."
"Siete sempre stati la mia famiglia..."

Dick sorrise, ignorando il dolore lancinante che sembrava volergli spaccare il cranio in due.
"Anche per me... ho sempre desiderato avere quattro vite per poterne sacrificare almeno una per voi..."
"Per me l'hai fatto."
"Non è stato abbastanza, non ti ho protetta."
Cristal iniziava a perdere la sensibilità delle ditta, ma tentò comunque di stringere la mano del compagno.
"A me va bene così."

Lo svizzero tossì violentemente ed il sangue prese ancora a scorrergli dalla bocca.
"Io ti ho... sempre voluto bene..."
Strinse ancora la mano della ragazzina, prima di chiudere gli occhi.
"Cris..." esalò, debole. "Canta un'ultima volta..."

La ragazzina non sembrò sorpresa da quella richiesta; annuì, semplicemente.

Land of bear and land of eagle
Land that gave us birth and blessing
Land that called us every homeward
We will go home across the mountains.

La sua voce si era fatta un sussurro più debole di un fruscio di foglie, ma lui sembrava udirla lo stesso.


We will go home, we will go home
We will go home across the mountains
We will go home singing our song
We will go home across the mountains


Le timide stelle non riusciva più a distinguerle, il cielo notturno era divenuto una  massa sfocata di blu; la voce le andò via del tutto, eppure Cris non accennava a smettere, esalando le parole una ad una.


Hear our singing
Hear our longing
We will go home across the mountains



La stretta di Dick si indebolì ed il suo diaframma smise di muoversi; Linx si rese conto di stringere una mano senza vita, le cui dita erano più gelide dei ghiaccioli.
Non pianse per questo, forse non ne aveva le forze; semplicemente sorrise, serena, chiudendo gli occhi.

Poi, spirò.




 

  
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