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Autore: Ptolemaios    23/02/2013    1 recensioni
La mia prima fanfic horror. Siate clementi ^^
Neil è un giovane in carriera, che vive ad Atlanta. Da tempo manca dalla
casa in cui è cresciuto, in campagna. Ma quando dovrà tornarci in occasione
di una tragedia, ricorderà poco a poco i motivi per cui da quella casa, è scappato.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di cominciare volevo fare le mie scuse a tutti coloro che stanno seguendo il mio racconto. È passato tantissimo dall'ultimo capitolo, per tutta una serie di motivi. Vacanze, lavoro... Insomma ho avuto parecchie gatte da pelare xD Ma adesso sono tornato attivo, e vi prometto che sarò più costante.

Salvo invasioni aliene, o piogge di meteoriti. 

Ops. I meteoriti sono già caduti, in Russia. Conto sugli alieni xD

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Va bene.

Stavolta al poltergiest, puffo, alieno di turno gli era preso un interesse maniacale per le chiavi. È giusto, una connessione perfettamente logica da cappotto a chiavi.

Neil fece un lungo sospiro e si rivolse verso Julie. “Scusa zia, non trovo più le chiavi della macchina…”

“Non fa niente Neil, c’è tutto il tempo. Piuttosto entriamo in casa insieme a tutti gli altri.”

Tutti gli altri. Già, perché con l’arrivo di Paul e di Julie tutti i parenti erano presenti all’appello. Erano circa le cinque del pomeriggio, e mancava ancora tanto al funerale. Prima bisognava intrattenere le serpi, dargli da mangiare, e ovviamente non farle sbranare tra loro. Neil avrebbe preferito di gran lunga volare in Afghanistan per andare ad ammazzare qualche talebano. O respingere un invasione aliena. Ma purtroppo nei dintorni di Atlanta i talebani scarseggiavano.

E anche gli alieni, non credete mica.

Mentre Neil entrava in casa, ripensò agli strani eventi accaduti fin’ora. Com’era possibile che sbattessero porte chiuse, vibrassero maniglie, e vocine bisbigliassero per la casa? Erano davvero i soliti attacchi di cui aveva discusso con il suo psicanalista? Dovevano esserlo. Frutto della sua immaginazione.

Inoltre, fosse stato in un romanzo horror, non sarebbe già morto qualcuno?

“Aaah!”

L’urlo, agghiacciante nel quasi silenzio che regnava in casa, proveniva dalla cucina
.
Neil si fiondò sul posto, temendo già il peggio. Ma fortunatamente non c’era nulla di cui preccuparsi. O quasi.
Uno dei cuginetti era scivolato ed aveva picchiato un ginocchio per terra. La madre lo stava già confortando, massaggiandogli l’articolazione.

“Mio Dio che strizza…” Pensò Neil.

Una mano si posò all’improvviso sulla spalla di Neil, che trasalì sbiancando.

“Chi è?!” Esclamò nervoso.

“Sono io Neil…” Gli rispose Paul. “Che ti è preso? Manco ti avesse afferrato un mostro” Disse sorridendo.

“Scusa zio… Ho i nervi a fior di pelle.” Rispose Neil.

“Non ti preoccupare, ti capisco. Piuttosto, forse ti conviene radunare tutti e spiegare che succederà oggi.” Disse Paul.

“Giusto. Adesso raduno tutti nel salotto.” Rispose Neil.

“Bravo. Che a vederli sembrano un branco di mucche al pascolo.” Cercò di scherzare Paul.

“Più che mucche sono iene, pronte a saltare addosso alla carcassa. Guarda Maximilian.” Disse Neil sporgendosi verso il salotto. “Sta lanciando occhiatacce a chiunque.”

“Magari crede di avere lo sguardo che uccide.” Disse Paul.

“Come no, è talmente grasso che non riuscirebbe ad uccidere nemmeno una lumaca. Voglio dire, si fa prima a saltarlo che a girarci intorno, è più facile che crepi di infarto quel bastardo. Avvoltoio di merda.” Disse Neil con rabbia.

“Calmati Neil… Alla fine sarà il testamento a parlare, e sono sicuro che i tuoi genitori non hanno lasciato nulla a lui, come a nessun’altro che non fosse meritevole.” Disse Paul, cercando di calmare il nipote.

“Hai ragione, zio. Su, andiamo.” Disse Neil avviandosi.

In realtà, fosse dipeso da Neil, tre quarti delle persone presenti non sarebbero mai state chiamate. Ma purtroppo le disposizioni erano chiare, e non si poteva ignorarle.

Prima di chiamare tutti Neil andò in bagno. Voleva lavarsi un attimo il viso con dell’acqua fredda, così da poter affrontare meglio tutti quanti. Arrivato al bagno, chiuse la porta e si avvicinò al lavandino.
Il rubinetto gocciolava, come se qualcuno l’avesse usato da poco senza chiudere bene i rubinetti.

Strano, dato che non aveva visto nessuno andare al bagno al piano terra. Poco male, sarà stato qualcuno mentre lui parlava con zio Paul in cucina.

Neil aprì il rubinetto dell’acqua fredda, pronto a sciacquarsi. Ma l’acqua che scorreva non era fredda, bensì era calda. Bollente.
“Ma com’è possibile? E dire che ho aperto il rubinetto giusto…” Pensò Neil.

L’acqua stava già emettendo vapore per tutto il bagno, tanto era calda. Facendo attenzione a non scottarsi, Neil chiuse con cura il rubinetto dell’acqua fredda. Diede una stretta a quello dell’acqua calda, e riaprì piano quello dell’acqua fredda.

Adesso l’acqua che scorreva era fredda.

Neil guardò con aria interrogativa il rubinetto, e si sciacquò il viso più volte. Si asciugò per bene, e si guardò allo specchio. Purtroppo non vedeva niente, dato che l’acqua calda di prima aveva già appannato il vetro. Mentre si stava per chinare per prendere un asciugamano pulito con cui spannare lo specchio, Neil notò qualcosa.

Sul vetro appannato c’era una scritta, tracciata come se qualcuno l’avesse fatta con le dita.

La scritta recitava “È ora…”.

Neil strabuzzò gli occhi incredulo, e se li stropicciò per leggere meglio.

La scritta però era scomparsa.

“Va bene. Adesso ci mancava solo la bambina di The Ring che fa l’Uomo Ragno in giro per il bagno e fa scritte sui vetri appannati. Perfetto. Sto diventando completamente scemo.” Pensò ad alta voce Neil.

Che poi, è ora di cosa?

Ora di mangiare? La bambina di The Ring voleva un invito scritto per la cena di stasera?

Neil finì di pulire lo specchio ed uscì dal bagno, dirigendosi in salotto.

“Scusate, gente…!"
Ottimo inizio, chiamarli manco fossimo ad un raduno per un concerto rock.

“Vi ringrazio per essere tutti qui in questa triste occasione, vedo che non manca nessuno.”
Certo, li ringrazierei di più se andassero un po’ tutti a fanculo. E ci credo che non manca nessuno, se potessero farebbero tutti in coro “Soldi, soldi, soldi!”.

“Il funerale di celebrerà nella chiesa della cittadina, qui vicino casa. Ceneremo qui, e una volta tornati dalla funzione, terremo un piccolo rinfresco…”
Sì, vi darei da mangiare un calcio in bocca, con un rinfresco di schiaffi.

“Poi ci saluteremo e ognuno potrà tornare a casa…”
Giusto, prima sparite brutte carogne e meglio è.

Di uccidervi tutti nella più lenta agonia.

Stop.

Neil si bloccò di colpo. Ok tutte le cattiverie, ma quell’ultimo pensiero? Avrebbe giurato di non averlo pensato, ma se lo era trovato in mente, pronto ad esplodere.
L’aveva davvero pensato? Certo, avrebbe di gran lunga preferito rendere omaggio ai suoi genitori da solo, magari accompagnato da Paul e Julie, ma vedere morti tutti gli altri…

Neil non sapeva più davvero cosa pensare. Ma cercò di farsi forza, e di etichettare tutte quelle stranezze come una conseguenza dello stress.

Nel frattempo durante tutto il suo discorso, nessuno aveva fiatato. Avevano ascoltato tutti in silenzio, con grande attenzione. Strano, non c’era nemmeno il solito fesso che faceva la domanda stupida.

Tutti i parenti si dispersero per casa, cercando di ingannare il tempo fino all’ora di cena. Ma qualcuno doveva pur cucinare.

Neil andò ai fornelli, e a lui si unirono Paul e Julie, seguiti da un paio di cugini che volevano dare una mano.
“Vi ringrazio. Abbiamo un sacco di carne qui, pensavo ad una classica bistecca accompagnata da patate come piatto principale.” Disse Neil, esponendo la sua idea per la cena.

“Buono! Facciamo quello allora?” Disse Stan, uno dei due cugini che si erano uniti a lui in cucina.

“Sì dai. E gli altri si attaccano se non gli sta bene”. Disse Paul sorridendo.

I cinque si misero all’opera, iniziando a preparare. Nessuno parlava, come se ognuno sapesse che cosa doveva fare. Neil si mise addirittura a fischiettare, subito imitato dagli altri quattro. Si scambiarono tutti un sorriso, tranquilli e sereni.

Ma giustamente, mica poteva durare.

Delle urla strazianti e terrificanti riecheggiarono per la casa.

Neil si fermò di colpo, imitato da Paul e Julie. Stan era sbiancato, e Anne, l’altra cugina, aveva lasciato cadere il coltello per lo spavento.
“Co-Cosa è successo…?” Chiese Anne tremando.

“Cerchiamo di stare calmi.” Disse Paul “Si sarà fatto male qualcuno, come prima, no?”

“Lo spero tanto, zio…” Disse Neil.

“Da dove provenivano le urla? Dal piano di sopra?” Chiese Julie.

“Credo di sì zia. Forse dalla stanza degli ospiti” Rispose Neil.

Ma ciò che Neil non poteva sapere, era che la stanza degli ospiti aveva subito un ritinteggiatura.

Completa.
  
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