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Autore: louehs    23/02/2013    1 recensioni
Louis Tomlinson ha abbandonato le spoglie mortali per diventare un cacciatore di anime, un corpo vuoto senza sentimenti, un essere dalla bellezza immortale, un demone.
E se i suoi occhi color ghiaccio incontrassero il verde profondo e puro di un'anima candida? E se per la prima volta dal giorno della sua morte, il cuore di Louis riprendesse a battere, dipendendo da quello di un altro individuo?
[demon!Louis x human!Harry]
- Questa Fanfiction contiene scene spinte appartenenti al genere slash, se non apprezzate vi consiglio di non entrare :)
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Louis Tomlinson era giovane quando morì la prima volta.
I suoi occhioni di quel blu così magnetico si chiusero per quello che parse un periodo infinito per riaprirsi dipinti da una luce nuova, un’ombra diversa, un cambiamento radicale. Colorati da una consapevolezza superiore, senza la scintilla della vita in essi. Louis non era più vivo, non aveva più nulla da perdere.
Aveva visto la sua vita scivolargli dalle mani nel giro di pochi attimi e poi il nulla.
Era ancora un bambino, un diciottenne con il mondo ai suoi piedi. Una bellezza mozzafiato sprecata per un incidente. Non poteva andarsene così, Louis meritava di più. Louis meritava l’immortalità.
E così fu.
In genere un accordo simile è chiamato Patto con il Diavolo, ma i termini cambiano da persona a persona.
Lui non era il Diavolo, era solo una seconda occasione. Era colui che offriva i suoi servigi agli umani in cambio della loro anima. Poteva donare loro di tutto: bellezza, amore, giovinezza, immortalità.
L’unico prezzo da pagare era l’eterna fedeltà.
Era impossibile rifiutare.
Così come lo fu per Louis. Non ricordò di aver mai avuto altre occasioni.
Non ebbe nemmeno il tempo di accettare la sua morte che si ritrovò di fronte a lui, alla sua voce suadente, alle sue promesse irrealizzabili. Un’offerta unica. Accettare o morire, essere dimenticato, rimanere un’anima vagante, un ricordo sbiadito e compianto.
Lui gli aveva promesso di più. Gli aveva promesso di poterlo far diventare più potente di quanto sarebbe mai riuscito ad essere nelle sue spoglie mortali, sarebbe diventato un Reclutatore di anime.
Da quel momento Louis sparì.
Venne dato per disperso, il suo ricordo nella mente dei suoi cari sbiadì poco a poco, fino a scomparire. Louis giurò di non guardarsi indietro, di essere fedele solo al suo padrone, e così fu. Per pietà gli venne concesso di vegliare i suoi cari al letto di morte, come un fantasma, una presenza invisibile ed opprimente, ma ormai Louis era vuoto, privo di sentimenti nei loro confronti.
La morte era così monotona, così marginale. Le morti naturali erano noiose, ripetitive.
Nessuno si sarebbe mai interessato ad una morte per vecchiaia o per malattia. Erano le morti eclatanti ad attirare, le morti come la sua.
E Louis amava giocare con la morte.
Era un Reclutatore, il suo compito era quello di convincere le anime a convertirsi a Lui; veniva mandato nelle scuole per affascinare gli studenti, incuriosirli, attirarli mortalmente, per poi convincerli a vendere la loro anima al suo Signore, e per riuscirci era in grado di servirsi di tutti i mezzi in suo possesso.
Falliva molto raramente, e per questo era uno dei Suoi favoriti .
Era in grado di far convertire chiunque. Adolescenti, adulti, ragazze, ragazzi. Era un ottimo attore.
Un automa, un corpo freddo e privo di sentimenti: perfetto.
Ogni volta che completava una missione il ricordo del ragazzo spariva dalle menti delle persone intorno a lui, come quello delle anime che voleva catturare, perché quando sceglieva un’anima, in un modo o nell’altro, la otteneva.
Era un demone.
Un demone dal viso candido e gli occhi color ghiaccio, letale quanto la morte.
 
                                                                                   -
Liam sfilò la chiave dal pannello di accensione dell’auto e appoggiò le mani sul volante, pensieroso.
Nell’auto regnava incontrastato il silenzio e tra i ragazzi sembrava essere calato il gelo.
“ Qual è il piano?” Chiese infine Liam, rompendo il tacito accordo dei tre.
“ Non abbiamo bisogno di un piano. – Rispose freddo Louis, disturbato dall’interruzione di Liam. – Agiremo come al solito.”
“ E come? Scopando con mezza scuola?” Scherzò Zayn, disteso sui sedili posteriori, alterando visibilmente Louis.
“Il capo sono io, Malik, se hai qualcosa da criticare sul mio metodo di lavoro fallo pure, ma sappi che in settantaquattro anni ho imparato come far provare davvero dolore alle mezzeseghe come te.” Lo minacciò Louis, puntando gli occhi nello specchietto retrovisore e catturando una scintilla di terrore in quelli dell’altro ragazzo.
“Okay, possiamo concentrarci sul nostro compito?” Chiese spazientito Liam, tamburellando le dita sul volante. Era una delle sue prime missioni serie, era morto da ventidue anni e, come in vita, continuava ad avere attacchi d’ansia. Sapeva di essere accompagnato da due esperti del genere ma era terrorizzato da un possibile fallimento. Sapeva che in genere Lui era solito punire piuttosto severamente coloro che lo deludevano.
“Lee, calmo, andrà tutto bene. – Lo tranquillizzò Zayn, stringendogli le spalle da dietro. – E ora andiamo là fuori a fare ciò che sappiamo fare meglio- ”
“Uccidere.” Concluse Louis con il tono piatto.
“ E’ una visione abbastanza contorta della cosa ma…”
“Okay, mettiamo in chiaro dei punti essenziali. – Lo interruppe bruscamente Louis, richiamando su di sé l’attenzione. – Non siamo qui per un viaggio istruttivo, non siamo qui per rivivere le gioie del liceo. Siamo qui per infiltrarci nelle menti di quei ragazzi, per sconvolgerle, per succhiare la loro linfa vitale, per rubare la loro anima. Qualcuno di loro potrebbe morire nel processo, è un’ipotesi che non possiamo scartare, ma non dobbiamo avere nessun coinvolgimento sentimentale nell’azione, proprio come non l’hanno avuto i nostri assassini.”
Un brivido percorse la schiena dei ragazzi al solo pensiero del loro assassinio, del gelo che la morte porta con sé, del buio, della solitudine, del sangue che si blocca nelle vene, che paralizza dal terrore.
Non potevano permettersi di provare emozioni, non potevano e basta.
“Perché Holmes Chapel? – Chiese Liam, sbirciando la targa che brillava sopra il liceo. – Perché non Manchester o una grande città?”
Louis alzò le spalle, curiosando con lo sguardo tra la folla che riempiva freneticamente il cortile nei primi giorni d’autunno.
“Perché nelle piccole città i peccati sono più piccanti.” Rispose aprendo la portiera del SUV.
Il vento autunnale lo colpì dritto il faccia, facendolo sussultare. Faceva piuttosto freddo per essere Settembre. Non era più abituato al clima inglese, aveva passato i tre anni precedenti passando da una missione all’altra nel ‘Nuovo Continente’ ed essere tornato in Inghilterra lo destabilizzava un po’.
Gli americani erano così aperti, così manipolabili, così ingenui, era stata una lunga e meritata vacanza dopo anni ed anni di complesse missioni portate immancabilmente a termine.
“ Louis Tomlinson, Liam Payne, Zayn Malik, ultimo anno. – si ripeté mentalmente Liam, come una cantilena. – Da una scuola nella periferia di Liverpool.”
“Ultimo anno per sempre, non è triste come cosa?” Chiese Zayn, continuando a scrutare la folla, in cerca di un primo obiettivo sensibile.
“Dipende dai punti di vista. Abbiamo vinto la nostra battaglia contro la morte.” Rispose Louis, infilando le mani in tasca e alzandosi lievemente sulle punte, cercando di avere una visuale migliore sui corpi che si muovevano velocemente davanti all’entrata.
“Se per vittoria intendi rimanere incastrato nel corpo di un diciottenne a vita, avrei apprezzato la sconfitta. –  Borbottò amaramente Liam, chiudendo le porte dell’auto e portandosi una mano al collo. – E ora godiamoci il nostro ennesimo primo giorno di scuola, ragazzi.”
Louis fu il primo ad immischiarsi nella folla di liceali.
L’odore della loro pelle, del loro sangue, della loro anima lo inebriava a tal punto da fargli girare la testa.
Non l’avrebbe mai ammesso, eppure c’era qualcosa in loro che invidiava da morire. La loro felicità, la fiducia nel futuro, la spensieratezza.
Doveva essere bello essere un adolescente, solo che lui non lo ricordava più.
Liam e Zayn gli furono subito affianco, assicurandogli una protezione completa da entrambi i lati, non che ne avesse bisogno, era praticamente indistruttibile, ma i ragazzi erano così imprevedibili ai giorni d’oggi.
I tre varcarono con decisione l’ingresso dell’edificio, entrando in quello che doveva essere il corridoio principale.
Gli occhi dei presenti furono subito su di loro, attirati come calamite da quei ragazzi dai fisici scolpito e le espressioni glaciali.
Più gli sguardi si facevano insistenti, più il sorriso sul volto di Louis si allargava. Riusciva a leggere il desiderio negli occhi delle persone, riusciva a percepire le loro voglie più nascoste, le loro fantasie più segrete.
Zayn ridacchiò a bassa voce abbassandosi per sussurrargli qualcosa all’orecchio.
“ Ci sono più peccatori in questa stanza che in tutti i gironi dell’Inferno.” Mormorò con un sorriso ammiccante stampato in viso, mentre passavano davanti ad un gruppo di ragazze con scollature troppo ampie e gonne troppo strette.
“Potrebbe essere più divertente di quanto potessimo immaginare.” Rispose, cercando di non sembrare troppo compiaciuto dagli apprezzamenti che sembravano arrivare da chiunque nella folla.
Era bello, desiderabile, misterioso, invincibile. Louis Tomlinson, per l’ennesima volta, aveva l’intera situazione sotto al suo controllo.
Poi accadde.
Fu casuale, questione di pochi attimi, la durata di un respiro.
Il ghiaccio dipinto nei suoi occhi incontrò il verde, quel verde caldo e avvolgente, quel verde irresistibile, quel verde che sembrava essere sopravvissuto immacolato  allo sporco che macchiava il mondo in cui era cresciuto.
Era come se avesse trovato tutto ciò che il mondo aveva di buono da offrire, sfidandolo a resistere alla tentazione di impadronirsene, di rovinare tutta quella purezza, di possederla.
E in quel momento, per la prima volta il suo cuore mancò un battito.
 Louis Tomlinson era giovane quando morì la prima volta.
I suoi occhioni di quel blu così magnetico si chiusero per quello che parse un periodo infinito per riaprirsi dipinti da una luce nuova, un’ombra diversa, un cambiamento radicale. Colorati da una consapevolezza superiore, senza la scintilla della vita in essi. Louis non era più vivo, non aveva più nulla da perdere.
Aveva visto la sua vita scivolargli dalle mani nel giro di pochi attimi e poi il nulla.
Era ancora un bambino, un diciottenne con il mondo ai suoi piedi. Una bellezza mozzafiato sprecata per un incidente. Non poteva andarsene così, Louis meritava di più. Louis meritava l’immortalità.
E così fu.
In genere un accordo simile è chiamato Patto con il Diavolo, ma i termini cambiano da persona a persona.
Lui non era il Diavolo, era solo una seconda occasione. Era colui che offriva i suoi servigi agli umani in cambio della loro anima. Poteva donare loro di tutto: bellezza, amore, giovinezza, immortalità.
L’unico prezzo da pagare era l’eterna fedeltà.
Era impossibile rifiutare.
Così come lo fu per Louis. Non ricordò di aver mai avuto altre occasioni.
Non ebbe nemmeno il tempo di accettare la sua morte che si ritrovò di fronte a lui, alla sua voce suadente, alle sue promesse irrealizzabili. Un’offerta unica. Accettare o morire, essere dimenticato, rimanere un’anima vagante, un ricordo sbiadito e compianto.
Lui gli aveva promesso di più. Gli aveva promesso di poterlo far diventare più potente di quanto sarebbe mai riuscito ad essere nelle sue spoglie mortali, sarebbe diventato un Reclutatore di anime.
Da quel momento Louis sparì.
Venne dato per disperso, il suo ricordo nella mente dei suoi cari sbiadì poco a poco, fino a scomparire. Louis giurò di non guardarsi indietro, di essere fedele solo al suo padrone, e così fu. Per pietà gli venne concesso di vegliare i suoi cari al letto di morte, come un fantasma, una presenza invisibile ed opprimente, ma ormai Louis era vuoto, privo di sentimenti nei loro confronti.
La morte era così monotona, così marginale. Le morti naturali erano noiose, ripetitive.
Nessuno si sarebbe mai interessato ad una morte per vecchiaia o per malattia. Erano le morti eclatanti ad attirare, le morti come la sua.
E Louis amava giocare con la morte.
Era un Reclutatore, il suo compito era quello di convincere le anime a convertirsi a Lui; veniva mandato nelle scuole per affascinare gli studenti, incuriosirli, attirarli mortalmente, per poi convincerli a vendere la loro anima al suo Signore, e per riuscirci era in grado di servirsi di tutti i mezzi in suo possesso.
Falliva molto raramente, e per questo era uno dei Suoi favoriti .
Era in grado di far convertire chiunque. Adolescenti, adulti, ragazze, ragazzi. Era un ottimo attore.
Un automa, un corpo freddo e privo di sentimenti: perfetto.
Ogni volta che completava una missione il ricordo del ragazzo spariva dalle menti delle persone intorno a lui, come quello delle anime che voleva catturare, perché quando sceglieva un’anima, in un modo o nell’altro, la otteneva.
Era un demone.
Un demone dal viso candido e gli occhi color ghiaccio, letale quanto la morte.
 
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Liam sfilò la chiave dal pannello di accensione dell’auto e appoggiò le mani sul volante, pensieroso.
Nell’auto regnava incontrastato il silenzio e tra i ragazzi sembrava essere calato il gelo.
“ Qual è il piano?” Chiese infine Liam, rompendo il tacito accordo dei tre.
“ Non abbiamo bisogno di un piano. – Rispose freddo Louis, disturbato dall’interruzione di Liam. – Agiremo come al solito.”
“ E come? Scopando con mezza scuola?” Scherzò Zayn, disteso sui sedili posteriori, alterando visibilmente Louis.
“Il capo sono io, Malik, se hai qualcosa da criticare sul mio metodo di lavoro fallo pure, ma sappi che in settantaquattro anni ho imparato come far provare davvero dolore alle mezzeseghe come te.” Lo minacciò Louis, puntando gli occhi nello specchietto retrovisore e catturando una scintilla di terrore in quelli dell’altro ragazzo.
“Okay, possiamo concentrarci sul nostro compito?” Chiese spazientito Liam, tamburellando le dita sul volante. Era una delle sue prime missioni serie, era morto da ventidue anni e, come in vita, continuava ad avere attacchi d’ansia. Sapeva di essere accompagnato da due esperti del genere ma era terrorizzato da un possibile fallimento. Sapeva che in genere Lui era solito punire piuttosto severamente coloro che lo deludevano.
“Lee, calmo, andrà tutto bene. – Lo tranquillizzò Zayn, stringendogli le spalle da dietro. – E ora andiamo là fuori a fare ciò che sappiamo fare meglio- ”
“Uccidere.” Concluse Louis con il tono piatto.
“ E’ una visione abbastanza contorta della cosa ma…”
“Okay, mettiamo in chiaro dei punti essenziali. – Lo interruppe bruscamente Louis, richiamando su di sé l’attenzione. – Non siamo qui per un viaggio istruttivo, non siamo qui per rivivere le gioie del liceo. Siamo qui per infiltrarci nelle menti di quei ragazzi, per sconvolgerle, per succhiare la loro linfa vitale, per rubare la loro anima. Qualcuno di loro potrebbe morire nel processo, è un’ipotesi che non possiamo scartare, ma non dobbiamo avere nessun coinvolgimento sentimentale nell’azione, proprio come non l’hanno avuto i nostri assassini.”
Un brivido percorse la schiena dei ragazzi al solo pensiero del loro assassinio, del gelo che la morte porta con sé, del buio, della solitudine, del sangue che si blocca nelle vene, che paralizza dal terrore.
Non potevano permettersi di provare emozioni, non potevano e basta.
“Perché Holmes Chapel? – Chiese Liam, sbirciando la targa che brillava sopra il liceo. – Perché non Manchester o una grande città?”
Louis alzò le spalle, curiosando con lo sguardo tra la folla che riempiva freneticamente il cortile nei primi giorni d’autunno.
“Perché nelle piccole città i peccati sono più piccanti.” Rispose aprendo la portiera del SUV.
Il vento autunnale lo colpì dritto il faccia, facendolo sussultare. Faceva piuttosto freddo per essere Settembre. Non era più abituato al clima inglese, aveva passato i tre anni precedenti passando da una missione all’altra nel ‘Nuovo Continente’ ed essere tornato in Inghilterra lo destabilizzava un po’.
Gli americani erano così aperti, così manipolabili, così ingenui, era stata una lunga e meritata vacanza dopo anni ed anni di complesse missioni portate immancabilmente a termine.
“ Louis Tomlinson, Liam Payne, Zayn Malik, ultimo anno. – si ripeté mentalmente Liam, come una cantilena. – Da una scuola nella periferia di Liverpool.”
“Ultimo anno per sempre, non è triste come cosa?” Chiese Zayn, continuando a scrutare la folla, in cerca di un primo obiettivo sensibile.
“Dipende dai punti di vista. Abbiamo vinto la nostra battaglia contro la morte.” Rispose Louis, infilando le mani in tasca e alzandosi lievemente sulle punte, cercando di avere una visuale migliore sui corpi che si muovevano velocemente davanti all’entrata.
“Se per vittoria intendi rimanere incastrato nel corpo di un diciottenne a vita, avrei apprezzato la sconfitta. –  Borbottò amaramente Liam, chiudendo le porte dell’auto e portandosi una mano al collo. – E ora godiamoci il nostro ennesimo primo giorno di scuola, ragazzi.”
Louis fu il primo ad immischiarsi nella folla di liceali.
L’odore della loro pelle, del loro sangue, della loro anima lo inebriava a tal punto da fargli girare la testa.
Non l’avrebbe mai ammesso, eppure c’era qualcosa in loro che invidiava da morire. La loro felicità, la fiducia nel futuro, la spensieratezza.
Doveva essere bello essere un adolescente, solo che lui non lo ricordava più.
Liam e Zayn gli furono subito affianco, assicurandogli una protezione completa da entrambi i lati, non che ne avesse bisogno, era praticamente indistruttibile, ma i ragazzi erano così imprevedibili ai giorni d’oggi.
I tre varcarono con decisione l’ingresso dell’edificio, entrando in quello che doveva essere il corridoio principale.
Gli occhi dei presenti furono subito su di loro, attirati come calamite da quei ragazzi dai fisici scolpito e le espressioni glaciali.
Più gli sguardi si facevano insistenti, più il sorriso sul volto di Louis si allargava. Riusciva a leggere il desiderio negli occhi delle persone, riusciva a percepire le loro voglie più nascoste, le loro fantasie più segrete.
Zayn ridacchiò a bassa voce abbassandosi per sussurrargli qualcosa all’orecchio.
“ Ci sono più peccatori in questa stanza che in tutti i gironi dell’Inferno.” Mormorò con un sorriso ammiccante stampato in viso, mentre passavano davanti ad un gruppo di ragazze con scollature troppo ampie e gonne troppo strette.
“Potrebbe essere più divertente di quanto potessimo immaginare.” Rispose, cercando di non sembrare troppo compiaciuto dagli apprezzamenti che sembravano arrivare da chiunque nella folla.
Era bello, desiderabile, misterioso, invincibile. Louis Tomlinson, per l’ennesima volta, aveva l’intera situazione sotto al suo controllo.
Poi accadde.
Fu casuale, questione di pochi attimi, la durata di un respiro.
Il ghiaccio dipinto nei suoi occhi incontrò il verde, quel verde caldo e avvolgente, quel verde irresistibile, quel verde che sembrava essere sopravvissuto immacolato  allo sporco che macchiava il mondo in cui era cresciuto.
Era come se avesse trovato tutto ciò che il mondo aveva di buono da offrire, sfidandolo a resistere alla tentazione di impadronirsene, di rovinare tutta quella purezza, di possederla.
E in quel momento, per la prima volta il suo cuore mancò un battito.
Louis Tomlinson era giovane quando morì la prima volta.
I suoi occhioni di quel blu così magnetico si chiusero per quello che parse un periodo infinito per riaprirsi dipinti da una luce nuova, un’ombra diversa, un cambiamento radicale. Colorati da una consapevolezza superiore, senza la scintilla della vita in essi. Louis non era più vivo, non aveva più nulla da perdere.
Aveva visto la sua vita scivolargli dalle mani nel giro di pochi attimi e poi il nulla.
Era ancora un bambino, un diciottenne con il mondo ai suoi piedi. Una bellezza mozzafiato sprecata per un incidente. Non poteva andarsene così, Louis meritava di più. Louis meritava l’immortalità.
E così fu.
In genere un accordo simile è chiamato Patto con il Diavolo, ma i termini cambiano da persona a persona.
Lui non era il Diavolo, era solo una seconda occasione. Era colui che offriva i suoi servigi agli umani in cambio della loro anima. Poteva donare loro di tutto: bellezza, amore, giovinezza, immortalità.
L’unico prezzo da pagare era l’eterna fedeltà.
Era impossibile rifiutare.
Così come lo fu per Louis. Non ricordò di aver mai avuto altre occasioni.
Non ebbe nemmeno il tempo di accettare la sua morte che si ritrovò di fronte a lui, alla sua voce suadente, alle sue promesse irrealizzabili. Un’offerta unica. Accettare o morire, essere dimenticato, rimanere un’anima vagante, un ricordo sbiadito e compianto.
Lui gli aveva promesso di più. Gli aveva promesso di poterlo far diventare più potente di quanto sarebbe mai riuscito ad essere nelle sue spoglie mortali, sarebbe diventato un Reclutatore di anime.
Da quel momento Louis sparì.
Venne dato per disperso, il suo ricordo nella mente dei suoi cari sbiadì poco a poco, fino a scomparire. Louis giurò di non guardarsi indietro, di essere fedele solo al suo padrone, e così fu. Per pietà gli venne concesso di vegliare i suoi cari al letto di morte, come un fantasma, una presenza invisibile ed opprimente, ma ormai Louis era vuoto, privo di sentimenti nei loro confronti.
La morte era così monotona, così marginale. Le morti naturali erano noiose, ripetitive.
Nessuno si sarebbe mai interessato ad una morte per vecchiaia o per malattia. Erano le morti eclatanti ad attirare, le morti come la sua.
E Louis amava giocare con la morte.
Era un Reclutatore, il suo compito era quello di convincere le anime a convertirsi a Lui; veniva mandato nelle scuole per affascinare gli studenti, incuriosirli, attirarli mortalmente, per poi convincerli a vendere la loro anima al suo Signore, e per riuscirci era in grado di servirsi di tutti i mezzi in suo possesso.
Falliva molto raramente, e per questo era uno dei Suoi favoriti .
Era in grado di far convertire chiunque. Adolescenti, adulti, ragazze, ragazzi. Era un ottimo attore.
Un automa, un corpo freddo e privo di sentimenti: perfetto.
Ogni volta che completava una missione il ricordo del ragazzo spariva dalle menti delle persone intorno a lui, come quello delle anime che voleva catturare, perché quando sceglieva un’anima, in un modo o nell’altro, la otteneva.
Era un demone.
Un demone dal viso candido e gli occhi color ghiaccio, letale quanto la morte.
 
                                                                                   -
Liam sfilò la chiave dal pannello di accensione dell’auto e appoggiò le mani sul volante, pensieroso.
Nell’auto regnava incontrastato il silenzio e tra i ragazzi sembrava essere calato il gelo.
“ Qual è il piano?” Chiese infine Liam, rompendo il tacito accordo dei tre.
“ Non abbiamo bisogno di un piano. – Rispose freddo Louis, disturbato dall’interruzione di Liam. – Agiremo come al solito.”
“ E come? Scopando con mezza scuola?” Scherzò Zayn, disteso sui sedili posteriori, alterando visibilmente Louis.
“Il capo sono io, Malik, se hai qualcosa da criticare sul mio metodo di lavoro fallo pure, ma sappi che in settantaquattro anni ho imparato come far provare davvero dolore alle mezzeseghe come te.” Lo minacciò Louis, puntando gli occhi nello specchietto retrovisore e catturando una scintilla di terrore in quelli dell’altro ragazzo.
“Okay, possiamo concentrarci sul nostro compito?” Chiese spazientito Liam, tamburellando le dita sul volante. Era una delle sue prime missioni serie, era morto da ventidue anni e, come in vita, continuava ad avere attacchi d’ansia. Sapeva di essere accompagnato da due esperti del genere ma era terrorizzato da un possibile fallimento. Sapeva che in genere Lui era solito punire piuttosto severamente coloro che lo deludevano.
“Lee, calmo, andrà tutto bene. – Lo tranquillizzò Zayn, stringendogli le spalle da dietro. – E ora andiamo là fuori a fare ciò che sappiamo fare meglio- ”
“Uccidere.” Concluse Louis con il tono piatto.
“ E’ una visione abbastanza contorta della cosa ma…”
“Okay, mettiamo in chiaro dei punti essenziali. – Lo interruppe bruscamente Louis, richiamando su di sé l’attenzione. – Non siamo qui per un viaggio istruttivo, non siamo qui per rivivere le gioie del liceo. Siamo qui per infiltrarci nelle menti di quei ragazzi, per sconvolgerle, per succhiare la loro linfa vitale, per rubare la loro anima. Qualcuno di loro potrebbe morire nel processo, è un’ipotesi che non possiamo scartare, ma non dobbiamo avere nessun coinvolgimento sentimentale nell’azione, proprio come non l’hanno avuto i nostri assassini.”
Un brivido percorse la schiena dei ragazzi al solo pensiero del loro assassinio, del gelo che la morte porta con sé, del buio, della solitudine, del sangue che si blocca nelle vene, che paralizza dal terrore.
Non potevano permettersi di provare emozioni, non potevano e basta.
“Perché Holmes Chapel? – Chiese Liam, sbirciando la targa che brillava sopra il liceo. – Perché non Manchester o una grande città?”
Louis alzò le spalle, curiosando con lo sguardo tra la folla che riempiva freneticamente il cortile nei primi giorni d’autunno.
“Perché nelle piccole città i peccati sono più piccanti.” Rispose aprendo la portiera del SUV.
Il vento autunnale lo colpì dritto il faccia, facendolo sussultare. Faceva piuttosto freddo per essere Settembre. Non era più abituato al clima inglese, aveva passato i tre anni precedenti passando da una missione all’altra nel ‘Nuovo Continente’ ed essere tornato in Inghilterra lo destabilizzava un po’.
Gli americani erano così aperti, così manipolabili, così ingenui, era stata una lunga e meritata vacanza dopo anni ed anni di complesse missioni portate immancabilmente a termine.
“ Louis Tomlinson, Liam Payne, Zayn Malik, ultimo anno. – si ripeté mentalmente Liam, come una cantilena. – Da una scuola nella periferia di Liverpool.”
“Ultimo anno per sempre, non è triste come cosa?” Chiese Zayn, continuando a scrutare la folla, in cerca di un primo obiettivo sensibile.
“Dipende dai punti di vista. Abbiamo vinto la nostra battaglia contro la morte.” Rispose Louis, infilando le mani in tasca e alzandosi lievemente sulle punte, cercando di avere una visuale migliore sui corpi che si muovevano velocemente davanti all’entrata.
“Se per vittoria intendi rimanere incastrato nel corpo di un diciottenne a vita, avrei apprezzato la sconfitta. –  Borbottò amaramente Liam, chiudendo le porte dell’auto e portandosi una mano al collo. – E ora godiamoci il nostro ennesimo primo giorno di scuola, ragazzi.”
Louis fu il primo ad immischiarsi nella folla di liceali.
L’odore della loro pelle, del loro sangue, della loro anima lo inebriava a tal punto da fargli girare la testa.
Non l’avrebbe mai ammesso, eppure c’era qualcosa in loro che invidiava da morire. La loro felicità, la fiducia nel futuro, la spensieratezza.
Doveva essere bello essere un adolescente, solo che lui non lo ricordava più.
Liam e Zayn gli furono subito affianco, assicurandogli una protezione completa da entrambi i lati, non che ne avesse bisogno, era praticamente indistruttibile, ma i ragazzi erano così imprevedibili ai giorni d’oggi.
I tre varcarono con decisione l’ingresso dell’edificio, entrando in quello che doveva essere il corridoio principale.
Gli occhi dei presenti furono subito su di loro, attirati come calamite da quei ragazzi dai fisici scolpito e le espressioni glaciali.
Più gli sguardi si facevano insistenti, più il sorriso sul volto di Louis si allargava. Riusciva a leggere il desiderio negli occhi delle persone, riusciva a percepire le loro voglie più nascoste, le loro fantasie più segrete.
Zayn ridacchiò a bassa voce abbassandosi per sussurrargli qualcosa all’orecchio.
“ Ci sono più peccatori in questa stanza che in tutti i gironi dell’Inferno.” Mormorò con un sorriso ammiccante stampato in viso, mentre passavano davanti ad un gruppo di ragazze con scollature troppo ampie e gonne troppo strette.
“Potrebbe essere più divertente di quanto potessimo immaginare.” Rispose, cercando di non sembrare troppo compiaciuto dagli apprezzamenti che sembravano arrivare da chiunque nella folla.
Era bello, desiderabile, misterioso, invincibile. Louis Tomlinson, per l’ennesima volta, aveva l’intera situazione sotto al suo controllo.
Poi accadde.
Fu casuale, questione di pochi attimi, la durata di un respiro.
Il ghiaccio dipinto nei suoi occhi incontrò il verde, quel verde caldo e avvolgente, quel verde irresistibile, quel verde che sembrava essere sopravvissuto immacolato  allo sporco che macchiava il mondo in cui era cresciuto.
Era come se avesse trovato tutto ciò che il mondo aveva di buono da offrire, sfidandolo a resistere alla tentazione di impadronirsene, di rovinare tutta quella purezza, di possederla.
E in quel momento, per la prima volta il suo cuore mancò un battito.
Louis Tomlinson era giovane quando morì la prima volta.
I suoi occhioni di quel blu così magnetico si chiusero per quello che parse un periodo infinito per riaprirsi dipinti da una luce nuova, un’ombra diversa, un cambiamento radicale. Colorati da una consapevolezza superiore, senza la scintilla della vita in essi. Louis non era più vivo, non aveva più nulla da perdere.
Aveva visto la sua vita scivolargli dalle mani nel giro di pochi attimi e poi il nulla.
Era ancora un bambino, un diciottenne con il mondo ai suoi piedi. Una bellezza mozzafiato sprecata per un incidente. Non poteva andarsene così, Louis meritava di più. Louis meritava l’immortalità.
E così fu.
In genere un accordo simile è chiamato Patto con il Diavolo, ma i termini cambiano da persona a persona.
Lui non era il Diavolo, era solo una seconda occasione. Era colui che offriva i suoi servigi agli umani in cambio della loro anima. Poteva donare loro di tutto: bellezza, amore, giovinezza, immortalità.
L’unico prezzo da pagare era l’eterna fedeltà.
Era impossibile rifiutare.
Così come lo fu per Louis. Non ricordò di aver mai avuto altre occasioni.
Non ebbe nemmeno il tempo di accettare la sua morte che si ritrovò di fronte a lui, alla sua voce suadente, alle sue promesse irrealizzabili. Un’offerta unica. Accettare o morire, essere dimenticato, rimanere un’anima vagante, un ricordo sbiadito e compianto.
Lui gli aveva promesso di più. Gli aveva promesso di poterlo far diventare più potente di quanto sarebbe mai riuscito ad essere nelle sue spoglie mortali, sarebbe diventato un Reclutatore di anime.
Da quel momento Louis sparì.
Venne dato per disperso, il suo ricordo nella mente dei suoi cari sbiadì poco a poco, fino a scomparire. Louis giurò di non guardarsi indietro, di essere fedele solo al suo padrone, e così fu. Per pietà gli venne concesso di vegliare i suoi cari al letto di morte, come un fantasma, una presenza invisibile ed opprimente, ma ormai Louis era vuoto, privo di sentimenti nei loro confronti.
La morte era così monotona, così marginale. Le morti naturali erano noiose, ripetitive.
Nessuno si sarebbe mai interessato ad una morte per vecchiaia o per malattia. Erano le morti eclatanti ad attirare, le morti come la sua.
E Louis amava giocare con la morte.
Era un Reclutatore, il suo compito era quello di convincere le anime a convertirsi a Lui; veniva mandato nelle scuole per affascinare gli studenti, incuriosirli, attirarli mortalmente, per poi convincerli a vendere la loro anima al suo Signore, e per riuscirci era in grado di servirsi di tutti i mezzi in suo possesso.
Falliva molto raramente, e per questo era uno dei Suoi favoriti .
Era in grado di far convertire chiunque. Adolescenti, adulti, ragazze, ragazzi. Era un ottimo attore.
Un automa, un corpo freddo e privo di sentimenti: perfetto.
Ogni volta che completava una missione il ricordo del ragazzo spariva dalle menti delle persone intorno a lui, come quello delle anime che voleva catturare, perché quando sceglieva un’anima, in un modo o nell’altro, la otteneva.
Era un demone.
Un demone dal viso candido e gli occhi color ghiaccio, letale quanto la morte.
 
                                                                                   -
Liam sfilò la chiave dal pannello di accensione dell’auto e appoggiò le mani sul volante, pensieroso.
Nell’auto regnava incontrastato il silenzio e tra i ragazzi sembrava essere calato il gelo.
“ Qual è il piano?” Chiese infine Liam, rompendo il tacito accordo dei tre.
“ Non abbiamo bisogno di un piano. – Rispose freddo Louis, disturbato dall’interruzione di Liam. – Agiremo come al solito.”
“ E come? Scopando con mezza scuola?” Scherzò Zayn, disteso sui sedili posteriori, alterando visibilmente Louis.
“Il capo sono io, Malik, se hai qualcosa da criticare sul mio metodo di lavoro fallo pure, ma sappi che in settantaquattro anni ho imparato come far provare davvero dolore alle mezzeseghe come te.” Lo minacciò Louis, puntando gli occhi nello specchietto retrovisore e catturando una scintilla di terrore in quelli dell’altro ragazzo.
“Okay, possiamo concentrarci sul nostro compito?” Chiese spazientito Liam, tamburellando le dita sul volante. Era una delle sue prime missioni serie, era morto da ventidue anni e, come in vita, continuava ad avere attacchi d’ansia. Sapeva di essere accompagnato da due esperti del genere ma era terrorizzato da un possibile fallimento. Sapeva che in genere Lui era solito punire piuttosto severamente coloro che lo deludevano.
“Lee, calmo, andrà tutto bene. – Lo tranquillizzò Zayn, stringendogli le spalle da dietro. – E ora andiamo là fuori a fare ciò che sappiamo fare meglio- ”
“Uccidere.” Concluse Louis con il tono piatto.
“ E’ una visione abbastanza contorta della cosa ma…”
“Okay, mettiamo in chiaro dei punti essenziali. – Lo interruppe bruscamente Louis, richiamando su di sé l’attenzione. – Non siamo qui per un viaggio istruttivo, non siamo qui per rivivere le gioie del liceo. Siamo qui per infiltrarci nelle menti di quei ragazzi, per sconvolgerle, per succhiare la loro linfa vitale, per rubare la loro anima. Qualcuno di loro potrebbe morire nel processo, è un’ipotesi che non possiamo scartare, ma non dobbiamo avere nessun coinvolgimento sentimentale nell’azione, proprio come non l’hanno avuto i nostri assassini.”
Un brivido percorse la schiena dei ragazzi al solo pensiero del loro assassinio, del gelo che la morte porta con sé, del buio, della solitudine, del sangue che si blocca nelle vene, che paralizza dal terrore.
Non potevano permettersi di provare emozioni, non potevano e basta.
“Perché Holmes Chapel? – Chiese Liam, sbirciando la targa che brillava sopra il liceo. – Perché non Manchester o una grande città?”
Louis alzò le spalle, curiosando con lo sguardo tra la folla che riempiva freneticamente il cortile nei primi giorni d’autunno.
“Perché nelle piccole città i peccati sono più piccanti.” Rispose aprendo la portiera del SUV.
Il vento autunnale lo colpì dritto il faccia, facendolo sussultare. Faceva piuttosto freddo per essere Settembre. Non era più abituato al clima inglese, aveva passato i tre anni precedenti passando da una missione all’altra nel ‘Nuovo Continente’ ed essere tornato in Inghilterra lo destabilizzava un po’.
Gli americani erano così aperti, così manipolabili, così ingenui, era stata una lunga e meritata vacanza dopo anni ed anni di complesse missioni portate immancabilmente a termine.
“ Louis Tomlinson, Liam Payne, Zayn Malik, ultimo anno. – si ripeté mentalmente Liam, come una cantilena. – Da una scuola nella periferia di Liverpool.”
“Ultimo anno per sempre, non è triste come cosa?” Chiese Zayn, continuando a scrutare la folla, in cerca di un primo obiettivo sensibile.
“Dipende dai punti di vista. Abbiamo vinto la nostra battaglia contro la morte.” Rispose Louis, infilando le mani in tasca e alzandosi lievemente sulle punte, cercando di avere una visuale migliore sui corpi che si muovevano velocemente davanti all’entrata.
“Se per vittoria intendi rimanere incastrato nel corpo di un diciottenne a vita, avrei apprezzato la sconfitta. –  Borbottò amaramente Liam, chiudendo le porte dell’auto e portandosi una mano al collo. – E ora godiamoci il nostro ennesimo primo giorno di scuola, ragazzi.”
Louis fu il primo ad immischiarsi nella folla di liceali.
L’odore della loro pelle, del loro sangue, della loro anima lo inebriava a tal punto da fargli girare la testa.
Non l’avrebbe mai ammesso, eppure c’era qualcosa in loro che invidiava da morire. La loro felicità, la fiducia nel futuro, la spensieratezza.
Doveva essere bello essere un adolescente, solo che lui non lo ricordava più.
Liam e Zayn gli furono subito affianco, assicurandogli una protezione completa da entrambi i lati, non che ne avesse bisogno, era praticamente indistruttibile, ma i ragazzi erano così imprevedibili ai giorni d’oggi.
I tre varcarono con decisione l’ingresso dell’edificio, entrando in quello che doveva essere il corridoio principale.
Gli occhi dei presenti furono subito su di loro, attirati come calamite da quei ragazzi dai fisici scolpito e le espressioni glaciali.
Più gli sguardi si facevano insistenti, più il sorriso sul volto di Louis si allargava. Riusciva a leggere il desiderio negli occhi delle persone, riusciva a percepire le loro voglie più nascoste, le loro fantasie più segrete.
Zayn ridacchiò a bassa voce abbassandosi per sussurrargli qualcosa all’orecchio.
“ Ci sono più peccatori in questa stanza che in tutti i gironi dell’Inferno.” Mormorò con un sorriso ammiccante stampato in viso, mentre passavano davanti ad un gruppo di ragazze con scollature troppo ampie e gonne troppo strette.
“Potrebbe essere più divertente di quanto potessimo immaginare.” Rispose, cercando di non sembrare troppo compiaciuto dagli apprezzamenti che sembravano arrivare da chiunque nella folla.
Era bello, desiderabile, misterioso, invincibile. Louis Tomlinson, per l’ennesima volta, aveva l’intera situazione sotto al suo controllo.
Poi accadde.
Fu casuale, questione di pochi attimi, la durata di un respiro.
Il ghiaccio dipinto nei suoi occhi incontrò il verde, quel verde caldo e avvolgente, quel verde irresistibile, quel verde che sembrava essere sopravvissuto immacolato  allo sporco che macchiava il mondo in cui era cresciuto.
Era come se avesse trovato tutto ciò che il mondo aveva di buono da offrire, sfidandolo a resistere alla tentazione di impadronirsene, di rovinare tutta quella purezza, di possederla.
E in quel momento, per la prima volta il suo cuore mancò un battito.
Louis Tomlinson era giovane quando morì la prima volta.

I suoi occhioni di quel blu così magnetico si chiusero per quello che parse un periodo infinito per riaprirsi dipinti da una luce nuova, un’ombra diversa, un cambiamento radicale. Colorati da una consapevolezza superiore, senza la scintilla della vita in essi. Louis non era più vivo, non aveva più nulla da perdere.
Aveva visto la sua vita scivolargli dalle mani nel giro di pochi attimi e poi il nulla.

Era ancora un bambino, un diciottenne con il mondo ai suoi piedi. Una bellezza mozzafiato sprecata per un incidente. Non poteva andarsene così, Louis meritava di più. Louis meritava l’immortalità.
E così fu.

In genere un accordo simile è chiamato Patto con il Diavolo, ma i termini cambiano da persona a persona.
Lui non era il Diavolo, era solo una seconda occasione. Era colui che offriva i suoi servigi agli umani in cambio della loro anima. Poteva donare loro di tutto: bellezza, amore, giovinezza, immortalità.
L’unico prezzo da pagare era l’eterna fedeltà.
Era impossibile rifiutare.

Così come lo fu per Louis. Non ricordò di aver mai avuto altre occasioni.
Non ebbe nemmeno il tempo di accettare la sua morte che si ritrovò di fronte a lui, alla sua voce suadente, alle sue promesse irrealizzabili. Un’offerta unica. Accettare o morire, essere dimenticato, rimanere un’anima vagante, un ricordo sbiadito e compianto.
Lui gli aveva promesso di più. Gli aveva promesso di poterlo far diventare più potente di quanto sarebbe mai riuscito ad essere nelle sue spoglie mortali, sarebbe diventato un Reclutatore di anime.

Da quel momento Louis sparì.
Venne dato per disperso, il suo ricordo nella mente dei suoi cari sbiadì poco a poco, fino a scomparire. Louis giurò di non guardarsi indietro, di essere fedele solo al suo padrone, e così fu. Per pietà gli venne concesso di vegliare i suoi cari al letto di morte, come un fantasma, una presenza invisibile ed opprimente, ma ormai Louis era vuoto, privo di sentimenti nei loro confronti.
La morte era così monotona, così marginale. Le morti naturali erano noiose, ripetitive.
Nessuno si sarebbe mai interessato ad una morte per vecchiaia o per malattia. Erano le morti eclatanti ad attirare, le morti come la sua.

E Louis amava giocare con la morte.
Era un Reclutatore, il suo compito era quello di convincere le anime a convertirsi a Lui; veniva mandato nelle scuole per affascinare gli studenti, incuriosirli, attirarli mortalmente, per poi convincerli a vendere la loro anima al suo Signore, e per riuscirci era in grado di servirsi di tutti i mezzi in suo possesso.
Falliva molto raramente, e per questo era uno dei Suoi favoriti .

Era in grado di far convertire chiunque. Adolescenti, adulti, ragazze, ragazzi. Era un ottimo attore.
Un automa, un corpo freddo e privo di sentimenti: perfetto.
Ogni volta che completava una missione il ricordo del ragazzo spariva dalle menti delle persone intorno a lui, come quello delle anime che voleva catturare, perché quando sceglieva un’anima, in un modo o nell’altro, la otteneva.
Era un demone.
Un demone dal viso candido e gli occhi color ghiaccio, letale quanto la morte.
 
                                                                                                      ––  

Liam sfilò la chiave dal pannello di accensione dell’auto e appoggiò le mani sul volante, pensieroso.
Nell’auto regnava incontrastato il silenzio e tra i ragazzi sembrava essere calato il gelo.
“ Qual è il piano?” Chiese infine Liam, rompendo il tacito accordo dei tre.
“ Non abbiamo bisogno di un piano. – Rispose freddo Louis, disturbato dall’interruzione di Liam. – Agiremo come al solito.”
“ E come? Scopando con mezza scuola?” Scherzò Zayn, disteso sui sedili posteriori, alterando visibilmente Louis.
“Il capo sono io, Malik, se hai qualcosa da criticare sul mio metodo di lavoro fallo pure, ma sappi che in settantaquattro anni ho imparato come far provare davvero dolore alle mezzeseghe come te.” Lo minacciò Louis, puntando gli occhi nello specchietto retrovisore e catturando una scintilla di terrore in quelli dell’altro ragazzo.

“Okay, possiamo concentrarci sul nostro compito?” Chiese spazientito Liam, tamburellando le dita sul volante. Era una delle sue prime missioni serie, era morto da ventidue anni e, come in vita, continuava ad avere attacchi d’ansia. Sapeva di essere accompagnato da due esperti del genere ma era terrorizzato da un possibile fallimento. Sapeva che in genere Lui era solito punire piuttosto severamente coloro che lo deludevano.
“Lee, calmo, andrà tutto bene. – Lo tranquillizzò Zayn, stringendogli le spalle da dietro. – E ora andiamo là fuori a fare ciò che sappiamo fare meglio- ”
“Uccidere.” Concluse Louis con il tono piatto.
“ E’ una visione abbastanza contorta della cosa ma…”
“Okay, mettiamo in chiaro dei punti essenziali. – Lo interruppe bruscamente Louis, richiamando su di sé l’attenzione. – Non siamo qui per un viaggio istruttivo, non siamo qui per rivivere le gioie del liceo. Siamo qui per infiltrarci nelle menti di quei ragazzi, per sconvolgerle, per succhiare la loro linfa vitale, per rubare la loro anima. Qualcuno di loro potrebbe morire nel processo, è un’ipotesi che non possiamo scartare, ma non dobbiamo avere nessun coinvolgimento sentimentale nell’azione, proprio come non l’hanno avuto i nostri assassini.”
Un brivido percorse la schiena dei ragazzi al solo pensiero del loro assassinio, del gelo che la morte porta con sé, del buio, della solitudine, del sangue che si blocca nelle vene, che paralizza dal terrore.
Non potevano permettersi di provare emozioni, non potevano e basta.

“Perché Holmes Chapel? – Chiese Liam, sbirciando la targa che brillava sopra il liceo. – Perché non Manchester o una grande città?”
Louis alzò le spalle, curiosando con lo sguardo tra la folla che riempiva freneticamente il cortile nei primi giorni d’autunno.
“Perché nelle piccole città i peccati sono più piccanti.” Rispose aprendo la portiera del SUV.
Il vento autunnale lo colpì dritto il faccia, facendolo sussultare. Faceva piuttosto freddo per essere Settembre. Non era più abituato al clima inglese, aveva passato i tre anni precedenti passando da una missione all’altra nel ‘Nuovo Continente’ ed essere tornato in Inghilterra lo destabilizzava un po’.
Gli americani erano così aperti, così manipolabili, così ingenui, era stata una lunga e meritata vacanza dopo anni ed anni di complesse missioni portate immancabilmente a termine.

“ Louis Tomlinson, Liam Payne, Zayn Malik, ultimo anno. – si ripeté mentalmente Liam, come una cantilena. – Da una scuola nella periferia di Liverpool.”
“Ultimo anno per sempre, non è triste come cosa?” Chiese Zayn, continuando a scrutare la folla, in cerca di un primo obiettivo sensibile.
“Dipende dai punti di vista. Abbiamo vinto la nostra battaglia contro la morte.” Rispose Louis, infilando le mani in tasca e alzandosi lievemente sulle punte, cercando di avere una visuale migliore sui corpi che si muovevano velocemente davanti all’entrata.
“Se per vittoria intendi rimanere incastrato nel corpo di un diciottenne a vita, avrei apprezzato la sconfitta. –  Borbottò amaramente Liam, chiudendo le porte dell’auto e portandosi una mano al collo. – E ora godiamoci il nostro ennesimo primo giorno di scuola, ragazzi.”

Louis fu il primo ad immischiarsi nella folla di liceali.
L’odore della loro pelle, del loro sangue, della loro anima lo inebriava a tal punto da fargli girare la testa.
Non l’avrebbe mai ammesso, eppure c’era qualcosa in loro che invidiava da morire. La loro felicità, la fiducia nel futuro, la spensieratezza.
Doveva essere bello essere un adolescente, solo che lui non lo ricordava più.

Liam e Zayn gli furono subito affianco, assicurandogli una protezione completa da entrambi i lati, non che ne avesse bisogno, era praticamente indistruttibile, ma i ragazzi erano così imprevedibili ai giorni d’oggi.
I tre varcarono con decisione l’ingresso dell’edificio, entrando in quello che doveva essere il corridoio principale.
Gli occhi dei presenti furono subito su di loro, attirati come calamite da quei ragazzi dai fisici scolpito e le espressioni glaciali.
Più gli sguardi si facevano insistenti, più il sorriso sul volto di Louis si allargava. Riusciva a leggere il desiderio negli occhi delle persone, riusciva a percepire le loro voglie più nascoste, le loro fantasie più segrete.

Zayn ridacchiò a bassa voce abbassandosi per sussurrargli qualcosa all’orecchio.
“ Ci sono più peccatori in questa stanza che in tutti i gironi dell’Inferno.” Mormorò con un sorriso ammiccante stampato in viso, mentre passavano davanti ad un gruppo di ragazze con scollature troppo ampie e gonne troppo strette.
“Potrebbe essere più divertente di quanto potessimo immaginare.” Rispose, cercando di non sembrare troppo compiaciuto dagli apprezzamenti che sembravano arrivare da chiunque nella folla.
Era bello, desiderabile, misterioso, invincibile. Louis Tomlinson, per l’ennesima volta, aveva l’intera situazione sotto al suo controllo.

Poi accadde.
Fu casuale, questione di pochi attimi, la durata di un respiro.
Il ghiaccio dipinto nei suoi occhi incontrò il verde, quel verde caldo e avvolgente, quel verde irresistibile, quel verde che sembrava essere sopravvissuto immacolato  allo sporco che macchiava il mondo in cui era cresciuto.
Era come se avesse trovato tutto ciò che il mondo aveva di buono da offrire, sfidandolo a resistere alla tentazione di impadronirsene, di rovinare tutta quella purezza, di possederla.
E in quel momento, per la prima volta il suo cuore mancò un battito.
 
Note dell'Autrice.
Premessa: La Fanfiction conterrà scene più o meno esplicite, quindi se non amate il genere vi conviene chiudere qui lol
E' la mia prima long Larry ed è anche uno dei miei primi AU in generale, quindi siate misericordiosi HAHAHA
Ho sempre pensato che Louis fosse un angelo quindi ho pensato di buttare giù qualche riga sull'argomento, fino ad arrivare a questa uhm.. cosa.
Fatemi sapere cosa ne pensate çwwç
Con amore e Stylinson,
Giuls

  
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