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Autore: marmelade    23/02/2013    4 recensioni
Presi uno spartito lì vicino, smettendo per un secondo di suonare, e lo lessi velocemente, riconoscendo un po’ a fatica le note che avrei dovuto suonare.
Your Song era una delle canzoni che avrei voluto imparare da bambina, poiché mio padre me l’aveva fatta sentire milioni e milioni di volte, facendomene innamorare.
[...]
«Sai che sarà di nuovo tutto più difficile, adesso?» dissi, cercando di trattenere le lacrime.
Poggiò una mano sulla mia guancia, costringendolo a guardarlo nuovamente negli occhi, anch’essi lucidi.
«Niente sarà difficile, finché ti amerò».
Maya/Harry.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I would love you better now.'
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12 Novembre 2010.
 

Casa di Harry non era mai stata affollata più di così, prima d’ora.
Tutti avevano voglia di salutare la grande celebrità, colui che finalmente era riuscito ad entrare ad X Factor e che stava percorrendo la strada delle stelle.
Certo, era lecito che volessero salutarlo, abbracciarlo e baciarlo: tutti avrebbero voluto avere la stessa opportunità degli abitanti di Holmes Chapel. Quando capiterà più, nella vita, che un cantante di fama internazionale, si sarebbe formato proprio in quella cittadina?
Ecco cosa pensavano loro.
E quindi, ogni volta che Harry veniva a farci visita, tutto il paese si trasferiva immediatamente a casa sua.
Non appena metteva piede in casa, non aveva nemmeno il tempo di salutare sua madre e sua sorella, che subito il vicino di casa bussava alla porta. Poi bussava anche quell’altro. E poi quell’altro ancora.
Fino ad arrivare ad una trentina di vicini di casa, che Harry non aveva mai visto in vita sua.
Ovviamente, quando io mettevo piede in casa sua insieme a Nicole, le persone lo tenevano troppo occupato per pensare minimamente a me, la sua ragazza da meno di un mese.
Ecco, appunto. Da quando quella sottospecie di relazione era iniziata, io ed Harry ci eravamo visti si e no due volte e, ogni volta che provavamo a stare da soli, qualcuno aveva la brillante idea di disturbarci.
Quindi, addio tempo insieme.
Certo, ero felice che le persone volessero salutarlo, che gli volessero domandare come stesse andando il suo percorso nel reality show, come si trovasse con il resto del gruppo, ma queste cose avevo voglia di domandargliele anche io e di ricevere una risposta da lui, e non di apprenderla solo per sentito dire da qualcun altro.
Perciò, ogni volta che Harry mi diceva che nel fine settimana sarebbe tornato ad Holmes Chapel, mi mettevo l’anima in pace e cercavo di andare a casa sua il più tardi possibile.
Quel pomeriggio, di fatti, feci lo stesso.
Infilai velocemente un maglione verde ed il basco nero prima di scendere velocemente le scale ed aprire la porta, dove Nicole stava bussando da mezz’ora.
«Era ora!» esclamò, una volta aperta la porta.
«Scusa – dissi con il fiatone – mi stavo preparando».
Lei mi guardò un po’ scettica, poi alzò leggermente le spalle. «Beh, andiamo dal tuo fidanzato superstar!» esclamò infine, voltandomi le spalle.
A quelle sue parole, ebbi un sussulto. Troppo superstar per accorgersi di me, tra tutta quella folla di gente.
Chiusi la porta a chiave, mentre lei parlottava praticamente da sola, dato che io non la stavo sentendo, poi iniziammo ad avviarci verso casa di Harry, non troppo distante dalla mia.
Incrociai le braccia al petto come per ripararmi dal freddo, mentre il venticello accarezzava dolcemente i miei capelli lunghi e sciolti sulle spalle, poi abbassai lo sguardo e m’immersi nei miei soliti pensieri, mentre Nicole continuava a parlare da sola.
Sapevo che Harry mi voleva bene e che anche lui avrebbe voluto passare del tempo con me, ma iniziavo a sentirmi trascurata da lui, quasi ad essere messa in disparte.
Lui si godeva la gloria, la luce e i riflettori su di se, e io rimanevo a guardarlo al buio, solo attraverso uno stupido schermo.
Sapevo che tutta quella fama improvvisa non gli avrebbe dato al cervello, che sarebbe rimasto sempre il solito Harry rompiscatole, che non sarebbe cambiato, ma qualcosa dentro di me aveva voglia di urlargli contro che io esistevo ancora, che avevo fatto di tutto per far avverare il suo sogno e che non meritavo più di non perdermi nei suoi occhi.
Avevo bisogno di lui e certe volte mi veniva da pensare che lui non avesse più bisogno di me, perché era come se fosse cresciuto all’improvviso, e si fosse dimenticato di tutto.
«Che dici, ci saranno anche gli altri?»
Scossi il capo e alzai leggermente lo sguardo, notando che Nicole mi stava fissando già da un po’ con fare curioso.
Portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio, continuando a fissarmi le punte delle mie converse nere.
«Non lo so, forse» sospirai, mordendomi il labbro inferiore.
Nicole sorrise leggermente, poi mi diede uno spintone che mi fece sussultare.
«Sei pazza?!» esclamai, cercando di riprendere l’equilibrio che, stranamente, non avevo perso del tutto.
Lei rise, poi si aggiustò i capelli ricci con una mano.
«A che stai pensando, May?»
Il suo tono di voce impostato in quella domanda, mi fece subito capire che Nicole aveva già intuito tutto, in realtà, e che domandarmelo sarebbe stato soltanto un motivo in più per farmi parlare.
Sospirai a malapena, alzando gli occhi al cielo. «A niente…»
Nicole scosse il capo esasperata, battendosi una mano su una gamba.
«Oh cielo! – esclamò – perché mentirmi?»
Spostai lo sguardo su di lei con gli occhi spalancati, facendo finta di nulla.
«Ma, io…» boccheggiai inutilmente, perché lei aveva già iniziato a parlare.
«Ascoltami, Maya – mi richiamò severa, prendendomi per un braccio – è inutile che fai la vaga, perché sai che con me non hai via di scampo. Non riempirti la mente di stupidi pensieri complessati da paranoica quale sei, e cerca di comprendere l’unica cosa vera e giusta che uscirà dalla mia bocca. Harry non sta cercando di ignorarti..»
Abbassai nuovamente lo sguardo, mentre qualche lacrima continuava a pungermi contro gli occhi, desiderose di scivolare via.
«Sembra che lo faccia, Nicole…» sussurrai finalmente, con la voce spezzata.
La sentì sorridere, poi mi poggiò un braccio intorno al collo, costringendomi ad alzare lo sguardo.
«Non lo fa, credimi. Sapessi quante volte, al telefono, mi ha ripetuto che non vedeva l’ora di vederti…».
Sorrisi anche io, asciugandomi una lacrima, poi lei si staccò da me e si morse un labbro.
«Speriamo che ci siano anche i suoi amici – disse, con fare sognante – voglio rivedere quello strafigo di Zayn!».
Scoppiai a ridere dopo le sue parole, e le diedi uno spintone.
«Sei sempre la solita, Nicole! E io che pensavo volessi rivedere Louis…» dissi maliziosa, ma sbagliai.
Lei si voltò verso di me non appena sentì quel nome, e il suo sguardo non era certo angelico, anzi… tutt’altro.
«Quella è l’unica persona che non vorrei avere sotto gli occhi, invece, se non per riempirlo di calci!» esclamò furiosa, facendomi ridere ancor di più.
Sapevo quanto Nicole odiasse Louis: erano praticamente due poli opposti, ma che continuavano ad attrarsi. Ed era inutile, più lei cercava di negarlo, più io affermavo la mia convinzione.
A lei piaceva Louis, come a Louis piaceva lei, ma entrambi erano troppo orgogliosi e testardi per ammetterlo, così preferivano punzecchiarsi a vicenda, che dichiararsi.
Arrivammo fuori casa di Harry con Nicole che continuava a borbottare cose incomprensibili su Louis e su quanto fosse idiota, mentre il panico si fece spazio dentro di me.
E se Harry mi avesse ignorato ancora una volta?
Non avrei sopportato più nulla questa volta, e me ne sarei andata, lasciandomi tutto alle spalle.
Bussammo leggermente al campanello, e sentii un chiacchiericcio continuo dietro la porta, che proprio non ne voleva sapere di smettere.
«Vado io!» sentii dire da Gemma, la sorella di Harry, mentre i suoi passi si facevano più vicini e rumorosi mentre si avvicinava alla porta.
«Maya, Nicole!» esclamò sorridente, una volta aperta la porta.
«Ehi Gem!» la salutò Nicole, mentre io mi limitai ad un cenno della mano.
«Venite, Harry vi sta aspettando» disse, facendoci cenno col capo di entrare dentro casa, e noi la seguimmo, mentre Nicole chiuse la porta alle sue spalle.
«Stai calma, May…» mi sussurrò all’orecchio, mentre ci addentravamo nel salotto sempre più pieno di gente.
Annuii nervosamente, ma sapevo che non sarei mai riuscita a rimanere calma in una situazione del genere. Avrei rivisto il mio ragazzo dopo settimane di assenza, sperando che qualcuno non me lo portasse via all’improvviso per riempirlo di domande.
Entrammo in cucina continuando a seguire Gemma, dopo aver salutato distrattamente Anne, cheparlava con qualche donna del paese, orgogliosa di suo figlio.
«Ehi Harry, guarda un po’ chi è venuto a trovarti!» esclamò sua sorella, una volta in cucina.
Nicole entrò prima di me ed abbracciò Harry, mentre io rimasi ancora fuori per prendere coraggio.
Non vedevo l’ora di rivedere i suoi occhi, di riabbracciarlo e di stringerlo forte, ma avevo paura.
La mia migliore amica si sporse da dietro lo stipite della porta e mi guardò male, quasi come se volesse fulminarmi con uno sguardo.
«Avanti, Bella Addormentata, qui non aspettano tutti te!» esclamò, facendo ridacchiare qualcuno in cucina.
Presi un lungo sospiro e misi piede nella stanza, alzando lo sguardo.
Non appena lo vidi, il mio cuore perse un battito, e finalmente fu pieno di tutto quell’amore che era stato solo per tutto quel tempo.
«May!» urlò con gli occhi pieni di felicità, facendomi sorridere.
«Ciao Harry» fui in grado di dire, mentre le sue lunghe braccia mi avvolgevano i fianchi e il mio viso si poggiava sul suo cuore, che batteva incessantemente quanto il mio.
«Mi sei mancata…» sussurrò ad un mio orecchio, soffiando leggermente sulla mia pelle, per poi lasciarmi un dolce bacio sulla guancia.
Incastrai i miei occhi nei suoi, alzandomi sulle punte fino ad arrivare a sfiorare le sue labbra morbide dolcemente.
«Anche tu…» soffiai sulle sue labbra, che si aprirono in un enorme sorriso.
«Oh piccioncini, basta smancerie, che se no qui ci viene il diabete!» esclamò Will, separando leggermente me ed Harry, facendo ridere gli altri.
Harry sorrise, prendendomi una mano, e le mie labbra si curvarono in un debole sorriso finto.
Ero contenta di poter stare finalmente un po’ di tempo con lui, ma qualcosa dentro di me voleva altro, qualcosa di più. Avrei voluto rimanere sola con lui, avrei voluto del tempo per parlargli, per raccontargli storie che si era perso durante quei mesi, aneddoti accaduti a scuola e quant’altro.
Ma tutto e tutti sembravano impedircelo.
Continuai a tenere stretta la presa di Harry per tutto il tempo che rimasi in quella stanza insieme agli altri, mentre Will e Joe facevano gli stupidi a chi si mettesse più patatine in bocca facendo ridere gli altri miei compagni di scuola, tranne me.
La mano di Harry cominciò ad accarezzarmi dolcemente i capelli, mentre le sue labbra mi lasciavano ogni tanto qualche bacio sulla guancia, facendomi sorridere. Ma non ero felice davvero.
Alzai lo sguardo, incontrando quello di Nicole proprio di fronte a me, che mi fissava curiosa.
Sapevo che mi stesse chiedendo con gli occhi cosa avessi, perché non ero davvero felice, ma mi limitai a scuotere debolmente il capo, per poi alzarmi dalle gambe di Harry e lasciare la sua presa, mentre lui mi guardò stralunato.
«Vado un secondo in bagno» mentii, e lui annuì.
In realtà, avevo bisogno di evadere per qualche minuto da quella cucina piena di stupidità per stare un po’ da sola con me stessa. Avrei voluto tanto che Harry capisse la mia tristezza, che mi chiedesse cosa avessi, che stesse da solo con me… ma a quanto pareva, tutto veniva prima di me e lui insieme.
Salii velocemente le scale che portavano al piano di sopra, completamente vuoto e silenzioso, e vagai per un po’ in cerca di un posto dove stare tranquillamente, senza che nessuno mi venisse a disturbare.
Mi guardai un po’ intorno, scrutando qualche quadro appeso alla parete, poi spinsi la prima porta sulla sinistra ed entrai, senza nemmeno bussare.
Lo studio di Robin – il patrigno di Harry – era vuoto, se non per qualche vecchio libro buttato a casaccio sulla scrivania di mogano.
Mi era sempre piaciuta, quella stanza. Harry mi ci portava ogni tanto per strimpellare qualcosa con la chitarra del suo patrigno – perfettamente poggiata al suo posto – mentre io mi accoccolavo sul piccolo divanetto in pelle nera.
Inoltre, ero sempre stata affascinata da un pianoforte situato proprio al centro della stanza, accanto ad una libreria invasa da una centinaia di libri.
Quella era la stanza più bella della casa di Harry, per me. Era così piena di cose differenti e meravigliose, che ogni volta mi veniva la voglia di rimanerci per tutta la giornata.
Mi avvicinai al pianoforte, sfiorandolo piano, poi poggiai i palmi delle dita su qualche tasto, quasi come se non volessi procurargli del male. Avevo sempre avuto un debole per il pianoforte e sapevo suonarlo discretamente, poi mia madre, in Spagna, l’aveva venduto, perché lo riteneva inutile.
Quanto l’avevo odiata quando me lo disse.
Mi sedetti sullo sgabello del pianoforte, ammirando quei perfetti tasti bianchi e neri proprio davanti ai miei occhi, come se non vedessero l’ora di essere suonati e di intonare una dolce melodia.
Poggiai nuovamente entrambe le mani su di essi, per poi lanciare un dito e colpire il primo tasto, compiendo lo stesso movimento per gli altri, che cominciarono a creare un’armonia perfetta e una musica dolce.
Presi uno spartito lì vicino, smettendo per un secondo di suonare, e lo lessi velocemente, riconoscendo un po’ a fatica le note che avrei dovuto suonare.
Your Songera una delle canzoni che avrei voluto imparare da bambina, poiché mio padre me l’aveva fatta sentire milioni e milioni di volte, facendomene innamorare.
Poggiai lo spartito sul leggio e iniziai a leggere le prime note, per poi intonarle con la melodia dello strumento, avvolta solo nel silenzio della musica.
Era meraviglioso starsene da soli, solo in compagnia della musica, senza nessuno che ti disturbasse per cose futili. Certe volte, era meglio che starsene in compagnia.
Continuai a suonare indisturbata quando, a un tratto, la melodia che rilasciavano le note, vennero accompagnate da qualcosa di più profondo, di immensamente dolce, completamente perfetta.
«How wonderful life is now you’re in the world…»
La sua voce.
Smisi improvvisamente di suonare, poi mi voltai verso la porta, che adesso era socchiusa, con Harry appoggiato allo stipite con un sorriso sulle labbra.
«Perché ti sei fermata?» domandò, chiudendo la porta alle sue spalle.
«Perché sei venuto qui?» domandai a mia volta, aggiustando lo spartito.
Lo sentii sorridere mentre si avvicinava a me. «Sai che non si risponde ad una domanda con un’altra domanda?».
Gli feci una smorfia e lui rise, sedendosi accanto a me, poggiando la sua grande mano sulla mia, ancora ferma sui tasti del pianoforte.
«Sapevo che non eri andata in bagno – sussurrò, guardandomi negli occhi – so che c’è qualcosa che non va…».
Sospirai rassegnata, poi sorrisi e scossi il capo. «Te l’ha detto Nicole?».
Harry ridacchiò. «No. Certe volte riesco a capirti anche io, sai?».
Voltai lo sguardo verso di lui e mi persi dell’infinità dei suoi occhi meravigliosi e magnetici, che avevano sempre avuto un potere straordinario su di me, un potere che era capace di guarirmi e farmi stare bene in meno di un secondo. Ma, come mai, da un po’ di tempo, quegli occhi erano la causa delle mie sofferenze?
«Sento…» balbettai impacciata, poi feci un lungo sospiro per evitare che le lacrime scivolassero copiosamente dai miei occhi «sento che ci stiamo allontanando, Harry».
Lui sospirò e chiuse gli occhi, per poi stringere più forte la mia mano. Quella sua stretta mi diede il coraggio per continuare e per dirgli finalmente tutte le parole che non gli avevo mai detto.
«Non riesco più a starti lontano» confessai, socchiudendo gli occhi «non riesco più ad addormentarmi senza i tuoi occhi, e le mattine a scuola non sono le stesse, senza di te. Non c’è più nessuno a mensa che s’infila le cannucce nel naso solo per farmi ridere… - e lo sentì ridacchiare a questo ricordo – e non c’è più nessuno che entra tardi a lezione d’inglese nello stesso modo in cui lo facevi tu. Non riesco più a studiare da sola, a provare le battute per la recita scolastica, e il parco giochi sembra sempre così vuoto quando non ci sei. Tutto sembra vuoto, quando non ci sei. Il mio cuore ne è la prova, i miei occhi ne sono la prova… vorrei che tutto tornasse come prima, che tu stessi con me ogni giorno, che possa guardare i tuoi occhi da vicino e non tramite uno stupido schermo televisivo…» feci un altro lungo sospiro, mentre l’altra sua mano si poggiava su un mio fianco.
Non riuscii più a contenere le lacrime, che iniziarono a scendere velocemente dai miei occhi.
Harry se ne accorse ed aprì gli occhi, per poi poggiarmi una mano sulla guancia.
«Maya…»
«Mi manchi, Harry» ammisi, mentre lui mi asciugava qualche lacrima «e so che sei felice, che stai vivendo il tuo sogno, ma questa distanza mi uccide e mi distrugge lentamente ogni volta. E quando vieni qui, a trovarci, le altre persone non fanno altro che portarti via da me, e io mi sento ancora più sola di quanto non lo sia già…».
Le lacrime continuarono a bagnarmi il volto, ma Harry cercava in tutti i modi di fermarle e di raccoglierle tra le sue mani per asciugarle, ma forse non c’era verso di farmi smettere di piangere.
Sapevo che sarei rimasta sola ancora una volta, e nessuna parola, nessun tipo di azione mi avrebbe fatto cambiare idea.
«Ti amo».
Tirai leggermente su col naso, poi alzai lo sguardo, incredula. Non poteva essere possibile che Harry mi avesse davvero detto che mi amava.
«C-cosa?» balbettai ancora, con la voce rotta dal pianto.
Lui sospirò, puntando i suoi occhi verdi nei miei ancora velati dalle lacrime, incapaci di farle smettere.
«Ho detto che ti amo» ripeté deciso, serrando ancor di più la mia mano nella sua.
Rimasi scioccata da quelle parole appena pronunciate. Harry non mi aveva mai detto di amarmi, mi aveva solo accennato che si stava innamorando di me sulla ruota panoramica, ma non era mai arrivato a dirmi… questo.
Continuai a guardarlo con gli occhi sgranati, e lui mi asciugò le lacrime. Sapevo di amarlo anche io, ma avevo paura di dirglielo.
«Non sarai mai sola, May. Anche se io non sono qui tutti i giorni con te, tu sei sempre nei miei pensieri, e non ti dimenticherò facilmente…» sussurrò, avvicinandosi alle mie labbra.
Senza pensarci sopra nemmeno un secondo, poggiai le mie mani sulle sue guance e attirai il suo viso al mio, poggiando le labbra sulle sue, morbide e dolci, dal sapore delle Haribo che aveva appena mangiato.
Feci si che le nostre labbra godessero a pieno di quel bacio dolce e salato allo stesso tempo, a causa delle mie lacrime piene di sofferenza.
Le sue mani si poggiarono dietro la mia schiena, stringendomi sempre di più a lui, facendo combaciare perfettamente i nostri petti.
Non appena ci staccammo, lo sentì sorridere sulle mie labbra, poi la sua mano iniziò ad accarezzarmi dolcemente una guancia, lasciando che il dolore di prima svanisse nel nulla.
«Perché non continui a suonare?» domandò, mostrandomi le fossette, facendomi sorridere.
Mi allontanai leggermente da lui, poi poggiai nuovamente le mani sui tasti e ripresi a suonare lentamente la canzone, accompagnata dalla sua meravigliosa voce.
Era incredibile quanto fosse maturata durante tutto quel tempo, quanto fosse diventata ancora più bella e capace di trasmettere emozioni a chiunque l’ascoltasse. Me le aveva procurate da quando ci eravamo conosciuti, e non smetteva di farlo nemmeno un secondo.
Eravamo come un’unica cosa indissolubile, come qualcosa che cresceva costantemente senza smettere mai di arrivare al cielo, tra le stelle, dove io ed Harry potevamo stare tranquilli e soli, senza che nessuno ci dicesse cosa fosse giusto per noi.
La canzone volse al termine e le note andavano ad affievolirsi sempre di più, così come la voce di Harry, che poggiò le sue dita sotto il mio mento e mi fece voltare verso i suoi occhi, permettendomi di sprofondare beatamente in quelle meravigliose iridi verdi.
«How wonderful life now you’re in the world…» sussurrò ancora una volta, facendomi sorridere.
Sorrise anche lui, continuando a guardarmi negli occhi. «Non smetterò mai di ripetertelo».
Gli accarezzai dolcemente una guancia, per poi lasciargli un dolce bacio a stampo.
Feci un lungo sospiro, chiudendo gli occhi, per poi prendergli una mano.
«Harry, io…»
«Ah, siete qui!».
La voce di Anne fece sobbalzare entrambi, dato che non c’eravamo minimamente accorti della sua bussata alla porta, ne tantomeno della sua entrata.
«Non avrei voluto disturbarvi – disse, con tono fin troppo malizioso – ma, Harry, è ora di andare via».
A quelle parole, mi si gelò il sangue nelle vene.
Harry stava per tornare a Londra, negli studi di X Factor, lontano da me ancora una volta.
Il mio cuore non ce l’avrebbe fatta ancora una volta.
Abbassai lo sguardo, e sentii Harry sospirare rassegnato. «Arrivo, solo due minuti…».
La madre chiuse la porta, lasciando che io ed Harry fossimo di nuovo da soli, immersi nel silenzio più totale.
«Ehi – disse, alzandomi di nuovo il capo – non preoccuparti. Torno presto».
Voltai lo sguardo verso la libreria, mordendomi il labbro inferiore.
«Sai che sarà di nuovo tutto più difficile, adesso?» dissi, cercando di trattenere le lacrime.
Poggiò una mano sulla mia guancia, costringendolo a guardarlo nuovamente negli occhi, anch’essi lucidi.
«Niente sarà difficile, finché ti amerò».
Harry sfiorò dolcemente le mie labbra con le sue, morbide e dolci, per poi alzarsi dallo sgabello e porgermi la mano, che afferrai senza esitazioni.
Lasciammo la stanza insieme e cominciammo a scendere lentamente le scale, mentre Robin portava alcuni borsoni fuori e li caricava nel cofano della macchina che era venuto a prendere Harry.
Le persone del paese erano andate via, completamente sparite, ma solo Nicole era rimasta per salutare Harry.
Aprì le braccia e lui la strinse forte, tenendola stretta a se per un po’, sussurrandole qualcosa che la fece ridere, poi gli diede un pugno sulla spalla, come era solita fare. Si avvicinò alla madre e alla sorella, abbracciandole insieme, rimanendo tra le loro braccia per un po’, mentre Anne gli diede un bacio sulla nuca, lasciando che qualche lacrima scivolasse via anche dai suoi occhi.
Quanto eravamo simili, io ed Anne, in quel momento. Entrambe avremmo voluto che l’amore della nostra vita rimanesse accanto a noi, eppure sapevamo che non sarebbe stato giusto nei suoi confronti.
Sciolse l’abbraccio con entrambe, poi si avvicinò a me, con le mani nelle tasche dei jeans e un sorrisino sghembo sulle labbra.
Anne, Gemma e Nicole si allontanarono un po’ da noi, come se ci volessero lasciare la nostra privacy, e le ringraziai mentalmente. Avevo vergogna di dire tutto quello che mi ero tenuta dentro per tutto quel tempo davanti ad altre persone.
«Fai la brava in queste settimane, eh» scherzò Harry, avvicinandosi di più a me.
«E tu cerca di vincere» sussurrai sorridendo.
Sorrise anche lui, poi mi poggiò una mano su un fianco e l’altra sulla guancia, mentre le lacrime salirono ancor di più, pronte a scendere da un momento all’altro.
«Non ne ho bisogno» soffiò sulle mie labbra «sei tu la mia vittoria».
Mi alzai velocemente sulle punte e gli lasciai un altro bacio.
Un bacio pieno di amore, di sofferenza, di distanza, di paura… un misto di emozioni che continuavano a farsi spazio dentro di me, nonostante sapessi che non avrei dovuto preoccuparmi più di nulla.
Ci staccammo a malavoglia quando il clacson della macchina cominciò a bussare insistentemente, segno che sarebbe dovuto partire e allontanarsi nuovamente da me.
«Ti chiamo stasera» mi disse, e io mi limitai ad annuire col capo.
Lo vidi allontanarsi verso la macchina, mentre abbracciava Robin, che gli diede una pacca sulla spalla.
Non avrei potuto lasciarlo andare via così, senza che lui non conoscesse la verità, quell’enorme verità che mi portavo dietro da mesi, che lui non aveva mai conosciuto.
Quell’enorme verità che stavo per confessargli accanto al pianoforte, dopo che quella canzone mi aveva donato il coraggio per dirglielo, e cioè… che lo amavo.
«Harry!» lo chiamai, per poi correre verso il vialetto prima che potesse mettersi in macchina.
Lui si voltò mentre apriva la portiera della macchina, ma la richiuse subito dopo non appena sentì la mia voce chiamarlo.
Mi guardò incuriosito per un po’, poggiando i suoi occhi verdi nei miei, che mi diedero la forza per dirgli quelle due parole tanto attese, finalmente.
«Ti amo» sussurrai sulle sue labbra.
Harry sorrise, poi mi fece una dolce carezza, strofinando il suo naso contro il mio.
«Questo lo sapevo già…»
Sorrisi anche io, lasciando la sua mano a malavoglia, poi lo guardai mettersi in macchina e partire alla volta di Londra, lasciandomi da sola ancora una volta.
Questa volta, però, era diverso. E forse erano state proprio le parole di Harry a farmelo credere.
Sorrisi, guardando la macchina svoltare a destra e sparire completamente.
Questa volta, lui aveva avuto ragione.
Finché ci saremmo amati, niente sarebbe stato difficile. 


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Buuuonasera! (:
Okay si, so che è sconvolgente quello che ho appena pubblicato perché insomma... chi se lo aspettava che avrei riscritto nuovamente di Maya ed Harry?!
Io no, sinceramente hahahah
E' solo che, stamattina, dopo essere andata a dormire alle quattro, mia madre mi ha bruscamente tirata giù dal letto perché dovevo mettere a posto la stanza perché doveva venire la tipa delle pulizie, quindi non vi dico le urla alle nove di mattina (si, divento tipo un animale quando mi svegliano urlando)
Coomunque, alla fine sono scesa da mia nonna e le ho chiesto asilo politico e un letto per dormire hahaha e, mentre cercavo di prendere sonno, ho pensato che avrei potuto scrivere questa os, dato che non ho mai davvero spiegato perché Your Song era la canzone di Maya ed Harry (:
Soo, eccomi qua! 
Appena mi sono risvegliata, mi sono messa all'opera e mi è uscito... questo! 
Sinceramente, non so come mi sia uscita, spero bene, anche perché non ero nemmeno sicura di scriverla, difatti voglio ringraziare Mel perché mi ha dato il coraggio di scriverla (: e mi ha fatto venire in mente un'altra os da scrivere hahahah
Lei ed Harry sono le mie muse ispiratrici u.u (si Harry, ti ho appena paragonato ad una musa, femmina per di più u.u)
Mmmh, credo di aver finito u.u 
Insomma, spero vi sia piaciuta questa cosa un po' improvvisata e... nuuulla!
Grazie per esservi fermate a leggere (:
Come al solito, se volete su twitter sono
@___puuff 
un bacione a tutte! 
Mary :)

ps. il banner l'ho fatto io u.u si, fa cagare D:
pps. se volete, sto scrivendo una mini long su Niall, si chiama
10 Girls (: mi farebbe piacere se passaste! 

  
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