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Autore: Giveme    24/02/2013    1 recensioni
Hope, una ragazza di soli 17 anni, non ha veri amici cambiando due o tre città all'anno, ora è costretta di nuovo a trasferirsi...
Joe, un ragazzo di 18 anni con una famiglia perfetta alle spalle...
Dopo aver sofferto tutti e due tanti anni, ma con un sorriso finto sempre sul viso, un incontro cambierà la loro vita...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Vabbene, accetto, mi porterai a visitare e conoscere Londra, mi servirà una guida turistica-

A quell’affermazione ci mettiamo a ridere entrambi.
 
                       
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-Dove starete a Londra?- mi domanda

-Penso in un hotel, come sempre-

-In un hotel?-

-Si , proprio così, in un hotel, non ho una casa da quando sono piccola-

Mi guarda con una faccia sbalordita, molto sorpresa e leggo nei suoi occhi che non mi sta seguendo più.

-Noi ci spostiamo da una città all’altra molto velocemente, il più lungo trasferimento è durata 3 mesi, quindi …-

Mi guarda con una faccia molto sconvolta, mi interrompe, cominciando a parlare lui.

-Aspetta, penso di non aver capito bene, 3 mesi?-

-Si proprio così- il suo volto ora è triste e preoccupato

-Non ti preoccupare ne sono abituata-

-Come fate con la casa?-

-Te l’ho detto, non abito in una casa da molto tempo, viviamo sempre in hotel perché comprare una casa per poi abitarci nel giro di due mesi non conviene-

-Ah, ho capito, non avere una posizione stabile però è brutto vero?-

-Si molto-

- E con la scuola, come fai?-

-Io a scuola non vado, seguo delle lezioni private a casa-

-Ah ho capito-

Credo che la conversazione sia terminata, non so il perché ma ha degli occhi molto tristi, sentendo la mia storia non ci voleva credere.
Mi scuso con lui, e vado in bagno.


Eccomi in un bagno molto piccolo, mi appoggio contro il muro e scivolo contro di esso, fino a  sedermi a terra.

Le mie parole si affollano nella mia mente e allora scoppio a piangere.


Vorrei una vita normale come tutte le altre ragazze, vorrei andare a scuola come tutti, vorrei non vivere negli hotel come una profuga che va da un hotel all’altro.

Vorrei avere una casa per portarci le mie  amiche.

Aspettate, amiche? io non ne ho. Quindi dovrei prima averle delle amiche e poi potrei parlare.

Vorrei almeno un cane per non essere lasciata a casa da sola, vorrei qualcuno con cui parlare, con cui condividere quello che mi è successo.

Non c’è la faccio più a vivere questa vita, mi sono scocciata di tutto e tutti.

A volte mi capita di fare pensieri sulla morte, di uccidermi, ma poi penso a mia madre, chissà come soffrirebbe, so che mi vuole bene ma non fa niente per dimostrarmelo perciò ci sto male.

Sapete ho anche dei nonni, una nonna e un nonno, ma non li vedo quasi mai.

Mi ricordo che ogni volta che andavo  a casa loro mi facevano fare tutto, mi viziavano.


Sono stata anche per un certo periodo di tempo da loro, ho vissuto un periodo della mia infanzia con loro, perché mia madre non poteva portarmi con lei, perché aveva tante sfilate da fare,e poi toccava a  me stare in hotel da sola oppure con qualche baby-sitter. Quindi i miei nonni si sono offerti di ospitarmi.


Mia nonna era una persona con un carattere bellissimo, era molto gentile, sempre pronta ad aiutare gli altri, ti confortava nei momenti peggiori e quando qualcuno era felice, lei si limitava ad essere felice con questa e faceva di tutto per non far svanire questa felicità.


Era una signora minuta, fine, aveva dei lineamenti molto sottili come quelli di mia madre, aveva degli occhi che cambiavano tonalità con la variazione di stati d’animo o con il variare del tempo, erano di un colore dal grigio all’azzurro. Aveva dei capelli lunghi fino alle spalle, aveva l’abitudine di legarli sempre con uno chignon.


Invece mio nonno, era più dolce di mia nonna, non che lei non lo era, ma lui ti accontentava sempre, ti faceva fare anche cose assurde, che mia nonna per fortuna non glielo permetteva e aveva sempre la pipa in bocca.


Mi ricordo ancora quel giorno, eravamo sulla spiaggia e io vidi i paracadutisti
volare nel cielo, per poi atterrare sulla spiaggia. Quel giorno volevo provarlo a tutti i costi, mia nonna mi disse di no perché era pericoloso e perché avevo solo 4 anni, invece chiedendolo a mio nonno, lui subito accettò e decise di andare a domandare come si faceva, finalmente mia nonna non glielo permise, altrimenti non so cosa sarebbe successo.


Mio nonno era un uomo con qualche chiletto in più, era grassottello, aveva degli occhi castani e capelli brizzolati, non ho mai saputo di che colore erano veramente.

Mi davano ogni giorno caramelle , ogni due-tre giorni mia nonna, amante di preparare dolci, mi faceva una torta, io la mangiavo sempre tutta insieme a mio nonno. Ci piacevano molto.

Io me li ricordo così, ora non li vedo da circa 10 anni, chiederò a mia madre di andarli a trovare qualche giorno.


Ora vi starete chiedendo, allora Hope ha una madre, due nonni e non ha un padre e altri due nonni? Per ora è un argomento tabù, forse ve lo spiegherò più avanti.

Mi sciacquo il viso ed esco dal bagno e mi dirigo al mio posto. Il ragazzo bello affianco a me ora ascolta musica, oddio non so ancora il suo nome.

Mi guarda , mi fa passare e mi siedo al mio posto, il recitatore da me soprannominata così sta ancora recitando delle preghiere, vabbè ormai non ci faccio più caso.

Prendo il mio I-pod dalla mia borsa Chanel e ascolto anche io un po’ di musica. Premo play alla mia playlist ( per chi non lo sa è una lista di canzoni dove si prevede una gestione più rapida dei brani in esecuzione e la loro sequenza).Comincia “Ci vediamo a casa” di Dolcenera.


La chiamano realtà 
Senza testimone 
E di dubbia moralità, 
Questa specie di libertà 
Che non sa volare, volare, volare, volare 
Come sarebbe bello potersi dire 
Che noi ci amiamo tanto, 
Ma tanto da morire 
E che qualunque cosa accada 
Noi ci vediamo a casa 
Come sarebbe bello potersi dire 
Non vedo l’ora di vederti amore 
Con una scusa o una sorpresa, 
fai presto e ci vediamo a casa.



Sarebbe proprio bello, speriamo che capiti anche a me questa felicità.
                     
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Note dell’autrice:

Ho scritto questo capitolo insieme a quello prima, però lo pubblico solo oggi.

Non è troppo attivo , prevalgono le descrizione, ma dai prossimi ci sarà più azione.

Chi sarà e dove sarà il padre? E’ morto, separato dalla moglie o non c’è l’ha proprio? E Bryan si farà rivedere, e questo ragazzo chi è realmente?

Okkeì non uccidetemi ancora, lo so sono crudele ma dopo mi ringrazierete solamente:D

Grazie per le recensioni  e per chi mi segue nonostante tutto.

Baci, Give Me :D
 
P.s: aggiornerò ogni domenica, perché i compiti mi uccidono :D

  
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