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Autore: MaikoxMilo    24/02/2013    9 recensioni
Svegliarsi da un coma non è facile, né per chi si trova in quella particolare situazione in prima persona, né per chi vi è fuori... No, non esiste "essere fuori" per chi sta rischiando di perdere una persona cara, perché il senso di perdita è così opprimente da toglierti il tuo stesso respiro, da spingerti a fare di tutto per salvarla...
E poi il risveglio, doppio, se possiamo dire... Perché non puoi mai sapere cosa ti riserverà il futuro, perché non puoi mai sapere cosa accade se le vite del passato e del presente si incontrano...
Seguito de "La guerra per il dominio del mondo" della quale è necessaria la lettura. Personaggi Lost Canvas e serie originale.
(Fanfic in fase di riscrittura)
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Aquarius Degel, Nuovo Personaggio, Scorpion Kardia, Scorpion Milo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato... Presente... Futuro!'
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CAPITOLO 32

 

ATTACCO A SORPRESA

 

Cam, come va?"

Camus sussulta leggermente nell'avvertire Milo entrare nella stanza senza bussare. Gli chiede gentilmente di rimanere un attimo lì, vicino alla porta, perché sta finendo di medicarmi la ferita al petto. Mi passa con dolcezza la crema sulla pelle, prima di risistemarmi il bendaggio e ricoprirmi con la coperta. Solo a questo punto si volta in direzione del suo migliore amico, gli fa cenno di avvicinarsi, prima di sedersi nuovamente al mio fianco ed estrarmi il braccio vicino, che posa sopra le lenzuola.

"Va molto meglio ora, Milo, grazie per preoccuparti così per lei! Sta reagendo bene alle cure, proprio come una guerriera testarda che non si vuole arrendere per nulla al mondo! Così piccola, eppure così forte e coraggiosa..."

La sua mano destra, intanto, stringe la mia, trasmettendomi così calore e sicurezza; lo stesso calore e la medesima sicurezza che accompagneranno poi il mio risveglio. Mi guardo quella stessa mano, percependo ancora tepore a quel contatto che sembra così lontano. Il legame non si è ancora spezzato, combatterò fino all'ultimo respiro affinché ciò rimanga tale, te lo prometto, fratellino!

"Sono felice per lei, effettivamente non è da due testoni come voi arrendersi! - mormora Milo, sollevato, avvicinandosi al mio corpo steso sul letto – Ci hai fatto agitare tantissimo, lo sai, piccoletta? Non ho visto Camus così mal partito neanche quando, durante la Scalata delle Dodici Case, ha dovuto rinchiudere Hyoga nel feretro di ghiaccio per impedirgli di finire ammazzato da qualche altro Cavaliere d'Oro... e ti posso assicurare che già allora era praticamente sconvolto, figurati cosa sei stata in grado di fare tu!" mi sussurra poi, accarezzandomi delicatamente una guancia e ridacchiando sommessamente.

Camus si riscuote a seguito delle parole del compagno, fissandolo truce e bofonchiando un: "Milo! Non c'era bisogno di dirle questo!"

Nello stesso momento avverto con chiarezza la sua stretta aumentare intensamente, mentre il suo ampio cosmo accarezza il mio, sollecitandolo a non mollare. E' così caldo e accogliente che quasi mi sento cullare beatamente, è un'emozione talmente intensa da spezzarmi il fiato.

"Le altre... le altre come stanno? - domanda ad un tratto mio fratello, serio in volto - Non potevo allontanarmi dalla mia piccola, perché deve seguire il mio cosmo per ritrovare la strada di casa, laggiù è troppo freddo per lei, per farcela da sola, ma sono così in pena anche per loro..."

"Molto meglio! Sonia sta dando i primi segni di ripresa, reagisce agli stimoli; dell'altra tua allieva, Michela, se ne sta occupando amorevolmente Hyoga, lo sai, mentre per quanto riguarda Francesca, lei è abbastanza abbattuta in seguito agli ultimi avvenimenti, ma Death Mask si sta adoperando per risollevare il morale suo e quello degli altri Cavalieri d'Oro"

"Avrei dovuto starle vicino... - sussurra tristemente Camus, riferendosi alla sua allieva più grande - Ho permesso che il peso di tutto questo ricadesse anche su lei, che è forte, lo so bene, ma gli ultimi accadimenti l'hanno spezzata. Non avrei dovuto permetterlo!"

"Non fartene cruccio più del necessario, come ti dicevo prima ci sta pensando Deathy, non avrei mai pensato che potesse arrivare a tanto, quel tipo, che davvero... che davvero sia cambiato?" si chiede Milo, sorridendo appena nel pensare al parigrado e al suo modo di comportarsi.

Un ghigno si dipinge sulle mie labbra a seguito della rivelazione di Milo: uhm, e così Cancer si è adoperato al massimo quando stavamo male, soprattutto a risollevare il morale a Francesca... interessante questione da approfondire e che, puntualmente, chiederò a quei due appena si sarà risolto tutto. Devo sapere necessariamente di più!

"Io... io non sono a favore dell'interessamento di Death Mask nei confronti di Francesca, ma questo non è assolutamente il momento per trattare di simili questioni, visto che Marta, Michela e Sonia stavano per... - si blocca, colpito da un pensiero che la sua mente, il più delle volte, cerca di tenere forzatamente segregato in qualche anfratto. Lo vedo mettersi la mano libera tra i capelli, fremendo vistosamente - No... non è che 'stavano per', sono proprio... morte... hanno sperimentato l'oscurità, il freddo e la paura degli Inferi. Oh, dea Atena, ti prego, fai in modo che loro non rammentino nulla di tutto questo... che non sappiano di aver perso la vita, sarebbe per loro devastante!" prega mio fratello, nuovamente sconvolto, avvicinando la mia mano alle sue labbra, socchiudendo gli occhi per poi baciarmi teneramente la punta delle dita.

Camus...

"Sono qui, piccola, reagisci, ti prego, non... non lasciare la mia mano, non... lasciarmi solo! Stringi forte questa vita, il suo calore, le sue meraviglie, che ami così tanto. Apri gli occhietti, piccola mia..." mi implora, spezzato, incassando la testa tra le spalle.

E invece ti ho lasciato comunque solo, fratellino... non sai che darei per poter rimediare a tutto il male che ti ho fatto!

Milo, rispettando lo sfogo dell'amico, rimane in silenzio per un po', osservando tristemente la scena. Pure lui è morto dopo la distruzione del Muro del Lamento, ma non ricorda quasi nulla di quel luogo triste, buio e immoto; Camus invece è stato ostaggio della Nera Signora per praticamente un anno, prima di rivedere la luce, ma il tempo, laggiù, scorre diversamente. Non è quindi calcolabile con criteri fisici, posso solo lontanamente immaginare cosa ciò abbia comportato per lui, le ferite impresse a marchio nella sua anima , e ora... ora quel demonio che lo...

Non riesco nemmeno a pensare a quello che gli fa, anche se quel bastardo mi ha fatto assistere, maledetto vigliacco!

Cam... - si decide infine a parlare, un poco titubante nel tirare fuori un argomento che, lo sa già, con l'Acquario è più ostico del normale – Come stai invece tu?"

"Milo... non ti preoccupare per me e pensa piuttosto alla piccola Sonia che..."

"Cam..."

"Devi pensare a lei, non di certo a..."

"Smettila di tentare di sviare argomento quando rivolgo una domanda alla tua persona! A Sonia ci sto già pensando, e mi torturo ogni giorno, ma anche tu mi farai impazzire, se non l'hai già fatto! - scalpita lo Scorpione, furente, le iridi che lampeggiano implacabili per alcuni brevi secondi. Poi si calma, prendendo un profondo respiro - Scusami, è che dopo anni di leale amicizia non penso di meritare un trattamento simile... ti chiedo solo di essere sincero con me, non bramo chissà cosa!"

Camus non fiata, si limita ad abbassare lo sguardo davanti alla reazione, più che giusta, dell'amico. Tuttavia non sembra intenzionato a parlare, rimanendo, come di consueto, chiuso nella sua intimità. Accarezza ancora una volta la mia fronte, come a cercare la forza nel mio viso, malgrado io sia lontana.

"Così così..."

"Così così, MA CHE CAZZ...!"

"..."

Milo sospira pesantemente, accorgendosi di aver esagerato ad usare un tono simile. La paura lo dilania da quel giorno in cui il dio della folgore ha riaperto le ferite del suo caro amico. Da quando ha visto quella scena, per lui non c'è stata una notte priva di incubi. Camus gli sta sfuggendo, di nuovo, lo avverte fin troppo bene, e vorrebbe solo scrollarlo, riportarlo in superficie, urlargli di non cedere, di stringere i denti, di contare su di lui, ma non può. Non può in nessun caso. Quel dannatissimo intuito che vede tutto, una peculiarità tutta sua, non è altro che un'arma a doppio taglio per sé stesso: cosa serve possederlo, se ciò non basta comunque per salvare la persona per lui più importante?

"Perdonami, amico mio... ma vederti in un lago di sangue, con Zeus che continuava ad assorbire la tua linfa vitale e il tuo cosmo, il tuo corpo scosso da tremiti... beh, non è stato proprio il massimo per me!" spiega, cupo in volto, la gola improvvisamente secca.

"Lo posso immaginare... ma era l'unica cosa che potevo fare per riportare alla vita la mia sorellina. Io... vorrei trascorrere il tempo che mi rimane con lei, poterle parlare, toccarla, farmi raccontare del suo passato... non potevo in alcun modo abbandonarla all'oscurità della morte! Lei... lei è tutto per me... appare così piccola e indifesa, eppure ha una forza e una dolcezza che io stesso non possiedo. Io... ho bisogno di Marta... non posso nemmeno più immaginarlo un mondo senza di lei, come non lo posso immaginare senza di voi. D-dopo Isaac, ho giurato a me stesso che non avrei perso più nessun altro, non riuscirei a sopportarlo!"

Milo osserva per un tempo indeterminato la reazione del suo amico, stringendo i pugni con forza. Ha capito. Ha capito che le sue deduzioni sono giuste, lo ha confermato inconsciamente lo stesso Camus girando intorno alla domanda diretta. Avverte la gola secca e provata, come se un peso vi si fosse insinuato. Già, il suo caro amico non reggerebbe un mondo privato delle sue luci, non più; per scongiurare quel mondo, sarebbe disposto ad annichilire sé stesso. Sempre. E' sempre... lo stesso dannato procedimento, lo stesso innegabile destino. Meglio quindi sacrificare sé stessi, come con Hyoga...

"Comprendo... vuoi vivere il poco tempo che ti rimane con Marta e per Marta, giusto? Ma facendo così, mio caro Camus, tu passi per la quintessenza dell'egoismo! - afferma Milo, stringendo con forza i pugni per sfogare la frustrazione. La scena sembra bloccarsi a seguito di quelle parole, mio fratello spalanca gli occhi, colpito in pieno da quella verità - Così sia, dunque, ma permettimi una domanda, Mago dell'Acqua e del Ghiaccio: glielo dirai? Dirai a Marta dell'orrendo carcinoma che continua a crescere in te giorno dopo giorno e che presto ti porterà a morte certa? Le dirai che l'hai riportata alla vita al solo scopo di costringerla inconsciamente ad assistere impotente alla tua dipartita tra atroci sofferenze?! Perché è questa la destinazione ultima, vero?"

Spalanco a mia volta occhi al limite dell'umano possibile, Camus intanto scatta in piedi, il respiro corto, come se fosse stato colpito da un fendente inaspettato.

"T-tu, i-io non ti ho..."

"Non mi hai detto niente, sì, al solito, ma pensi che io non l'abbia comunque capito?! Quanto credi impiegherà Marta a rendersene conto? E le altre?"

Rabbocco aria, sentendomi mancare, lo stesso fa mio fratello. Un tumore già... è esattamente così che sta agendo il nemico, insinuatosi in lui, accrescendosi a scapito della sua salute. Quindi è tutto vero... davvero il Mago è dentro il corpo di mio fratello, lo sta prosciugando della vita, consumandolo con le febbri della peste al solo scopo di possederne il corpo. Milo se ne era reso conto subito, perché io sono stata così ottusa da non accorgermene?! Anzi, peggio... perché ho tralasciato il problema, perché mi sono raccontata che andasse tutto bene?! E se... e se davvero fosse già troppo tardi?!

"Che... che cosa stai dicendo, Milo?!" balbetta Camus, sempre più sgomento.

"Continui a non rispondere alle domande dirette, Cam, un tuo comportamento proprio di quando, la persona davanti a te, ha scoperto quello che tu ti sforzi sempre di nascondere... A me puoi dirlo, cosa si è insinuato in profondità? Cosa è l'ombra scura che avverto? C'entra forse quello che ti ha fatto Zeus per permettere a Marta di tornare alla vita?" chiede ancora Milo, serio in volto e... spaventato, tremendamente spaventato!

"N-no, non c'entrano le divinità, loro mi hanno solo aiutato nella mia scelta... è qualcosa di oltre. E'... è Lui... Lui vuole me, non si fermerà davanti a niente!"

"Ma 'Lui' chi, Camus?!? E' da giorni che nominate questo 'Lui', Zeus ne è terrorizzato! Quale entità è talmente potente da mettere in ginocchio il padre degli dei?! Quale entità è in grado di scombinare le tue cellule al punto di procurarti un tumore maligno che non fa che diffondersi, facendoti sentire sempre più male?!" lo incalza con sempre maggior insistenza.

Ma è il turno di Camus di avere una reazione forte. Scoperto il fianco, non avendo parole da dire né da pronunciare, devia il discorso come suo solito, focalizzandosi su altro.

"STO MALE PER FORZA, MILO, NON C'ENTRA QUESTO PRESUNTO TUMORE CHE TU DICI! MIA SORELLA, MICHELA E SONIA SI SONO SACRIFICATE, ED IO..." freme Camus, scattando in direzione di Milo, ma un improvviso capogiro lo priva totalmente dell'equilibrio.

"Accidenti, Camus! - impreca Milo, sorreggendolo da sotto le ascelle – Iniziamo con il mantenere il sangue freddo, come dici tu, e non facendoci soverchiare dalle emozioni tipiche del dopo battaglia!" consiglia, preoccupato per il pallore crescente del compagno d'armi.

"Anf... anf... lasciami stare, Milo! E' meglio per te non sapere nulla di tutto questo, se finissi coinvolto non me lo perdonerei mai! - si oppone ottusamente Camus, con voce flebile ed il respiro affannoso, dirigendosi poi di nuovo verso il letto per appoggiarsi lì, stanco - E' un qualcosa che posso affrontare solo io, L-Lui vi ucciderà se vi intrommeterete tra noi, ed io... io non me lo perdonerei mai! Ho già causato la morte del mio maestro, di Isaac, e ho rovinato la vita di Hyoga... b-basta, non ce la faccio più!"

Milo rimane ritto in piedi, stringendo con forza le mani fino a farsi sbiancare le nocche per la rabbia sempre più atroce. Sembra impossibile farlo ragionare, così arciconvinto com'è di essere la rovina di tutto e tutti!

"Tu non appartieni solo a te stesso... ricordi?"

Il particolare tono del suo migliore amico, quasi un sibilo, fa alzare nuovamente lo sguardo a Camus, trasmettendogli un brivido di preoccupazione.

"Tu non appartieni solo a te stesso, nessuno appartiene solo a sé stesso... lo ripetevi spesso, Camus, ma sei soltanto un ipocrita! - sussurra a denti stretti Milo, quasi soffiando come una vipera - Sei un ipocrita perché, malgrado le tue belle paroline, tu stesso non mantieni ciò che dici agli altri, quasi come se questa frase valesse per tutto il globo terrestre meno che per te!"

"Milo..."

"Ciò ti spinge ad agire da coglione egoista e pure immaturo! Poiché ciò che dici vale solo per gli altri, tu neanche ti soffermi a pensare cosa sia tu per noi, cosa significa averti al nostro fianco, cosa significa perderti... e perderti ancora!"

"I-io non vedo come ciò..."

"Tu non hai... non hai la minima idea di quello che ho passato quando, dopo la battaglia delle Dodici Case, ho raccolto il tuo corpo congelato e l'ho tenuto stretto tra le mie braccia, tremando e piangendo al pensiero della mia stupidità nel salvare Hyoga e permettergli di andare avanti. Per dei secondi interminabili l'ho odiato quel ragazzo, sai? Salvo poi accorgermi che sono stato IO la causa delle tua morte, Camus, non lui!"

"Ma cosa stai...?" tuttavia la sua ennesima frase viene bloccata di nuovo.

"...Se solo avessi capito prima le tare nel tuo cervello bacato, se avessi capito le tue intenzioni di infliggerti una pena esemplare, perché, a tuo dire, reo di vivere e di aver causato, con la tua vita, la morte delle persone che ami!"

"..."

"Hyoga è venuto spesso sulla tua tomba, sai? Ha sempre pianto... - dice ancora lo Scorpione, mentre i suoi occhi si fanno lucidi - Era il tuo lascito, me ne sono preso cura io, come se fosse un mio allievo, ma non sapevo cosa dirgli, Cam, quando lui mi chiedeva perché tu lo avessi fatto, perché portarlo allo stadio finale, sacrificando la tua stessa vita, e altri mille mila perché..."

"Perché... doveva diventare forte, più forte di me, e... crescere!"

"...Senza più un padre?! Perché tu sai che il suo merdoso genitore biologico non si è mai comportato come tale, eri tu a rivestire quel ruolo per lui, LO SEI ANCORA, nonostante non riusciate a parlarvi! - prende una breve pausa, un respiro profondo - Dimmi... era davvero questo che volevi per lui, Cam?!" il tono assunto da Milo incrina qualcosa dentro mio fratello, il quale, respirando a scatti, desiderando scappare, guarda altrove, sempre più sofferente.

"E'... difficile da spiegare!"

"Certo, lo è sempre, meglio fare il coglione che si immola senza dare tante spiegazioni! - sospira Milo, buttando fuori aria, tremando - Ma, in fondo, siamo tornati tutti in vita, noi Cavalieri d'Oro, potevamo considerarlo un lieto fine, no? Tutti riuniti al Santuario consci degli errori del passato e pronti a ricominciare da zero!"

"I-io..."

"Più nessun sacrificio, più nessun dubbio, si parla a cuore aperto, evitando i guai, non ti sembra un'idea fantastica?! - il tono dello Scorpione assume una sfumatura taglietemente ironica, alza le braccia all'altezza delle spalle, sorride fintamente, prima di tornare, di colpo, serio - E INVECE NO! Non ti era bastato!"

Ho appena il tempo di capire a cosa alluda, che un nuovo lampo gli attraversa le iridi, l'espressione si fa tiratamente sofferente.

"Hai rincontrato Marta, la sorellina persa quando eri piccolo. Ed io ero ben felice di questo, sapevo quanto ci tenessi. Quel giorno che sei giunto da me, sconvolto, perché la ragazza aveva nominato sua madre, la stessa tua, io ti avevo consigliato di rivelarle la tua identità. Sarebbe stato difficile, per lei, come lo sarebbe stato per te, sarebbe servito tempo, era vero, sempre meglio però che permettere al nemico di utilizzare il vostro legame a suo favore, ma tu no, zitto e muto anche quella volta! 'Non è il caso di sconvolgerla', 'non mi crederà', 'è passato troppo tempo', avevi asserito, 'forse', ti avevo risposto, ma provaci almeno, rendila in grado di capire la situazione per difendersi, ma, anche qui, sarebbe stato troppo semplice per te, Mago dell'Acqua e del Ghiaccio, e assolutamente non nel tuo stile, perché, se non rischi di farti ammazzare, non sei contento! E infatti..."

"Cosa avrei dovuto fare, Milo?! Lasciare che quegli artigli la straziassero?! - un brivido di paura gli scorre lungo la schiena nell'immaginarsi la scena, lo vedo tremare, sconvolto, deglutendo a vuoto, prima di proseguire - Lasciare... morire la mia sorellina tra atroci sofferenze?!?"

"No... - scrolla il capo lo Scorpione, rattristato - Ti sei comportato da vero fratello maggiore, non potevi fare altrimenti, ma, mi chiedo, se avessi provato a parlarle prima, se avessi provato a spiegare a Hyoga i motivi che ti hanno spinto ad agire come hai agito nella Battaglia delle Dodici Case, le cose sarebbero andate comunque così?! Fai sempre gli stessi errori, Cam..."

Mio fratello accusa malamente il colpo, trema di più, serrando dolorosamente gli occhi: "Tu non immagini... quanto sia stato difficile per me, sia con Hyoga che con Marta!" prova a dire, a disagio.

"E tu non immagini quanto sia difficile per noi starti dietro, quanto ci strazi vederti gettare la tua vita come fosse un foglietto di carta qualsiasi, incurante del dolore che ciò ci provoca, incurante di lasciarci con un enorme vuoto nel cuore perché agisci costantemente da solo, disprezzando la tua stessa vita, che per noi è invece unica e preziosa!"

Mio fratello non ribatte nulla, stringe solo di più i pugni, incassando ancora di più la testa tra le spalle, piangendo senza lacrime.

"Quando ti sei frapposto tra Marta e gli artigli, quando sono sopraggiunto, preda di una paura che conoscevo bene, perché era la stessa che mi ha assediato quando tu e Hyoga combattevate all'undicesima casa, t-ti ho... visto! Eri lì, riverso a terra, in un lago di sangue. La piccoletta era sconvolta, tentava di arrestare l'emorragia, invano, t-tu sembravi quasi che non respirassi nemmeno, è stato raccapricciante. Non avrei mai più voluto vederti ridotto così, m-ma... ma è successo DI NUOVO, CAZZO, DI NUOVO, con quella testa di minchia di Zeus, che ti ha riaperto quelle ferite dicendomi che lo avevi scelto tu!!! LO HAI SCELTO DAVVERO TU, CAMUS?!"

"Lo sai... non c'erano alternative!"

"Già, lo so... - il suo tono quasi si spegne nel dire quelle tre, stentatissime parole - Ed io... ed io... non ne posso veamente più!!! Non riesco più a sopportare di vederti morto o ferito per gli altri, non ne posso più di vederti deprecare così la tua stessa esistenza, trattando il tuo corpo e la tua anima come se fossero meritevoli di subire il supplizio eterno... perché non lo vuoi capire, razza di incosciente?!? Perché non vuoi capire che, è vero, non appartieni solo a te stesso, perché un frammento di te, della meravigliosa persona che sei, è dentro di me, di Marta, di Hyoga... persino dello stesso Isaac, sebbene sia morto?!?"

"Milo..."

"Io non ce la faccio più, capisci?! Mi distruggi ogni volta, Cam tu, che sei come un fratello per me, che fai parte della mia famiglia, che... c-che..." non riesce a proseguire, il pianto glielo impedisce.

Milo odia piangere, ancora di più davanti al suo migliore amico, visto che, tra i due, malgrado tutti gli appelli al sangue freddo, è sempre stato l'Acquario più facilmente cedevole alle lacrime; lacrime nascoste, segrete, in modo che gli altri non le potessero vedere, ma pur sempre lacrime.

Per lui, che si è sempre definito un uomo forte, nonché uno dei più valenti Cavalieri di Atena, le lacrime sono sinonimo di debolezza e, perciò, nemiche odiose da ricacciare indietro e da mostrare solo a persone veramente fidate. Ma come si può non piangere nel rievocare ricordi così dolorosi?! Come si può continuare a resistere, davanti a quel presagio terrificante che si percepisce distintamente, come una spada di Damocle sopra la testa di tutti, ma soprattutto sopra quella del suo migliore amico? Come si può?!

Quasi come in un sogno, ma in maniera del tutto naturale, Milo si ritrova, di colpo, senza quasi accorgersene, con il viso completamente rigato dalle nefaste lacrime, le braccia di Camus che lo cullano in un tenero e fraterno abbraccio, la testa del compagno sulla sua spalla, il suo calore corporeo che si irradia su di lui. Ingoia a vuoto.

E' sempre stato così caldo Camus, malgrado l'appartenenza ai ghiacci eterni, un calore intenso e delicato al tempo stesso, come un miracolo.

"Milo... è lo stesso per me, a-anche tu sei... mio fratello!"

"Camus..."

"Mi dispiace... tanto, p-per tutto e.... t-ti ringrazio per essere comunque sempre stato il mio sostegno, anche se ti ho fatto così tribolare per tutto questo tempo!"

"Sciocco! Io sarò sempre il tuo sostegno, per ogni vita passata, per ogni vita che verrà, ci sarò sempre per te, te l'ho promesso, m-ma... ma cerca di avere un po' più cura anche di te, ti supplico!"

"Io... tento sempre di riflettere a mente fredda per prendere la decisione migliore ma, a quanto ho appurato, sono un incapace anche in questo! In un modo o nell'altro sbaglio tutto e, per quanto io mi sforzi, non riesco a interagire con voi senza la netta sensazione di avere un filtro, o comunque un qualcosa che mi impedisca di raggiungere la vostra vera essenza. Non riesco a connettere il mio mondo interno con voi, è... è davvero frustrante!" si colpevolizza Camus, stringendo a sé il compagno con forza, sforzandosi di parlare. I sentimenti di Milo gli sono arrivati, più o meno, con la stessa rapidità e consistenza di un vero e proprio pugno in faccia. Tuttavia fa sempre fatica ad esprimere i suoi, sia a parole che a gesti. Non riesce ad esplicare la paura, e neanche la tristezza, come se qualcosa lo bloccasse a metà, fratturandolo. Il sentirsi responsabile di tutto e tutti, il condurre un'esistenza che ha visto spegnersi, una ad una le luci della sua vita... è così difficile da spiegare, non ci riesce infatti, per questo l'unica cosa che può fare è circondarlo in un abbraccio, rammentandogli che lui è ancora lì, al limite del dirupo, è vero, ma che combatterà con tutte le sue forze, fino alla fine... per un mondo dove tutti noi potremmo sorridere.

"E allora sei doppiamente uno sciocco, Cam - sorride Milo, un poco più rilassato - Perché tu, nonostante le tue paurose difficoltà nell'esporti, ci riesci sempre, sei solo tu a non accorgertene!"

I due amici passano alcuni minuti così, uno nelle braccia dell'altro, senza aggiungere altro. Lo Scorpione avverte quel contatto, che ormai disperava di sentire nuovamente, ne ha un estremo bisogno, anche se sa le grosse difficoltà di comunicazione dell'Acquario. Ciò nonostante comincia a sentirsi meglio, lo sfogo di prima comincia a passare e, con esso, le fastidiose lacrime. Vorrebbe con tutto il cuore che quell'attimo potesse durare per sempre. Camus non è assolutamente in grado di esprimersi, ma laddove non giungono le parole, giungono sempre le sue azioni, il suo contatto, il suo stesso calore e a Milo, in fondo, basta quella, come certezza, per non arrendersi.

Sorrido tra me e me a quella scena, commuovendomi nel vedere il profondo affetto che li lega, in grado di varcare i confini spazio-temporali insiti dalla natura medesima. Poco dopo Camus si separa da Milo, tornando a sistemarsi sulla sedia, un leggero sorriso gli solca il viso, come se l'abbraccio in sé costituisse una fugace, ma intensa, panacea.

"Camus! - lo richiama Milo, riprendendo il controllo della sua voce – Cosa ne sarà adesso? Da quanto ho capito, questa battaglia appena conclusasi contro Crono malvagio non è che l'inizio di una guerra vera e propria che coinvolgerà più dimensioni... inoltre c'è un presunto 'Lui' da battere. Come faremo, con le ragazze così debilitate?"

"Non lo so, Milo... una parte di me sta cominciando a pensare che non ci saremmo mai dovuti incontrare. Con quale diritto le abbiamo fatte entrare nelle nostre vite incasinate e piene di pericoli? Marta, Michela, Francesca... persino Sonia, avrebbero potuto vivere come delle ragazze normali, lontano da qui, invece noi... le abbiamo condotte in questo luogo per proteggerle, ma ne siamo realmente in grado? E' vero, Sonia ha un vissuto diverso dalle altre tre, forse era inevitabile, ma ora sto davvero cominciando a provare paura per loro; paura che sia stato tutto uno sbaglio irreparabile!" afferma Camus, accarezzandomi delicatamente una guancia e socchiudendo gli occhi, vinto dalle emozioni che spietatamente lo avvolgono.

"Ti proteggerò, piccola, qualsiasi cosa accada! - aggiunge, più determinato, buttando fuori aria - Non permetterò più a nessuno di ridurti così!"

Milo, invece, fa un sorriso furbo, soddisfatto della rivelazione del suo amico: "Che adorabile incoerente, che sei!" lo prende dolcemente in giro, recuperando parzialmente il suo solito buonumore.

"Milo! Cosa..?"

"Te ne rendi conto da solo, vero Camus? Il tuo discorso di oggi è l'esatto opposto di quello che tu dissi quel giorno in spiaggia quando vidi per la prima volta le tre ragazze! Alla fine ho avuto ancora ragione ancora io: ti sei affezionato genuinamente a loro, ed è accaduto in modo del tutto naturale, per questo ora parli così, ed io penso che, malgrado tutte le difficoltà avute, tutti i pericoli che corriamo continuamente e che, conseguentemente, facciamo correre anche a loro, non ci sia nulla di più bello del rapporto che si è instaurato tra noi. Solo questo pensiero... solo questo pensiero mi convince che, quel giorno di giugno che ha visto convergere i nostri passi con i loro, sia, senza ombra di dubbio, da benedire!"

"..."

"Le nostre strade si sono incrociate, ormai, qualsiasi cosa accada da ora in avanti, la via la percorreremo insieme!" conclude, permettendosi di posare una mano sopra la spalla dell'amico di sempre.

 

******************************

 

Di nuovo il suono del mare che tante volte mi ha fatto da compagno nel mio risveglio, di nuovo i raggi del sole che bussano alle mie palpebre, come a convincermi a svegliarmi, ma questa volta la sensazione che sto provando è diversa: non è la solita calma e tranquillità ad accompagnare la dolce melodia delle onde e il garrito dei gabbiani, piuttosto una particolare percezione di intontimento e mal di testa unite da un leggero, ma ben diffuso, dolore che, mano a mano che si accompagna al mio risveglio, diventa sempre più forte.

Provo a muovere la mano destra, accorgendomi di provare un bruciore sempre più netto proprio lì... ma cosa? Provo quindi ad aprire gli occhi, ma subito sono costretta a richiuderli a causa degli stessi raggi accecanti del sole; come se non bastasse il sapore salmastro e pungente che sento invadermi la bocca e la gola, aride come dei rovi, contribuisce ad aumentare la nausea che ha seguito il mio risveglio.

"Uhm... accidenti! - mugolo, passando infine il braccio sulla mia fronte e accorgendomi che esso è segnato da un taglio netto lungo diversi centimetri – Ma che diavolo?! E poi perché mi sento completamente bagnata?! Dove mi trovo?!" biascico, alzando il capo, non senza difficoltà, e notando di avere solo il blu del mare davanti a me. Mi guardo confusamente intorno, tentando di orientarmi nonostante la percezione distorta che sento in me: nord, sud, ovest ed est, niente! Solo l'Egeo fa da padrone qua intorno, a prima vista non si scorge neanche una qualsiasi isola!

Il giaciglio su cui sono coricata, che viene trasportato dalla corrente, non sembra molto stabile. Mi sforzo di puntellare le braccia con attenzione per posizionarmi seduta, accorgendomi così, prima con il tocco e poi con la vista, di non essere sola... il mio cuore perde un battito nel riconoscerlo.

"Dègel!! Santi numi, Dègel!!" grido, scattando a sedere e rischiando quindi di perdere l'equilibrio. Poco ci manca che il rottame, perché quello è, non mi faccia finire in acqua, e Dègel con me, devo infatti acciuffarlo e sostenerlo dritto per evitare che beva acqua. Allora prendo un profondo respiro, rammentandomi le parole di mio fratello: calma e sangue freddo, è proprio in questi momenti che non bisogna lasciarsi soverchiare dalle emozioni.

"Dègel... ti prego, Dèg, rispondimi!" lo incoraggio, scrollandolo leggermente per ridestarlo. Il braccio destro è mezzo atrofizzato a seguito del bruciore, non si muove come vorrei, non mi resta che usare il sinistro, adagiandomi su un fianco per mantenere meglio l'equilibrio precario dell'unico aggeggio che, al momento, ci impedisce di sfiancarci nel nuotare disperatamente alla ricerca della riva.

"Dégel!!!" insisto, accarezzandogli anche i capelli, sempre più spaventata dalla sua non reazione.

Non risponde, effettivamente, la sua testa è appoggiata sul rottame e sembra sfinito. Salsedine ricopre la sua pelle e i lunghi ciuffi, parzialmente incolati alla nivea guancia, ma respira, lo so, lo avverto, anche se con fatica.

"DEGEEEEL!!! Ti supplico, non farmi questo! Già Camus sta male, non puoi anche tu... non puoi mollare!" biascico, con il magone in gola, cercando di sistemarlo meglio. Il movimento per fortuna riesce a farlo ridestare, anche se a fatica. I suoi occhi, di un meraviglioso blu mare, si aprono, impiegando un po' a focalizzarmi, ma quando ci riescono, la sua espressione infinitamente stanca si distende sollevata e lieta nel vedermi cosciente davanti a lui.

"Grazie al cielo! Non sapevo cosa... non importa, sei qui, sei sveglio!" esclamo, sorridendogli felice, scacciando in fretta le lacrime che mi punzecchiavano gli zigomi.

“M-Marta... stai bene?” mi chiede, con voce roca, mentre dolcemente mi sfiora la guancia con il pollice. Ha di sicuro bevuto tanta acqua di mare, lo si presagisce dal tono mezzo strozzato, e ha dei vistosi tagli sulle braccia e sul volto, ma non sembrano gravi.

“Sì, sto bene! Ora però dobbiamo...”

“No, Marta! Non ci stiamo tutti e due su quel ferrovecchio... non provarci nemmeno a farmi posto!” mi precede lui, serio, intuendo i miei intenti.

Ma guardati! Sei stravolto! Perché... - un lampo di consapevolezza mi investe, mentre gli ultimi attimi prima di perdere completamente coscienza si fanno strada dentro di me – Tu... mi hai protetta, vero? Cosa è accaduto dopo?”

Dègel annuisce, mentre appoggia stancamente la testa e chiude gli occhi, esausto: "Non so bene neanche io cosa sia... capitato... quell'arnese che può volare ha cominciato a fare rumori strani, poi qualcosa ha centrato il lato posteriore del mezzo. C'è stata una luce azzurrina e... non rammento bene, era tutto molto confuso..."

Grazie per quello che hai fatto per me...” riesco solo a dire, commossa, accarezzandogli i capelli ispidi a causa della salsedine. E' comunque bellissimo, anche così, lo è sempre, in qualunque circostanza. Deve aver utilizzato tutte le sue forze per condurmi in salvo e impedirmi di affogare, ecco perché ora è così debole.

Sei stata... il mio primo pensiero quando ho capito che saremmo precipitati. Ti ho stretta a me, d'istinto, per proteggerti dalla caduta, eri già svenuta e anche le mie forze stavano venendo meno, ma rammento di essermi voltato in direzione delle altre per tentare di fare qualcosa anche per loro, allora Francesca mi ha urlato di non preoccuparmi degli altri, che ci avrebbe pensato lei in qualche modo. Volevo oppormi a quella follia, ho fatto un giuramento da Cavaliere, ma c'è stato un nuovo boato e poi... ricordo solo l'urto con l'acqua, lo sbattere forsennato delle mie gambe, il desiderio concitante di portarti in salvo. Siamo riemersi, non c'era più traccia di nessun altro, solo questo rottame era rimasto a galla. Sono infine riuscito a raggiungerlo, prima di svenire del tutto. - mi prova a spiegare, rammaricato - Non so... non so dove siano cadute le altre, né Cardia e i due fratelli; è come se.. se lo spazio fosse stato inghiottito, come se fossimo stati trasportati altrove da una corrente invisibile... e dire che avevo promesso a Camus di proteggervi, e invece..."

Non ti devi colpevolizzare ulteriormente! Non c'era il tempo fisico per fare nient'altro, anzi, sei stato lesto e indomito a reagire comunque così prontamente! Ora le abbiamo perse di vista, ma stanno bene, vedrai, sono molto forti e piene di sorprese, fidati di loro!” lo provo a rassicurare con dolcezza, accarezzandogli la guancia per togliergli un po' di sangue appena raggrumato.

Dègel mi continua ad osservare con espressione carica di rimorso, pentendosi di non essere riuscito a fare di più. Ha la stessa identica faccia di Hyoga quando pensa di non aver fatto abbastanza, mi intenerisce e provo l'istinto di baciarlo per l'ennesima volta, ma mi trattengo, dirigendo il mio sguardo altrove.

Fisso l'orizzonte cupamente, non scorgendo altro che acqua e basta. Avverto i cosmi degli altri pulsare lievemente da qualche parte, ma non riesco a localizzarli. Intorno a noi non vi è altro che il blu. Dannazione, possibile che non ci sia nient'altro?! Eppure siamo nell'Egeo, non nell'Atlantico! Dovrebbero esserci un sacco di isole qui intorno!

"Maledizione, mi sembra di essere piombata nel film 'Titanic', ma che roba è?! E' assurdo, sembriamo davvero Jack e Rose dei poveri, ci manca solo un iceberg e lo scenario sarebbe perfetto!" commento sarcasticamente tra me e me, grattandomi la testa.

"C-chi... chi sarebbero costoro? I-Iceberg?"

Avvampo al seguito della domanda di Dégel, tossicchiando nervosamente: "Nessuno d'importante, davvero!" mi affretto a ripiegare, coertando la mia mente, che già si era immaginata la scena canonica del film sulla prua della nave ma con protagonisti me e Dégel, al risolvimento di questo casino.

Dopo alcuni minuti passati nell'intento di trovare una soluzione, tra l'altro invano, riabbasso lo sguardo, sentendomi prostrata davanti a tutta questa faccenda. Subito noto che Dègel ha richiuso gli occhi e respira pesantemente, quasi facesse fatica, il che mi mette in allarme.

Dègel! Stai male?”

Ho... ho solo sete... mi sembra di avere un tizzone in gola!” riesce a gracchiare lui, debolmente.

Ingoio a vuoto, consapevole che, in queste particolari situazioni, la disidratazione è una delle prime cause di morte. Oltre a questo l'acqua salata che deve aver ingurgitato, non lo aiuta certo contro la sete, anzi, la aumenta direttamente, creando al contempo un bruciore di difficile attenuazione.

Accidenti! Cosa faccio adesso?!” impreco tra me e me, sforzando di pensare a qualche soluzione nell'immediato. Non so nemmeno dove siamo finiti, maledizione, devo cercare di agire in fretta, oppure...

Ma certo! Posso produrre del ghiaccio grazie al mio potere! Resisti ancora un attimo, Dègel, tra poco avremo l'acqua!” continuo, trionfante. Unisco quindi le due mani una sopra l'altra, concentrandomi ai massimi livelli per ottenere qualche risultato. Il mio cosmo è fiacco, ma lo avverto distintamente, basterà quindi concentrarsi di più, ne va delle nostre vite, devo farcela assolutamente!

Finalmente dopo poco tempo avverto il famigliare formicolio tipico di quando produco ghiaccio, ma quando riapro gli occhi mi ritrovo direttamente dell'acqua cristallina nei palmi delle mani, neanche si fosse sciolto come neve al sole!

Rimango sgomenta a fissare quella specie di miracolo dei pani e dei pesci, almeno finché non sento la voce di Seraphina dentro di me. Il suo tono è soave come di consueto riesce, da solo, a tranquillizzarmi completamente.

 

Capirai presto, cara Marta... capirai

 

Per un solo attimo provo l'istinto di dirle di tornare, lei di sicuro è molto più abile di me, risolverebbe tutto questo in un battibaleno, ma, così come era apparsa, la avverto scomparire, riaddormentandosi dentro di me.

D-Dègel... e-ecco, tieni!” balbetto, avvicinando le mani ricolme d'acqua al suo viso.

Lui si solleva a fatica un poco. Non riesce subito a riaprire le palpebre, devo praticamente imboccarlo io, lasciando scivolare il liquido dalle mie dita alle sue labbra. Lo vedo bere avidamente, quasi come un mendicante assetato che trova rifugio in un'oasi nel deserto, un rivolo gli cola giù sul mento, ingoio automaticamente a vuoto, l'improvvisa sensazione di non avere più la saliva. Non riesco a non fissare i miei occhi sul suo pomo d'Adamo che sancisce la discesa del liquido nella sua gola. Dei, quanto sto messa male!

"Ehm, meglio c-così?"

"A-ancora, s-se puoi, ho... ho tanta sete!"

Ripeto così il procedimento per tre volte, fino a quando Dègel, finalmente sazio, ripresosi parzialmente grazie all'acqua fresca, non mi guarda intensamente. Mi giro bruscamente di lato, avvampando.

No, non mi fare 'sta espressione da... d-da, non lo so nemmeno io, santo cielo, sei bellissimo, so solo che non ho mai conosciuto una persona lontanamente splendente come te e... dannazione, ma a cosa vado a pensare, non è assolutamente il momento!

Stai meglio! - asserisco, infine sorridendogli e regalandogli l'espressione più innocente che possiedo – Lo capisco dalla brillantezza dei tuoi occhi!”

Come... come hai fatto?” domanda lui, in tono un po' più alto, rispetto a prima.

Erk... il ghiaccio è sempre acqua, no?! Ho... ho solo usufruito al meglio del mio potere! - rispondo, semplicisticamente, sperando che gli basti - Uff, ma da quanto è che non bevevi?!”

Sei... veramente eccezionale, Marta! - mi sorride, imbarazzato – Sei sempre piena di sorprese!" si complimenta, discostando lo sguardo e arrossendo a sua volta, perso nelle sue congetture.

"Non... ti sei più idratato né nutrito, vero? Da quando Regulus è stato male..."

"E' così, non... non potevo, le ricerche hanno preso tutto il mio tempo, e poi Milo, e Camus... come potevo riposare?!"

Sospiro rassegnata, conoscendo alla perfezione la sensibilità di Dègel. Non pensa minimamente a sé stesso, si consuma per gli altri, del tutto incurante. Davvero un testone, costui, caratteristica che è senza ombra di dubbio rimasta anche in mio fratello.

Senza ulteriori esitazioni, strappo un lembo della mia già devastata veste e, sotto gli occhi sorpresi di Dègel, che non ha il tempo di opporsi, la bagno con l'acqua di mare e gliela passo almeno sulle ferite del volto. Lo sento sussultare appena, irrigidendosi, prima di rimanere meravigliato a fissarmi, lasciando che mi prenda cura di lui.

L'acqua di mare disinfetta le ferite! Certo, sarebbe meglio avere dei medicinali, ovvio, ma in mancanza di altro possiamo arrangiarci con questo!" dico solo, sorridendo appena.

Sei sempre così dolce con me, dove ti ho... trovata?"

"Io non... - inaspettatamente la sua frase mi mette a disagio, portando i miei occhi a fissarsi sul mare per sfuggire ai suoi - Dégel, io... io non sono candida come credi!"

Avverto uno sbuffo, provenire da lui, seguito da una breve, ma intensa, risata: "Oh là là, non giunge nuova questa affermazione alle mie orecchie!"

Arrossisco, vergognosa, desiderando fuggire lontano, perché è insostenibile per me questo continuo trattenermi con tutte le mie forze quando i miei desideri urlano per manifestarsi, ma... non posso!

Ad un certo punto, avverto le sue dita scorrermi sul braccio martoriato, un mormorio di dolore mi sfugge, mentre un occhio mi si chiude automaticamente. Una stillettata di dolore, che tuttavia viene placato dal suo dolce tocco.

"Dobbiamo pensare anche a te, rondinella, la ferita che hai sul braccio è lunga, frastagliata e netta, occorre di certo... per Atena, cosa ti sta succedendo ora?!?”

Mi sono stretta le tempie con il pollice e medio della mano sinistra, strizzando le palpebre. Lui deve averlo percepito come manifestazione di dolore, così è effettivamente, ma di tutt'altra origine e di certo non per la ferita.

Mi guardo intorno, cercando di individuare le coordinate esatte del sibilo famigliare che mi rimbomba in testa. E' fastidioso, ma è la nostra unica salvezza!

"Marta, mi stai facendo preoccupare... che ti succede?" mi chiede ancora Dègel, stringendomi la mano sinistra come a volermi ridestare.

Aspetta un attimo, Dègel! E' Francesca, il suo cosmo mi ha appena raggiunto” biascico, guardando fisso l'orizzonte a sud, dove avverto il segnale farsi sempre più forte.

E' riuscita a mettersi in contatto con te? Sta bene? E le altre? Cardia e i due fratelli?” chiede a raffica Dègel, agitandosi al punto di pesare troppo sul rottame, che cigola sinistramente. Torna quindi giù, appoggiandosi appena, riequilibrando quindi i pesi.

Chiudo gli occhi, concentrandomi per parlare telepaticamente alla mia amica, ma lei è più veloce di me.

Ti ho individuato grazie al tuo cosmo, Marta! Ora arriviamo!” mi avverte mentalmente, chiudendo subito il contatto in maniera piuttosto brusca. Sembrava molto tesa, come se avesse paura di essere intercettata.

Il mio sguardo si posa automaticamente su quello preoccupato di Dègel, ho un sentore che non vorrei che si avverasse, ma lo sento incombere sempre di più.

Ha detto solo che arriva insieme agli altri... non ho idea di come, però!”

"Ti sembrava inquieta?"

"Mmh, sì..."

"Forse ha scoperto qualcosa, chi ci ha attaccato, per esempio!"

Annuisco, impensierita. Chi ci ha attaccato può essere solo un individuo, questo potrebbe solo significare che... mi torturo il labbro sottostante, rifiutando disperatamente quell'ipotesi. No, non può arrivare a tanto! Sarebbe inconcepibile, anche se...

"Ma voi... riuscite, con così abile maestria e dopo soli pochi mesi di allenamento, a capire immediatamente dove vi trovate? E'... è ammirevole!" si interessa Dègel, incuriosito e stupito allo stesso tempo.

"Sì, ma non grazie all'addestramento, è un'abilità che avevamo già prima di essere allenate da Camus. Siamo un po' come dei walkie-talkie viventi: sappiamo sempre dove ci troviamo, eccetto... eccetto nella tua epoca, Dégel, si vede che, per qualche motivo, non riuscivo ad individuare la loro frequenza, perché..." provo a spiegare, sospirando, prima di fermarmi a metà discorso, fulminata da una nuova consapevolezza.

Già, non riuscivo ad individuarle, né loro né Milo né Camus, che ho potuto vedere solo nei sogni, perché loro erano con Seraphina, a Bluegrad, può darsi che lei... li avesse in qualche modo isolati da me, possibile?!

Rabbocco aria a questa consapevolezza, sento di saperlo per certo, anche se non ho fondamento, perché le sue azioni, nel passato, con il risveglio della mia anima, sono diventate le mie, ne deriva quindi una sensazione di 'atto mancato' che mi mette ancora più a disagio, così come il sapere che, per sua stessa intenzione, alcuni ricordi non mi sono tornati. Perché, questo, Sefi?! C'è una ragione oppure... non mi reputi ancora totalmente all'altezza?!

"Oh, ehm, walk... erk!" il tentativo di ripetizione del mio vocalizzo, ad opera di Dégel, mi riscuote, portando la mia concentrazione su di lui. Sembra corrucciato, come quei bambini, alle elementari, che non riescono bene a pronunciare la differenza tra la L e la R. Sbuffa infastidito, quasi gonfiando le guance, che gli si colorano di rosso.

"Dégel..." lo chiamo dolcemente, con un mezzo sorriso, accarezzandogli la chioma increspata come le onde del mare. Fa davvero tenerezza!

"Walkie-tal... erk, temo di non conoscere questa parola né di riuscire a pronunciarla, Marta, perdonami..." ammette, Dégel, vergognandosi un poco.

"Non ha importanza, non la puoi conoscere, non fartene cruccio!" lo provo a tranquillizzare, intenerita. L'errore è stato il mio, ho usato un metro di paragone incapibile per lui che vive nel Settecento, essendo uno strumento adoperato per la prima volta nella Seconda Guerra Mondiale.

"Ma ho compreso a cosa ti riferisci: è una sorta di telepatia innata tra di voi, dico bene?"

"Sì, lo è - gli sorrido, contenta che abbia afferrato il concetto - Non me la spiego, ma lo è!"

"Tu, Michela e Sonia siete semi-dee, Francesca è una divinità completa, può darsi sia questa la ragione. Siatene orgogliose!"

Faccio per rispondergli, perché, anche quando parliamo di cose semplici, vorrei che il tempo si fermasse per sempre, solo io e lui, a discorrere e osservarci, solo io e lui... ciò mi emoziona e mi rende felice come in nessun altro momento della mia vita, ma prima di riuscire a vocalizzare la prima parola, mi sento richiamare da una zona non ben definita del mare. Voltandoci quasi in sincronia, notiamo che Francesca si sta avvicinando a grande velocità su una... barca di legno?!?

Ne consegue uno scambio di occhiate tra noi, come a sincerarci se stiamo vedendo effettivamente la stessa cosa, come a ritagliare la sicurezza che non siamo vittime di sortilegio o di qualche tipo di miraggio. Poi...

Ma dove diavolo l'ha reperita?!?”

Un coro a due perfetto, non c'è che dire, neanche fossimo una persona sola. Finalmente si sono avvicinati quanto basta a noi per poter udire anche le loro voci. Francesca ha una faccia soddisfattissima stampata in faccia.

Finalmente vi abbiamo trovato!!! Non è stato per niente facile, sapete? E... - esclama felicemente Michela, deponendo il remo, prima di osservarci per benino e sogghignare conseguentemente - Oh, ma forse sarebbe stato meglio attendere ancora un po'?! Sembrate in un mood un po' particolare, un po' alla Titanic, per intenderci, forse vi abbiamo disturbato?! Ihi!"

"MICHELA!" la rimprovero, arrossendo e guardando altrove. La dannata ha avuto il mio stesso pensiero, accidenti!

Ehm... m-ma, ma... MA!” riesce solo a balbettare Dègel, osservando l'imbarcazione di fortuna, anche se sembra più una scialuppa, in cui si trovano gli altri. Poi lo vedo ricomporsi, ricostruire faticosamente l'integrità fiera e un poco distaccata che deve necessariamente rivestire il Cavaliere di Aquarius di ogni epoca.

La mia mente deve giocarmi un brutto scherzo, forse sono vittima di un abbaglio, ma... ove... ove avete preso quel palischermo?” biascica stancamente Dègel, strofinandosi la fronte, del tutto certo, a quanto pare, di trovarsi in un sogno.

Palischermo, comunque? A me sembra più una bagnarola che sta insieme per misericordia divina! Mi ritrovo a fissare, incredula, i componenti dell'imbarcazione, ovvero Francesca, Michela, Sonia e Cardia che, malgrado i numerosi tagli, sembrano non aver riportato ferite gravi... è tutto vero, non siamo preda di qualche sortilegio o beffa celeste, i nostri amici hanno davvero recuperato un mezzo, per quanto un poco sfigato, ma dove...?

Oooh, comprendo il vostri sbigottimento! - trilla ancora Michela, quasi leggendoci nella mente – Anche io ero allibita, ma a quanto pare i poteri di Francesca vanno ben oltre le doti belliche!” ci illustra, facendole l'occhiolino.

Q-quindi è opera tua?!” chiedo conferma, approcciandomi all'imbarcazione per essere aiutata a salire a bordo. E' proprio la nostra dea in comune a porgermi la mano per issarmi, sto per darle la destra, ma mi rendo conto che vedrebbe la ferita non propriamente bellissima, quindi cambio con la sinistra.

Sì, è uno dei miei arcani poteri dei quali sto lentamente riacquistando manualità... beh, proprio in tempo, oserei dire! Praticamente se ho un materiale di qualsiasi tipo sono in grado di formare qualsiasi tipo di oggetto. In questo particolare e difficile frangente, ho notato un ramoscello che galleggiava nell'acqua, ho quindi tramutato quel semplice materiale in questa imbarcazione, e il vento governato da Sonia, nonché i remi, hanno fatto il resto!” mi spiega pacatamente, sempre con quella luce di compiacimento negli occhi.

"C'est vraiment magnifique! - si lascia sfuggire Dégel, gli occhi luminosi a sua volta, mentre si strizza elegantemente i lunghi capelli impregnati d'acqua - Siete le degne allieve di due Cavaliere d'Oro, del resto!" ci sorride ancora, con quel calore che riesce a manifestare senza alcun problema.

Francesca si crogiola in quei complimenti, quasi ciondolando con la testa, dimostrazione lampante che se li sta proprio assaporando. Io invece tossicchio nervosamente, pigiando cautamente un piede all'angolo per saggiare la sicurezza del trabiccolo, e ottenendo un cigolio sinistro che mi fa mal sperare. E' davvero una bagnarola, che diamine!

"Ehi, piano! Non è... stabile!" si ritrova a bloccarmi la mia amica più grande, cambiando drasticamente espressione.

"Fra, nulla da accepire, eh, io non ci sarei mai riuscita, ma... ma... - dico, incerta, avendo paura di offenderla - Dico, se possiedi questa straordinaria dote non potevi creare altro? N-non so, non mi aspettavo un vascello capace di solcare i sette mari, ma neanche u-una poco-ci-manca-zattera!" le faccio notare educatamente, non riuscendo a trattenermi. Quest'affare non mi da chissà quante garanzie di farci giungere in Italia velocemente, sani, e salvi. E il tempo è contro di noi, Camus sta... NO, MALEDIZIONE, NON DEVO PENSARCI!

La vedo sussultare e poi arrossire di netto a seguito della mia frase, mentre si volta in direzione opposta, amareggiata, puntellando i due indici uno contro l'altro. Ecco, lo sapevo, l'ho urtata, quando imparerò ad essere un po' meno diretta?!

"Anche Cardia mi ha detto qualcosa di simile quando l'ho messa a punto... - sussurra, rammaricata, la soddisfazione di prima un lontano ricordo. Fisso istintivamente il mio migliore amico, pallido in volto, teso, come se stesse patendo il mare o... altro, ma non ho il tempo di indagare - Purtroppo non sono riuscita a fare meglio di così... come vi dicevo, è il mio primo tentativo riuscito di creazione dopo tantissimo tempo!"

Quasi perdo un battito a quell'ultima affermazione, vibro, prendendola poi per le spalle e costringendola a voltarsi per guardarmi in faccia.

No, scusami tu, non volevo sminuire il tuo potere! E'... è Creazione, quindi?! C-ce l'hai tu questa dote?!" le chiedo di getto, sembrando molto probabilmente una pazza.

Tuttavia leggo la comprensione in lei, come se avesse capito a cosa mi riferisco.

Annaspa un poco a seguito del mio movimento, per un secondo mi osserva con stupore, poi abbassa lo sguardo glauco, negando con il capo, ancora più scoraggiata di prima: "No, Marta... la mia è mera manipolazione e poco altro. Nessuna delle divinità conosciute ha in possesso la dote che tu citi, nessuna, fin dai tempi immemori! E'... andata perduta!"

Nessuna delle divinità?! Eppure il nostro nemico la brama, sostenendo che, questa prodigiosa abilità, sia nelle mani di...

Parbleau, non vedo i due fratelli, però! - nota Dégel, guardandosi preoccupato intorno - E inoltre sapete per caso dove ci troviamo di preciso?”

Siamo ancora nell'Egeo, questo è certo, anche se il fatto che ci sia mare e basta non mi convince per niente! I miei fratelli saranno stati sbalzati da qualche parte, credo, ma il mio sesto senso mi dice di stare tranquilla, stanno bene di certo!” afferma Sonia, speranzosa.

"Avverti Aiolia palpitare da qualche parte distintamente, vero?" le chiedo sollevata, ricordandomi che anche lei ora ha il CIMP, ed è quindi in stretto contatto con lui.

"Sì! - mi sorride, lasciandosi andare ad una manifestazione di debole sollievo, sciogliendo un poco la muscolatura - Stanno sicuramente bene, lo posso ben percepire!" ripete, con più convinzione.

N-no! S-saremo noi a non stare bene, urgh, t-tra poco!"”

Cardia? Cosa stai blaterando, adesso?” chiedo, preoccupata dal linguaggio sconnesso del mio amico. Mi volto completamente verso di lui, nel farlo, noto che sembra parecchio affaticato, la mano sopra il cuore, a stringersi la maglietta in prossimità del petto. Distinguo con nitidezza il suo malore sempre più palpabile. Vedo. Mi manca qualche battito.

"CARDIA!" la voce allarmata di Dègel, dietro di me rimbomba nei miei timpani troncando il mio respiro, mentre, con orrore, capisco che ciò che più temevo sta per succedere. N-no... NO, maledetto!

N-non siamo affatto al sicuro q-qui, dobbiamo... urgh, anf! Anf!” riesce ancora a biascicare, prima di cadere in avanti, ginocchioni, il respiro sempre più accelerato, piegato in due dal dolore; un dolore al quale non può opporsi perché proviene dal suo stesso muscolo cardiaco.

CARDIAAAAA!!!” anche le altre lo chiamano, in evidente apprensione. Provano a muoversi verso di lui, mani che frusciano febbrilmente nel vento, che tuttavia si è dissolto, non c'è più... vento! Le azioni di tutti sono rallentate, quasi si perdono, perché... mi osservo intorno, sussulto a seguito del freddo che avverto. Non ci sono più i raggi del sole a scaldarci, né il suono delle onde ad accarezzare la bagnarola, e questo perché...

N-non... non è possibile, questo!” esclama Dègel, facendosi portavoce di tutti, sconvolto fin nei recessi dell'anima.

Lo stesso facciamo noi, mentre, con sgomento, notiamo che il tempo esterno si è irrimediabilmente fermato e ha assunto un color grigio-nero. Tutto è completamente immoto, la barca, il mare sotto di noi, i compagni gabbiani che, fino a due secondi fa, volavano sopra le nostre teste con eleganza. Tutto!

Ciò che tu chiami orgogliosamente la Dimensione delle Possibilità, Marta, che ha preso vita dalla tua scelta... uhmpf, a quanto pare, perfino questo mondo così unico e prezioso, che si è opposto a me fino ad adesso, sembra cedere al mio controllo! E la mia trasformazione non è ancora completa, pensa a ciò che potrò fare... DOPO!”

Un brivido scorre lungo la mia schiena nel riconoscere quella voce solo apparentemente calma che in verità cela nient'altro che un pazzo. I miei occhi si spalancano dal terrore.

Non è possibile... TU!!” grido rabbiosamente in un fremito, notando il Mago comparire da una breccia nello spazio-tempo e rimanere sospeso in aria. No, non può essere vero, non può trovarsi realmente qui, se è già nel corpo di Camus. A meno che...

"Oho, stupita? Ti avevo lasciato con la promessa di fermarti, lo avevi dimenticato, oppure... - lo vedo ghignare nella mia direzione, trionfante - Ti faceva semplicemente comodo non crederci, come del resto hai fatto con tuo fratello, nonostante i chiari segni della sua agonia?! Tanto amore e poi..."

Non ci vedo più alle sue provocazioni, gli ringhio contro, del tutto intenzionata ad attaccarlo con il Blue Impulse, dimentica di tutto, dell'ambiente circostante come delle persone che mi circondano, ma Michela, Francesca e Sonia si mettono in posizione d'attacco davanti a me con fare protettivo: "Non sei sola, Marta, non questa volta, non dimenticarlo. Sai che puoi contare su di noi!" mi avverte la dea, scoccandomi una breve occhiata, prima di tornare a concentrarsi sul nemico.

"Amiche mie..." biascico, tornando in me, forzando il mio corpo alla calma.

Quasi nello stesso momento noto lo sbattere delle palpebre di Dègel di fronte a quell'apparizione, come se gli riaffiorasse qualche ricordo lontano. Si erge comunque davanti a Cardia, il quale continua a stringersi la mano dolorosamente al petto, con tutte le intenzioni di proteggerlo, posandogli una mano sulla spalla come a dire che ci penserà lui.

Fronte unito, ordunque, contro di me, e sia! Siete un gruppo di cani dissidenti che debbono necessariamente essere ricondotti al guinzaglio, del resto, io sono il nuovo padrone di questa dimensione, è mio compito!” afferma il nemico, sempre più trionfante, mentre, senza scomporsi, devia con il braccio una palla infuocata di Michela.

"L'unico da ricondurre al guinzaglio sarai tu, bastardo, questo mondo non si piegherà al volere di un essere meschino come te!" ulula Michela, preparando un nuovo attacco.

"Staremo a vedere!" dice solo l'altro, chiudendo la mano a pugno e spegnendo definitivamente le fiamme della nostra amica, che si rende conto di non poterne creare altre, come se il suo gesto l'avesse prosciugata in un battibaleno.

No, maledizione! Sembra perfino più forte della volta scorsa in cui l'abbiamo affrontato alla raduna, come è possibile?! QUALE corpo sta utilizzando?! Soprattutto, come fa ad usarne due senza minimamente percepire la fatica?! E' davvero un mostro sovrumano!!!

Mi preparo quindi ad attaccarlo con tutte le mie forze, ma la voce di Dégel mi trattiene da compiere qualsiasi azione: essa è un latrato totalmente snaturato alle mie orecchie. Mi volto verso di lui, fissandolo indicibilmente.

Tu?! Perché... perché ho come la sensazione di conoscerti?!” asserisce in tono aggressivo, fremendo vistosamente.

Anche le altre si voltano nella sua direzione, quasi boccheggiando per lo sconvolgimento che le ha colte. Dégel non può conoscerlo, non qui, non nel 1741, e allora come è possibile questo?!

Mmm, chissà... - sogghigna pensieroso, accarezzandosi il mento con espressione fintamente assorta - Non è che ti confondi... con qualcun altro?! O meglio... non sei tu a confonderti con un'altra parvenza?!"

"Cosa vorresti... insinuare?! Forse che il mio cervello è vittima di suggestione?!?" lo tallona Dégel, vistosamente coinvolto anche se incapace di rintracciarne il filo conduttore.

"Per ogni persona vivente, o che ha vissuto, nel mondo, ci sono, in media, 7 sosia con fattezze del tutto uguali che circolano nelle cosidette 'dimensioni alternative'. Si tramanda che, in determinati casi, queste essenze così simili possano urtarsi e influenzarsi in qualche modo reciprocamente... in tal senso, i ricordi di uno passerebbero all'altro, in maniera del tutto naturale, anche se non fruibili consapevolmente dalla vostra mente limitata!" espone, enigmatico, inarcando un sopracciglio.

Dègel non ribatte nulla, ma ogni fibra del suo corpo è pronta all'assalto con tutta sé stessa.

"In ogni caso, hai da... crescere... un bel po' per interessarmi, Cavaliere dell'Acquario!" si lecca per l'ennesima volta le labbra, disgustosamente, come gli ho visto fare più e più volte con Camus. No, anche lui, no, maledetto psicopatico, non oserai toccare anche lui, non finché ci sarò io!

"Questo tuo farneticare ciance, passando quasi per buono e giusto, quando stai facendo subire gli inferi ai nostri amici, mi ripugna! - sibila ancora Dégel, alzando il pugno per concentrare l'energia congelante - Preparati! Sarò io a ripagare, uno ad uno, le sofferenze che hai causato a Regulus, Milo, Camus e a tutti i soldati semplici del Santuario!!!" dichiara, preparandosi ad agire.

"Non così in fretta, Acquario incompleto!" lo ferma il Mago, estraendo un oggetto dalla larga manica della tunica nera che indossa.

Subito, temendo l'estrazione di una lama o di qualche tipo di attacco, ci pieghiamo leggermente sulle ginocchia per prepararci alla difesa, ma una volta messo a fuoco l'oggetto, apparentemente privo di pericolosità, inavvertitamente ci rilassiamo.

Ci stai prendendo per i fondelli, mostro?! Una clessidra! Che razza di utilità potrebbe avere adesso?!” esclama Michela, confusa ma sempre iraconda, sforzandosi nel produrre una nuova fiamma, di modestie dimensioni, sul palmo della mano sinistra.

Anche io lo fisso senza capire, riuscendo a notare solamente la sabbia contenuta in essa che scorre dall'alto verso il basso con estrema velocità. Cosa significa?! A cosa serve... quella?!

Sciocche formichine intellettualmente sotto livellate, è mai possibile che non ve ne siate accorte?! Il tempo interno del vostro amico... scorre piuttosto rapidamente, non vi pare?!” esprime languidamente, in tono falsamente intenerito.

Un fremito invade il mio corpo, istintivamente guardo Francesca, la sua espressione ricolma di terrore come la mia, sperando che, almeno lei, abbia capito a cosa si riferisce, ma prima di avere il tempo di chiederle alcunché, avverto distintamente l'urlo agonizzante di Cardia dietro alle mie spalle. Mi volto quasi al rallentatore verso di lui, il mio cuore deve perdere ancora qualche battito perché, per dei secondi interminabili, non lo percepisco più.

Oh... OH NO!” riesce appena a mormorare Dégel, spaventato a morte, correndo ad abbracciare l'amico per tentare di calmarlo, perché ha cominciato a divincolarsi disperatamente, ululando per la sofferenza, quasi strappandosi la maglia che tiene indosso, da quanto sia insostenibile ciò che sta passando.

"Ca-Cardia!" ghiacciata sul posto, non riesco a pronunciare altro, del tutto avvulsa dalla paura.

Lo spello, lo squarto e, prima di lasciarlo morire, gli faccio ingoiare il mio veleno... - sibila il Mago con una lentezza esasperante, ripetendo, lo capisco solo io, lo sfogo di Cardia contro la colonna dopo aver appurato che il contagio aveva colpito anche Milo – Così avevi detto, vero?! Meriteresti lo stesso trattamento per avermi offeso e dileggiato oltre ogni limite! Tuttavia io sono un Demiurgo magnanimo, per tua fortuna, ti farò quindi accomiatare dagli altri con un semplice e banale infarto, né più né meno!” conclude lui, scoppiando poi in una risata spietata e totalmente irrazionale.

Tremo vistosamente, nuovamente sopraffatta dalla disparità mia e sua, non riuscendo a fare nient'altro che fissare impotente l'ultimo residuo di sabbia consumarsi del tutto e, con esso, la vita del mio migliore amico...

Cado in ginocchio, sighiozzando, rimproverandomi l'ennesima mia reazione insulsa e del tutto priva di nerbo. Mi sento come svuotata, non riesco ad oppormi, forse non ci sono mai riuscita davvero. Seraphina ce l'avrebbe fatta, invece, lei, che ha ferito questo mostro con una cicatrice che è ancora ben visibile sul suo volto, lei che ha superato i confini spazio-temporali per affrontarlo di nuovo, reincarnandosi però in me. Perché io?! Perché sono emersa io e non lei?! Sono troppo debole, non posso in alcun modo proteggere chi mi sono prefissata di salvaguardare, sono del tutto alla sua mercé, nonostante Camus e Cardia mi abbiano indicato la via da percorrere; proprio loro, che stanno perdendo la vita, che contano su di me e... NO, DANNAZIONE, NO!

Maledizione!!! Michela, puoi convergere le tue fiamme su di me e lanciami verso il nemico?!?” grida Francesca, rivolta all'amica di sempre, prendendo la situazione in mano, perché siamo tutte sperse, disperate, non siamo in grado di reagire.

Eh? Cosa? L-la fiamma di Ares?!” riesce a biascicare Michela, già con gli occhi lucidi e vuoti.

Svelta, non c'è tempo!! Devo rompere la clessidra subito, altrimenti la vita di Cardia sarà inesorabilmente persa! MI SERVE IL TUO AIUTO... ORA!” grida ancora, sovrastando i rantoli agnonizzanti dello Scorpione. La vedo alzare il braccio destro, mentre il sinistro corre al fianco opposto, chiudendosi poi a pugno come se stesse per sguainare qualcosa. La osservo incredula, percependo un'enegia inesauribile sgorgare da lei, è sovrastante!

"Va bene, lo farò!" annuisce Michela, decisa, afferrandola poi per la vita e concentrando così tutte le sue forze in lei in una vampata che brucia tutto, ma non il suo corpo divino. Successivamente, dopo una breve rotazione, la scaglia contro il Mago, il quale , non aspettandosi un'azione così repentina e diretta, non ha il tempo di ricreare la barriera con la quale solitamente si difende.

Dannato negromante, tornatene nella tua dimensione e smetti di interferire con le nostre vite!!!” ulula nel vento Francesca, avvolta dalle fiamme di Michela che la lambiscono come la sua rabbia, mentre, dalla mano posizionata sul fianco, estrae una specie di spada crepitante di elettricità.

La osservo meglio. No, non è una semplice spada -realizzo, totalmente carpita- essa è la Tonante, la folgore di suo nonno Zeus!

La vedo sferrare un fendente netto proprio alla clessidra, la quale va in frantumi, arrivando persino a ferire, in un guizzo di sangue, la spalla del Mago che serra la mascella per non emettere alcun suono. Purtroppo, per la potenza dell'impeto, alcune schegge di vetro vanno a tagliare anche il volto della nostra amica, la quale, quasi a peso morto, cade in acqua.

"FRAAAAAAA!!!" mi ritrovo ad urlare, provando l'istinto di precipitarmi fuori dall'imbarcazione, contrapposto però ad un'altra esclamazione dietro alle mie spalle, che mi gela seduta stante.

Cardia!!! Santi numi, Cardia, rispondimi, te ne prego!!!” strepita Dègel, agitato come mai lo avevo visto, adagiando l'amico, apparentemente privo di vita, sulla barca. Non più un fremito in lui, solo... quel ghigno mortale che gli snatura il volto solitamente gioviale.

Avverto il freddo invadermi, la gola si secca: che sia stato troppo tardivo l'intervento della nostra amica a rischio della sua stessa vita?! Che sia... troppo tardi?!

Mi volto nuovamente verso il mare, sperando di scorgerla, vacua, vuota, divelta... non so se precipitarmi da lei o provare a fare qualcosa per il mio migliore amico, ma Michela, quasi completamente esausta, con le lacrime che le rigano già il volto, mi frana praticamente addosso singhiozzando. Devo quindi sorreggerla, anche se fisicamente è più grossa di me.

"Sonia... - gracchio, non riuscendo quasi più a parlare, vedendola sul bordo dell'imbarcazione, sconvolta, spezzata - Riesci, almeno tu, a..." ma il nemico non è affatto debellato, avverto distintamente il suo cosmo, è ancora lì, e noi siamo vulnerabili più di prima. Lo sento incombere nel preparare il suo attacco, la pressione sempre più insostenibile schiaccia i nostri corpi. E'-è insopportabile tutto questo! Ci colpirà... con tutte le forze che possiede!

E non abbiamo difese!

DANNATI... CHE VOI SIATE DANNATI!!! - tuona infatti lui, totalmente furibondo, fa paura il solo vederlo – DESIDERATE COSI' ARDENTEMENTE CREPARE INSIEME A LUI?!? BENE, SARETE IMMEDIATAMENTE ACCONTENTATI, PARASSITI IMMONDI!!!” urla completamente fuori di sé e, scagliandoci, senza esitazione alcuna, un fascio di energia luminosa che tutto travolge. Non sembra esserci più scampo per noi: ci atomizzerà, non rimarrà NIENTE dei nostri corpi!

Tutti i muscoli del mio corpo si contraggono a forza come estrema difesa, tuttavia l'attacco, diretto certamente verso di noi, viene misteriosamente deviato da una forza sconosciuta, sfogando così tutto il suo enorme potere contro l'acqua immota sottostante. L'impatto è comunque tremendo, il tempo riprende a scorrere nel medesimo istante e il frastuono che ne deriva ci rende momentaneamente sordi. Serro dolorosamente gli occhi, sofferente, ho appena il tempo di percepire un'ombra su di noi, che oscura il sole tornato a risplendere, che qualcosa si abbatte sulla nostra barca, distruggendola e sbalzandoci via senza il tempo fisico di poterci opporre. Anche il Mago urla misteriosamente, contorcendosi in preda ad un dolore improvviso per poi scomparire nel nulla, vaporizzandosi nell'aria.

La corrente procurata dall'urto mi trascina via, in profondità, sento l'acqua sbattacchiarmi da una parte all'altra, costringendo il mio corpo, sua completa vittima, a turnare più e più volte, finché la sua violenza non scema fino a scomparire del tutto. La testa mi cede in avanti, mentre la sensazione di svenimento invade il mio cervello. Sto per assecondarla, tanto è la stanchezza e il senso di sopraffazione ma realizzo che sarebbe la mia fine, perché annegherei. Disperatamente tale consapevolezza mi spinge a sbattere forsennatamente i piedi verso la superficie con gli occhi serrati in una smorfia di terrore: non voglio morire qua sotto, non voglio rimanere nuovamente imprigionata ad Atlantide, nuda e inerme! Riesco solo a pensare a questo, mentre il terrore mi pervade. Serro ancora di più gli occhi e velocizzando i miei movimenti verso la salvezza, l'adrenalina fa il resto.

Finalmente riesco a riemergere, cercando di controllare i battiti del cuore così provati dall'apnea e dall'attacco di panico. Le tempie mi pulsano selvaggiamente, mi sento stordita, ma devo ripigliarmi il più in fretta possibile. Non c'è tempo per riposare!

Martaaaa!!” mi richiamano le mie amiche, con enfasi, dandomi immediatamente sollievo.

Riapro quindi gli occhi, sebbene brucino per sale, nuotando verso di loro, sedute su una nuova imbarcazione creata ad hoc. Solo Francesca è in piedi, si sbraccia verso la mia direzione. Dègel è con loro, riconosco i suoi capelli verdi, inavvertitamente sorrido. Ci sono tutti, tranne... una punta di panico mi invade quando mi accorgo che manca proprio il mio migliore amico.

Marta! Dimmi che hai visto Cardia!!!”

E' proprio Dègel a rivolgermi la parola, ricambio il suo sguardo, fissandolo con espressione mesta. Lui abbassa d'istinto il capo, accorgendosi dell'assurdità della frase appena pronunciata.

M-mi dispiace, anf, mi sono spaventata e ho mantenuto gli occhi... chiusi” sussurro, colpevole, sull'orlo delle lacrime.

Maledizione! Cardia!!!” impreca Dègel, sopraffatto dalle sue stesse emozioni, buttandosi nuovamente in acqua in un guizzo angosciato per cercare l'amico.

Francesca! Sonia! Facciamo qualcosa anche noi, vi prego!!!” urla Michela, disperata a sua volta, cercando di rimettersi in piedi ma ricadendo sull'imbarcazione, troppo debole per compiere altri sforzi.

"Mi dispiace, Michy... - sussurra Francesca, con un filo di voce, guardandosi le mani, che tremano consistentemente - Ho esaurito tutte le mie forze nel formare quest'ultima scialuppa! Se Dègel non fosse corso a salvarmi poco dopo l'urto, probabilmente sarei... annegata!" biascica, nascondendosi il viso tra le mani, ben oltre la prostrazione.

"Sonia!" riprova Michela, tentando in tutte le maniera di non gettare la spugna.

I-io... io non so nuotare!” mormora lei, ben oltre il pianto, mentre indietreggia notevolmente e si lascia cadere sconvolta a ginocchioni, preda degli spasmi.

"Ma.."

"Non posso - scrolla ancora il capo, la più piccola tra noi - Ho paura!"

Francesca, la più restia al pianto, si lascia a sua volta andare, singhiozzando sommessamente senza neanche preoccuparsi di celarsi, da quanto questa esperienza l'abbia distrutta.

Il... il cosmo di Cardia lo si avverte ancora, seppur fievolmente, lo riuscite a percepire?! F-finché palpita, anche se appena, n-non possiamo permetterci di... - provo a motivarle, prima di udire con distinzione il suono di una figura che riemerge dall'acqua - DEGEL!" mi volto verso di lui, il sorriso sulle labbra, convinta di vedermelo tornare con il migliore amico di sempre, ma quando mi volto, vi è solo lui, il respiro frenetico, dispnoico.

Si avvicina nuotando all'imbarcazione, gli occhi vuoti e spenti, affiancandomi nel rimanere in ammollo mentre poggia appena la mano sopra il legno. Non ha il coraggio di guardarmi; non ha il coraggio di guardare nessuno...

L-la visibilità è praticamente nulla sotto a seguito del colpo del nemico che è arrivato a smuovere addirittura il fondale. Non ho.... non ho trovato alcuna traccia di... Cardia” dice, senza forze.

Lo guardo tristemente, accorgendomi delle calde lacrime che hanno cominciato a sgorgare dai suoi occhi e che rigano le sue guance già bagnate. Viene scosso da un fremito, poi da un altro ancora, e ancora, fino a sfociare in un vero e proprio pianto sommesso.

"Era vicino a me, maledizione, dovevo tenerlo, e invece... - da un pugno di frustrazione alla barca, serrando talmente tanto il palmo della mano da farselo quasi sanguinare - ERA VICINO A ME, DOVEVO PROTEGGERLO! Perché... perché non riesco mai a proteggere le persone che amo?!?" urla tutta la sua rabbia, spaventandomi, mentre alla sua figura sofferente si sostituisce quella di mio fratello chino sul mio letto di morte. Istantaneamente, mi manca aria nei polmoni, mi ritrovo così a guardare il mare retrostante senza tuttavia guardarlo per davvero..

Non vi è davvero più alcuna traccia di Cardia, del suo volto, del suo sorriso scanzonato... ci stiamo davvero arrendendo così?! Lasciando che il nostro amico affoghi metri e metri sotto il livello del mare?! E' questo che si merita uno come lui?! Uno come lui che, a parti invertite, non si arrenderebbe per nulla al mondo?!? NO, NO! NON PUO' FINIRE COSI'!!!

Maledizione, Cardia!!!” sbotto all'improvviso, immergendomi nuovamente in acqua guidata dal mio istinto.

"Mart..!" il vocalizzo di Dègel si estingue non appena mi immergo completamente.

Non so cosa sia stato di preciso a darmi la forza, probabilmente la paura di perdere un amico prezioso e l'espressione ricolma di dolore di Dégel e delle altre, o forse l'ingiustizia di tutto questo... so solo che devo fare qualcosa e anche alla svelta, perché non ho idea di quanto possa resistere Cardia sott'acqua.

Come farò... come farò a trovarlo se continuo a tenere gli occhi chiusi?! Cardia, amico mio... ti prego, dammi un segno per farmi capire dove ti trovi, ti prego! Ne basta di un tipo qualsiasi, ed io saprò localizzarti!

Provo l'impulso di pregare, anche se non so bene chi, anche se sono agnostica, anche se agli dei io non ho mai riposto fiducia. Va bene chiunque, Atena, Shiva, o il dio cristiano, chiunque, davvero, basta che qualcuno mi ascolti; che qualcuno mi ascolti, vi prego, e che mi dia la forza per salvare una vita, per me unica e preziosa.

E' così buffo -mi ritrovo a riflettere- come qualsiasi piccolo mortale, giungendo alla suprema ora di sé stesso o di un proprio caro, provi questo istinto di raccomandarsi ad un'entità superiore, sperando di essere ascoltata. Che pena... proprio degno di un patetico, imperfetto essere umano, non c'è che dire, ma indispensabile per riuscire ad aggrapparsi ancora a qualcosa laddove tutte le strade sembrano precluse.

Cardia, ti supplico, dove sei?!

Non ho idea di quanto tempo passi, ma febbrilmente sono consapevole che, più scorre il tempo, meno ho speranze di trovarlo in vita e questo solo pensiero mi mozza il respiro, disperdendo le energie e l'ossigeno trattenuto nei miei polmoni. Veloce... devo essere più veloce!!!

 

Se ti sei prefissata di salvarlo, devi aprire gli occhi, figlia mia, spuma miracolosa del mare...

 

Co..?! Efesto?!? No, il tono di voce e l'accento sono troppo diversi, non li riconosco, ma mi ha appellato 'figlia mia'... e allora chi diavolo è?!

 

Una piccola parte di me è racchiusa dentro di te da oltre duecento anni, ed è giunto il momento che si liberi come il gabbiano lesto che, catturato il pesce, torna al cielo a cui appartiene! Inoltre avere paura del mare non si confà ad una valente guerriera di Bluegrad come te, Principessa del popolo che, dalle terre immerse di Atlantide, si è poi inerpicato sulla nuda terra, dando origine alla vostra discendenza.

Ma che accidenti..?!

 

Improvvisamente avverto una sensazione di calore invadermi il petto, riportandomi alla mente la prima volta che imparai ad utilizzare il cosmo sotto la guida attenta di mio fratello Camus, eppure è così diverso da allora: l'aura che percepisco in questo momento è quasi incontrollabile, sembra quasi... rabbia divina celata a lungo! Faccio davvero fatica a tenerla sotto controllo, anzi, posso dire con assoluta certezza che l'unica cosa che mi mantiene cosciente sia la paura che sto provando in questo momento nel perdere Cardia, quindi un sentimento del tutto umano.

 

E' così, Seraphina, la riserva di potere a cui ora puoi attingere, è ben diversa. In quanto vicaria tra il tuo popolo e il divino, e Sciamana che un tempo fosti, ti concedo in prestito parte dei miei poteri, è lo stesso Oricalco, a lungo a contatto con il tuo corpo e così la tua anima, a permettermelo! Ma stai ben attenta, giovane Governatrice, oggi le mie capacità ti possono aiutare per salvare il tuo amico, domani, se non correttamente imbrigliate, ti si ritorceranno contro!

"L'O-oricalco?" riesco appena a chiedermi, sbigottita, cercando di capacitarmi di quanto ho appena udito, ma prima ancora di poterlo fare, sento sgorgare in me un potenziale inaudito, mai avuto prima.

 

Apro di scatto gli occhi, sentendomi pervadere da qualcosa di incorruttibile. La voce dentro di me, che sembrava venirmi direttamente dal petto, così come la sua presenza, scompare nel nulla. Mi guardo sorpresa intorno, accorgendomi di poter respirare sott'acqua e vedere con nitidezza tutte le cose intorno a me: mi trovo molto in profondità, tanto che non potrei distinguere nemmeno le forme, se fossi ancora... umana!

Mi osservo incredula le mani, quasi trasparenti, come se fossero un tutt'uno con l'acqua e l'ambiente circostante. Deve essere una sorta di trasmutazione... la consapevolezza di ciò mi investe e mi stordisce, ma il mio sguardo è ben presto catturato da qualcosa di ben più importante e prezioso per me che non continuare a pormi quesiti su come sia possibile tutto questo.

Cardiaaaa!!” urlo, accorgendomi di riuscire a comunicare in acqua. Non ho usato la bocca, ma è come se il pensiero, concepito dalla mia mente, si fosse diffuso tutt'intorno come un sonar.

Senza esitare un solo secondo in più, mi dirigo velocemente, nuotando a delfino (altra cosa inusuale per me!), verso il corpo privo di coscienza del mio migliore amico che, lentamente ma inesorabilmente, sta affondando sempre di più, sempre più giù,, senza alcuna volontà.

Cardiaaaa, resisti!” di nuovo la comunicazione avviene senza ausilio della bocca, ma so che è percettibile, in qualche modo. Lo raggiungo con il cuore in gola, circondandogli il busto per sostenerlo.

Lo tengo quindi tra le mie braccia, controllando il più velocemente possibile le funzioni vitali. Tremando consistentemente, noto subito che i suoi polmoni sono già pieni d'acqua e che il cuore batte appena. Non ha importanza, il battito c'è, solo questo conta, non è quindi troppo tardi. Devo... devo solo rimuovere l'acqua da lì, per poi rimergere... DEVO!

Del tutto naturalmente, la soluzione al problema prende forma nella mia mente, come se già sapessi come fare. Sorrido tiepidamente, passandogli una mano tra i capelli per incoraggiarlo: non ti abbandonerò!

Gli esseri umani sono in grado di compiere miracoli per proteggere le persone care, ed io non sarò da meno, Car! Ti ho promesso che avrei fatto di tutto per salvarti la vita! E ora... manterrò il giuramento!” esprimo con forza, tenendogli fermo il viso per avvicinare il mio al suo. Dischiudo le labbra, costringendo lui a fare altrettanto. Forza! Finalmente riesco a soffiargli dentro quanto più ossigeno io possa disporre.

Eseguo una specie di quel che in chimica fisica viene chiamato 'fenomeno dell'osmosi', senza sapere neanche io bene cosa stia facendo, come se il mio corpo agisse deliberatamente sotto una qualche tipo di ingerenza che tuttavia è controllata da me. So solo che Cardia ha bisogno di ossigeno, ed io glielo posso somministrare solo così, bocca-bocca, assorbendo sul mio corpo l'acqua che gli riempie i polmoni.

Sembra procedere tutto bene, ma improvvisamente mi sento mancare, come se tutte le energie che mi avevano spinto a cercare il mio amico mi abbandonassero in un attimo; come se tutte le forze in mio possesso, oltre ad essere cedute in parte a Cardia, si disperdessero proprio nelle particelle dell'acqua intorno a me e nell'ambiente circostante. Le orecchie prendono a sibilarmi, i miei polmoni sussultano, quasi si contocono per lo sforzo, obbligandomi a staccarmi da Cardia per tossire disperatamente, gesto che fa entrare altra, ulteriore, acqua, dentro di me e... brucia, maledizione!

Serro convulsamente le palpebre, prendendolo istintivamente da sotto le ascelle per sorreggerlo e portarlo fuori di qui, in superficie. Ma... è pesante! Ora come non mai avverto il mio corpo sfinito e logorato, quasi da non reggere il mio stesso peso, figurarsi condurre lui, con la massa muscolare che si ritrova, alla salvezza. Eppure devo farlo, DEVO!

Non mollare, Cardia ti prego! Risucirò in qualche maniera, RIUSCIRO'!

Per quanto mi dimeni a sbattere i piedi grazie alla forza della disperazione, mi sembra di andare al rallentatore, come se la forza di gravità mi riportasse sul fondo. Non abbiamo che fatto un brevissimo tragitto, e la luce è ancora lontana, la superficie sembra più distante, e... e lui... non reggerà ancora a lungo... NO, NOOOOOOOOOOOOOOO!!!

Urlo tutta la mia angoscia mista alla più nera rabbia e, magicamente, in un baleno, mi ritrovo davvero a respirare l'aria di fuori, il calore del sole che mi accarezza il volto, i miei occhi che si aprono verso il cielo blu e infinito...

Non ho il tempo -di nuovo!- di raccapezzarmi su quanto sia appena accaduto, perché sento Cardia tossire violentemente nel riprendere la funzione che, per antonomasia, rappresenta la vita.

Anf... anf, Cardia! Sono qui, coraggio!” lo chiamo, cercando di sorridergli per fargli forza, malgrado la situazione in cui ci troviamo sia drammatica.

Non... avrei mai pensato, anf, di tirare le cu-oia in un modo così s-stupido, quando... quando ho l'intera vita alla ricerca di...di un valido avversario contro cui... urgh!"

"NON PARLARE, CARDIA, TI FA MALE! RESISTI! CONSERVA LE ENERGIE PER..." le parole e le motivazioni mi muoiono in gola nel vedermelo reclinare la testa in avanti. Devo compiere un movimento improvviso per farlo adagiare sulla mia spalla e impedirgli di ingoiare altra acqua. mentre con le braccia gli circondo il petto e la schiena per tenerlo il più dritto possibile. Pesa, dannazione, ed io non riesco quasi più a muovermi.

"Morirò, vero?"

Il tono con cui mi pone la domanda, assolutamente non da lui, mi terrorizza ancora di più. Si sta lasciando andare, maledizione, non posso accettarlo! Non anche tu, Cardia!

Car, tu non morirai ora, ficcatelo bene in testa! Lo troverai questo valente guerriero, lo troverai... e con lui potrai dare il massimo come hai sempre desiderato, pertanto smettila di delirare, non ti perdonerò mai se ti lascerai battere!” lo provo ad incoraggiare, tentando di ironizzare, anche se mi sento stremata.

Marta?! A-allora eri davvero tu, anf, quasi non ti riconoscevo, sai, piccoletta?! Con quel corpicino sei riuscita a raggiungermi, mi...mi hai s-soffiato aria dentro ai polmoni p-per tentare di salv-a-armi... ” sussurra ancora con voce sempre più flebile, aprendo stancamente gli occhi che hanno ormai perso la solita brillantezza. L'epiteto con cui mi si rivolge è in grado, da solo, di farmi agitare di più, invece di tranquillizzarmi. Non è assolutamente da lui!

NON PARLARE, CAR, PER FAVORE! Hai appena avuto un infarto e... ci sono io qui, devi risparmiare energie!"

Tu... sei... qui, s-sì, e... mi hai... appena... baciato, anf! - richiude gli occhi, sorridendo con estrema fatica, recupera un po' di fiato, prima di proseguire - In fondo... non è così male passare a... urgh, m-miglior vita a-anche c-così!”

La sua voce si spegne improvvisamente, mentre la sua testa ricade in avanti. Sussulto per la paura e l'angoscia, impiegando quanto resta delle mie forze nel sorreggerlo, sbattendo i piedi alla ben meglio per rimanere entambi in superficie.

"Martaaaaa!!!"

Mi volto al suono della voce cristallina di Dègel, riuscendo a scorgere l'imbarcazione a poca distanza da me avvicinarsi con urgenza. Sia ringraziato il cielo, o la Terra, o qualunque altre cosa di questo o quel mondo. Non riesco a muovermi da dove sono, devo per forza attendere che arrivino loro.

Marta!!! Ci sei riuscita, lo hai ritrovato! Come... come sta?!" esclama febbrilmente, il bel viso spezzato dalla paura.

Oddio, Marta, cosa è successo, di preciso?! Si è manifestato un cosmo colossale, c-credo anche di averlo riconosciuto, ma non dovrebbe essere possibile... questo!" urla a sua volta Francesca, ormai tutto fuorché imperturbabile.

Vorrei rispondere ad entrambi, ma l'affaticamento è troppo, me lo impedisce. Riesco a stento ad aiutare Dègel ad issare su il corpo esanime di Cardia, prima di accorgermii di non essere più in grado di fare altro, totalmente prosciugata.

I-io... non lo... so, anf!" ammetto, mentre Francesca e Michela, insieme, facendo leva sulle braccia, riescono a sollevarmi per portarmi così sull'imbarcazione.

Tremo vistosamente, lasciandomi cadere, esausta, in posizione prona, le gambe totalmente impossibilitate a sorreggermi. Tuttavia, dopo i primi secondi di smarrimento e intorpidimento, è la mia stessa forza di volontà a spingermi, trascinandomi, verso il mio migliore amico, al quale Dègel ha appena finito di fare il primo ciclo di compressioni toraciche e ora lo controlla minuziosamente, una mano sopra il petto, e l'altra tra i ciuffi ribelli. Si china verso di lui, posandogli quasi l'orecchio sulle labbra.

Oddio! Come sta? Ha un'espressione così sofferente! Il suo cuore... batte?! Respira?! ” chiede Michela, apprensiva, gli occhi lucidi.

Sì... batte e ha anche ripreso a respirare... - risponde Dègel in un misto tra l'apprensione infinita e una velata speranza – però... però è ancora molto grave e qui in mezzo al mare non possiamo curarlo adeguatamente!”

"E allora cos...?"

Qui no, ma sull'isola di Milos sì!” interviene Sonia, rimasta a contemplare il cielo sopra di lei.

Ci voltiamo tutti verso di lei, osservandola sorpresi. La nostra amica guarda versa una direzione precisa, sembra apparentemente sotto ipnosi...

S-Sonia cosa intendi?” chiede, Francesca, provando a scrollarla per farsi guardare in faccia. Tutto inutile, non sembra quasi più lei.

Coordinate 36°44'45"N24°25'27, è questa è l'isola di Milos..." illustra Sonia, del tutto meccanicamente, come se fosse pre-impostata.

"S-Sonia?!" la chiama Michela, preoccupata, provando a sua volta a svegliarla con lo schioccare delle sue dita, ancora una volta inutilmente.

Ho parlato con il vento, amiche mie, per sapere dove siamo di preciso... - afferma Sonia, continuando a contemplare il cielo con espressione vuota, indicandolo – Mi ha detto che l'isola di Milos dista poche miglia da qua, lì è nato il mio maestro, che prende appunto il nome dall'isola omonima, pertanto c'è la sua casa, in cui ho vissuto io stessa e mi sono allenata: un luogo sicuro, quindi!” spiega ancora voltandosi e guardandoci. Noi, allibite, ricambiamo quell'occhiata vuota nel timore che le sia successo qualcosa di grave, anche se sembra stare bene.

Sonia... sai come arrivarci, non è vero? Ti supplico, so che il tuo potere è legato al vento, ci puoi portare là il prima possibile? Cardia ha bisogno di cure urgenti, ogni secondo che perdiamo è prezioso!” la prega Dègel, dopo un lungo silenzio carico di attesa. E' chiaramente disperato, terrorizzato alla sola idea di perderloe disposto a tutto per aiutarlo.

Sonia annuisce come un automa, poi si posiziona sul bordo della barca per controllare meglio i venti e usufruire così pienamente della loro forza. Un solo obiettivo per la testa: raggiungere Milos!

Nel frattempo io, ancora incapace di rimettermi in piedi, non posso far altro che stringere la mano vicina di Cardia, cercando, in qualche modo, di fargli forza, sebbene io stessa sia esaurita.

Dégel prende posto al mio fianco, accarezzandomi brevemente la testa prima di concentrarsi sul corpo dell'amico per prestargli le prime cure.

Riposa, rondinella, sei stremata, qui ci penso io! " prova a tranquillizzarmi, vedendomi sul punto di piangere.

"Perdonami, se sono riuscita a fare così poco!" mi raschio la gola, posando la fronte sul dorso della mano di Cardia e chiudendo gli occhi. Di nuovo le sue dita di piuma tra i miei capelli, mentre utilizza il gelo sul torace del migliore amico per placare almeno un poco il dolore che sicuramente prova.

Poco?! Ti sei buttata in acqua per lui, lo hai trovato, quando io non ne sono stato capace! Cardia ti deve la vita, Marta, ed io... io ti sarò sempre grato per... questo!"

Annuisco senza forze, cullata dalla sua vicinanza. Vorrei che tutto questo fosse già finito, che lui e tutti gli altri stessero già bene, in piedi, sorridenti. Nessuno di loro meritava questa sofferenza, quando il Mago è interessato solo a me, alla mia distruzione. NESSUNO!

Sento Dègel sospirare sonoramente, prima di riprendere il dialogo.

Sai quanto sia testardo questo artropode insolente! - mi tranquillizza ancora, in un tono più leggero. Sento il suo velato sorriso su di me - Ti sembra tipo da gettare la spugna?! No, certo che no, si rimetterà, dobbiamo crederci, rondinella!”

Mi sollevo un poco sui gomiti, osservando per un attimo il volto completamente bagnato di Cardia, il suo respirare con difficoltà. Colui che ho davanti è un guerriero; un guerriero che non ha mai esitato a continuare a vivere, malgrado tutta la sofferenza che lo ha accompagnato fin dalla nascita. Non si arrenderà, no!

Hai ragione, Dègel, lui ce la farà senz'altro! E' un guerriero nato, come tale non si arrenderà per nulla al mondo!” annuisco, decisa e sicura come non mai, mentre l'altra mia mano istintivamente accarezza i capelli inzuppati del mio migliore amico. E' così, Cardia... abbiamo fiducia assoluta in te: ce la farai senz'altro, lo credo fermamente!

 

 

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Angolo di MaikoxMilo

E rieccomi qua, gente di mare e monti, sono tornata, spero che il capitolo possa piacere ehe!
Allora, un chiarimento sui poteri: da qui in futuro scopriremo le reali potenzialità delle 4 ragazze, ovvero oltre ai poteri di base che posseggono (ghiaccio, fuoco, vento e fulmine) ci saranno degli altri poteri che attenderanno solo di essere scoperti, più precisamente...

Sonia: potere del vento e oltre a questo parlare direttamente con le correnti (e voi mi chiederete: ebbene che potere sarebbe???) beh, riuscendo a parlare con il vento si riesce a capire la posizione attuale del soggetto (utile per non perdersi) e oltre a questo... beh si vedrà! XD

Francesca: potere dell'elettricità e oltre a questo potere di costruire oggetti a piacimento se si dispone del materiale originario.

Michela: poter del fuoco, anche se al momento i poteri extra sono ancora misteriosi per lei, uhm chissà quali saranno???

Marta: potere del ghiaccio, ma oltre a questo, come si è visto, è capace di respirare sott'acqua e di creare acqua a suo piacimento (in teoria, in pratica questi poteri funzionano a metà perché la suddetta non è in grado di controllarli!). Allora... perché questi poteri? Beh, come avrete intuito nella mia mente malata c'entra Poseidone e quello che è successi nella vita precedente, ma si saprà meglio nella storia extra che mi accingerò a scrivere (ah, per le domande: no. Marta non è figlia di Poseidone, il termine "figlia" è inteso in un altro senso).

Beh, che dire? Grazie di cuore alle persone che mi seguono, continuerò a dare il massimo!!!

  
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