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Autore: Obsessed    24/02/2013    3 recensioni
St.Fracisville,Lousiana. Gli Alp sono demoni dei sogni. Quando un Alp sceglie la sua sposa o il suo sposo umano questo non può rifiutare. Cosa succede quando Dakota rifiuta?
Dalla Storia:
Forse avrebbe dovuto aspettare che i flashback di tutta la sua vita le passassero dinanzi gli occhi. Succedeva questo alle grandi eroine dei libri che amava leggere prima che si abbandonassero alla morte.
Provò a ricordare qualche aneddoto della sua infanzia ma il vento gelido e la neve che si scioglieva a contatto con il suo corpo s'infiltravano nelle membra e poi,era troppo impegnata a battere i denti per pensare a qualcosa. Troppo impegnata a concentrarsi sul fatto che sembrava che il freddo le stesse divorando le ossa lasciando del suo corpo solo la pelle,contenitore privato del contenuto,assolutamente inutile. Troppo impegnata a rimanere viva nonostante desiderasse morire piuttosto che soffrire così tanto.
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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Julian Beckett si svegliò con un dolce peso adagiato sul petto a causa di un violento bussare alla porta.

 

-Chi cazzo è?-

 

Cercò di non urlare ma odiava quando veniva brutalmente svegliato.

 

-Beckett! Muovi il culo. Bezoar ha chiesto di te-

 

Julian sbuffò ma, un mugolio proveniente dalla persona che dormiva su di lui lo distolse per un attimo dalla voglia di uccidere Bezoar.

 

-Dobbiamo alzarci vero?- mugolò il ragazzo alzando il volto.

Julian si trovò ad annegare in quell’oceano verde che erano i suoi occhi.

 

-Penso di si, Brian. Nessuno vuole far arrabbiare Bezoar più di quanto non lo sia già-

Brian annuì ed allungò il collo per lasciargli un bacio sulle labbra prima di alzarsi.

Julian si riempì gli occhi della vista del suo corpo nudo che si piegava a prendere i vestiti mettendo in mostra quel fondoschiena sodo che si era scopato soltanto la sera prima.

 

Julian Beckett era un Alp.

Julian Beckett era il miglior soldato che Bezoar avesse mai avuto.

Aveva perso entrambi i genitori nell’incendio della sua casa ed era figlio unico. Era stato portato in orfanotrofio, ma, lo shock causato dalla morte dei suoi parenti lo aveva trasformato in una persona aggressiva. Quando, a mani nude, aveva quasi soffocato un ragazzo della sua stessa età, il direttore l’aveva immediatamente spedito all’accademia militare dove, attraverso una serie di punizioni corporali di cui ancora portava i segni, erano riusciti a domare parzialmente la sua indole.

A ventitré anni faceva già parte del corpo speciale e a venticinque era passato al servizio di Bezoar. Fu in quel periodo che gli venne assegnato Brian.

Brian era inglese di nascita. I suoi genitori erano truffatori scappati in Germania. Aveva passato lì i primi anni della sua vita. I suoi genitori erano convinti di essere al sicuro ma Stark, il precedente capo-branco li aveva fatti cercare ovunque fino a stanarli. Entrambi erano stati sbranati e Brian era stato marchiato con il simbolo tipico degli schiavi. Un nodo sul palmo della mano sinistra.

Brian aveva tredici anni quando venne affidato a Julian.

All’inizio era terrorizzato. Aveva sentito storie di schiavi che venivano uccisi dai loro padroni Alp e lui era così gracile che di certo non avrebbe mai potuto difendersi.

La prima volta che aveva visto Julian quest’ultimo era dinanzi alla finestra. Era alto, muscoloso, aveva i capelli castano chiaro raccolti in una coda bassa. “Ciao”, lo aveva salutato  così dopo avergli chiesto il nome e detto il suo poi, lo aveva invitato a sedersi e a leggere per lui.

Brian aveva scelto “Jane Eyre”. Si aspettava già di essere deriso. “Jane Eyre” era un libro per ragazze, ma, lui adorava troppo il romanticismo inglese per badare a simili sottigliezze. Julian, invece, era rimasto in silenzio, seduto sul davanzale, in  attesa di sentire la sua voce.

Nessuno dei due aveva mai individuato il momento in cui il loro rapporto era cambiato.

Le carezze, gli sfioramenti c’erano sempre stati.

Julian trovava impossibile non sfiorare Brian, ma semplicemente si erano spostati ad un livello più intimo.

Tutti lo sapevano, lo stesso Bezoar taceva sulla cosa; dopotutto  tra le leggi Alp non ce n’era nessuna che vietava i rapporti tra persone dello stesso sesso ed anche il capo-branco aveva avuto le sue avventure.

Non perdeva mai occasione di ricordargli, però, che Julian avrebbe dovuto puntare a qualcosa di meglio che un semplice schiavo.

Julian, puntualmente, gli ripeteva che non aveva intenzione di sposarlo e Brian finiva, ancora una volta, con il cuore spezzato e si riprometteva di odiarlo ma poi, come in tutti i più odiosi cliché, ci ricascava.

 

 

Julian indossò il giubbotto anti-proiettile coprendolo con la maglia nera. Indossò un paio di jeans e caricò il fucile portandolo dietro la schiena mentre Brian indossava una tunica, tipica degli schiavi, un vestito di canapa fermato in vita da una corda.

 

-Pronto?- Brian annuì avvicinandoglisi.

 

Julian gli accarezzò i capelli –Stammi attaccato- gli sussurrò baciandolo. Brian si alzò sulle punte dei piedi portando le braccia al suo collo.

Per un attimo Julian fu tentato di mandare a fanculo Bezoar e riportare Brian in quel fottuto letto.

 

-Conviene andare o ti scopo di nuovo- Brian sorrise e si staccò tornando a poggiare l’intera pianta a terra.

Julian aprì la porta ed uscì in corridoio.

 

***

 

-Ti ho fatto chiamare venti minuti fa. Dovresti imparare a tenerlo nei pantaloni- lo sguardo di Bezoar scivolò su Brian che arrossì vistosamente.

Julian roteò gli occhi sbuffando.

 

-Dakota LaFee è morta. Pensavo di doverla uccidere io stesso, invece, a quanto pare la paura ha fatto ribellare i suoi stessi concittadini.-

 

Julian si trattenne dallo scoppiare a ridere.

Bezoar era incazzato.

Tanto incazzato.

Si vedeva che detestava quando le cose non andavano secondo i suoi piani.

 

-E cosa vuoi da me?- Brian notò che Julian sembrava annoiato come se avesse partecipato alle stessa scene più e più volte.

 

-Dobbiamo arrestare su madre-

 

-Perché mai Bezoar? Ha un altro figlio a cui badare-

 

-Non accetto lezioni di pietà da te che stavi per strangolare un tredicenne solo perché ti aveva guardato troppo a lungo-

 

Julian alzò gli occhi al cielo, di nuovo. Questo mestiere iniziava veramente a diventare noioso e Bezoar avrebbe dovuto comprare un nuovo dizionario di scadenti sarcasmi. Con la coda dell’occhio osservò Brian che guardava la scena divertito. –Avevo tredici anni anche io Bezoar. Tu sei un vecchiaccio, ormai.- Bezoar lo fulminò con lo sguardo. Brian, dietro di lui, gli strinse un polso.

 

Non tirare troppo la corda. Non voglio che tu sia punito” diceva quel gesto.

 

-Il corpo non è stato ritrovato. Voglio sua madre in modo da usarla. Ci tiene troppo alla sua famiglia. Si farà viva, se lo è ancora-

 

-E se è morta davvero?-

 

-Bhè in tal caso, il fratello verrà marchiato-

 

Julian sentì Brian lasciare il suo polso e rabbrividire. Avrebbe voluto girarsi e stringerlo ma Bezoar li  avrebbe fatti uccidere entrambi.

 

-Tra quanto si parte?- si ritrovò a sospirare il soldato stringendo il fucile.

 

-Subito Beckett -  Bezoar si voltò uscendo dalla sala.

 

Julian si voltò verso Brian. –Mi prepari un bagno caldo per quando torno?- Brian annuì e poi lo fissò incerto.

Gli strinse le braccia prima di voltarsi con il sussurro di uno “Stai Attento” mancato ancora nell’aria.

 

***

 

Jonathan sentiva la mancanza di Dakota.

Gli mancava vederla curiosare tra gli scaffali, gli mancava vederla seduta a sfogliare le pagine di una libro, sentire la sua risata cristallina, il suo calore.

Jonathan non aveva nulla al di fuori di Dakota.

Gli Alp non erano suoi amici e questo spaventava anche gli umani.

Jonathan era un bibliotecario e gli Alp non diventavano bibliotecari.

Gli Alp diventavano soldati, politici, assassini, cacciatori, non bibliotecari.

Quando suo padre l’aveva cacciato di casa, Dakota ed il suo sorriso erano diventati la sua ancora, la dimora in cui rifugiarsi.

E ora  lei non c’era più eppure c’era perché tutto, ogni angolo, ogni granello di polvere in quella biblioteca ricordava lei.

Lei aveva fatto così tanto per lui e lui? Lui cosa aveva fatto per lei? Non era nemmeno riuscita a salvarla.

Quando era uscito in strada era già troppo tardi, lei giaceva lì, sulla neve, svenuta o morta, in una pozza di sangue e loro la stavano già portando via. Non importava quanto avesse strepitato, urlato e tirato pugni, aveva rimediato solo una cicatrice sul collo e la notizia della sua morte.

Tradita dai suoi stessi concittadini. Forse anche lui l’aveva tradita!

Non era arrivato in tempo. Stupide ore, stupidi minuti, stupidi secondi, stupidi attimi che erano corsi via e stupido lui che non era riuscito a raggiungerli.

Quel Venerdì, senza Dakota ad aiutarlo, era uscito tardi dalla biblioteca.

Una volta in strada capì che qualcosa non andava.

Le guardie di Bezoar erano ovunque.

Non era normale.

Difficilmente Bezoar sguinzagliava tutte quelle guardie.

Ci mise pochi secondi, giusto il tempo di osservare i soldati svoltare l’angolo per capire dove stessero andando.

Ci mise ancora meno per iniziare a correre.

Dakota l’avrebbe odiato se avesse lasciato che facessero del male a sua madre e Will.

Quando arrivò davanti casa della ragazza, stavano già portando via la donna, Bezoar fissava Will piangere con un ghigno meschino.

 

-Bezoar!- urlò. Gli occhi rossi del capo e delle sue guardie si puntarono su di lui. – Lasciala in pace e prendi me-

 

-Non siamo agli Hunger Games, Jonathan. Non puoi offrirti volontario- e il ghigno che increspava le sue labbra parve allargarsi.

 

-Abbi un minimo di pietà. Ha un figlio da crescere, gliene hai già tolto una. Io non ho più niente da perdere. Puoi uccidermi subito se vuoi- Bezoar gli si avvicinò. Gli girò intorno mentre sembrava che anche il vento si fosse zittito in attesa del giudizio.

 

-Beckett…- chiamò e Jonathan, anche se non avrebbe voluto, si ritrovò a rabbrividire. –Prendi anche lui. Li prendiamo entrambi-

 

Jonathan ricordava di essersi agitato parecchio e di aver urlato prima di essere colpito sulla nuca e svenire.

 

 

 

 

In My World Made Of Lego:

 

Lo, sono anni che non pubblico, ma, la scuola non mi ha dato un attimo di respiro ed ora, grazie all’elezioni, torno a darvi il tormento.

Purtroppo questo capitolo era troppo lungo per essere pubblicato intero, ma, preparatevi perché nella seconda parte c’è il RATING ROSSO!!! (Balla la samba con Shane).

Sono curiosa di sapere cosa ne pensate dei nuovi personaggi e ringrazio:

 

LadyOrlando che è la mia beta e spende parte del suo tempo prezioso a correggere questa storia,

FannyBrawne, Mimi311, Palli19, potters_continuous e homelesswriter per aver letto e recensito.

 

Ringrazio, ancora, chi leggerà e/o recensirà.

Alla prossima.

Un bacione,

-Dakota

 

   
 
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