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Autore: FairyQueen_Titania    24/02/2013    9 recensioni
In un appartamento al centro di Stoccolma tre ragazzi uniti da un' incrollabile amicizia devono fare i conti con la vita quotidiana. Tra strani vicini, amori, imprevisti e piccole incomprensioni loro sono il Bad Trio e abitano nell' appartamento numero 3.
FrUk
RuPr
OlandaxSpagnaxSud Italia
Accenni pairing vari.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bad Friends Trio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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DIARIO DEL MAGNIFICO ME (la vendetta): C' E' UN RUSSO SOTTO IL VISCHIO



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17 Dicembre 2012
Gutentag, mio strabiliante diario. Sai che giorno è oggi? Oggi è venerdì 17. E' un giorno infausto sai? Un venerdì 17 di tanti anni fa mi si è strappata la maglietta dei Red Hot Chilli Peppers (quella che ho comprato al mio primo concerto!) per scavalcare il cancello della scuola. Ero arrivato in ritardo e lo avevano chiuso. Vedi? Il fatto che io sia arrivato in ritardo dimostra che il 17 è un giorno sfortunato.
Mi viene un dubbio...

Aspetta un secondo, diario, devo controllare il calendario. Non muoverti da qui.
Kesesese, lo sapevo. Il giorno in cui il russo si è presentato per la prima volta a casa nostra era un 17. Me lo ricordo, non perchè io tenga a lui o che altro, ma perchè prima c' era stato il matrimonio di non mi ricordo chi.
Nel caso non lo avessi capito, oggi me ne starò a casa. Non posso rischiare che una creatura fantastica come il sottoscritto -credo che la mia nascita sia stata un evento epocale- rischi la vita.
Vado a chiudere le finestre e a dare la tripla mandata alla porta. Credi che dovrei metterci anche un mobile dietro?

Antonio sbadigliò sonoramente, si era appena svegliato.
-Ohi, Gil... che stai facendo con la dispensa?
-La metto dietro la porta così nessuno può entrare.
-... e nemmeno uscire, suppongo.
-Esatto!
Lo spagnolo andò in cucina, per nulla scalfito dall' idea bislacca dell' amico. Buttò un occhio al calendario, era venerdì 17. Gilbert lo aveva segnato di rosso e ci aveva pressato sopra uno stampino con un teschio comprato appositamente per quello scopo. Il ragazzo fece spallucce:- Vorrà dire che me ne tornerò a dormire.
Ogni scusa era buona per oziare, in fondo.

Diario del magnifico me, è ancora venerdì 17.
Il fatto che questo giorno porti sfiga è dimostrato dal fatto che Francis è incazzato nero.
 Non credo che c' entri nulla il fatto che l' ho chiuso fuori di casa mentre era uscito a fare la spesa, che è rimasto sul pianerottolo per un ora a gridare -dice lui, ma non credo che lo abbia fatto veramente, se lo avesse fatto lo avremmo sentito-  e a suonare il campanello.
...
Bè il campanello l' ho sentito ma non potevo certo andare ad aprire. Poteva essere la morte in persona -oppure il russo, che poi è lo stesso- e se avessi guardato dallo spioncino chissà cosa sarebbe accaduto.


-Tu sei stupido- bofonchiò Francis premendosi una fetta di carne sull' occhio sinistro.
Vash, l' inquilino del piano di sopra, lo aveva gonfiato di botte perchè stava facendo troppo casino, dopo di che aveva concesso al francese la possibilità di spiegarsi, gli aveva fatto usare il cellulare per chiamare Antonio e farsi aprire pretendendo in cambio i soldi spesi per la chiamata.

Diario del Magnifico me, sempre venerdì 17.
Antonio inizia a girare per casa come una tigre in gabbia, vorrebbe uscire per vedere il suo ragazzo -o quel che diavolo è- ma non può perchè ho chiuso accuratamente porte e finestre. Non voglio che si facciano del male, non sanno a cosa potrebbero andare incontro uscendo di casa. Mi rendo conto che dei cervelletti piccoli come i loro non possono arrivare ad una conclusione talmente geniale da essere compresa solo da menti superiori come la mia.

-Liberatemi!- Francis e Gilbert arrivarono in bagno allarmati, ciò che videro erano le gambe di Antonio che si agitavano attraverso la piccola finestra del bagno. Aveva cercato di scappare da lì.

19 Dicembre
Mio caro diario, appuntati una cosa: non bisogna mai andare al supermercato nei giorni di festa. Tralasciando il fatto che Antonio si è perso al centro commerciale e abbiamo dovuto farlo venire alle casse con un annuncio ai microfoni, passando anche sopra al fatto che i parcheggi erano talmente pieni che abbiamo dovuto mettere Bezzi in un parcheggio a pagameto che ci è costato un sacco di soldi e che era a un chilometro di distanza dal centro, non posso certo scordarmi di come una vecchia grassona mi abbia tolto da sotto al naso gli ultimi pacchi di wurstel tedeschi.

Francis si presentò alle casse con un sorriso dispiaciuto:- A... ehm... mi scusi signorina, ho perso il mio Antonio.
La ragazza lo fece avvicinare solerte, gli sorrise di rimando per rassicurarlo:- Non si preoccupi, lo ritroveremo immediatamente. Ora facciamo un annuncio, quanti anni ha suo figlio?
-Ventiquattro.
Nel frattempo mentre una voce femminile pregava il signor Antonio Fernandez Carriedo di dirigersi assolutamente alle casse del supermercato all' interno del complesso commerciale, Gilbert rubava i wurstel dal carrello di una signora, un ragazzino lì accanto vedendolo si mise ad urlare al ladro così che il tedesco dovette giustificare l' accaduto di fronte al corpo di vigilanza.

20 Dicembre
Fondamentalmente, sono distrutto. Francis ha incominciato il conto alla rovescia per festeggiare il Natale -ha incominciato da un bel po' ma ho cercato di ignorarlo con tutte le mie forze-. Questo sai perfettamente cosa significa: l' appartamento è addobbato a festa manco fosse la casa di Babbo Natale, praticamente manca poco che usciamo noi per fare spazio a tutte la varie cazzate che Francis ha accumulato e continua ad accumulare negli anni.
Non fraintendermi, diario, lo sai anche tu che al magnifico me piace il Natale solo che Francis esagera.
Credo che lo faccia per scacciare la nostalgia che in qualche modo ogni anno sembra sul punto di far crollare ognuno di noi.
E' inevitabile, a tutti piace passare il Natale in famiglia.
 Francis da questo punto di vista è il meno sfortunato, ha una famiglia veramente unita e i suoi parenti trovano sempre il modo di venire a trovarlo. E poi si sentono praticamente ogni giorno.
Un po' , e stai attento perchè ho detto un po', lo invidio. Io non vedo mio fratello da...uhm... credo che siano almeno un paio d' anni, il Natale non lo passiamo più insieme invece da molto più tempo.

Ora basta parlare di queste cose così tristi, il magnifico me non può deprimersi! Deve tenere alto l' umore!


24 Dicembre
I genitori di Francis passeranno il Natale con noi, spero che non si portino dietro anche quella sua zia con l' alito che puzza sempre di aglio. Il bastardo ha istaurato la dittatura del Natale, non hai idea di quanti pacchi la mia sublime magnificenza abbia dovuto portare su e giù per le scale. Come se non bastasse a partire da... cazzo... manca un' ura, dieci minuti e tre secondi all' inizio della maratona per cucinare il cenone. Io e Antonio siamo stati arruolati.
Diario, Francis ha appena iniziato a strillare perchè si è accorto che Antonio ha rotto tutte le uova cercando di nasconderle nel secchio della biancheria sporca, la situazione è più tragica del previsto.
Vado, non sai quanto ti apprezzi. In queste pagine consunte lascio ai posteri le mie memorie.
Glorificatemi,
vostro Magnifico Gilbert Beilshmidt.


Il 25 Dicembre l' appartamento numero tre era pieno zeppo di gente. Si era creato talmente tanto calore che non sembrava più nemmeno di essere in inverno, lentamente infatti tutti avevano abbandonato giacche e maglioni pesanti per restare con qualcosa di più leggero. La gente chiacchierava riunendosi in gruppetti più omeno grandi, le note delle canzoni Natalizie riempievano incessantemente l' aria da almeno un' ora. Antonio, dall' arrivo di Lovino, venti minuti prima, era seduto sul divano in mezzo a un Chris apparentemente disinteressato e a un italiano che guardava in cagnesco l' olandese, Francis faceva la spola tra i vari gruppetti per offrire cibo e scambiare due chiacchiere, Gilbert si muoveva altrettanto velocemente dell' amico per sfuggire a un russo ingombrante.
Quando il campanello suonò per l' ennsima volta e Francis andò ad aprire, rimase di sasso.
-Arthur?
-No, la fata turchina- sbottò l' altro spiaccicandogli addosso un paio di regali
Francis sorrise:- Non hai resistito alla tentazione di vedermi, vero, mon chenille?
Arthur voltò il viso dall' altro lato:- Se non la smetti di dire cazzate me ne vado.
-Ma oui, mon cher, accomodati.
Francis si era fatto di lato per fare accomodare l' altro, cingendogli poi la vita con un braccio.
Arthur si bloccò in mezzo al corridoio e si voltò verso di lui tirandogli una delle guance con forza e facendo di conseguenza gemere il francese:- Tieni quelle zampe a posto, dannato vinofilo.
-Ah...ouuui...Ar...lasciaam- il britannico era sadico, non tanto però da far soffrire la rana anche a Natale quindi lasciò la presa seguendo l' altro in quella mischia di gente. Non negava che tutta quella folla gli metteva addosso una certa inquietudine, non era abituato a stare in mezzo a così tanta gente, inoltre non conosceva nessuno. Che avrebbe fatto? Se ne sarebbe rimasto fermo e solo in un angolo fino a quando la polvere non lo avesse coperto completamente?
Inaspettatamente percepì il tocco della mano di Francis che afferrava la sua, il francese si girò un attimo verso di lui sorridendogli, Arthur fissò interdetto prima le ampie spalle del ragazzo e poi le loro mani. All' improvviso si sentiva più sicuro.
-Idiot- sussurrò accennando un sospiro.
-Che hai detto, chenille?
-Ho detto di non chiamarmi così, frog!
-Ma oui! Vieni con me, ti presento la mia famiglia
-Che cosa?!- l' inglese urlò cercando invano di puntare i piedi.

Gilbert si era rinchiuso nello sgabuzzino delle scope, sghignazzò per la genialità della sua trovata. Aveva perso di vista il russo appena pochi attimi prima, quindi ne aveva approfittato per scappare definitivamente. Si accucciò sul pavimento e tirò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni rossi -Francis aveva insistito affinchè li avessero tuti e tre uguali.
L' idea era quella di telefonare a uno dei suoi due compari, dirgli di cercare Ivan e di riferirgli che se ne era andato a festeggiare con degli amici tedeschi in visita.
-Kesesese, sono geniale-
Lo schermo del telefonino illuminò l' ambiente, Gilbert urlò spostandosi contro al muro e toccandosi il petto. Il cuore gli batteva a mille ed era certo di avere schivato un infarto che altrimenti lo avrebbe lasciato stecchito sul colpo.
-Ciao, Gil
-Che diavolo ci fai tu qui?!
Ivan era accucciato accanto a lui e gli sorrideva affabile.
-Ti aspettavo
-Ma sei completamente idiota? Mi hai fatto venire un colpo. E poi questo ti pare il posto in cui aspettare qualcuno?
Ivan fece spallucce:- Bè, sei venuto lo stesso.
-Sei un demone- sibilò l' albino. Ora lo sapeva, la magia esisteva, era evidente che il russo gli avesse letto nel pensiero altrimenti non si spiegava la sua presenza lì dentro.
-Il fatto è che sei estremamente prevedibile- spiegò il ragazzo- ma anche divertente, eh- ci tenne a chiarire.
Quello era un colpo basso, nonchè una pugnalata al suo orgoglio e alla sua magnificenza:- Io non sono affatto prevedibile, sono un essere geniale. I miei piani sono infallibili.
-Talmente infallibli che ci troviamo entrambi in uno sgabuzzino per le scope.
Il tedesco si alzò indignato e fece per aprire la porta, cercò di fare forza in ogni modo ma niente.
-Cazzo...
Si girò verso Ivan alle sue spalle. Non voleva assolutamente restare chiuso lì dentro con lui, iniziò a battere i pugni contro il legno:- Aiuto! Aiuto! Sono rimasto chiuso dentro! Aprite, idioti!
L' albino sentì un brivido lungo la schiena e si fermò. Girandosi vide il dito indice di Ivan percorrergli delicatamente la schiena:- Che bello, staremo un poco insieme!
-AIUTO!

Antonio si allentò la camicia. Per quanto il divano potesse essere comodo aveva voglia di alzarsi e sgranchirsi un po' le gambe. Non era esattamente la serata che si era aspettato, si sentiva una specie di prigioniero e indubbiamente i suoi carcerieri non avevano un carattere facile.
Stava per alzarsi con la scusa di andare a prendere da bere, in effetti aveva la gola secca, quando Chris mutò espressione. La pipa per poco non gli cadde dalle labbra, il suo sguardo seguiva il movimento di un punto ben definito all' interno della stanza.

-Che c' è?- domandò Antonio.
L' altro parve non sentirlo nemmeno, si accigliò prendendo una boccata dalla pipa, poi si alzò all' improvviso:- Sto arrivando- affermò risoluto.
Antonio lo vide sparire tra gli invitati e fece per seguirlo ma la presa di Lovino lo fermò.
-Vuoi lasciarmi solo, bastardo?
-Eh? Io... io no, però...
-Dio, quanto sei appiccicoso, magari deve andare a pisciare. Lascialo campare un po'
Lo spagnolo sorrise e gli fece segno di alzarsi:- Andiamo in cucina a recuperare un po' di sangria. Sto morendo di sete.

Chris picchettò con l' indice sulla spalla di un ragazzo biondo, quando quello si girò per poco non gli venne un infarto. Allora, aveva ragione!
-Che ci fai qua?- domandò l' olandese.
L' altro rise:- Ohi, ciao anche a te Chris.
-Scusa, ciao. Che ci fai qui, Mathias?-
-Bevo, rido e sto in compagnia!
-Dio, quanto sei stupido. Che ci fai a Stoccolma, intendevo.
-Sono arrivato giusto ieri per passare le feste con Ber e Tino. E tu?
-Lavoro.
Il danese si guardò intorno:-Ah, ma questo non mi pare per niente lavorare.
-Bè, ogni tanto devo pur distrarmi, no?
-Te lo concedo.
-Quindi sei venuto a questa festa con Berwald e Tino?- si assicurò l' olandese.
-Certo, mica mi imbuco alle feste.
Chris inarcò le sopracciglia e l' altro rise.
-Va bene, ok, ogni tanto lo faccio- ammise
Da quanto tempo non lo vedeva? Chris sorrise istintivamente.
Il volto di Mathias invece si fece serio, quasi triste:-Da quanto tempo è che non vienti a Copenaghen?
-Parecchio- affermò lapidario Chris
Mathias arricciò le labbra in un' espressione mesta:- Già. Quanto sei stronzo. Ci andiamo a fare un giro?- propose immediatamente.
L' olandese annuì.

Gilbert e Ivan stavano in silenzio da qualche minuto, il tedesco aveva innalzato un muro di secchi, scope e strofinacci tra loro, poi il russo tirò fuori dalla tasca qualcosa e la mise malamente attaccata su un chiodino arrugginito a muro.
Gilbert fissò il mucchietto verde con diffidenza:-Che diavolo è?
Ivan, se possibile, sorrise ancora di più:- vischio.- dichiarò candidamente.
-Che cosa?!
Il russo smantellò il piccolo muro improvvisato allungandosi sull' albino.
-E...no... no, eh! Stammi lontano... che diav...
Ivan sospirò sulle sue labbra, Gilbert osservava i ciuffi color cenere aspettando un bacio che però non arrivò.
Il russo chinò il capo prima di allontanarsi nuovamente nel suo angolino.
Gilbert lo guardava spiazzato:- Ma che diavolo ti è preso?
-Scusa, non volevo spaventarti.
-E' da quando ci siamo conosciuti che mi spaventi. Anzi, che cerchi di spaventarmi, perchè il magnifico me non ha paura di niente, kesesese...- Gilbert tacque un attimo per poi riprendere con la solità vivacità- intendevo... perchè non mi hai baciato?
Ivan alzò gli occhi stupiti sull' altro:- Hai paura di me. Non bacio qualcuno contro la sua volontà.
Gilbert parve riflettere qualche minuto:- Sei inquietante- iniziò- e tua sorella fa persino più paura di te. Ti comporti come una specie di stolker e fai praticamente quello che vuoi sbattendotene degli altri. Credo che ti piaccia fare terrorismo psicologico con quel povero disgraziato del tuo segretario. Nonostante tutto, per qualche arcano motivo a me sconosciuto, non mi sembri tanto male.
Il tedesco gattonò verso di lui ghignando:- Dammi questo dannato bacio.
Ivan sorrise prendendogli il viso tra le mani, Gilbert si rilassò chiudendo gli occhi, sentì pima un tocco lieve sulle labbra, poi la lingua di Ivan farsi spazio nella sua bocca e intrecciarsi alla sua. Non si sarebbe mai aspettato così tanta dolcezza.

Dieci minuti dopo Gilbert cercava di sbottonare la camcia del russo mentre l' altro tentava di infilare le mani sotto i pantaloni.
Quando la porta dello sgabuzzino si aprì all' improvviso i due si bloccarono. Era proprio il caso di dire che erano stati beccati con le mani nellla marmellata.
-Fratellone...- sibilò Natalia
Ivan e Gilbert restarono pietrificati.
-Io...- iniziò Ivan tirando fuori le mani dai pantaloni di Gilbert- sono rimasto chiuso... qui dentro... e... e... - tacque- mi viene da piangere- mormò afflitto alla fine.
  
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