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Autore: Wonderland___x    24/02/2013    0 recensioni
«Serve una mano?» m’interruppe una voce ,accompagnata da un risolino.
Alzai la testa di scatto ed incatenai il mio sguardo a quello di un ragazzo, probabilmente della mia età, che, coperto dall’ombrello, mi fissava intenerito.
Era il ragazzo più bello che avessi mai visto in tutta la mia vita, uno di quelli che puoi vedere solamente sulle riviste patinate di moda o alla tv, mentre accompagna un’attrice-probabilmente oca- capace di mandare sotto terra tutta la tua autostima e beh… lui era lì, davanti a me.
E mi fissava.
«Oh no…»dissi subito imbarazzata, alzandomi in piedi di colpo e cercando di darmi un contegno.
«Sicura?» mi chiese con una punta d’ironia, analizzando i miei movimenti « Perché mi sembri proprio la tipica “D.I.D.” donzella in- »
«Difficoltà!» lo interruppi io di scatto, sorridendo «Hercules era uno dei miei cartoni Disney preferiti»
«Anche uno dei miei…»disse lui sinceramente, sorridendomi «Quindi, vuoi fare la Meg della situazione o accettare un passaggio sotto il mio fedele ombrello-Pegaso?»
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era interessante osservare la pioggia scendere lentamente e cadere con un piccolo ‘plick’ sull’asfalto bagnato, creando una miriade di goccioline più piccole, che sparivano a contatto con il suolo. Era una cosa rilassante, studiare i piccoli movimenti dell’acqua o ascoltare l’incessante scroscio d’acqua, accompagnato qualche volta da tuoni e fulmini.

Solo non quel giorno.

L’unico giorno della mia vita in cui, fiduciosa del bel sole che colorava le strade grigie e fredde di Londra, non avevo portato con me il mio fedele ombrello, rimanendo fregata dal repentino cambiamento climatico, accompagnato da una scrosciante ed incessante pioggia che aveva deciso di flagellare la città proprio quando mi trovavo ad un chilometro di distanza dalla metropolitana.

 L’unica cosa che mi faceva ben sperare al momento, era il fatto che ero stata assunta come barista al Funky Buddha, nonostante il proprietario mi avesse riso in faccia per un quarto d’ora per essermi presentata febbricitante, scombinata e con il cerottino contro la congestione nasale, per poi dirmi che ero stata assunta solamente per la mia determinazione.

 Così, in quel momento, mi ritrovavo, febbricitante, a ripararmi sotto una grossa insegna di un locale chiuso, ad aspettare che il cielo facesse tregua per una manciata di secondi, quel tanto che bastava per permettermi di correre verso la fermata della metro.

Solo che dopo quasi due ore avevo totalmente perso le speranze.

La pioggia continuava a scendere incessantemente e l’effetto della tachipirina stava via via svanendo, tanto che il mio corpo iniziava ad essere scosso dai soliti spasmi muscolari ed il freddo si era fatto ancora più pungente, tanto da costringermi a stringermi, il più possibile, il cappotto addosso.

«Sono una stupida!» dissi a me stessa , con la voce contraffatta dal raffreddore, tirando su col naso e tirandomi piccoli pugni sulla testa.

«Serve una mano?» m’interruppe una voce ,accompagnata da un risolino.

Alzai la testa di scatto ed incatenai il mio sguardo a quello di un ragazzo, probabilmente della mia età, che, coperto dall’ombrello, mi fissava intenerito.

Era il ragazzo più bello che avessi mai visto in tutta la mia vita, uno di quelli che puoi vedere solamente sulle riviste patinate di moda o alla tv, mentre accompagna un’attrice-probabilmente oca- capace di mandare sotto terra tutta la tua autostima e beh… lui era lì, davanti a me.

E mi fissava.

«Oh no…»dissi subito imbarazzata, alzandomi in piedi di colpo e cercando di darmi un contegno.

«Sicura?» mi chiese con una punta d’ironia, analizzando i miei movimenti « Perché mi sembri proprio la tipica “D.I.D.” donzella in- »

«Difficoltà!» lo interruppi  io di scatto, sorridendo «Hercules era uno dei miei cartoni Disney preferiti»

«Anche uno dei miei…»disse lui sinceramente, sorridendomi «Quindi, vuoi fare la Meg della situazione o accettare un passaggio sotto il mio fedele ombrello-Pegaso?»

Scoppiai a ridere, osservando il suo volto finto serio, che ammiccava come Hercules nel cartone.

Era un sogno. Era bello, simpatico e ci piaceva lo stesso cartone Disney. Praticamente era il mio uomo ideale, con tanto di capelli ricci, che spuntavano dalla cuffietta, e due occhi verdi, trasparenti, capaci di ammaliarti solo con un battito di ciglia.

«Non saprei MegaFusto…»dissi civettuola, osservandomi le unghie, ricoperte dai guanti, con fare annoiato.

«Approfittante! Non c’è neppure Phill nei paraggi!» m’incalzò lui, facendomi scoppiare di nuovo a ridere, con il risultato di farmi ansimare per via del raffreddore «Oh ma stai anche male!»

Scossi la mano di fronte al suo volto mentre mi piegavo in due, per via della tosse e sentì il suo braccio circondarmi la spalla. Mi alzò il viso, con fare preoccupato e mi scrutò intensamente attraverso i suoi occhi limpidamente verdi, preoccupati.

Il quel preciso istante volevo davvero morire.

Di vergogna.

 Perché il suo sguardo era finito sul mio orribile cerottino nasale, sul mio naso screpolato, sul trucco sfatto e sceso che probabilmente mi donava un’espressione grottesca e sulle mie gote troppo rosse per via del letale mix febbre/imbarazzo.

«Forza donzella, la riaccompagno a casa!»disse ironico, ma con un accenno di preoccupazione nella voce, mentre continuava a cingermi le spalle col suo braccio.

«Davvero Megafusto, non c’è bisogno» sussurrai, traendo un lungo respiro dalla bocca e poggiando le mani sul suo petto, per allontanarlo «Ma non voglio disturbarti… Posso farcela benissimo da sola!»

«No, davvero. Nessun disturbo si vede che stai male e - » provò a convincermi ma fu interrotto da un urlo

«HAZZA!»

«Arrivo!»strillò lui scocciato di rimando.

«Faremo tardi!»strillò un’altra persona.

Osservai incuriosita i quattro ragazzi, tutti incappucciati, che gesticolavano in nostra direzione, incuranti degli schizzi e degli sguardi stizziti dei passanti.

«Credo che i tuoi Phill personali ti stiano ricordando il fatto che tu abbia degl’impegni» dissi mesta, approfittando della sua distrazione per divincolarmi «Non voglio trattenerti più del dovuto»

Detto ciò m’incamminai lentamente sotto la pioggia, tirando su col naso ogni tre per due.

«Aspetta!»ruggì quello disperato, parandomisi di fronte« Voglio che tu prenda questi!»

Mi allungò l’ombrello, che accettai stupefatta e successivamente si slegò la sciarpa dal collo, attorcigliandola in maniera delicata e femminile intorno al mio e mi mise addosso la sua cuffietta - liberando i suoi bellissimi e scombinatissimi ricci castani -.

«Non potrei mai sopravvivere  alla vergogna di non aver potuto aiutare una D.I.D. »mi confessò mentre calcava bene la cuffietta sulla mia testa, con fare paterno, incurante delle urla che gli dicevano di sbrigarsi.

«Sei davvero un Ercole del 21esimo secolo»dissi sfiorando i lembi della cuffietta e, accidentalmente, anche le sue mani che mi provocarono un piccolo brivido.

«E poi chissà, magari ci rincontreremo, come nel cartone …»aggiunse, posandomi le mani sulle spalle e fissandomi intensamente negl’occhi.

«Allora temimi, perché sono alleata con Ade!»dissi stranamente seria.

L’aria attorno a noi si era fatta strana. Ero confusa dal suo cambiamento di umore, così repentino da lasciarmi spiazzata, che mi faceva sentire inerme, come una bambola. Pendevo dalle sue labbra carnose, che si stava mordicchiando per l’ansia, probabilmente indeciso su cosa dire e non dire, su cosa fare e non fare.

«Allora dovrò sperare che tu non mi spezzerai il cuore, Meg!»disse in un soffio, posandomi un leggero bacio sullo zigomo, e contemporaneamente strappandomi il cerottino nasale, prima di fuggire via, sotto l’incessante scroscio di pioggia.

Mi toccai lo zigomo stupefatta.

«Ma le tue cose! Come potrò restituirtele?!» gli urlai, con voce arrocchita dalla tosse, forse troppo basse perché lui potesse sentirla.

Osservai la sua sagoma, svanire dentro l’abitacolo di una macchina, e la stessa macchina che veniva inghiottita dal caotico traffico londinese, senza lasciare alcuna traccia.

Probabilmente, se non avessi avuto addosso quegli oggetti, non avrei mai potuto credere minimamente che mi fosse successa una cosa del genere ed avrei dato la colpa al mio cervello pieno di inutili fandonie romantiche sui principi azzurri, inculcatemi dai cartoni Disney.

Invece era reale, come  reale era l’ombrello che stringevo nelle dita, o la cuffietta morbida che mi copriva il capo o la sciarpa che mi abbracciava delicatamente il collo o come… il bacio.

Che bruciava ancora sul mio zigomo.

«Impossibile…»dissi tra me e me, riprendendomi di scatto da tutte quelle stravaganti elucubrazioni mentali ed avviandomi verso la fermata più vicina.

 

 

 









Angolo Autrice.
Salve a tutti! Non voglio dilungarmi molto sulla storia di questa storia(scusate il gioco di parole),perchè non ci sono molto buona e perchè potrei finire a scrivere una scemenza dietro l'altra e farmi odiare a morte da tutte/i. Quindi è meglio di no.
Sono nuova della sezione 'One Direction' ed in ogni caso non son fan della band, quindi chiedo anticipatamente scusa nel caso in cui ci fossero errori riguardo ai ragazzi- e molto probabilmente ce ne saranno-.
Spero comunque che la storia vi piaccia e che v'intrighi quel tanto da farvi continuare a leggerla.
Fatemi sapere che ve ne pare.
Grazie mille comunque

xoxoC

 

 


  
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