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Autore: Kitri    24/02/2013    14 recensioni
"Ancora una volta il ragazzo non rispose. Si limitò a seguire con gli occhi quella meraviglia, che passando davanti al suo tavolo non si era sottratta ad un nuovo gioco di sguardi, regalandogli l’ultima intensa emozione".
Un colpo di fulmine e una serie di coincidenze, un amore che porterà i due protagonisti a riscoprire se stessi.
La mia prima fanfiction!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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CAMBIAMENTI IN VISTA 
 
 
Usagi e Mamoru non erano consapevoli di quanti cambiamenti, da quel momento, stessero per avvenire nelle proprie vite.
Già pochi minuti dopo essersi separati in quel parcheggio, cominciarono a riflettere su come avevano condotto alcuni aspetti della propria esistenza e, nelle loro menti, piano piano, iniziò a insinuarsi un senso di vuoto e di tristezza.
Fino a quel momento, il controllo che esercitavano sulle proprie vite, tenendosi al riparo dalle emozioni, li aveva fatti sentire sicuri di sè e liberi. Ma adesso queste convinzioni cominciavano a vacillare.
 
L’indomani mattina stesso, Usagi chiamò Alex, dopo aver ignorato le sue chiamate per tre giorni, e gli chiese di incontrarsi nella pausa pranzo.
«Scusami, se non ti ho richiamato prima , ma non avevo voglia di sentirti – gli disse con molta franchezza, mentre erano faccia a faccia davanti ad un caffè – Ho avuto modo di riflettere in questi tre giorni e ho capito che è inutile continuare a frequentarci, se non provo per te quello che provi tu. Perdonami!».
Nello stesso istante, Mamoru era nel suo ufficio con Setsuna, che aveva tentato di sedurlo nuovamente, dopo aver chiuso a chiave la porta.
«Sei una bella donna e potrei benissimo continuare ad approfittarmi della tua disponibilità – le disse il ragazzo, dopo aver scansato un bacio – ma non avrebbe senso, perché io voglio di più. Non voglio prenderti in giro e illuderti che tu possa essere questo di più».
Usagi, dopo più di due anni, era riuscita di nuovo a prendersi le proprie responsabilità e a non scappare sparendo nel nulla.
Mamoru, per la prima volta in vita sua, aveva dato delle spiegazioni a una donna, ammettendo prima a se stesso, di volere di più.
 
Erano passati circa dieci giorni da quella sera di passione e desiderio repressi.
Tra loro era rimasto tutto identico, nessun passo avanti, nessuno indietro.
Entrambi avevano preferito considerare le emozioni provate in quei momenti solo una stupida debolezza, alla quale non cedere, benché, proprio a causa di quelle emozioni, avessero cominciato a rimettere ordine nelle proprie vite.
Avevano deciso che non ci sarebbe stata mai alcuna evoluzione nel loro rapporto, che sarebbero rimasti solo una specializzanda e il suo capo e, come tali, avrebbero continuato a comportarsi.
Almeno queste erano le intenzioni!
Avevano preferito fare finta di niente, senza rendersi conto di come, inconsciamente, continuavano a cercarsi, di quanto fossero chiari i segnali che mandavano a ogni piccolo gesto o sguardo.
Ogni loro incontro casuale era accompagnato da sguardi furtivi, che diventavano sorrisi dolci e complici, se poi erano soli.
Diverse volte, Mamoru aveva fatto in modo che fosse Usagi ad assisterlo, con la scusa che la paziente Watanabe avesse chiesto esplicitamente di lei.
Quanto a Usagi, in più casi aveva chiesto uno spostamento di turno pur di avere anche solo la certezza di sapere che lui fosse tra quelle stesse quattro mura, nel medesimo istante.
In occasione della loro seconda volta in sala operatoria insieme, Mamoru si ricordò anche di un piccolo dettaglio.
«Per cortesia, Himeko – disse all’infermiera mentre era già vicino al lettino operatorio – apri la tasca anteriore della mia borsa in anticamera e dimmi cosa trovi».
«C’è un cd, dottore» rispose la donna, dopo aver eseguito quanto richiesto.
«Bene, mettilo al posto di questo lamento palloso che ci propina ogni volta il dottor Kou» esclamò voltandosi verso un’Usagi dagli occhi sbarrati per la sorpresa.
Non si poteva vedere attraverso la mascherina, ma, dall’espressione degli occhi di lui, la ragazza intuì che le stesse regalando un altro dei suoi sorrisi più belli. E lei ricambiò con il suo più dolce.
«Lamento palloso, Chiba? Questo è Mozart!» protestò Taiki.
«E questi sono i Depeche Mode! – rispose Mamoru incurante, mentre Dave Gahan iniziava a cantare Strangelove – Ho bisogno di energia nella mia sala operatoria».
Anche i piccoli lampi di gelosia non erano stati rari.
Mamoru, ogni volta che vedeva Seiya incollato a Usagi, non si sottraeva dal lanciare qualche frecciatina al ragazzo, mentre Usagi evitava nervosa gli sguardi di Mamoru ogni volta che lo incontrava allegro e sorridente in compagnia di qualche bella collega.
 
Mentre i due ragazzi stessi non si accorgevano del loro comportamento, questo non era certo sfuggito agli occhi di due attenti osservatori, Heles e Seiya.
Una mattina, Heles, davanti a un Mamoru stranamente fischiettante, non riuscì più a trattenersi.
Voleva a tutti i costi che lui confessasse ciò che lei, in realtà, già sapeva.
«Ehi, Romeo, - lo prese in giro – cos’è tutto questo buonumore di prima mattina? Lasciami indovinare, scommetto che oggi, tanto per cambiare, la tua Giulietta ti assisterà».
«E chi sarebbe la mia Giulietta?» chiese Mamoru, senza riuscire a mascherare il proprio disagio davanti a quella domanda inattesa.
«Smettila di prendermi in giro e di fare il cretino. Credi che non mi sia accorta che chiedi sempre di lei, di come la guardi o di come tratti quel poverino di Kou quando le sta a una distanza inferiore ai cinque metri?».
Beccato in pieno!
«Continuo a non capire a cosa ti riferisci».
«Senti Chiba, è inutile che continui a fare finta di niente. Qualche sera fa, sono entrata al Crown a prendere una birra e cosa mi sono trovata davanti? Una scena idilliaca, di quelle che ti lasciano il segno: il mio amico dongiovanni, totalmente rimbecillito, che flirta con la sua bella specializzanda, con la quale tra l’altro sogna di fare sesso e … ».
Il discorso di Heles fu interrotto bruscamente da una mano di Mamoru sulla sua bocca.
«Shhhhhh, zitta! Ma dico, sei pazza? Così ti sentiranno tutti!» la rimproverò.
«Beh, almeno impari a non confidarti con la tua migliore amica» disse lei, non appena era riuscita a liberarsi dalla sua mano.
«Ma non c’è niente da raccontare. Solo una birra e basta! – si giustificò con Heles, che lo guardava dubbiosa inarcando un sopracciglio – Non sono riuscito ad andare oltre perché … ».
«Perché … continua! » lo incitò lei con un ghigno sul volto.
«Perché ho avuto timore di quello che ho provato».
Heles sospirò, guardando Mamoru.
Aveva ragione sin dall’inizio. Lo conosceva fin troppo bene e sapeva che, questa volta, per il suo amico le cose si stavano mettendo male - o bene, a seconda dei punti di vista.
 
Pochi giorni dopo, Usagi si trovò, invece, ad affrontare i sospetti del suo collega Seiya, che, innamorato cotto di lei, aveva tenuto sotto controllo tutta la situazione e adesso desiderava solo scoprire qualcosa di più. 
«Come mai Chiba chiede sempre di te?» le aveva chiesto, all’improvviso, dopo l’ennesima richiesta del medico di averla al suo fianco e l’ennesima frecciatina nei suoi riguardi.
Usagi sbiancò, non sapendo cosa rispondergli.
«In realtà, è la sua paziente, la signora Watanabe, che ha chiesto di me» rispose, senza neanche guardarlo, ricordandosi di quanto aveva detto Mamoru.
«Beh, può essere! Ma come mai dà i numeri e mi tratta uno schifo solo quando sono troppo vicino a te?» insistette Seiya sprezzante.
Ormai tra lui e Chiba era in corso una vera e propria guerra, ma ad armi impari, dato che non poteva permettersi di rispondergli senza rischiare di essere declassato all’ambulatorio.
«Seiya, sei tu che stai dando i numeri in questo momento. Cosa vorresti insinuare?».
Questa volta Usagi puntò su di lui i suoi occhi severi.
«Quello ti ha messo gli occhi addosso ed è geloso di me! Ma non ti accorgi che ti spoglia con gli occhi?».
Usagi arrossì vistosamente. Non sapeva più come rispondere e, maggiormente innervosita, gli urlò contro.
«La vuoi piantare? È il mio capo e io sono solo una specializzanda, non ti permetto di pensare anche solo lontanamente una cosa del genere!».
«È inutile che ti arrabbi e alzi la voce, tanto sono convinto di avere ragione, in genere non sbaglio mai su queste cose - continuò a insistere Seiya. Poi, dopo essersi preso qualche secondo di pausa, aggiunse - Mi dà fastidio pensare che si prenda certe libertà solo perché è un superiore».
Gli occhi di Usagi da severi divennero minacciosi.
«Ma di quali libertà stai parlando? Sei impazzito? Mi sa che qui, tra i due, il geloso sei proprio tu!».
Seiya alzò la voce ancora di più, incurante del fatto che potessero sentirlo.
«Sì, è vero, sono geloso! Perché non sembra che le sue attenzioni ti diano fastidio, mentre le mie sì!».
La ragazza alzò il sopracciglio in un’espressione interrogativa.
Seiya si bloccò per qualche secondo.
«Scusami, - le disse – ho esagerato!».
Poi fissò il volto di Usagi, che continuava a guardarlo con quei penetranti occhi azzurri, anche se sembrava decisamente più rilassata.
Allora continuò.
«Avrei voluto chiederti di venire alla serata degli specializzandi con me, ma suppongo che, dopo la mia scenata, la tua risposta sarà un no secco».
Usagi sorrise e scosse la testa.
Ecco dove Seiya voleva arrivare!
Emise un lungo sospiro e alla fine acconsentì.
«D’accordo! Vieni a prendermi alle otto».
Più che altro, si accorse di aver accettato solo per sviare eventuali sospetti.
Seiya, con un sorriso a trentadue denti, sorpreso dalla risposta della ragazza, si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò malizioso:
«Lo sapevo che avresti ceduto, prima o poi. Sarà una serata che non dimenticherai!» e, detto questo, andò via, incurante che la sua collega gli urlasse dietro.
«Seiya, non farti strane idee, non verrò a letto con te!».
«Dottoressa Tsukino! Ma che maniere sono? Urlare in questo modo in un ospedale!».
Usagi, cheaveva riconosciuto quella voce alle sue spalle, nascose la testa tra le spalle e arrossì.
“Che figura!” pensò.
Si voltò e vide che Mamoru era lì, in compagnia della dottoressa Tenou, e la fissava quasi disgustato (o forse geloso, come aveva detto Seiya?).
«Tra l’altro a nessuno interessano i vostri incontri amorosi!» continuò Mamoru ,severo e con uno sguardo che la ragazza trovò decisamente acido.
Usagi si indispettì parecchio.
«Mi stupirei del contrario, dottor Chiba! E comunque non stavamo parlando di incontri amorosi, come li ha definiti lei, ma della festa di domani sera. Ci andiamo insieme».gli disse, quasi volendo stuzzicare la sua presunta gelosia.
«In bocca al lupo, allora» e senza neanche guardarla, Mamoru si allontanò.
“Che stronzo!” pensò Usagi stizzita.
«A nessuno interessano i loro incontri amorosi, a parte te! Comunque ha grinta la ragazza, ti darà filo da torcere» esclamò Heles, mentre si allontanavano, prendendo in giro il suo amico palesemente geloso e notevolmente irritato.
«Piantala!» la fulminò Mamoru.
Ma lei non aveva voglia di smettere e continuò a stuzzicarlo.
«Qualcosa mi dice che domani sera verrai alla festa. Passami a prendere alle otto, non mi perderei la serata per niente al mondo!» e, così dicendo, si dileguò dall’altra parte del corridoio per sottrarsi alle ire dell’amico, prima ancora che potesse aprire bocca.
“Neanche io mi perderei la serata per niente al mondo!” pensò Mamoru infastidito al pensiero di quei due insieme.
Ancora una volta Heles aveva dimostrato di conoscerlo molto bene.
  
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