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Autore: ErikhaTH    24/02/2013    1 recensioni
Helena è al suo ultimo anno alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
L'anno inizia come sempre, fino a quando, durante le vacanze di Natale, la sua vita viene stravolta in seguito ad un incidente d'auto babbano.
Una mancanza lacererà il suo cuore come un pugnale, ma un bagliore scorto tra le foglie le ridà un pizzico di serenità.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Quando una persone meno se lo aspetta, qualcosa stravolge la sua vita. La morte è la prima causa, a parer mio, dei cambiamenti. La morte improvvisa di una persona cara sconvolge completamente la persona facendo diventare buio e annebbiato tutto ciò che vi è attorno.
Questa storia la dedico ad una persona a me cara amante dei ritardi che è andata via troppo presto.
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Erano appena finite le vacanze di Natale ed era tempo di prendere di nuovo l’Hogwarts Express per tornarne in quell’immenso castello che ormai era la casa di Helena.
Questa volta, però, era più difficile delle altre volte e non perché la giovane maga avesse paura del suo ultimo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria, o per qualche altra strana ragione.
Era difficile rientrare a scuola perché in questo momento era ferma al binario 9¾ e al suo fianco c’era soltanto il suo baule con sopra una gabbia nella quale la sua civetta era in attesa della libertà di Hogwarts.
Era difficile rientrare a Hogwarts perché al suo fianco non c’era più Roland a completarla.
Helena si guardò intorno e vide tanti studenti che ridevano e scherzavano tra di loro, vide genitori che salutavano tristi i propri figli mentre questi non vedevano l’ora di salire sul treno.
Si portò la mano al collo afferrando la catenina che vi era attorno e tirò fuori dal maglione un orologio che segnava le 10:45.
Era ora di salire.
Con non poca fatica, riuscì a salire sul treno i suoi bagagli e andò poi a sistemarsi in uno scompartimento vuoto.
Mentre camminava sentì qualcuno salutarla, ma non gli diede importanza.
Si sedette da sola su un sedile un po’ consumato dal tempo e da tutti gli studenti che come lei vi si erano seduti.
Alle 11 in punto, con un lungo fischio, il treno partì e Helena vide la folla di genitori davanti al binario allontanarsi velocemente.
Stava guardando ancora fuori dal finestrino, quando sentì la porta scorrevole aprirsi e una voce dire: “Ciao Helena, possiamo sederci qui? Il treno è pieno, o meglio: gli unici posti liberi sono questi o in uno scompartimento con i Serpeverde.”
La giovane, voltandosi, riconobbe tre ragazze della sua casa: Grifondoro.
Fece di sì con la testa e le giovani streghe si accomodarono molto rumorosamente.
In questo momento le mancava molto il suo IPod, che i suoi genitori babbani le avevano regalato anni prima, non sapendo però che gli strumenti elettronici non funzionano ad Hogwarts.
Avrebbe voluto mettere le cuffiette e dimenticarsi per un po’ di quello che le stava attorno.
I pensieri che le giravano e rigiravano nella mente non riuscivano neanche ad essere coperti dal chiacchiericcio stridulo delle tre ragazze: le passavano nella mente tutti i momenti che aveva passato con il suo migliore amico tra le mura della scuola, dal primo anno quando si incontrarono sull’Espresso per Hogwarts a quando si addormentavano abbracciati sul divano della sala comune.
Tutti quei momenti passati insieme, tutte quelle risate, tutti suoi guai che avevano passato adesso restavano soltanto un ricordo. Ad unirli, sette anni prima, era stato forse il fatto che appartenevano entrambi a famiglie di babbani e quando si erano ritrovati sul treno per Hogwarts erano un po’ impauriti per questa nuova avventura che avrebbero dovuto affrontare da soli, ma subito dopo essersi incontrati, avevano stretto amicizia e non si erano più separati.
Nelle ultime due settimane, quando Helena cercava di addormentarsi, riviveva tutti quei momenti e poi vedeva nella sua mente l’immagine del suo Roland morto in una bara.
Era stato proprio il mondo babbano a farlo volare via da lei: tornati a casa per le vacanze di Natale, Roland era entusiasta per essere riuscito a prendere la patente di guida babbana. Era andato a prendere Helena da casa ed erano andati a fare un giro per le strade londinesi. Avevano riso come facevano sempre quando erano insieme, avevano fatto un po’ di incantesimi ai passanti e dopo aver mangiato un panino al fast food, Roland aveva accompagnato Helena a casa ed era andato via.
Solo che, lungo strada per arrivare a casa, Roland aveva perso il controllo della sua nuova auto ed era finito fuori strada perdendo la vita.
Helena aveva passato le festività chiusa in camera sua a piangere il suo amico.
 
Con un lungo fischio, il treno scarlatto si fermò alla stazione di Hogsmeade.
Come ogni volta, vi fu una gran confusione quando i passeggeri scesero dal mezzo: bauli trascinati, schiamazzi di ragazzi, gufi irrequieti nelle loro gabbie strette.
 
I giorni ad Hogwarts trascorrevano come sempre per tutti gli studenti, tranne che per Helena.
Ogni singolo posto di quella scuola le ricordava il suo amico ed iniziò a pensare che non ci fosse nessun posto libero dalla sua presenza: la Sala Comune dei Grifondoro, le scale che portavano al dormitorio femminile che tante volte Roland aveva cercato di superare, la Sala Grande, il campo di Quidditch, quella quercia vicino al lago sotto al quale passavano sempre le giornate di sole.
Ogni singolo angolo. Ogni singolo posto. Ogni singolo momento odorava di lui.
Erano già passare le sedici ed Helena era finalmente libera dalle lezioni. Decise di fare una passeggiata e si avviò verso il parco.
In quella giornata di gennaio, la neve era quasi completamente sciolta e tutto ciò che restava della lunga nevicata del giorno prima, erano degli spruzzi di  bianco sotto agli alberi.
Si strinse nel sul mantello nero, con lo stemma della sua casa attaccato sul petto e si incamminò verso la foresta.
Non sapeva perché lo stava facendo, non guidava lei i suoi piedi.
Camminava per inerzia verso quella buia coltre di alberi secolari, così alti che faceva quasi fatica a vederne la fine.
Il sole stava calando, ma non aveva importanza perché da sotto gli alberi era impossibile guardare il cielo.
“Nella foresta vivono i Thestral, sai? Sono loro che guidano le carrozze dalla stazione di Hogsmeade fino a scuola. Non tutti possono vederli.” “E chi può vederli?” “Soltanto coloro che hanno visto la morte.”
Adesso le parole che Roland le aveva detto non molto tempo prima sembravano distanti, lontane anni luce da quella realtà in cui Helena non avrebbe più potuto risentire la voce dell’amico.
A quel pensiero, lacrime salate iniziarono a rigare il viso della giovane, lasciando sul suo viso strisce nere a causa del suo mascara babbano.
Perse la forza delle gambe e cadde a terra, in ginocchio sulle foglie secche vicino alla sua mano destra.
Perché tutto questo è capitato a lei? Perché ad andare via è stato il suo amico e non uno stupido mago anziano e avido? Chi ha scritto la storia della sua vita? Perché ha voluto che soffrisse in quel modo?
Le lacrime continuavano a scendere senza sosta mentre la ragazza cercava di respirare da i singhiozzi.
Alzò appena lo sguardo e lo vide.
Vide un bagliore tra le foglie, un debole e veloce luccichio.
Pensò fosse stata la sua immaginazione:  cosa avrebbe mai potuto brillare nel buio della foresta?
Postò la mano tra le foglie e sentì qualcosa di duro sotto le dita.
L’afferrò e la porto all’altezza del viso per identificare il misterioso oggetto.
Era una piccola pietra.
Stava per lanciarla lontano quando vide che, inciso sulla pietra, c’era un simbolo.
Era un triangolo con al suo interno un cerchio e una linea che segnava la sua altezza.
Si sedette incrociando le gambe e continuò al osservare ciò che aveva trovato: aveva già visto quel simbolo, ma dove? Significava qualcosa, di questo era certa.
Iniziò a frugare nella sua mente qualche indizio, qualche ricordo mentre girava la pietra tra le mani.
Ed ecco che accadde.
Lui era lì. Il suo amico che lì, di fronte a lei, sorridente come non mai.
La giovane saltò in piedi per lo stupore, e forse anche per un po’ di paura.
Guardò di nuovo la pietra e capì.
“Si, è la Pietra della Resurrezione.”
Quella voce riecheggiò nella testa della giovane come un urlo, anche se era stato appena un sussurro.
“Sei.. sei vivo.” disse la giovane strega, con la voce spezzata.
“No, non lo sono purtroppo. Ricordi la Storia dei Tre Fratelli che abbiamo letto una volta?”
Lei annuì.
Anche se era tornata nel mondo dei mortali, non ne faceva veramente parte e soffriva.” sussurrò Roland.
“Quindi..” iniziò a dire Helena, ma le lacrime che si erano da poco fermate iniziarono a scorrere di nuovo sul suo viso.  “Quindi mi lascerai di nuovo?”
“Io non ti ho mai lasciata. Sono sempre al tuo fianco: è quello il mio posto.”
Le si avvicinò e cercò di poggiare la sua mano sulla sua guancia per asciugarle le lacrime, ma le sue dita si dissolsero sulla sua pelle.
“Rol, mi manchi.” disse la giovane, stringendo ancora più forte la Pietra dentro al suo palmo.
Lui sorrise.
“Mi manchi anche tu, Hel.”
Roland si sedette sulle foglie e così fece Helena.
“Voglio che tu mi faccia una promessa.” sussurrò il giovane mago.
Lei lo guardò.
“Voglio che tu mi prometta che tornerai a sorridere. Forse non te l’ho mai detto, ma l’ho sempre amato. Soprattutto quando ero io a farti sorridere. Ti illumina il viso e rende ancora più bella. Non voglio che la mia mancanza ti renda cupa. Adesso devi vivere la vita anche per me, no? Quindi come puoi non sorridere?”
“Eri tu a farmi sorridere.”
Lui la guardò in silenzio, cercando forse le parole giuste.
“E adesso devi essere tu a far sorridere me.” disse infine.
“Te lo prometto. Tu mi prometti che sarei sempre qui?”
“Non ti lascerei per nessuna ragione al mondo.”
Helena aprì la mano e la piccola pietra scivolò via, nascondendosi tra le foglie.
Si rialzò asciugandosi il viso con la manica del mantello.
“Sorriderò insieme a te, per sempre.”
   
 
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