Che tu lo voglia o no il futuro è sempre altrove, lontano dalle persone a te care e lontano dal tuo paese,
lontano da tutto e da tutti.
A volte questo può dispiacerti, ma altre no.
Come in questo caso, il mio.  Da quando avevo quindici anni non aspettavo altro che quei maledetti tre anni passassero,
mi facevo forza pensando che un giorno la mia vita sarebbe migliorata perché sarei scappata da tutta quella monotonia che
era il mio paesino di provincia e soprattutto sarei scappata da quella famiglia. Da mia madre e mio padre che con la loro mentalità
chiusa non mi facevano godere la vita.
Forse da questo è derivata la mia scelta, forse tutto è stato programmato dal mio destino.
Ho sempre pensato che la mia vita faceva così schifo in quel momento perché il mio destino mi riservava il meglio per dopo, un po’ come
quando mangi qualcosa e ti lasci il meglio per ultimo. Vedevo che altre persone il meglio ce l’avevano in quel momento e mentre io mangiavo
il bruciato dal fondo della padella loro si gustavano prima il dolce. Ma si dice che la ruota gira, non so chi l’abbia detto ma ha tutto il mio appoggio.
Tutto ebbe inizio un semplice pomeriggio di inizio maggio…                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       
-Come va lo studio ?- mi chiese Alessia. Giocavo con la pallina di carta che avevo fatto con uno dei mille fogli buttati,
fogli sui quali doveva esserci la mia tesina di filosofia. -Male. Non riesco a concludere niente con i miei che si urlano contro- rispondo.
-Sai che se potrei ti darei una mano- dice premurosa Alessia.
Annuisco sorridendo -lo so- rispondo.
Dopo un pomeriggio intero passato a parlare della nostra inutile esistenza Alessia torna a casa e io mi ritrovo davanti a quei fogli
vuoti pronti a farsi riempire.
Ma il problema è che non sono pronta io.
Ancora non posso credere di essere sopravvissuta fino al diploma, eppure ce l’ho fatta.
Mi arriva un messaggio da Alessia “La voglia di scappare c’è ancora ?” rispondo “C’è sempre stata Ale!” aspetto.
“Dopo il diploma partiamo! È ora Alice, è arrivato il nostro momento. Scappiamo da tutto questo.”
Guardo incredula lo schermo, poi rispondo “Per andare dove ?” aspetto ansiosa la risposta che arriva qualche secondo più tardi.
“Londra!” sgrano gli occhi.
Londra ? perché proprio Londra ? rimango a fissare lo schermo senza sapere cosa rispondere.
L’ansia si fa strada dentro di me e i dubbi cominciano ad insinuarsi nella mia testa però poi alzo lo sguardo e incrocio il mio riflesso
nello specchio e ripenso a quando avevo quindici anni e non aspettavo altro che questa occasione e adesso che ce l’ho non posso tirarmi indietro!
“Facciamolo!”  

#Ciao a tutte, questo è il primo capitolo che scrivo, in realtà è stato modificato
dopo perchè all'inizio faceva proprio schifo, ero alle prime armi e per questo non
sapevo usare ancora bene il sito. Vabe.. spero la storia vi piaccia. c: