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Autore: sexialler    25/02/2013    6 recensioni
Odia le città caotiche, odia il suo lavoro, odia andare alle feste.
Ora vi starete chiedendo.. Ma c'è qualcosa che le piace?
Bè, sì, c'è. O almeno c'era.
Un ricordo.
Tutto sparì, le rimase solo una cosa.
Una maschera.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La foresta delle lucciole.




#Chapter one.

L'aria inquinata delle grandi città mi aveva sempre dato alla testa. Palazzi che si alzavano in modo smisurato, gente frettolosa che andava e veniva. Un incubo.
Avevo sempre amato i paesini di montagna, respirare aria pura, guardare i panorami, ma adesso l'unica cosa di cui dovevo accontentarmi era un laghetto dall'acqua scura.
Anziane signore si prendevano cura dei volatili che si poggiavano delicatamente sul pelo dell'acqua.
Era affascinante il modo in cui muovevano il loro piumaggio, le loro ali si aprivano per poi prendere il volo e far svolazzare goccioline d'acqua fresca ovunque.
Il bicchiere di caffè che avevo tra le mani riscaldò queste ultime così tanto da farle diventare rosee.
L'aria era fresca, forse anche troppo. Ma d'altronde era Novembre. D'altronde era Londra.
Finì di sorseggiare il mio caffè cercando di non scottarmi, rimanendo a fissare quell'unico paesaggio che riusciva a proiettarmi nel passato, in quel posto che sarei voluta tornare per vivere i momenti felici della mia gioventù.
Tutto quello che mi rimaneva fare era ricordare.
Il tempo era passato, e della bambina che ero un tempo, ormai, non vi era più traccia.
Se ne era andata insieme a quei momenti di spensieratezza e felicità che avevo una volta.
La mia vita era ormai diventata una sorta di routine.
Tutta la giornata la trascorrevo a lavoro, e la sera, tornata a casa, mi addormentavo beatemente sul divano.
Troppo stanca per raggiungere il letto, troppo stanca per divertirmi uscendo con le mie amiche o colleghe di lavoro.
La vita che amavo finì undici anni fa.
Non avevo niente di così speciale, ma l'unica cosa di cui veramente m'importava sparì lasciandomi un vuoto dentro che nessuno fino ad adesso è riuscito riempire.



***



-Buongiorno capo- dissi entrando in ufficio.
Ormai lo conoscevo come l'interno delle mie tasche. Ci passavo ore e ore.
Non che mi piacesse il lavoro, ma per permettermi dei soldi, e quindi vivere, dovevo farlo.
Il mio superiore era sulla cinquantina, brizzolato, non si faceva cogliere mai, e dico mai, con abiti non formali. Sempre giacca e cravatta, ovviamente scarpe così lucide su cui potevi specchiarti.
Lui, a differenza mia, amava il suo lavoro.
-Buongiorno a te, Grace. Mettiamocela tutta anche oggi.- mi rispose ed io accennai un sorriso seguito da un cenno del capo.



***



La giornata passò in fretta tra chiamate di lavoro, colloqui, ricerche.
Il sonno e la fame ormai stavano per impossessarsi completamente di me.
Volevo solo tornare a casa per riposarmi e riuscire ad affrontare al meglio delle forze il giorno che sarebbe dovuto venire.
Anche se era Domenica, volevo rilassarmi e godermela.
Ero di fronte all'ascensore quando una voce conosciuta cominciò ad urlare il mio nome per ercare di attirare la mia attenzione.
-Grace, Grace- sventolava la mano la mia collega dell'ufficio accanto.
Era una tipa molto strana. Sembrava essere rimasta ancora nel bel mezzo dell'età adolescenziale.
Shopping, uomini, farsi bella e blablabla. Proprio come me, certo.
-Tu, io e gli altri di lavoro, stasera andiamo in un locale a spassarcela.- disse convinta Meg.
Oh ma dai. Scherziamo? Io ad una festa? Mai.
Troppo pigra.
-No, Meg, ti prego. Sono esausta. Facciamo un'altra volta?- 
L'ascensore  non era ancora arrivato. Premetti di nuovo il pulsante verde.
Ti prego ascensore, arriva prima che cominci a mettere il broncio e a supplicarmi, pensai.
Troppo tardi. Ecco quella faccia. Broncio a ore due.
-Dai tesoro, non lasciarmi sola- mi pregava.
Sapevo sarebbe successo. Non riuscivo a dirle di no.
Mannaggia al demonio mannaggia, pensai.
Con segno di sconfitta, poggiai la mia cartellina nera sul pavimento e annuii.
-Hai vinto, hai vinto, Meg. Questa è l'ultimissima volta, sia chiaro-.
Un sorriso raggiante si fece spazio sul suo viso. Come poteva essere così contenta per una cosa così banale? E' proprio una bambina.
Mi scoccò un bacio sulla guancia  lasciandomi un po' del suo rossetto rosso scarlatto.
-Grazie tesoro, ti mando un messaggio e ti faccio sapere l'ora- disse non lasciandomi neanche parlare, visto che mi diede le spalle e se ne andò saltellando spensierata.
Sarà una luuuuunga serata, pensai portandomi una mano sulla fronte.



***



Ore 08.15 pm.

E adesso a noi due armadio.
Pantaloni, gonna o vestito? Bel dilemma.
Cominciai a rovistare in ogni angolo per cercare qualcosa che andasse bene ma niente.
Cosa cazzo mi metto adesso?, pensai.
Non avevo vestiti adatti alle feste, non ci andavo mai, come avrei potuto averne?
Ero nei guai. Non potevo neanche ritirarmi o Meg mi avrebbe uccisa sul serio.
Anche se era più piccola di me, aveva un certo potere sugli altri suoi superiori. Potere di obbedienza o cosa simile (?).
Come faccio, come faccio, come faccio, Meg mi uccide se non ci vado. Meg... Porca puttana, Meg!, pensai.
Afferai di corsa il cellulare dalla borsa e subito le mandai un messaggio.
Non ero solita mandare messaggi ma cercai di essere 'giovanile', se così si può dire.


S.O.S.
Ho bisogno di un vestito e di un paio di scarpe per stasera.
Grace xx


Non pensavo di saper scrivere davvero così 'in'. Okay ci do un taglio. Meg mi stava influenzando forse un po' troppo direi.
Durante l'attesa mi tuffai velocemente sotto la doccia, la fragranza al cocco del mio bagnoschiuma mi rilassava. Ne avevo le narici piene.
Sarei volentieri rimasta sotto il getto dell'acqua per sempre, se qualcuno al campanello non avesse insistito a suonare.
Sicuramente era Meg che mi veniva in aiuto. Era una brava amica, in fin dei conti. Anche con tutti i suoi difetti e i suoi milioni di capricci da mancata adolescente.
Saltai fuorì dalla doccia coprendomi con un asciugamano che in realtà copriva ben poco.
I capelli lunghi e gocciolanti lasciavano acqua ovunque, tracciando un tragitto dal bagno alla porta d'entrata.
Aprii la porta convinta e..
Avete presente quelle porte con l'occhiello, con il quale chiunque si trovi dentro casa riuscirebbe a vedere chi c'è fuori?
Ecco.
Presto me ne sarei fatta montare una.











Ana's corner, yuup.
Zao fanciulle,
eccomi di nuovo a rompervi le palle con le mie pippe mentali sjdsk

So che alcune di voi vogliono uccidermi p
er il semplice motivo
che non pubblico subito i capitoli successivi delle altre ff ma
capitemi, non lo faccio apposta. cc
Vabbè, passiamo oltre lol
Cosa ne pensate di questo capitolo?
Un po' scontato vero? Bè, se avete pensato questo allora siete
proprio fuoooooori strada.
Vi dico solo: Non fatevi ingannare ewe
Anyway, spero riceva almeno qualche recensione..
Ci tengo davvero a questa storia.
Ah, ovviamente accetto anche le critiche, quindi scrivete quello che vi passa per la testa c:
Mi sono appena accorta che questo è il corner più lungo
che abbia mai scritto lol Ci devo dare un taglio.
Bè, alla prossima figone jfsk
p.s. Ho già tutta la storia scritta.
non dovrete aspettare 567483 anni per l'aggiornamento lol
Un bacione.
ana.




 



 
  
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