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Autore: lafilledeEris    25/02/2013    7 recensioni
ATTENZIONE: E' UNA KURTBASTIAN
“Mh…” No, non voleva alzarsi. In quel momento, con quei postumi da incubo, il letto gli sembrava l’unico posto al mondo in cui sarebbe voluto stare.
Finché Rachel non trovo opportuno sollevargli le coperte di scatto e scoprirlo.
“Rise and shine!”**
“Rachel, sappi che ti odio!”
La ragazza si lanciò a peso morto sull’amico, abbracciandolo forte.
In quell’ultimo periodo Hummel si era rivelato poco incline alle dimostrazioni d’affetto e in tutto quel casino di emozioni represse e rimosse, in qualche modo, vi era andato di mezzo anche il rapporto con la sua migliore amica. Lei ormai stava con Brody – Finn sembrava un ricordo abbastanza sbiadito a sentire i rumori che provenivano dalla camera da letto quando il ragazzo restava a dormire e Kurt era quasi sicuro che non si mettessero a spostare i mobili nel cuore della notte –, andava alla NYADA , aveva trovato il suo equilibrio newyorkese, insomma.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brody Weston, Burt Hummel, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

 

 

 

 

Track#3 Who's Laughing Now

Artist: Jessie J.

 

 

 

 

E così voi due vi conoscete?”
Carino e perspicace il ragazzo.
Adam spostava lo sguardo da Kurt a Sebastian e viceversa.
“Ci provava col mio ragazzo” sputò fra i denti Kurt, stampandosi in faccia il suo peggior sorriso forzato.
“Ex ragazzo, a quanto dicono delle voci di corridoio” precisò l'altro.
Kurt strabuzzò gli occhi.
“Ma chi sei, Gossip Girl?*”
Davvero, non riusciva a crederci. Erano mesi che non vedeva Sebastian, non aveva avuto sue notizie – non che fosse interessato ad averle-, eppure lui si era tenuto aggiornato.
Difficile capirne il motivo (davvero, che cosa poteva importare a Sebastian?), l'utilità e pure che l'importanza che poteva dare a quella notizia.
“Vorresti tornare a Lima e provarci con Blaine?” la buttò lì Kurt.
“Vorresti che stessi qui a provarci con te?”
“Ti piacerebbe!” ringhiò Kurt.
“Oh, andiamo. Sono quasi sicuro che non ti dispiacerebbe” ghignò l'altro.
“Non scherzare!”
In tutto quello scambio di battute Adam era rimasto in silenzio ad osservarli. C'era come elettricità nell'aria. Non riusciva a capire se quella di Kurt fosse rabbia trattenuta a stento, ma Sebastian era tutta un'altra storia. Lui con Kurt stava giocando. Stava tirando troppo la corda e non aveva paura di esagerare. Quando una persona si comporta così, o è davvero stupida e quindi non capisce che sta vendendo cara la pelle (perché sì, Kurt si stava davvero alterando); oppure sa bene a cosa va incontro perché sa che la pelle a rischio non è la sua.
Smythe era in bilico, oscillava con perfetta maestria sul quel confine. E il povero Kurt non aveva capito in che guaio si stava cacciando.
“E così adesso alla NYADA accettano proprio tutti”.
Smythe non lo stava squadrando, no. Lo stava facendo a pezzi con la forza del pensiero.
“Dovevo immaginarmi che dietro quella puzza di profumo dozzinale da uomo che pensa di non dover chiedere mai ci fossi tu”. Kurt non voleva dargliela vinta. Non poteva dargli la soddisfazione di lasciargli l'ultima parola.
“A pensarci bene stamattina sentivo puzza di tessuto sintetico che sapeva di sudore di perdente, non capisco cosa ci faccia tu qui”.
Chi potesse vincere quella guerra fatta di lingue affilate e unghie sguainate era difficile da capire.
“Io invece mi chiedevo quando tu decida di andartene”.
“Sì pensavo di tornare in Francia...”
“Io parlavo della savana, Timon! E per la cronaca c'è chi riesce ad ottenere ciò che vuole senza che papà paghi”.**
Senza saperlo Kurt aveva sparato sulla croce rossa. Numero dei feriti: imprecisato.
“Io so qual è la verità”.
“Ti prego illuminami”.
“Tu sei geloso, geloso marcio. Non sei ancora riuscito a capire perché abbia scelto Blaine a te”.
Sebastian appariva tanto sicuro di sé, eppure dentro, beh solo lui sapeva come stesse in realtà.
“Non scherzare, non mi farei mai toccare da te, Vivian***. E a titolo informativo quel biondo ti sbatte un po'.”
“Hummel, non sai fare le battute! E rimane ancora un mistero perché tu sia qui”.
“Perché sono più bravo di te, raggiungo note che tu puoi solo sognare”.
“E' perché sei una donna”.
Solite battute. Soliti discorsi. Ma alle spalle cosa si è lasciato Sebastian?
“Oh, dovresti chiedere a Blaine. Lui può confermarti il contrario”.
Per la prima volta Kurt parlava di Blaine usando il suo nome. E faceva dell'ironia. E sorrideva.
“Voi e il vostro sesso monogamo. Siete tremendamente noiosi.”
“Ti prego raccontami di quanto redditizia ed entusiasmante sia la vita da shampista.”
“Di sicuro molto più della vostra alla Stanlio e Olio****. Ti prego, raccontami quanto è eccitante parlare del sesso degli unicorni”.
“Hai ragione, è più divertente prendere qualche malattia venerea dall'Edward Lewi***** di turno.”
“Non scherzare! Io ci sto attento. Non dovresti parlare a sproposito riguardo a cose che non sai. Non sono uno sprovveduto come qualcuno di mia conoscenza”.
“A differenza tua, io posso fidarmi della persona che viene a letto con me.”
“Ti puoi fidare a tal punto che mentre tu stai preparando le valigie per venire qui, lui stava già riscaldando il letto di un altro.”
Quello non era Dan Humphrey, era Jessica Fletcher con ciuffo gellato.******
“Per me questa conversazione finisce qui. Ti chiedo il favore di evitarmi quando mi vedi in giro per la scuola, considerami invisibile. Io farò lo stesso.”
Per qualche strana ragione, nonostante l'ultima uscita fosse abbastanza di pessimo gusto, Kurt era riuscito a sorridere. Pronunciare il nome del suo ex ragazzo non faceva più male. O meglio ora doleva poteva fa male una ferita che si rimargina. Gli era piaciuto ritrovare un po' del suo passato, in quel battibecco. Sapeva di Lima Bean, sapeva di Glee Club, sapeva di scontri per contendersi Micheal.
Ma era meglio, perché quelli erano i nuovi Kurt e Sebastian. Ad essere onesti, lui sapeva che Smythe non gli sarebbe mai stato lontano, si divertiva troppo a prenderlo in giro. E quel gioco per lui era casa.
Aveva trovato la sua casa nella Grande Mela.
Quell'anno alla NYADA, fra Adam, le mele, Sebastian, Rachel e Brody, sarebbe stato un anno interessante.

 

 

 

 

 

Funny Girls. Les Miserables. Evita. West Side Story.
Tutti musical che hanno segnato la storia. Kurt li amava, li adorava e venerava. Li guardava per ore mentre fuori veniva giù il diluvio universale, e lui si rifugiava sotto la sua coperta in piles a quadretti – la stessa che aveva dall'età di dieci anni -, si preparava la sua tazza di camomilla e si sedeva comodamente sul divano.
Davvero, li amava.
Ma in quel momento avrebbe voluto che qualcuno facesse smettere Rachel di cantare tutto il suo repertorio. In quaranta minuti - sì, questo era il concetto di Rachel di “faccio in fretta” e di “ sono in ritardo devo muovermi” - aveva dato il meglio (e il peggio, sì, decisamente il peggio) di se stessa.
“Rachel Barbra Berry!” sbatté la mano contro la porta, cercando di attirare l'attenzione dell'amica (in quel momento, in un raptus di follia avrebbe potuto metter in dubbio qualsiasi loro eventuale legame).
“Kurt, ho quasi finito!” rispose l'altra come se nulla fosse. Fu forse quella tranquillità a far imbestialire di più il ragazzo.
“Rachel te lo giuro, se non muovi quel tuo culo basso e lo porti fuori dal nostro bagno entro un minuto, giuro che sfondo la porta.”
Kurt Hummel in quel momento stava sbraitando contro una porta. Urlava e diceva parolacce ad una porta. Lui non diceva parolacce e non aveva mai dato segni di squilibrio. Lui era una persona equilibrata, giusta e ragionevole.
Vero?
Per lui in quel momento tutte quelle belle cose potevano andare a farsi benedire. Lui voleva il bagno.
Il suo regno per un bagno!*******
E nonostante avesse la convinzione che avrebbe fatto volentieri a meno di una corona (gli avrebbe abbassato il ciuffo) ed essere la nuova Elisabetta non facesse per lui, lui doveva riuscire ad entrare in bagno.
“Kurt, calmati!”
Calmati, un par di palle!
Oh no, di nuovo parolacce.

Rachel in quel momento riusciva a tirare fuori il peggio dell'amico. Diventava volgare, maleducato e sboccato.
In quel momento Brody si affacciò dalla camera che divideva con la ragazza e si guardava attorno, quasi impaurito.
Ok, ad essere onesti se si fosse visto dall'esterno persino Kurt avrebbe avuto paura di se stesso.
Aveva i capelli tutti spettinati, un colorito pallido e insano, delle occhiaie che sembravano l'ombra che Peter Pan perde prima di conoscere Wendy e ancora il pigiama addosso.
“Kurt” sussurrò Brody. Hummel a sentirsi chiamare in quel modo arrossì vistosamente, irrigidendosi e sgranando gli occhi. “Siamo in orario per andare a lezione” gli sorrise, mentre usciva dalla camera, mostrando il suo fisico. Le cose erano due; o quel ragazzo si trovava molto a suo agio col proprio corpo, oppure non conosceva né pigiami, né tute per stare in casa.
Come pretendeva di tranquillizzarlo così?
“Devi stare tranquillo” riprese.
Santa Ciccone, come faceva a stare calmo?
Brody Weston era la personificazione del male. Carino, simpatico, atletico.
Sull'intelligenza ci si poteva lavorare.
“Piccolo Kurt” gli stampò un bacio fra i capelli mentre gli teneva il viso fra le mani.
No, ok. Era meglio farlo stare zitto. Nessuno è perfetto. Anche se hai la carrozzeria di una Porsche.
Nel frattempo Rachel non era ancora uscita dal bagno. Kurt buttò un ultimo sguardo affranto alle sue spalle, sospirando rassegnato.
“Provo a parlarci” tentò Brody. L'altro fece spallucce. Quello per lui significava due cose: o la sua coinquilina si sarebbe trattenuta molto di più in bagno (in quel momento Kurt si maledì per non aver mai badato a quanto tempo ci impiegasse Brody, e subito si mandò mentalmente a quel paese da solo), oppure realmente quell'omone in mutande era la soluzione ai suoi problemi.
Quando lo vide aprire dietro la porta pregò tutti i santi -Madonna, Santa Gaga, Louis Vuitton - affinché l'aiutassero.
Quando dopo poco li vide entrambi uscire dal bagno, tirò un sospiro di sollievo.
Anche se temeva ancora di vedere come Rachel avesse lasciato il bagno. Non era proprio ordinata...
“Ehm...” tentò Kurt, schiarendosi la voce.
“Kurt, ora il bagno è libero. Contento?” lo prese in giro Rachel mentre se ne stava attaccata al suo nuovo ragazzo come una donna disperata alle sue Donna Karan l'ultimo giorno di saldi.
Questo fece salire il sangue al cervello, nonostante fosse riuscito a fatica (Brody che ti bacia, anche se in maniera innocente, di sicuro non ti aiuta a rilassarti), quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
“Ascoltami bene, Berry!” partì a passo di carica verso l'altra “Non osare prendermi più per il culo!” Parolacce. Di nuovo. “Ogni mattina è sempre la solita storia. Tu che occupi il bagno per un tempo indefinito, finisci l'acqua calda, ti lavi i capelli e lasci le tue extension sul piatto della doccia. Davvero, non ti sopporto più.”
“Kurt!”
“Kurt, un cazzo! Questa convivenza sta diventando un Inferno da quando hai vinto allo showcase d'inverno. Ho cercato di passarci sopra anche perché poi sono entrato pure io alla NYADA e capisco l'impegno che ci metti, ma davvero, basta.”
“Kurt, tu sei geloso ma...” provò Rachel.
Il ragazzo a quelle parole sgranò gli occhi. Stentava a crederci. Lui. Geloso.
“Io non sono geloso di te! Io sono più bravo di te!”
“Kurt!” Rachel non si aspettava una reazione simile.
“Vuoi sapere perché sono più bravo di te? Perché ai tempi di Defying Gravity ti feci vincere.”
Boom.
Una bomba avrebbe fatto meno danni, meno vittime e avrebbe sparso meno sangue.
“Non può essere vero” sussurrò Rachel con filo di voce. “Non puoi averlo fatto veramente.”
“L'ho fatto. Ma non per te, per mio padre. Avevo pensato che per lui sarebbe stato troppo da affrontare e per me ha già fatto tanto. Perché sì, cara la mia Rachel, al contrario di come la pensi tu, il mondo non gira attorno a te. Sorpresa! Prendi appunti.”
Gli occhi di Rachel si inumidirono e divennero più scuri.
“Ma io, io ho costruito tutta la mia carriera su quell'esibizione. Ho iniziato a credere in me, grazie a quell'esibizione!”
Quell'appartamento divenne ad un tratto troppo stretto per quella valle di lacrime.
“Benvenuta nella realtà, dove non tutto il mondo è come lo vorresti” dichiarò lapidario Kurt, mentre la guardava ancora furente. Non riusciva a dispiacersi per tutto quello. Non poteva.
La sua amica sapeva essere buona, gentile e disponibile. Ma era pur sempre Rachel Berry. Quella che viveva nel suo mondo, in cui tutti indossavano maglioni con gli animali e avevano un naso che faceva apparire il suo alla francese. A sua immagine e somiglianza. Ma purtroppo bisogna scendere dal proprio piedistallo ogni tanto.
Delle volte il compito spetta proprio a chi non lo dovrebbe mai fare.
Gli amici rimangono tali anche in situazioni come questa?
“Ragazzi! Io ho la soluzione ai vostri problemi!”
Gli altri due si girarono guardandolo con sguardi interrogativi. Rachel tirò su col naso facendogli cenno di continuare, Kurt fece una specie di grugnito gesticolando con le mani buttate al cielo, ormai fuori controllo.
“Delirio di Mezzanotte!” spiegò.
“Ti prego, non essere troppo chiaro!” farfugliò Kurt, buttandosi a peso morto sul divano, mentre Rachel si rannicchiava sul tappeto.
“Due volte l'anno uno studente ne sfida un altro. La sfida rimane segreta al corpo insegnanti, intanto gli studenti decretano chi è il vincitore e chi il perdente. Quest'ultimo verrà tacciato di ignominia per il resto dell'anno, non potrà più girare tranquillamente per la scuola.”
Kurt a quelle parole si drizzò in piedi – un po' per l'idea della sfida, un po' per aver sentito Brody usare parole come quelle (non credeva potessero essere comprese nel suo dizionario) - Rachel era scattata sull'attenti.
Hummel si girò verso Rachel, la guardava come un gatto osserva la sua pallina di lana preferita.
Nessuno poteva presagire le cose che di lì a poco sarebbero accadute.
“Rachel, ti sfido al Delirio di Mezzanotte”.
Persino il ritardo di quella mattina passò in secondo piano.
Povera piccola Rachel Berry. Sarebbe diventata il sollazzo di una sera per Kurt Hummel.

 

 

 

 

Quest'anno il Delirio di Mezzanotte è stato vinto da....”
Il minuto di silenzio più lungo nella storia della NYADA. Tutti pendevano dalle labbra di Brody, a cui spettava dichiarare il vincitore.
Kurt però sapeva come sarebbe andata a finire. Ne aveva la certezza. Aveva cantato come poche volte in vita sua. Sì, questo non gli faceva onore. Era solo una gara fra studenti, eppure lui voleva vincerla. Per una volta voleva potersi vantare di una sua vittoria. Voleva sentire come suonasse la sua voce quando veniva acclamata. Che rumore facesse il suo nome gridato da un coro.
“Kurt Hummel!”
In quel momento si sentì felice. In quell'istante c'era solo lui che si sentiva realizzato. Sorrideva come non succedeva da mesi, come non credeva più di essere capace. Come non faceva più da mesi. Forse avrebbe dovuto essere triste per l'espressione abbattuta di Rachel, che cercava conforto fra le braccia del suo Ken misogino, sarebbe dovuto andare da lei ed abbracciarla come succedeva da quattro anni a quella parte. Eppure sapeva che non sarebbe stato onesto.
Per una volta voleva essere egoista e pensare a se stesso.
Quando tutti stavano uscendo dalla stanza in cui si erano radunati, successe qualcosa però.
“Aspettate un attimo!”
Una voce, dal fondo della sala, attirò l'attenzione di tutti i presenti.
“Voglio sfidare Hummel!”
Sebastian. Come nel peggiore degli incubi.
“Ma...” iniziò Brody.
“Poche storie Weston, so che si può fare. Mi sono informato, il vincitore del Delirio può essere sfidato la stessa notte”.
E Kurt scoprì che non si voleva tirare indietro. Non voleva chinare la testa e tirarsene fuori come un codardo. Si sentiva infervorato e, per una volta, pieno di sé. E Dio, era una sensazione stranissima.
“Io ci sto” disse posizionandosi davanti al suo avversario.
“Che canzone hai scelto?” s'informò Brody.
“Suspicious Mind, di...”
“Elvis” concluse Kurt per lui.
“Bene, allora signori sistematevi” disse Brody indicando ai due sfidanti le loro posizioni. “Una strofa a testa. Vince chi riceve più applausi silenziosi. Comincia Sebastian in quanto ha sfidato Kurt.” Detto questo fece partire la base.

We’re caught in a trap
I can’t walk out
Because I love you too much baby

Why can’t you see
What you’re doing to me
When you don’t believe a word I say?

Sebastian era a suo agio con la canzone. La conosceva, era sua. L'aveva fatta sua. Plasmata su di lui. Era sicuro e non traspariva alcuna esitazione. Non era uno scimmiottare o ridicolizzare il suo.
Era fare il Re a modo suo.
Ma Kurt aveva il tempo di temere tutto questo? Purtroppo no. Poteva solo buttarsi.

We can’t go on together
With suspicious minds
And we can’t build our dreams
On suspicious minds

So, if an old friend I know
Drops by to say hello
Would I still see suspicion in your eyes?

E la prima parte era andata. Eppure in cuor suo Hummel sapeva di aver vacillato. Non aveva per nulla sentito il pezzo. Forse doveva iniziare ad avere paura di se stesso?

Here we go again
Asking where I’ve been
You can’t see these tears are real
I’m crying

We can’t go on together
With suspicious minds
And we can’t build our dreams
On suspicious minds

Fu allora che Kurt iniziò a crollare internamente. Sebastian su quel pezzo era più bravo di lui, che non era mai stato in grado di capire Elvis e quindi di cantarlo. Ci sono delle volte in cui le nostre certezze vacillano. Come una nota stonata quand'è troppo alta e non riusciamo a raggiungerla. O quando è troppo bassa.
Il morale di Kurt era più basso di quella nota.

Oh, let our love survive
Or dry the tears from your eyes
Let’s don’t let a good thing die

When honey, you know
I’ve never lied to you
Mmm yeah, yeah

Ma Kurt non volle mollare e cantò. E quel buio – il salto non era ancora finito – lo inghiottiva, ma non gli faceva toccare il fondo.

We’re caught in a trap
I can’t walk out
Because I love you too much baby

Why can’t you see
What you’re doing to me
When you don’t believe a word I say?

Con l'ultima strofa Sebastian aveva dominato nettamente la situazione. E Kurt dovette prenderne atto.
“Signore e signori...”
Kurt in cuor suo ammise la sconfitta ancor prima di aver saputo il risultato. Sebastian lo aveva battuto. Non c'era stata storia, aveva scelto un pezzo che potesse metterlo in difficoltà.
“...Abbiamo un nuovo vincitore, Sebastian Smythe!”
Appunto. L'illusione è una grande stronza, pensò Kurt, ma tanto di cappello al suo avversario.
Si avvicinò a congratularsi con lui – ok, non lo aveva fatto con Rachel, ma mica lui si era comportato da matto come lei! - e gli tese la mano.
“Sei stato bravo” disse Kurt, guardandolo dritto negli occhi.
“Lo so, Elvis mi viene particolarmente bene”.
Modesto.
“Sei stato davvero bravo, ammetto di esserci rimasto un po' male, ma essendo oggettivo sì, posso dire che non sei proprio da buttare come Elvis” ammise Kurt.
“E non hai ancora visto il mio movimento di bacino!” Bas gli fece l'occhiolino.
“E non ci tengo a vederlo” affermò uno schifato Kurt davanti a quell'affermazione. “Perché pensi sempre al sesso?”
“Chi ha parlato di sesso?” fece finta di nulla l'altro.
“Smythe, non osare insultare la mia intelligenza.”
“Non ci proverei mai!” gli sorrise beffardo.
“Ora devo andare, Rachel e Brody mi staranno aspettando per tornare a casa. Ci si vede, Sebastian!”
“Un'ultima cosa” lo bloccò quest'ultimo e Kurt non capì cosa lo avesse spinto a trattenerlo ancora.
“CSI” disse sorridendo, Kurt fece un'espressione interrogativa in viso. “Stamattina mi hai detto che sembro Gossip Girl, ma io preferisco CSI.********”
Per qualche strana ragione Kurt non poté non scoppiare a ridere.

 

 

 

 

Quando tornò a casa Kurt dovette affrontare ben altri problemi, capì che doveva parlare con Rachel così si recò in camera sua.
“E' permesso?” si affacciò in camera della ragazza che lo guardò appena e poi tornò con la testa sul cuscino.
“Ok, non c'è bisogno che parli, basta che ascolti. So come ti sei sentita dopo che ti ho sconfitta al Delirio. Perché ho provato la stessa cosa dopo che mi ha battuto Sebastian. Entrambi abbiamo avuto l'illusione di essere arrivati, che quello fosse il massimo. Lascia che ti dica quello che ho capito io oggi. Noi non dobbiamo avere limiti, perché sono questi che fanno di noi delle persone orribili. Ci fanno sentire pieni di noi, tronfi e saccenti. Se invece prendessimo tutto ciò che ci arriva come un sfida continua non avremmo mai limiti, anzi saremo spronati a fare sempre di più. Io ti voglio bene e so che tu sei meglio di così. Quindi, ti prego, ti supplico, prova a dare il meglio di te in ciò che davvero conta, giuro che io ti starò accanto.”
A quelle parole Rachel si alzò.
“Anche io ti voglio bene. So di essere stata intrattabile ultimamente.”
“Puoi dirlo forte!” la ragazza lo pizzicò.
“Ahio!” protestò lui.
“Te lo meriti!” esclamò ridendo la Berry.
Ad un tratto bussarono alla porta. Andarono insieme ad aprire e si trovarono davanti...
“Sebastian?”
“Avete un posto in più?”
Il loft di casa HummelBerryWeston inizia davvero a farsi troppo piccolo. Ci sarà ancora spazio per aggiungere un nome al campanello?

 

 

*Sì, la citazione a un telefilm che amavo ( e che ho mollato a metà) andava fatta.

** Ennesima citazione dal Re Leone. Se non si fosse capito AMO quel cartone.

*** Vivian è il nome del personaggio impersonato da Julia Roberts in “Pretty Woman”

**** Da piccola i film di Stanlio e Olio mi facevano morire dal ridere. Mi ricordano i miei pomeriggi con mio padre.

***** Edward è il personaggio maschile che Richard Gere interpreta in “Pretty Woman”

****** “La signora in giallo”. Gran donna a mio parere, uno dei personaggi più belli nella storia dei libri/telefilm gialli.

******* “Il mio regno per cavallo” è la citazione originale, presa dal “Riccardo III” di Shakespeare.

********Immagino Sebastian che fa grandi maratone di Csi, non so perché.

********Nessuno poteva presagire le cose che di lì a poco sarebbero accadute. (la citazione potteriana è di rigore)

 

 

I'm here.

Sono le 10:04 del mattino. Sono reduce dallo studio e dalle votazioni, ma sentivo il bisogno di aggiornare. Volevo far entrare in scena Sebastian, perché non vedevo l'ora di entrare nel vivo. Sto amando questa storia. LA AMO. Mi sto divertendo come poche volte in vita mia a scrivere. Non vi dico a che livelli di pazzi io sia arrivata mentre scrivevo. Ho riso come una disperata durante il battibecco iniziale.

Passiamo alla canzone del Delirio. Lo so, non ha senso passare da Jessie J a Elvis, però non riesco a non amarli. Per chi volesse questa è la canzone originale. Non c'è storia. Però boh, mi piaceva l'idea di questo stacco. E poi ho questa immagine di Sebastian che canta Elvis, che a parer mio è una delle cose più sexy che esistano.

Detto questo, se si va ditemi che ne pensate.

   
 
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