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Autore: LawrenceTwosomeTime    25/02/2013    1 recensioni
Un po' di tempo fa scrissi un romanzo breve intitolato "Le mie vacanze al mare": parlava di sole, di mare e di speranza, anche se a una prima occhiata non sembrava. DreamNini - che sottoscrivo, da molto tempo legge i miei lavori con infinita pazienza e sincero interesse - mi suggerì di realizzare una sua versione speculare. Ora, non ho scritto un altro romanzo breve, perché la portata della storia che intendevo realizzare non era così ampia: si tratta di un racconto di medie dimensioni, suddiviso in tre microcapitoli, e parla del freddo, della disperazione e delle mie personalissime turbe (perciò siete avvertiti). Il tema dell'incubo "reale" alla maniera di Kafka (non che voglia fare paragoni!) ritorna in molte delle mie produzioni, e questa è una delle tante; solo, è forse la più personale e la più nostalgica. Si, ho nostalgia delle mie paure infantili. Detto questo, beh, mi sa che è più lunga la descrizione della storia in sé. Un grazie a DreamNini.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il freddo non ha mai rappresentato un deterrente per i trevigiani.
La neve è un fenomeno di carattere prettamente decorativo, malgrado ne basti un singolo fiocco per allertare la giunta comunale, che a sua volta scomoda la protezione civile.

Per quanto mi riguarda, io adoro la neve. Adoro un po’ meno non avere i vestiti adatti per godermela appieno, e tantomeno un ombrello in condizioni decenti, ma è roba di poco conto.
L’Hagakure, il libro del samurai, dice pressappoco che, una volta conosciuta la natura di un fenomeno – e l’inevitabile epilogo a cui ci condurrà quel fenomeno – è inutile agitarsi e sprecare energie per evitare che la sua forza ci travolga; molto meglio accettarlo fin da subito, essere preparati spiritualmente. In questo modo è possibile concentrarsi su ciò che conta davvero.
Il che non mi impedisce di bestemmiare a ogni cristallo gelato che mi pungola il collo, o di scrollarmi di dosso la patina di ghiaccio che si insinua nella mia giacca una volta ogni due passi, tarantolato style. Quando arrivo a casa sono fradicio, e tuttavia non me ne raccapezzo.
Sono sempre stato bravo nell’individuare i buoni consigli. Il mio problema è che tendo a non seguirli.

  
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