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Autore: ArmoniaDiVento    25/02/2013    2 recensioni
Petunia Dursley non si sentiva a suo agio.
Una parte di lei non poteva ancora credere di trovarsi davvero lì, in un covo gigantesco di maghi e streghe, a rappresentanza di una delle poche –forse l’unica- famiglie Babbane tra gli invitati.
Eppure erano lì...
Non era poi così male. Certo, alcuni degli invitati erano vestiti in modo davvero orripilante –mio Dio, ma come va in giro conciata certa gente? A un matrimonio, poi!- mentre altri avevano parlato di cose che lei non aveva capito, nomi strani come Pluffa e Zellini, nomi che d’altro canto aveva già sentito, molti anni prima, ma della cui natura non si era mai data pena di indagare.
Tutto sommato, nessuno aveva badato molto a loro tre.
Beh... Quasi nessuno.
crack pairing: Arthur/Petunia
[Seconda classificata al contest "Ossessione per il crack. La sfida nella sfida" organizzato da Mitsuki91 e RisaSlytherin sul forum di EFP]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Arthur Weasley, Dudley Dursley, Molly Weasley, Petunia Dursley, Vernon Dursley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Titolo della storia: Petunia
Coppia: Arthur/Petunia
Rating: verde
Genere: commedia, fluff
Avvertimenti: -
Introduzione: Petunia Dursley non si sentiva a suo agio.
Una parte di lei non poteva ancora credere di trovarsi davvero lì, in un covo gigantesco di maghi e streghe, a rappresentanza di una delle poche –forse l’unica- famiglie Babbane tra gli invitati.
Eppure erano lì...
Non era poi così male. Certo, alcuni degli invitati erano vestiti in modo davvero orripilantemio Dio, ma come va in giro conciata certa gente? A un matrimonio, poi!- mentre altri avevano parlato di cose che lei non aveva capito, nomi strani come Pluffa e Zellini, nomi che d’altro canto aveva già sentito, molti anni prima, ma della cui natura non si era mai data pena di indagare.
Tutto sommato, nessuno aveva badato molto a loro tre.
Beh...Quasi nessuno.

NdA: questo è un esperimento nato per caso, per la voglia di provare a scrivere qualcosa di nuovo, sfidare me stessa insomma, indagare personaggi secondari e sperimentare una crack pairing che forse nemmeno esiste: ebbene sì, Petunia e Arthur! Ecco cosa la mia povera mente impazzita ha partorito..:) mi sono divertita un sacco a scrivere di loro, due personaggi secondari che adoro, anche se in modo diverso. Buona lettura!
 
 
 
 
 

 
PETUNIA.

 





 
La cerimonia si era appena conclusa.
Accalorati ma sorridenti, gli invitati si accingevano a dedicarsi al tanto meritato e agognato sollazzo: il vasto giardino inglese che era stato adibito a location per il matrimonio dell’anno nel Mondo Magico era una vista spettacolare.
Gruppi di sedie, tavoli e panche erano stati sapientemente disposti in ampie zone verdeggianti, interrotte qua e là dallo scorrere di un morbido ruscello o dall’espandersi delle legnose radici delle querce secolari; aiuole adorne di fiori variopinti coloravano il prato, mentre lo zampillio delle fontane ricreava un suono argenteo tutto intorno; camerieri in lacchè si davano da fare in modo gentile, ordinato e puntuale, versando vino, sorridendo, porgendo tartine tutt’intorno agli ospiti; e proprio in centro, su un palco ovale rialzato, un quartetto di archi intratteneva gli invitati con suoni dolci e melodiosi, accompagnando le chiacchiere, le risate, i commenti e i pianti emozionati.
E poi c’erano loro. Gli sposi. Erano splendidi.
Lui impeccabile e oltremodo elegante nel suo abito nero, sempre composto ma allo stesso tempo a suo agio, dispensava sorrisi e buone parole in ogni dove; lei, raggiante e radiosa nel semplice abito bianco con delle venature rosse, che le avvolgeva morbidamente i fianchi per scendere in un accennato strascico fino a terra, i capelli rosso fuoco raccolti in un’elaborata acconciatura e gli occhi luminosi.
Erano davvero felici. Harry Potter e Ginevra Weasley avevano coronato il loro sogno.
 
Petunia Dursley non si sentiva a suo agio.
Una parte di lei non poteva ancora credere di trovarsi davvero lì, in un covo gigantesco di maghi e streghe, a rappresentanza di una delle poche –forse l’unica- famiglia Babbana tra gli invitati.
Babbani. Così li chiamavano. Quel nome non le era mai piaciuto. Forse perché le era sempre suonato come babbei. Ma soprattutto le ricordava lei. Sua sorella. La migliore, la strega, l’orgoglio della famiglia...
Eppure era lì.
Onestamente non se l’era sentita di dire di no a suo nipote; non dopo quello che era successo nel Mondo Magico e non solo. La Guerra era finita, ed era stato anche grazie a Harry se, dopotutto, la sua famiglia aveva potuto rifugiarsi al sicuro e uscire indenne da quel periodo terribile.
E poi c’era Dudley. Sembrava così cambiato; più maturo, in effetti.
“Mamma, non possiamo mancare, Harry si sposa, è un giorno importante...”le aveva detto fissandola negli occhi, convinto. “E poi ci sarà un sacco di ottimo cibo al banchetto!” ...beh, in definitiva non era poi cambiato molto.
Suo marito aveva stranamente taciuto. Aveva preferito lasciare a lei la decisione.
Petunia era molto dubbiosa; soprattutto la preoccupava la location (“E se si sposassero in qualche strano castello abbandonato o  in un posto sperduto su un isolotto? Come ci arriveremo noi, fin lì?”). Ma quando venne a sapere che l’enorme giardino dove la cerimonia si sarebbe svolta si trovava poco fuori Londra, in una zona a suo dire tranquilla, e che Harry si era assicurato che sarebbero potuti arrivare tranquillamente con la macchina, in modo del tutto normale, non riuscì a trovare altre scuse.
 
E così erano andati.
Non era stato poi così male. Certo, alcuni degli invitati erano vestiti in modo davvero orripilantemio Dio, ma come va in giro conciata certa gente? A un matrimonio, poi!- mentre altri avevano parlato di cose che lei non aveva capito, nomi strani come Pluffa e Zellini, nomi che d’altro canto aveva già sentito, molti anni prima, ma della cui natura non si era mai data pena di indagare.
Tutto sommato, nessuno aveva badato molto a loro tre.
Durante la cerimonia si erano seduti in una delle file laterali, Dudley in mezzo ai genitori; e ora che il banchetto era iniziato, si erano accaparrati un tavolino all’ombra, vicino a una fontanella, e Petunia sospettava che lì sarebbero rimasti, anche perché non conoscevano nessuno.
Beh...Quasi nessuno.

 
-E così... siamo una grande famiglia ora!
Eccoli, come no. I rossi.
Quei mezzi pazzi che incontravano sempre a King’s Cross. I genitori della sposa! Si erano avvicinati al loro tavolo, l’uomo con gli occhiali cerchiati di corno e la vociante e radiosa moglie, sorridendo loro, raggianti.
Vernon fece un grugnito, imbarazzato e leggermente arrossito sotto i suoi baffoni da tricheco; Petunia strinse le labbra sottili in un sorriso stiracchiato. L’unico a rispondere fu Dudley, la bocca mezza piena di tartina al salmone:
-Ià. Ella hesta, fìfì.
-Ehm... come caro?- si rivolse a lui la donna.
Dudley fece uno sforzo enorme per mandare giù il boccone, poi esclamò:
-Una bella festa!
-Oh sì, bellissima invero, caro... ehm... perdonami, ho dimenticato il tuo nome...- gli rispose Arthur.
-Dudley- mugugnò in fretta lui.
-Giusto, Dudley, che sbadato! Il suo nome invece me lo ricordo benissimo. È il nome di una pianta, non è così?- l’uomo con gli occhiali cerchiati di corno sorrideva.
Petunia Dursley rimase per un attimo interdetta.
-Petunia- pronunciò dolcemente lui.
Vernon strabuzzava gli occhi ripetutamente, Molly sembrava stupita del fatto che suo marito ricordasse il nome della zia di Harry e non quello del cugino; Dudley era troppo occupato a procurarsi delle nuove tartine farcite.
Ma Petunia era sbiancata.
Quell’uomo che aveva incontrato ogni anno, come se fosse una ritualità, in una stazione ferroviaria; quell’uomo che una volta era persino piombato in casa sua attraverso il camino murato e l’aveva fatto esplodere, distruggendole il salotto; quell’uomo dai capelli rossi e gli occhiali cerchiati di corno che aveva sempre guardato come si guarda una cosa disgustosa e anche un po’ penosa, si ricordava il suo nome e ora le sorrideva, gentile.
Rimase impietrita per molti secondi, senza ancora proferire parola, quando l’imbarazzante silenzio fu interrotto dal fotografo che veniva a recuperare i genitori della sposa.
-Arthur, caro, è meglio se ci muoviamo! A dopo, allora!- li salutò Molly con la mano.
Arthur rimase a guardare ancora negli occhi quella strana donna dal naso aquilino e dagli occhi pungenti, poi con un altro sorriso e un cenno della mano seguì la moglie su per il prato.
 
 

 
-E allora lo usate proprio molto spesso, questo feletono?
-Telefono, si dice telefono, per l’amor del cielo!
-Ah... giusto, giusto....
Una risata cristallina riempì la calda aria della sera; la risata di una donna che si stava davvero divertendo.
Petunia Dursley si stava divertendo al matrimonio di un mago.
Il fatto che il mago in questione fosse suo nipote, non apportava alcun miglioramento alla situazione, anzi.
Eppure Petunia Dursley, complici una mezza dozzina di bicchieri di champagne stracolmi, aveva proprio l’aria sbarazzina di una donna intenta ad ascoltare divertita le simpatiche battute di un avvenente uomo.
Avvenente? Era davvero un aggettivo che si poteva accostare ad Arthur Weasley, avvenente?
Decise che non aveva voglia di decidere se fosse appropriato o meno. Per una volta, la rigida, severa, impalata Petunia Dursley si era concessa di prendersi qualche libertà.
Aveva quasi dimenticato l’ebbrezza di fare quattro chiacchiere genuine e sincere con un uomo che non fosse suo marito o uno dei suoi noiosissimi clienti della ditta. O forse non l’aveva mai conosciuta, quell’ebbrezza. Quella sensazione di sentirsi un po’ più donna e un po’ meno generale, di sorridere un po’ più apertamente e non per nascondere una smorfia di disapprovazione, di bere quel bicchiere di vino in più e pensare liberamente, senza la paura del giudizio della vicina di casa in perenne agguato.
-E mi dica un po’... qual è la sua funzione principale? A parte quelle di feletonare, ovviamente.
La donna scoppiò a ridere sonoramente, ancora una volta.
Erano seduti allo stesso tavolino di prima.
Solo che ora iniziava a calare il crepuscolo, il cielo si era tinto di un acceso rosso fuoco dalle sfumature violette, per fondersi nel blu, preludio di un’incantevole serata estiva.
Suo marito era impegnato in una conversazione con alcuni uomini vestiti in modo elegante ma non particolarmente appariscente; pareva se la intendessero parecchio. Dudley invece aveva raggiunto gli ex compagni di scuola di Harry e si era unito al loro tavolo, dapprima imbarazzato, poi incoraggiato dal cugino che, con un’espressione di felicità sempiterna sul viso, in quel giorno speciale probabilmente avrebbe dispensato amore anche al suo peggior nemico.
E lei era rimasta lì, al tavolino, a bere champagne e a pensare al passato.
Non ricordava nemmeno più l’esatto momento in cui l’uomo si era seduto accanto a lei, porgendole dell’altro vino e iniziando a parlare in modo vivace e concitato di elettrodomestici ed altri oggetti di uso comune, riuscendo a storpiare ogni singolo nome, e dimostrandosi intimamente interessato a dettagli tecnici come le modalità di spegnimento automatico della latavrice o i tre livelli di velocità del trullafore.
-Beh...- cercò di riprendersi la donna, smettendo per un attimo di ridere- immagino che la funzione principale di un telefono sia quella di comunicare. Si possono mandare anche dei messaggi...
-Messaggi?- gli occhi di Arthur si illuminarono di febbrile curiosità. –Intende dire... lettere?-
-Oh no, non lettere, quelle ormai non le manda più nessuno!- ridacchiò forte lei. -Guardi, ad esempio: ora scrivo un messaggino a Dudley. “Ti stai divertendo?” Ecco, inviato. Tra poco il telefono suonerà e sarà il messaggio di risposta di Dudley.
Infatti, pochi secondi dopo, il cellulare nelle mani di Petunia trillò e comparve una piccola busta sul display.
-Ecco, guardi, prema qui...
Arthur ascoltava estasiato l’improvvisata lezione di Tecnologie Babbane (-Dovrò scriverci un libro, prima o poi: “Diavolerie Babbane – o di Come i Nostri Amici Non Magici Sopravvivano Senza Bacchetta”, sarà un best-seller!-), osservava rapito quelle abili unghie perfettamente smaltate muoversi su quei minuscoli tastini, e gettò un gridolino eccitato quando, con il premere del suo polpastrello, la busta sul display si aprì rivelando il contenuto del messaggio: “Perché invece di mandarmi messaggi non vieni qui a chiedermelo? Probabilmente ti stai divertendo anche tu...”
Nel leggere quelle parole, Petunia arrossì leggermente e si affrettò ad eliminare il messaggio, per poi riporre nuovamente il cellulare nella borsetta.
-Ecco, ha visto? Ora ha scoperto il funzionamento dei messaggini- aggiunse frettolosamente.
-Perché l’ha ritirato così bruscamente?- le domandò lui con un sorrisetto, prendendola in contropiede.
-Beh, io non...
-Purtroppo per lei ho letto ciò che c’era scritto, mi dispiace. Ci teneva così tanto a nascondermi il fatto che si sta divertendo a parlare con me?- aggiunse lui a bruciapelo.
Per la seconda volta in quella giornata, Petunia rimase senza parole.
Abbassò il capo, mentre un’altra leggera sfumatura rossiccia si impadroniva delle sue guance pallide.
Arthur ghignò.
-Su, su, era una battuta!
Ma alla memoria di Petunia si era affacciata una domanda che, se non avesse avuto tanto alcool in corpo, probabilmente non avrebbe affatto avuto il coraggio di fare.
-Come faceva a ricordare il mio nome?
Fu il turno di Arthur di essere stupito. Spalancò leggermente gli occhi, poi sorrise.
-Me lo disse Silente, una volta- sussurrò.
Petunia alzò lo sguardo su di lui, curiosa.
-Quando venimmo a sapere che Harry... beh, era sopravvissuto al Signore Oscuro, pur essendo nient’altro che un neonato, tutto il Mondo Magico fu sconvolto e insieme colpito dalla notizia.
Lei lo fissava, invitandolo con lo sguardo a continuare.
-Tutti si chiesero che fine avesse fatto il piccolo Harry. Chi si sarebbe preso cura di lui? Chi l’avrebbe cresciuto? E così, durante una riunione, chiesi a Silente questa informazione. Io credevo infatti che Harry non avesse altri parenti al mondo, ma mi sbagliavo. Lui mi rispose che sarebbe stato affidato alla sorella di Lily, Petunia.
Ancora una volta pronunciò il suo nome con una dolcezza incredibile.
Poi alzò lo sguardo su di lei.
-Quel nome mi aveva colpito. Probabilmente perché mi rimandava alla mia infanzia; possiedo infatti un vivido ricordo di mia nonna e del suo davanzale ingombro di quelle meravigliose piante... di petunie.
Arthur continuava a sussurrare quella storia, guardando gli occhi mori di quella donna che non conosceva, ma che sentiva improvvisamente così vicina.
-Così associai il nome al ricordo, e... non se n’è mai andato.
L’uomo fece una piccola pausa, e un piccolo sorriso si aprì sulle sue labbra, prima di continuare.
-E nonostante i nostri precedenti incontri non siano stati dei più allegri e gioviali, Petunia, beh sono... contento che almeno ora, in questa occasione così lieta, abbiamo avuto modo di conoscerci meglio.
-Io non la conosco meglio...- balbettò lei di rimando.
-Io sì.
E così dicendo le afferrò la mano e la strinse a lungo, accarezzandole il dorso, mentre gli occhi di lei luccicavano per l’emozione e per la sorpresa.
-E posso ammettere con dignità di coscienza che la vorrei come consulente speciale nonché come correttrice di bozze del mio futuro libro! Perché lo scriverò, sa? Oh, sì, che lo scriverò...
Il viso emozionato di Petunia si aprì ancora una volta in un sorriso. Poi lui le lasciò la mano e lei parve avvertire il freddo causato dalla mancanza della sua pelle calda contro il suo palmo.
Arthur si alzò dal tavolino, sempre fissandola con un sorriso gentile; poi lentamente si voltò, e s’incamminò verso il tavolo più grande, dove sedeva tutta la famiglia Weasley.
E guardandolo andare via, guardando la scia di gentilezza e sorrisi che lasciava dietro di sé, Petunia si sentì improvvisamente piena, improvvisamente consapevole, gioiosa, serena, e seppe che sì, ne era valsa la pena, avevano fatto bene a venire, dopotutto.
 








Giudizio di Mitsuki91:
Seconda classificata: “Petunia” di ArmoniaDiVento


Originalità della coppia 4/5
Arthur/Petunia
Giudicato da Risa: Hai scelto una coppia crack, ma la mia valutazione non è completa perché, a mio parere, manca quell’elemento di distanza che avrebbe reso tutto più interessante. Alla fine, Arthur Weasley è interessato, quasi ossessionato, dal mondo dei babbani.

Grammatica, lessico, sintassi 17,60/20
“… una delle poche –forse l’unica- famiglia Babbana tra gli invitati”
Ci sono due errori. Il primo sono i trattini: devono essere entrambi lunghi e deve esserci lo spazio da tutti e due i lati. [- 0,05]
L’altra è la concordanza: se sono pochE, allora sono famigliE (BabbanE). Questo perché non puoi cambiare la concordanza in base a ciò che hai scritto nell’inciso: sarebbe come cambiarla seguendo una parentesi aperta e chiusa. [- 0,05]
“file laterali, Dudley in mezzo ai genitori; e ora che”
La “e” dopo il punto e virgola non va. Te ne ho salvata una prima, perché aveva una sua logica, ma questa non funziona: sarebbe stato meglio mettere una virgola e basta, con al seguito la “e”, perché, nonostante non si usi quasi mai neanche così, la frase “Dudley in mezzo ai genitori” sarebbe diventato un inciso, giustificando in questo modo la congiunzione. [- 0.05]
““Mamma, non possiamo mancare, Harry si sposa, è un giorno importante...””
“-E così... siamo una grande famiglia ora!”
Ora mi spieghi una cosa. Perché cambiare la punteggiatura per introdurre il discorso diretto? Oltretutto, il secondo modo è sbagliato, nel senso che ci vanno i trattini lunghi. Direi che devo levarti due punti malus: uno per il cambio (che non è ammissibile per nessuna ragione) e uno per i trattini sbagliati (altrimenti dovrei penalizzarti troppo, se li prendo singolarmente). [- 2]
“Vernon strabuzzava gli occhi ripetutamente, Molly sembrava stupita del fatto che suo marito ricordasse il nome della zia di Harry e non quello del cugino”
Ci sono dei problemi con i tempi verbali. Dovresti mettere “strabuzzò” e “sembrò”. [- 0,05]
“Il fatto che il mago in questione fosse suo nipote, non apportava alcun miglioramento alla situazione”
La virgola è di troppo. Dividi due parti della frase che dovrebbero stare insieme. [- 0,05]
“Arthur ascoltava estasiato l’improvvisata lezione di Tecnologie Babbane […], osservava rapito quelle abili unghie perfettamente smaltate muoversi su quei minuscoli tastini, e gettò un gridolino eccitato”
La virgola prima della “e” non ci va. Avresti potuto tenerla modificando l’”osservava” con “osservando”: in quel modo la frase sarebbe diventata un inciso. [- 0,05]
Inoltre mi lascia un po’ perplessa quel “gettò un gridolino”: da quando i gridi si gettano? Credo che sia un’espressione dialettale, se così vogliamo dire… [- 0,05]
“poi lentamente si voltò, e s’incamminò verso il tavolo più grande”
Sempre la virgola assieme alla “e”. In questo caso è sbagliata, bisognerebbe cercare di sistemare la frase. [- 0,05]

Stile 1,8/2
“lo zampillio delle fontane ricreava un suono argenteo”
Uhm, sono perplessa. Come fa lo zampillio ad essere un suono? E come fa il suono ad essere argenteo? Lo so, sono pignola. In genere non mi piacciono le metafore troppo strane, o che cercano di tendere all’aulico. Vedi, io provengo da una lunga tradizione di narrativa di genere: devi raccontare i fatti, questa non è una poesia. La litearly fiction, quella delle belle parole, non si adatta a tutti gli stili di scrittura, ti spiego perché: distrae. Ti fermi a riflettere sulle parole, sulla musicalità, sull’immagine bella e poetica. E ti perdi il filo logico della storia.
Ora, la mia è una questione di gusto personale. Non te lo segno come errore nel parametro di prima, ma direi che cade bene nello stile.
“Ma alla memoria di Petunia si era affacciata una domanda”
E’ un’espressione che, personalmente, non mi piace. Va qui perché non è un vero e proprio errore.
Bene, non ho molto altro da aggiungere sullo stile. Una cosa, sì: usi delle frasi molto piene di virgole e subordinate, però non rendi la lettura pesante. E’ uno stile strano, da quel punto di vista, che non ho letto molto spesso e che mi ha lasciato piacevolmente stupita. Forse può sembrare una contraddizione, eppure mi ha dato un senso di leggerezza. Le virgole non sono in posti strani o sbagliati, sono giuste e contribuiscono all’effetto d’insieme. Brava, mi hai colpito.

Caratterizzazione dei personaggi 10/10
Dico subito che Arthur è perfetto. Ci hai inserito un ricordo inventato, vero, che ha fatto sì che si ricordasse il nome di Petunia, ma la cosa non stona con la sua personalità, anzi. Alla fine Arthur, nonostante la mania verso i babbani – che tu esprimi al meglio – l’ho sempre immaginato come una persona molto dolce. Forse perché è molto attaccato alla famiglia. In ogni caso, non ho nulla da ridire: per lui, punteggio pieno (5/5).
Veniamo a Petunia. Anche lei la ritrovo bene. Le parole non dette nell’ultimo libro la mettono sotto una luce diversa: la luce di chi ha amato profondamente la sorella, nonostante l’invidia. Quindi la vedo bene ad accettare l’invito al matrimonio di Harry, nonostante i dubbi e i ripensamenti che comunque hai espresso. Solo che, alla fine, ha ceduto. Passiamo alla seconda parte: hai giustificando la sua “timida esuberanza” con qualche bicchiere di vino in più, che si è concessa per un motivo specificato e plausibile: in sostanza, vedo tutto giustificato e perfettamente IC. Complimenti, punteggio pieno anche per lei (5/5).

Originalità e senso della storia 10/10
Beh, qui non ho molto da dire. L’originalità c’è (non avevo mai letto nulla su questo pairing né su un possibile matrimonio di Harry dove Petunia fosse invitata) e anche il senso della storia è chiaro e presente. La coppia è solamente accennata, probabilmente esiste solo nella testa di Petunia, ma c’è. Arthur è un uomo molto dolce, probabilmente non la vede come possibile compagna – è troppo attaccato alla famiglia – però cerca lo stesso di infonderle tenerezza, quando le prende la mano… E Petunia, beh, anche lei non lo vede come possibile compagno perché ha delle convenzioni sociali da rispettare – evidenziate anche nelle motivazioni del suo lasciarsi andare con il vino – ma, proprio perché quella sera stessa ha “trasgredito”, osa anche spingersi un po’ più in là con i pensieri. E’ una storia dolceamara; soprattutto, è una storia che mi ha lasciato qualcosa. Di positivo. Complimenti.

Gradimento personale 3/3
Come dicevo, la storia mi ha lasciato una sensazione positiva, dolceamara. Mi è piaciuta molto, anzi, mi è piaciuta così tanto che i piccolissimi difetti evidenziati nello stile (difetti di parere personale, sempre) non hanno influito minimamente sul gradimento. Quelle erano sono sottigliezze, ma prese nell’insieme della storia… Svaniscono. Bellissima, davvero!

Eventuali punti malus per parole eccedenti (2.185 parole su un massimo di 1.200): – 2 punti

Punti tolti per altro: - 2 punti
Ok, questa te la devo spiegare, vero? Il fatto è che il pairing… Non c’è. Nel senso, c’è una frase su quanto Petunia lo trovi attraente, c’è la dolcezza di Arthur che le prende la mano per spiegarle come mai si ricorda il suo nome… E basta. Si sono divertiti chiacchierando mentre lei era un po’ brilla e lui il solito curioso su ogni aggeggio Babbano. La coppia in sé si limita ad essere un pensiero censurato della stessa Petunia… Per questo, a fronte di altre storie che si sono impegnate a far sì che la coppia fosse “reale”, devo penalizzarti. Spero di essermi spiegata al meglio.


Totale 42,4/50



  
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