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Autore: pIcCoLaKaGoMe92    25/02/2013    2 recensioni
Tutto ciò che Susan desidera è una vita all'insegna della normalità, ma a quanto pare il destino ha in serbo tutt'altro per lei. Dal testo : "«Non capisco cosa ti costi ammettere che ha qualcosa a che fare con il nostro passato. E’ così ovvio! Potremo essere delle principesse e per la tua voglia di normalità non lo sapremo mai!» «Suvvia Lucy non esagerare…va bene galoppare con la fantasia ma essere delle principesse!»" (Una rivisitazione in stile Narnia della fiaba di Biancaneve). PeterxSusan.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Pevensie, Peter Pevensie, Susan Pevensie, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Edmund smettila di ingozzarti come non ci fosse un domani!»

Al rimprovero di Lilliandil il ragazzo si fermò di colpo masticando lentamente il toast che si era infilato per intero in bocca e la guardò come un cucciolo bastonato.

La mezza stella lanciò uno sguardo di rimprovero anche a Caspian, che continuava a mangiare come se niente fosse, e appena la notò smise anche lui.

«Bene ora che ho finalmente la vostra attenzione … potete dirmi se avete visto Lucy o Susan? Manca anche Peter a colazione …»

«Mio fratello non era in camera questa mattina … e visti i vostri racconti su ieri pomeriggio sarà rimasto in una certa camera da letto, con una certa principessa a riprendersi dalla notte faticosa!» un sorriso malizioso si dipinse sul volto di Edmund e cominciò a sghignazzare con Caspian. Lillandil gli lanciò un altro sguardo di fuoco e i due terminarono subito.

«Smettetela di fare gli schiocchi. Non si vedono da ieri sera, e non solo loro due, ma anche Lucy, Trumpkin e il maestro Tumnus che, per tutto dire, mancano da giorni!»

I due stavano per ribattere quando vennero interrotti da un «Buongiorno» biascicato di Susan, che con aria stanca sprofondò nel posto libero accanto ad Edmund. Quest’ultimo, guardandola maliziosamente di sottecchi disse «Che aria stanca Su! Dove hai lasciato lo stallone?»

Susan lo guardò senza capire e Lilliandil scosse la testa sconsolata mentre Caspian se la rideva sotto i baffi.

«Sì, insomma, Peter!»

«Oh.» tutti pendevano dalle sue labbra mentre si spostava sulla sedia a disagio. «Non abbiamo passato la notte insieme se è questo che intendevi.»

«Come no? Non era nelle sue camere ieri sera e nemmeno questa mattina!»

«Non ho la minima idea di dove possa essere tuo fratello, Edmund. Ci siamo salutati all’armeria ieri pomeriggio e questo è quanto.» cominciò a servirsi la colazione con il suo sguardo ancora puntato addosso.

«Tu lo hai lasciato?» disse incredulo.

Con sguardo colpevole si rivolse a Lilliandil «Dov’è Lucy? Questa mattina non era nelle sue stanze …»

«Perché lo hai lasciato?» ripeté Edmund.

Quasi come se non lo avesse sentito Caspian intervenne in aiuto di Susan «Lucy non è venuta a fare colazione stamattina e nemmeno a cena ieri sera … »

«Questo è molto strano …» disse la mezza stella.

All’ennesima questione di Edmund sul perché Susan avesse lasciato Peter tutti saltarono in aria quando la ragazza lanciò le posate sul tavolo e freddamente disse «Io non ho lasciato nessuno! E poi insomma, io e Peter insieme? »

Tutti notarono oltre all’amarezza la punta di tristezza nella sua voce e quindi invece di ottenere rabbia e offese ottenne solo sguardi di pietà.

Un leggero tossicchio li ridestò dai loro discorsi, e girandosi verso il servo che bramava la loro attenzione gli permisero di parlare con un cenno della mano «La nostra Regina Suprema Jadis vi manda a dire che quando avrete finito di fare colazione, lei e il Re Supremo Peter vi attendono nella sala del trono.»

Quando il servo se ne andò tutti si fissarono sconcertati ed Edmund disse «Cosa ci fa mio fratello con la Regina?»

Ma fu il commento di Caspian che più li fece pensare «Da quando la Regina è diventata Regina Suprema?»

Lillandil osservò preoccupata la sorella «Su, sta succedendo qualcosa di strano … e poi tutte queste sparizioni ….»

Susan la fissò intensamente per un momento e poi scattò in piedi «Forza andiamo a vedere cosa deve dirci.»

Edmund la fissò sconvolto «Ma non abbiamo nemmeno finito la colazione!»

Caspian e Susan si erano già avviati, mentre Lilliandil rimasta indietro lo guardò sospirando e scuotendo la testa, mentre lui si riempiva le tasche con i toast e i tramezzini rimasti.


I servi annunciarono l’arrivo dei quattro e spalancarono le enormi porte d’ebano per il loro ingresso.

La Regina li accolse con un sorriso trionfante rivolto soprattutto a Susan, seduta sul trono che un tempo era appartenuto a sua madre. Quello che però scioccò di più il gruppetto fu Peter. Seduto a fianco di Jadis nel trono del re, con i vestiti in tinta con i suoi e talmente sfarzosi e ricamati da farlo sembrare un bambolotto.

Quello che scosse maggiormente Susan però, era il suo sguardo. Senza espressione, vitalità, solo freddezza e disgusto.

La Regina li fece posizionare davanti a loro, e quando arrivò anche il Principe Rabadash con un sorriso a trentadue denti, disse «Ora che ci siamo tutti possiamo cominciare.»

Edmund la fissò stralunato «Non aspettiamo Lucy?»

Gli altri annuirono e mentre lei con finta preoccupazione rispose «Oh non ve l’ho detto? Ma che sbadata! Proprio ieri pomeriggio è partita per un collegio molto rinomato nelle terre di Calormen, dove sapranno ridimensionare il suo carattere selvaggio. »

«Cosa? Lei non aveva il permesso di farlo!» urlò Edmund a pieni polmoni rosso in viso.

Susan gli diede man forte «Non poteva prendere queste decisioni senza consultare me! »

Jadis li liquidò con un gesto della mano e disse con gioia «Passiamo alle ottime notizie! Domani si celebreranno due matrimoni!»

Le proteste si bloccarono di colpo. Sapevano bene che dalla sua gioia non ci si poteva aspettare niente di buono.

«Il primo sarà quello di Susan e Rabadash propr-»

Non terminò nemmeno di finire la frase che Susan scattò su come una belva «Cosa? No! Io non sposerò nessuno! Tanto meno questo qui!»

Il principe sentendosi tirato in causa le disse sbrigativamente «Taci moglie, imparerai a parlare solo se interpellata a Calormen.»

Gli occhi di Susan lampeggiarono di rabbia e se Lilliandil non l’avesse bloccata per una spalla si sarebbe lanciata su Rabadash senza pensarci due volte.

La regina sorrise compiaciuta e disse «Hai sentito il tuo sposo. Domani mattina all’alba partirai per Calormen dove lo sposerai e regnerai fino alla fine dei tuoi giorni.»

La ragazza si bloccò con lo sguardo vuoto e spento. Caspian azzardò «E il secondo matrimonio?»

«Oh, che sciocca! Dimenticavo il più importante! Io e il Re Supremo Peter ci sposeremo domani e uniremo i regni di Narnia ed Ettinsmoor!»

Se le prime due notizie erano state scioccanti, questa li lasciò traumatizzati.

Edmund schietto come sempre si rivolse al fratello «Peter, hai forse perso il lume della ragione?»

Ma Peter lo fissò brevemente con disgusto, per poi voltare lo sguardo alle tende del castello come se non stesse parlando con lui.

Caspian, Edmund e Lilliandil cominciarono ad inveire contro di lui e la Regina, ma Susan teneva lo sguardo fisso sul Re Supremo. Era sconvolta, arrabbiata e tremendamente triste. Ieri le aveva confessato il suo amore e oggi decideva di sposarsi con quella Strega?

Senza accorgersene si era avvicinata a lui, e scuotendolo per una manica per attirare la sua attenzione sussurrò «Peter … non puoi farlo davvero …»

Lui spostò lentamente lo sguardo dalle tende alla sua mano sulla sua camicia, poi finalmente ai suoi occhi, ma per Susan fu come morire. Non vi era altro che ribrezzo. Ed era diretto a lei.

Con uno strattone la spinse via facendola cadere poco lontano. Ora tutti gli occhi erano puntati su di loro. «Non toccarmi! Mi sgualcisci la camicia, sgualdrina!» poi si alzò e si rivolse a Jadis «Non voglio vedere questi poveracci un minuto di più, ti attendo in camera, mio splendore.»

Susan rimaneva a terra fissando il pavimento in marmo, incapace di muoversi e Lilliandil si affrettò ad andarle accanto stringendole la mano con forza cercando di infonderle coraggio. Edmund e Caspian invece si gettarono su Peter, scuotendolo per le spalle come per risvegliarlo.

«Peter! Svegliati come puoi lasciare la nostra Narnia in mano a quella Strega?»

«Che diavolo ti ha dato?»

Ma presto si intromisero le guardie spingendoli via.

La Regina fissò beata tutta quella disperazione. «Vieni Rabadash, fissiamo i termini per il matrimonio.»

Quando fu quasi alla porta si girò con un sorriso maligno ed ordinò «Arrestateli per attentato alla Corona.»

Una quarantina di guardie spuntarono da ogni dove. Edmund provò a lanciarsi contro Jadis, ma gli bloccarono la strada e lei riuscì ad andarsene indisturbata ridendo sguaiatamente.

Due guardie presero Susan di peso e la trascinarono via ancora inerme per lo shock.

I tre ragazzi si trovarono circondati in breve tempo.

«Non ci arrenderemo senza combattere!» urlò Caspian.

«Esatto! Non ci prenderete mai!» diede man forte Edmund.

* * *

«Merda!» Edmund sbatté ancora una volta le mani contro la porta della prigione inveendo contro la guardia.

Caspian e Lilliandil che si erano già rassegnati stavano in un angolo della prigione abbracciati.

«Credi che ci sia qualcun altro qui dentro?» sussurrò la mezza stella. Il principe fissò l’oscurità. C’era una sola piccolissima finestra sbarrata che doveva essere una di quelle grate che aveva scambiato per fogne dal di fuori. Tutta la stanza era avvolta nel buio più totale, un solo raggio misero di luce lunare usciva dalla finestra e non bastava ad illuminare tutta la cella, a mala pena riuscivano a vedersi in faccia.

Caspian non rispose ma sentiva dei respiri dall’altro lato. Strinse ancora di più la mezza stella e pregò che non fossero criminali troppo pericolosi. Si voltò poi verso Edmund per calmarlo «Ed, forza è inutile prendere a spallate la porta. Dovremo organizzare qualcos’altro. »

Una voce si levò dall’ombra «Edmund? Principe Caspian? Siete voi?»

Lilliandil aggrottò le sopracciglia «Trumpkin?»

«Lilliandil! Ci sei anche tu?» il nano uscì dal buio per andarle incontro, e subito dopo venne fuori anche il maestro Tumnus.

«Trumpkin! Maestro Tumnus! Che cosa ci fate voi qui?» disse Edmund dimenticandosi della porta e della guardia.

I due si scambiarono uno sguardo rassegnato e il fauno parlò per entrambi. «Più o meno subito dopo il ballo stavamo tornando ai nostri alloggi, ma casualmente ci è capitato di sentire una conversazione della Strega …»

«Il tuo è proprio un vizio, eh Tumnus?» scherzò Caspian guadagnandosi un pugno dalla fidanzata.

Il nano riprese il discorso «Questa volta però siamo stati trovati subito, e rinchiusi qui dentro. »

«Che cosa avete sentito di così importante?» chiese Lilliandil.

«Un qualcosa riguardo un sortilegio d’amore, e dei capelli di Peter, ma non siamo riusciti ad afferrare molto siamo stati scoperti subito»

Edmund si colpì la fronte con una mano «Ecco cos’è successo a Peter! Un sortilegio d’amore!»

Il nano e il fauno si voltarono a guardarlo «Cosa intendi dire?»

Così i tre spiegarono tutto quello che era successo in quei giorni, del rapporto tra Peter e Susan, di Nikabrik che rubava i capelli dal cuscino di Peter, fino ai fatti di oggi. Una volta finito Tumnus disse con aria sognante «Ho sempre saputo che quei due sarebbero finiti insieme prima o poi!»

Edmund intervenne a rompere le sue fantasie «Bhè se non facciamo qualcosa dubito che i tuoi sogni di vederli insieme potranno mai realizzarsi!»

Tutti tacquero depressi e Trumpkin intervenne realista «Ammettiamolo, Susan aveva ragione. Venire qui è stata una sciocchezza. Ora abbiamo messo in pericolo un intero paese, Susan sposerà quell’essere, noi marciremo in questa prigione e Lucy … chissà se è ancora viva …»

Edmund strinse i pugni convulsamente. Se solo quel pomeriggio l’avesse trovata invece di fare il codardo, avrebbe potuto proteggerla. Adesso era tutta sola chissà dove e lui non poteva fare niente. Se fosse stata qui cosa avrebbe detto? “Bisogna avere fede!” sì, sicuramente avrebbe fatto un uscita del genere. Poteva quasi vederla, il volto deciso gli occhi fiammeggianti, mentre gridava che Aslan li avrebbe aiutati. Oh, come avrebbe voluto il suo coraggio e la sua forza.

Un improvviso bagliore lo ridestò dai suoi pensieri. «Cos’era? L’avete visto anche voi? Fuori dalla finestra!»

Caspian guardò e non vide niente. «Devi essertelo immaginato Ed.»

Edmund si era quasi rassegnato quando lo vide ancora. Prima che potesse urlarlo però la luce si avvicinò sempre di più, fino ad entrare nella cella e rischiarire tutto il posto.

* * *

Nikabrik camminava a fianco dell’imponente generale Otmin che teneva sulla spalla, addormentata e poggiata come un sacco di patate, Lucy.

Si trovavano all’interno della Foresta Proibita ed il nano non faceva altro che tremare come una foglia guardandosi intorno terrorizzato sotto lo sguardo scocciato del minotauro.

«Poggiala da qualche parte e muoviamocene ad andarcene. Questo posto mi mette i brividi.»

Otmin alzò gli occhi al cielo «Non è quello che la Regina Jadis ci ha ordinato. Dobbiamo ucciderla.»

«Oh, non rompere Otmin! Morirebbe comunque!»

«Non è quello che è successo tredici anni fa. »

Il nano strabuzzò gli occhi ricordando la furia di Jadis quando scoprì che le due principesse erano ancora vive. «E va bene! Ma muoviti!»

Il minotauro lo guardò duramente e strinse forte la sua ascia, probabilmente desideroso di infilarla nella testa di Nikabrik.

Uno strano rumore li fece però bloccare di colpo. Si udivano passi pesanti, alberi sradicati e rami spezzati. I due servi della Regina si guardarono con occhi spalancati, e Otmin urlò con voce grossa «Chi è là? »

Un potente ringhio fu la risposta, e poi dall’oscurità della foresta videro risplendere due occhi blu.

Nikabrik urlò «La Bestia!» e allarmato se la diede a gambe. Otmin rimase a fissare i due occhi e la ragazza che portava sulle spalle, stringendo la sua ascia. A un ennesimo ringhio però decise che la sua vita era più importante, e che comunque contro quella Bestia non avrebbe potuto niente neppure lui, figurarsi una bambina di sedici anni per di più addormentata. Così la abbandono al suo destino correndo per mettersi in salvo.

Con un ultimo sguardo ai due la Bestia si voltò e se ne andò.

Dopo poco Lucy si svegliò di soprassalto e scattò a sedere mentre con una mano si teneva la testa dolente. Si guardò intorno. Aveva sognato di essere rapita e drogata, ma a quanto pare non doveva essere stato un sogno. Si trovava all’interno della Foresta Proibita.

Provò ad alzarsi, ma si graffiò tutte le gambe e si ruppe il vestito con i rovi che si trovavano a terra.

Non sapeva dire che ore fossero, avrebbe detto notte, ma anche se fosse stato mezzogiorno gli alberi erano così fitti che non sarebbe filtrato un solo raggio.

«C’è nessuno?» provò titubante, ma com’era ovvio nessuno le rispose. Si guardò un po’ intorno e fece qualche passo incerto. Si ferì nuovamente e quasi rischiò di cadere.

Sentiva le lacrime spingere per uscire, ma non voleva darsi per vinta.

Gli alberi scheletrici assumevano forme strane e terrorizzanti. Soffocò un singhiozzo.

Si accasciò a terra e alcune spine le entrarono nei polpacci, quando un ringhio dietro di lei la fece voltare.

Si trovò faccia a faccia con un lupo dall’aspetto squilibrato; numerose cicatrici sul volto e sulle zampe, e senza dubbio non mangiava carne da giorni, forse mesi.

«Sei una di quelli che hanno ucciso i miei compagni» ringhiò.

Lucy tremò convulsamente e lasciò le lacrime libere di scorrere. Le mani andarono alla cintura alla ricerca del pugnale, ma ovviamente non trovarono niente. «N-non non ti a-avvicinare!»

Il lupo ringhiò ancora e spiccò un salto. La fanciulla raccolse svelta quello che era rimasto della gonna e corse a perdifiato.

Sentiva il suo fiato sul collo, e correva veloce come non mai. Pensò di arrampicarsi, ma dei rami così scheletrici non l’avrebbero mai sostenuta.

Andò a sbattere e si ferì parecchie volte in quel labirinto con il terreno cosparso di rovi. Non sapeva dove stava andando, aveva solo un pensiero in mente : restare viva.

Si fermò un attimo a riprendere fiato, ma sentiva continui rumori ed era tutto troppo inquietante. Continuava a voltarsi terrorizzata in tutte le direzioni e gli alberi le sembrarono mostri pronti a mangiarla. Terrorizzata riprese la corsa, ma le allucinazioni erano sempre di più e la spaventavano a morte facendola gridare a più non posso. Sbandando finì con i capelli intrappolati in un ramo. Urlò come un’ ossessa, ed indietreggiò senza guardare dove stesse camminando, finendo per ruzzolare giù per una brutta discesa di almeno due metri.

Cadendo aveva battuto la testa ed era sicura che la caviglia fosse rotta. Stesa sul groviglio di sterpi vide il lupo piombare giù dalla discesa attirato dai suoi urli.

La testa le girava, la caviglia le faceva male e tutto era una macchia di colori. Nonostante la situazione la sua fede non la abbandonò e si ritrovò a pregare «Aslan ti prego, salvami.»

Prima di cedere all’oblio della mente vide un bagliore dorato in tutta quell’oscurità e udì un forte ruggito, poi solo il buio.

* * *

Susan giaceva sul letto completamente inerme. Dalla finestra aperta entrava un vento gelido e nonostante stesse tremando convulsamente e le lacrime sulle sue guance si fossero trasformate in piccoli cristalli di ghiaccio ,non riuscì ad alzarsi per chiuderla.

Non sapeva da quanto tempo era stesa su quel letto singhiozzante, da quando Peter l’aveva spintonata via con quello sguardo di disgusto il tempo e lo spazio avevano perso ogni importanza per lei, viveva in una dimensione propria; potevano essere passati giorni, o anche pochi secondi.

Quando i servi della Regina l’avevano buttata malamente e rinchiusa nella torre più alta del castello non aveva più mosso un muscolo, era rimasta così come era caduta; avrebbe dimenticato anche di respirare se non fosse stata un’ azione involontaria.

Non sapeva quando aveva cominciato a piangere, ma sapeva di non aver mai smesso e questo la turbava parecchio. Non che non avesse mai pianto in tutta la sua vita, ma solitamente odiava farlo; se c’era qualche problema piangere era sicuramente inutile e controproducente, una persona logica come lei lo sapeva benissimo.

Ma in questo momento non poteva farne a meno. Un’altra ondata di lacrime le inondò le guance cristallizzandosi subito. Il suo respiro era condensato ma calmo, quasi rassegnato. Si sentiva in trappola, bloccata senza alcuna via d’uscita.

Sapeva di non essere una persona forte, quelle erano Lucy e Lilliandil, ma ogni volta che aveva avuto un problema si era sempre prodigata per risolverlo. Questa volta però rimaneva inerme, sapeva di aver perso, sapeva di aver perso prima ancora di combattere, prima ancora di aver iniziato questo viaggio, quando quella notte aveva dato ascolto a una parte di sé che non credeva di possedere.

E adesso eccola lì, alla mercé della Strega. L’indomani sarebbe partita per Calormen per diventare la moglie del principe Rabadash. Ma quello a suo parere era ciò che meritava; la punizione giusta per aver condannato a morte le sue amate sorelle e i suoi cari amici, per aver condannato due interi paesi alla distruzione.

Ripensò alla piccola Lucy. Chissà dov’era in quel momento, se stava bene o con chi era. Se solo avesse avuto la metà del suo coraggio tutto questo non sarebbe successo, avrebbe affrontato i suoi sentimenti per Peter, sconfitto le proprie paure e salvato i suoi amici e la sua madrepatria.

Ma lei non era Lucy, e nemmeno Lilliandil o Peter, Caspian, Edmund. Era solo una semplice ragazza senza passato che non si era mai preoccupata di altro oltre che le sue sorelle per tutta l’esistenza; semplicemente Susan.

Ma di colpo si era ritrovata in una storia degna dei migliori libri che sua sorella tanto amava, fatta di intrighi, magia, inseguimenti e amore. Susan però non aveva chiesto niente di tutto ciò, ci si era ritrovata invischiata fino al collo, senza possibilità di scelta.

Avrebbe voluto essere la classica eroina delle avventure: bella, coraggiosa, senza macchia e senza paura; invece lei era tutto il contrario.

Come aveva potuto essere così sciocca?

Ripensò al disgusto sul volto di Peter al suo tocco. Niente la feriva più di quel momento. Se solo qualche ora prima avesse mandato all’aria tutte le sue paranoie e paure adesso probabilmente non sarebbe qui.

Lo amava davvero molto, ma lo aveva perso. Con il suo comportamento lo aveva ferito così tanto che ora la odiava.

Non capiva però come fosse possibile che fosse passato dalla parte della Strega tradendo la sua amata Narnia. Ma lui era Peter il Magnifico e se aveva preso quella decisione doveva esserci un motivo.

Con uno sforzo immenso si portò una mano alle labbra, gonfie, secche e sanguinanti per il freddo; ma quello che sentiva era il calore del tocco di quelle di Peter sulle sue.

Pianse ancora, sapendo che non avrebbe avuto più quei baci così delicati ma allo stesso tempo passionali.

Da domani il suo corpo sarebbe stato il nuovo giocattolo di un principe ignobile e lascivo, e nulla avrebbe cambiato questo triste destino.

Presa dai suoi tristi pensieri non si accorse della porta aperta per lasciar entrare nella cella la Regina.

Jadis nel suo abito ghiaccio con la sua immensa pelliccia la guardò soddisfatta. La porta si chiuse dietro di lei con un tonfo assordante, ma Susan non lo notò.

Spazientita le si avvicinò e la tirò su per i capelli scaraventandola dall’altro lato della cella.

La ragazza la fissò confusa e la sua voce gelida rimbombò «Non fare tutte queste scene, ti verranno le rughe.»

«Se siete venuta qui per beffarvi di me potete anche andarvene. Avete già fatto abbastanza.» la sua voce era poco più di un sussurro raschiante, ma decisa.

Un inquietante risata riempì la stanza e la fanciulla tremò. «Pensi di potermi dare ordini nelle tue condizioni?»

Susan non rispose e abbassò lo sguardo mordendosi il labbro già devastato dal freddo.

La Regina si sedette regale su letto e la guardò intensamente «Cosa aspetti? Vieniti a sedere vicino a me, cara Neve.»

Susan la fissò incredula e al gesto spazientito della strega che la incitava a sedersi sul letto si mosse incerta.

Fece qualche debole passo e poi affondò nel letto confusa.

La regina la osservò e quando fu sicura di avere la sua attenzione cominciò il suo discorso.

«Sai mia cara piccola Neve, non capisco perché tu sia tornata. Non avevi alcuna possibilità di battermi, in alcun modo.»

Le nocche di Susan si creparono da quanto strinse i pugni.

«Mi fai così pena, mio piccolo gioiellino. Senza memoria, senza un regno, senza famiglia, ora senza amici e anche senza amore … sai Peter era così stufo dei tuoi continui rifiuti, e d'altronde come dargli torto?-fece una pausa per essere sicura di averla colpita a fondo poi ricominciò- Piccola, petulante, noiosa, impertinente ragazzina, sarò molto buona con te, ti offrirò una via di fuga.»

Le lacrime di Susan che durante il discorso di Jadis erano cadute copiose si fermarono improvvisamente e un misero «Come?» uscì dalla sua bocca.

Sorridendo della sua riuscita la Regina le prese il viso con una mano sollevandole il mento e guardandola dritta negli occhi. Con un gesto elegante tirò fuori una mela dall’enorme manica della sua pelliccia «Una mela, Biancaneve. Un solo morso e non dovrai più soffrire.»

Gli occhi di Susan brillarono per un istante, ma ricordandosi delle parole di Lucy disse «No … non posso accettare niente da te …»

«Oh, hai paura che sia avvelenata?» la canzonò. Susan però non rispose continuando a fissarla dritta negli occhi. Jadis le lasciò il mento e prese il pugnale dalla sua cintura. Notando lo sguardo spalancato della ragazza al suo gesto, fece un risolino e con tono melenso disse «Oh non preoccuparti, non ti voglio uccidere …» tagliò la mela in due perfette metà,una bianca come la neve, l’altra rossa come il sangue e continuò «Se la dividiamo non ci sarà nessun problema, no?» e detto questo addentò la metà bianca sorridendole con gli occhi e offrendole quella rossa.

Susan però era ancora titubante e disse «Io … come posso fidarmi di te … hai già provato ad uccidermi più volte …»

«Sai io e te siamo molto simili. Vittime della nostra bellezza, schiave di uomini che non ci amano se non per l’aspetto fisico. Così sole … così fragili. Ti sto dando un opportunità, mio dolce fiocco di neve, un solo morso e dimenticherai tutto, ogni dolore, ogni sentimento. Tutto svanirà rapido ed indolore e tu tornerai ad essere ciò che vuoi. »

«Come posso farlo … come posso lasciarli …» la sua voce era incrinata.

La Regina sorrise ancora sicura di avere la vittoria in pugno «A nessuno di loro importa realmente di te mia piccola Biancaneve … Lucy è andata via senza salutarti, Lilliandil ti ha sempre odiato, Caspian ti ha tradito, ad Edmund non è mai importato niente, e Peter …-sospirò afflitta e le mise la mela in mano alzandosi dal letto- Peter ti ha professato il suo amore eterno, ma l’indomani ha chiesto in sposa un'altra donna.»

Con un sorriso vittorioso uscì dalla stanza ordinando ai servi di chiudere per bene. Il suo fedele Nikabrik le trotterellò accanto studiando il suo volto, e vedendoci la soddisfazione dipinta disse «Allora? Allora? Il cuore? Dov’è il cuore? Come ve lo preparo Vostra Grazia? La mela? L’ha mangiata? Eh?»

«Ogni cosa a suo tempo, Nikabrik.»

Il nano era confuso «Quindi non l’ha mangiata? E se non lo facesse?»

La regina ghignò maligna con due occhi di fuoco «Oh, lo farà tranquillo, lo farà.»



Susan rimaneva seduta fissando la mela tra le sue mani tremanti.

«Una mela, Biancaneve. Un solo morso e non dovrai più soffrire.»

Non poteva farlo. Non doveva farlo. Le mani le tremavano sempre di più, occhi così gonfi di lacrime che riusciva a distinguere solo una grande macchia rossa.

«A nessuno di loro importa realmente di te mia piccola Biancaneve … Lucy è andata via senza salutarti, Lilliandil ti ha sempre odiato, Caspian ti ha tradito, ad Edmund non è mai importato niente, e Peter … Peter ti ha professato il suo amore eterno, ma l’indomani ha chiesto in sposa un'altra donna.»

Le lacrime caddero e la visuale torno chiara. La mela era perfetta e lucida davanti a lei.

« Un solo morso e dimenticherai tutto, ogni dolore, ogni sentimento. Tutto svanirà rapido ed indolore e tu tornerai ad essere ciò che vuoi. »

Le mani instabili portarono la mela alle labbra. Un’ ultima lacrima le scivolò sul viso mentre chiudeva gli occhi dando il morso della vergogna e della salvezza.

Cadde sul letto addormentata, l’unico rumore fu il tonfo sordo della mela caduta al suolo che ora rotolava lontano dal suo braccio mentre l’ultima lacrima pian piano si cristallizzava sulla sua rosea guancia.
  
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