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Autore: Aching heart    25/02/2013    3 recensioni
D'accordo, quella di Lilli e il Vagabondo non è una fiaba, ma è un meraviglioso classico Disney e per questo ha tutti i requisiti per "trasferirsi" a Storybrooke, una Storybrooke senza sortilegio e senza magia...
Cosa succederebbe se Lilli e il suo amato Vagabondo fossero persone reali che vivono con i nostri ben noti cittadini del Maine? Come si svilupperebbe la loro storia e come si intreccerebbe con quella del resto della comunità storybrookiana? Leggete e lo scoprirete ; )
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5. The baby

La mattina dopo, Liza diceva di stare già molto meglio. Sia Gianni che Regina però insistevano perché facesse dei controlli, così avevano lasciato Lily a casa con Henry e l’avevano portata al pronto soccorso.
Regina era in sala d’aspetto, sola a parte qualche suora che era lì per la raccolta di medicinali per i poveri, mentre Gianni aveva ottenuto – essendo un medico – di essere ammesso nella sala medica con la moglie. Liza aveva fatto una serie di controlli ma le infermiere non avevano ancora detto niente e lui era sempre più ansioso, ne era testimone il suo piede che batteva nervosamente per terra.
-Ma insomma, signorina, mi può dire che succede? – sbottò infine.
- Stia tranquillo, dottor King, non è nulla di grave. Anzi, direi che sia d’obbligo farle le mie congratulazioni.
- Le sue… ma cosa… - guardò sua moglie, che sembrava confusa tanto quanto lui.
- Le mie congratulazioni, dottor King – ripeté l’infermiera – Lei e sua moglie aspettate un bambino.
- Un… oh mio Dio! – esclamò Gianni quando si rese conto di ciò che l’infermiera aveva detto. - Un bambino! Tesoro, riesci a crederci?
- Non è possibile… - disse Liza con un filo di voce, al colmo della felicità. – E’ un miracolo…
- Sì, deve esserlo, un miracolo! Santo cielo, corro a dirlo a Regina! – e corse in sala d’aspetto.
- Regina! – la chiamò.
Regina si stupì di vederlo in quello stato d’agitazione. – Gianni, perché urli? E’ successo qualcosa?
-No, no, cioè sì, ma è una notizia meravigliosa! Aspetto un bambino, cioè, Liza aspetta un bambino, ti rendi conto? Quasi non riesco a crederci….
Il sindaco Mills si aprì in un meraviglioso sorriso. – Sono così felice per voi, Gianni. Congratulazioni, davvero.
-Non sto nella pelle dalla felicità… torno da Liza – e, quasi inciampando nei suoi stessi piedi, si precipitò nuovamente da sua moglie.

***

Una volta tornati a casa, Gianni e Liza si ritirarono subito in camera da letto per parlare del bambino in privato, su richiesta di lei, mentre Lily si era chiusa a sua volta nella sua stanza, non si sapeva bene per quale motivo, anche se Gianni poteva immaginare quale fosse.
-Tesoro, perché hai insistito per parlarne da soli? – esordì lui dopo aver chiuso la porta e aver buttato le borse con i vestiti sul letto.
- Sai, Gianni caro, ricordo che quando ero piccola mia zia rimase incinta, e  non lo disse a nessuno per i primi due, tre mesi di gravidanza… poi mi spiegò che era perché ci sono molte probabilità di aborti naturali nelle prime dieci settimane di gravidanza, infatti lei perse il bambino al quarto mese. Questa che ci sta capitando è una cosa così bella… ti sembrerò una sciocca superstiziosa, ma preferisco tenerla segreta fino a quando non sarà proprio evidente.
- Vuoi tenere il segreto anche con Lily?
Liza esitò un po’ prima di rispondere, ma poi decise: - Sì, anche con Lily.
-Come preferisci. Mi dispiace solo di averlo detto a Regina.
- Non importa, ormai l’hai fatto. E poi Regina è una persona molto riservata, non andrà a dirlo ai quattro venti. Di lei possiamo fidarci.
- Hai ragione. Adesso però è tardi, io devo andare allo studio… oppure vuoi che resti con te?
- Vai, non preoccuparti. Cosa potrebbe mai succedermi a casa? Nel caso dovessi avere bisogno di qualcosa, c’è Lily qui.
Era proprio quello che preoccupava Gianni. Si era sempre fidato di sua figlia, ma ora Liza era incinta e la sua era una gravidanza delicata, e Lily aveva dato segno di irresponsabilità con quel ragazzo. Non era sicuro di poterlo dire a sua moglie, probabilmente darle una preoccupazione era la cosa peggiore da fare… quindi decise di non dire niente, e dopo averle dato un bacio se ne andò.
Liza, rimasta sola, decise di iniziare a lavorare a maglia. Sapeva che non doveva riporre troppa speranza in quella gravidanza, come aveva detto lei stessa, ma era anche lei troppo felice. Tuttavia  era anche molto preoccupata e turbata, e si chiedeva cosa volesse dire l’espressione incerta negli occhi di Gianni quando aveva parlato di Lily. Era stato piuttosto freddo con la piccola durante il viaggio in macchina, ma forse era stata solo una sua impressione. Per questo lavorare a maglia era anche un modo per rilassarsi. Prese un gomitolo rosa dalla sua scatola di lavoro e decise di fare dei calzini – se il bambino fosse stato un maschio li avrebbe dati alle suore per la raccolta d’abiti per i poveri – e si mise all'opera.           
Erano più o meno le quattro e mezza quando Lily bussò alla porta della sua stanza.
-Entra pure, Lily.
La ragazza avanzò incerta; non sapeva se alla fine Gianni avesse mantenuto il suo preposito di non dire nulla alla mamma del “ragazzo misterioso”, ma siccome lei sembrava molto tranquilla doveva essere così.
Solitamente a quell’ora lei e sua madre uscivano e andavano a passeggiare nel centro di Storybrooke, e poi per quel giorno avevano fissato di andare a visitare la boutique che aveva appena aperto e che prometteva di essere un luogo molto interessante, quindi domandò:  -Mamma? Dobbiamo andare?
- Andare dove, tesoro? – rispose Liza senza alzare gli occhi dal suo lavoro.
- E’ l’ora della passeggiata… e avevamo deciso di andare a fare compere nella nuova boutique, oggi. Possibile che se ne fosse dimenticata?
- Oh, scusa Lily, ma non mi sento ancora molto bene. Facciamo un’altra volta, d’accordo?
- Va bene – rispose lei e rimase lì, senza sapere cosa fare. Trascinò una poltroncina vicino alla sedia a dondolo della madre e vi si sedette, in cerca di un po’ di compagnia.
- Cosa stai facendo, mamma?
- Niente – rispose lei in tono vago, sebbene il primo calzino avesse già preso forma.
- Sai mamma, non ho mai imparato a lavorare a maglia, ma mi piacerebbe. Potresti insegnarmi? – Era alla disperata ricerca di qualcosa da fare insieme. Non era più abituata alla solitudine, e poi Liza era sempre felice se poteva condividere qualcosa con sua figlia, anche se fu presto evidente che stavolta non era così.
- Non oggi, Lily – rispose lei un po’ più spazientita.
Lily non rispose, ma rimase dov’era, non sapendo che così stava facendo innervosire ancora di più sua madre. Ad un certo punto il gomitolo di lana scivolò giù dalle gambe di Liza e finì per terra; Lily lo raccolse, ma invece di rimetterlo al suo posto cominciò a giocherellarci rigirandoselo fra le mani. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: Liza strappò il gomitolo dalle mani della figlia e, molto alterata, le ordinò di uscire dalla stanza. La povera Lily obbedì, sconcertata e ferita. Sua madre non si era mai comportata così, mai. Le cose non stavano andando per niente bene ultimamente.
Decise di consolarsi leggendo un po’. Avrebbe voluto avere lì il libro di favole che Henry le aveva mostrato in gran segreto, ma in compenso aveva qualcosa di simile. Prese dalla libreria un elegante volume dalla copertina verde petrolio con il titolo “Il mostro e la fanciulla” in caratteri dorati; era una rivisitazione della Bella e la Bestia di una scrittrice molto promettente. Si accoccolò fra i cuscini del divanetto incassato sotto la finestra e riprese a leggere dal punto i cui si era interrotta l’ultima volta, mettendo da parte la sua vita almeno per un po’. Non alzò mai gli occhi dal libro finchè non si accorse di riuscire a fatica a distinguere le parole stampate; allora si rese conto che il sole era tramontato. Si alzò per accendere la luce stiracchiandosi, e il suo sguardo cadde sull’orologio che stava sul camino: erano le sei e mezza, Gianni sarebbe tornato da un momento all’altro. Sbirciò fuori dalla finestra, e in effetti vide suo padre venire verso casa dall’altro capo di High Avenue, così decise di accoglierlo come faceva sempre, come se in quei giorni non fosse successo niente, come se andasse tutto bene. Andò a sedersi sui gradini davanti alla porta e quando vide Gianni caro entrare dal cancello gli corse incontro sorridente. Lui però, invece di ricambiare il sorriso e salutarla affettuosamente, le diede delle leggere pacche sulla spalla e la degnò solo di un frettoloso “Ciao, Lily” prima di entrare in casa. Che fosse ancora arrabbiato per la vicenda di Ethan? Sembrava che i suoi genitori si fossero messi d’accordo con l’intento di mortificarla.
Sentendosi vicina ad una crisi di pianto e non volendo rischiare di essere vista, si diresse verso la sua stanza, ma passando davanti alla porta socchiusa della camera dei suoi sentì qualcosa che diede il colpo di grazia alla barriera che ancora arginava le sue lacrime.
-Tesoro? – era la voce di Gianni. – Tesoro, ti senti bene?
- Certo – rispose Liza in tono gaio. La stizza doveva esserle passata, suppose Lily. – Perché non dovrei sentirmi bene?
- Non riesco a non stare in pena. Dopotutto nelle tue condizioni, tutto il giorno qui, sola, a badare a quell’irresponsabile…
Irresponsabile? Lei? Lily soffocò i singhiozzi e scappò nella sua camera. Non aveva parole per esprimere quanto si sentisse ferita, delusa, amareggiata per quella nuova considerazione che i suoi genitori avevano di lei. Non le era mai successa una cosa del genere prima, e lei si sentiva di nuovo solo Lily, non Lily King, ma Lily Parker, la bambina sola al mondo che si rifugiava nella stanza d’orfanotrofio perché gli altri non la vedessero piangere. Aveva fatto un solo errore, fidarsi di Ethan, e le sarebbe stato rinfacciato per sempre. Ancora una volta, Ethan Cooper era la causa delle sue lacrime.

***

Solitamente quando non si passa un bel periodo poche cose rendono felici quanto una mattinata di sole libera da scuola o lavoro. Eppure Lily non vedeva il sole, vedeva  solo nuvole grigie, nonostante la sua insegnante privata avesse preso tre giorni liberi che avevano liberato anche lei. Se ne stava nel giardino sul retro della casa, abbandonata sui gradini di legno bianco della veranda, senza la voglia di fare niente. Persino l’idea di leggere non la allettava. Riusciva solo a rimuginare ancora e ancora sugli avvenimenti delle giornate precedenti, in particolare sul cambiamento repentino dell’atteggiamento di Liza e Gianni nei suoi confronti. Era così assorta che non si accorse neanche di Antoine e Marshall che dal cancelletto dello steccato che casa King e casa Scott avevano in comune erano entrati nel suo giardino.
-Ehm, Lily? – la chiamò incerto Antoine. Era raro vederla così giù.
Lei alzò lo sguardo e vide i due amici, ma la loro comparsa non bastò a rallegrarla, così si limitò a salutarli tristemente.
Marshall aveva già un’idea ben chiara del perché l’amica stesse così. – Che ti è successo, Lily? E’ stato quel “Tramp”, non è vero? Ti ha molestato? E’ per questo che non sei venuta a cena, l’altra sera? Dimmelo, Lily, perché se ti ha mancato di rispetto…
-No, non è niente di quello che hai detto, Marshall. E’ qualcosa che riguarda Tesoro e Gianni caro.
- Tesoro e Gianni caro? – ripeté Antoine. Non era abituato a sentire chiamare così i signori King, ma poi capì.
- Sì, si comportano diversamente con me. Per… qualcosa che ho fatto, suppongo – ma non disse loro cosa aveva fatto.
- Tu? – chiese incredulo Marshall.
- Già – disse, e poi si lanciò nella descrizione degli strani comportamenti dei suoi genitori; loro stessi ne ebbero una testimonianza proprio in quel momento: sentirono Liza canticchiare avvicinandosi alla finestra sotto la quale stavano loro e la videro posare una piantina sul davanzale, ma quando i due ragazzi la salutarono lei non diede segno di averli visti né sentiti e si allontanò con un’espressione quasi svampita. Era proprio fra le nuvole.
Lily terminò il suo racconto riportando ciò che aveva detto di lei Gianni.
-Irresponsabile? – chiese Marshall senza poter credere alle proprie orecchie.
- Irresponsabile? – fece eco Antoine.
- Papà non mi aveva mai chiamata così, prima – replicò lei ancora più abbattuta.
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata incerta. Erano venuti a parlare con Lily di una certa notizia che avevano sentito dire; notizia che avevano reputato falsa, ma forse, vista la situazione, dovevano ricredersi.
-Suvvia, Lily, non prendertela così. Ricordati che, in fondo, sono soltanto adulti. E poi, in un momento così delicato… - disse Marshall.
- Tu certamente lo sai… - fece Antoine.
- So cosa? Io non so niente!
- Ehm… questo è strano. Comunque vedi, mia madre stava parlando con sorella Astrid ieri…  e nel discorso è venuto fuori che lei, sorella Astrid, era presente in pronto soccorso quando tuo padre ha detto a Regina che tua madre è incinta.
- Cosa?! – chiese Lily per capire se aveva ben compreso l’intricato discorso di Marshall – Mia madre aspetta un bambino? Ma non è possibile… mia madre è sterile, è per questo che hanno adottato me!
Mentre nel giardino di casa King si teneva questa discussione, Ethan Cooper si aggirava per High Avenue, incerto se andare a trovare Lily o no. Non che gli mancasse il fegato per farlo, ma non voleva mettere lei nei guai. Il padre di Lily, il tale che li aveva interrotti proprio sul più bello l’ultima volta, sembrava proprio quel tipo di genitore iperprotettivo e antiquato capace di chiudere la figlia in casa per un mese anche solo per aver preso per mano un ragazzo, figurarsi per averlo quasi baciato. Tuttavia quello che era successo – o meglio, che non era successo – fra di loro l’aveva reso più impaziente che mai di rivederla. Decise che non poteva aspettare oltre, e si incamminò verso il numero 10 di High Avenue mentre guardava con scherno quelle specie di gabbie che avevano messo attorno ai tronchi degli alberi.
Una volta arrivato davanti a casa King gli si parò davanti un bel problema: doveva suonare il campanello, oppure scavalcare? Non c’era traccia della sua innamorata lì davanti, mentre vedeva chiaramente sagome adulte alla finestre, e non poteva farsi beccare. Provò a fare il giro della casa per vedere di trovare qualche accesso sul retro e fu più fortunato: c’era il cancelletto della staccionata semiaperto. Nel giardino c’erano Lily e quei due damerini, ne sentiva le voci.
Stavano parlando di… bambini. A quanto pareva, la madre adottiva di Lily era incinta.                           
Quel pensiero riportò alla mente di Ethan ricordi dolorosi di un periodo ben poco felice, ma lui li scacciò via prontamente: aveva una sola priorità in quel momento, quella di proteggere Lily. Doveva portarla via dal mare di guai che stava per sommergerla.
-Oh beh, questo è certo, i bambini costano molto cari… non ti ci faranno giocare o altro… - stava dicendo uno dei due ragazzi.
- Però sono così belli e morbidi… - disse un altro con voce più sognante. A quel punto, Ethan non si poté più trattenere e intervenne.
- Sì, un delizioso fagottino. Di guai! – disse entrando nel giardino. Tutti e tre i presenti lo fissarono, sorpresi. – Certo – continuò – graffiano, pizzicano, urlano, ti tirano i capelli… oh, ma quello sarebbe niente. Portano lo scompiglio in casa. Fatti più in là, amico – disse rivolto a Marshall che spintonò leggermente per mettersi di fronte a Lily. – Distruttori di focolari, sono.
Marshall, indispettito, iniziò a dare in escandescenze: - Senti un po’ tu, chi ti credi di essere per…
-La voce dell’esperienza, amico – disse semplicemente Ethan. Poi tornò a rivolgersi a Lily, che ancora non era riuscita a spiccicare parola dall’apparizione del ragazzo: - Oh, e aspetta che arrivi, l’erede. Appena inizi a giocare un po’ col bambino… “Allontana quel ragazzaccio dalla culla, riempirà il bambino di germi!” – fece con voce stridula imitando una donna. – Sentono che fai un sussurro in più del normale? “Smettila, ragazzaccio, che svegli il pupo!” – scimmiottò ancora. – E in più, ci rimetti anche nel reparto vitto e alloggio. Soprattutto nel reparto vitto e alloggio. Sai quei bei pranzi sontuosi, in cui hai solo l’imbarazzo della scelta? – Lily rievocò l’immagine della sua prima colazione a casa King, un’immagine che le era rimasta sempre impressa nella mente.      
– Scordateli! – la riportò bruscamente alla realtà la voce di Ethan. – Solo schifezze surgelate, per mancanza di tempo. Saranno tutti presi dal marmocchio. E hai presente la tua bella cameretta calda e accogliente? – La ragazza ricordò quando aveva visto per la prima volta la sua nuova stanza e la sensazione di calore che aveva provato. Ethan sbuffò. – Una strada fredda e bagnata.
- No! – protestò Lily con tono lamentoso – Non può essere vero, nessun genitore può abbandonare così i suoi figli, no… - ma in fondo, non ci credeva nemmeno lei a quello che diceva.
- Non starlo a sentire, Lily – intervenne Marshall furioso – Nessuno può essere tanto crudele, nessuno!
Per tutta risposta, Ethan alzò gli occhi al cielo. Se solo avesse saputo…
Stavolta fu Antoine a parlare, più calmo e rassicurante: - Sicuro, Lily, sicuro. E poi non stiamo parlando di due persone qualsiasi, stiamo parlando di Tesoro e Gianni caro.
Tesoro e Gianni caro? Ethan per poco non si rotolò per terra dalle risate. L’aveva ben visto, lui, “Gianni caro”. – Oh, andiamo, ragazzi, non crederete davvero che quei due siano così buoni come vogliono sembrare!
Aveva decisamente passato il segno per Marshall, che scoppiò più minaccioso che mai: - Sì, e non ci vanno a genio i bastardi e le loro idee criminali! Vai via immediatamente!
Ethan cercò lo sguardò di Lily; lei annuì impercettibilmente. Era troppo sconvolta per poter passare romanticamente del tempo con lui, oltretutto, non avrebbe avuto idea di come comportarsi dopo il mancato bacio.
-Va bene, amico – replicò Ethan con il suo solito fare calmo e scherzoso.
- Marshall! – ribattè lui infastidito.
- Va bene, Marshall.
- Signor Marshall, se non ti dispiace!
- Va bene, va bene, va bene – Ethan era deluso dal rifiuto di Lily, ma non lo diede a vedere. Tuttavia non poteva andarsene senza aver seriamente avvertito Lily del rischio che correva. – Ricorda, bimba – le disse quando fu ad un passo dal cancello. – Nel cuore di un adulto c’è posto solo per una data quantità d’amore e d’affetto. Quando ci si piazza un figlio naturale, quello adottivo deve andarsene .
Lily sbarrò gli occhi. Quelle parole l’avevano colpita in profondità, dove c’era ancora quella bambina abbandonata. Solo lei ed Ethan sapevano cosa voleva dire essere soli, soli al mondo. Solo Ethan poteva comprendere la sua paura di essere abbandonata, e solo lei poteva capire lui.
In fondo, però, Marshall e Antoine avevano ragione: era di Tesoro e Gianni caro che si trattava, i dolci, buoni e amorevoli Tesoro e Gianni caro, che erano stati i suoi genitori per dieci anni. Non l’avrebbero abbandonata solo perché stavano avendo un altro figlio. Loro non erano così.
Eppure, ripensando a quello che era successo il giorno prima, il dubbio si insinuò nel cuore di Lily e vi rimase per i nove mesi che seguirono.



*Angolo Autrice*

Ebbene sì, sono ancora viva. Chiedo scusa per lo spaventoso ritardo che ho fatto nell'aggiornare questa ff (più di un mese!) ma sono stata in fase di stallo per tutto questo tempo. Pensate solo che ho iniziato a scrivere il capitolo ieri mattina, ho continuato per tutto il giorno e l'ho finito ieri sera (lo sa bene CoolMarty XD) e oggi l'ho trascritto tutto al pc e l'ho pubblicato. Ho dovuto velocizzarmi perchè ultimamente non ho molto tempo per usare il computer, sto sempre fuori casa e devo farmi una valanga di compiti... oltretutto, giovedì e venerdì pomeriggio ho gli esami del Cambridge (fatemi gli auguri!) e mio padre mi ha messo un'ulteriore limitazione d'orario! Sigh!
Comunque, lo so cosa state pensando: per forza questo capitolo fa così schifo, è andata così di fretta! Lo so, lo so, avrei potuto fare di meglio, ma vi assicurò che l'ho rivisto e corretto centinaia di volte e di più non sono riuscita a fare. Spero tuttavia che si salvi almeno nell'ultima parte, quella del dialogo con Ethan.
Qui ho riadattato le scene del film in cui Lilli scopre cos'è un pupo e cosa vuol dire viverci insieme (poveretta!). Sì, signore e signori, Ethan e Rod sono stati abbandonati dai loro genitori adottivi quando hanno avuto un figlio loro, e fra un po' sarà Ethan stesso a parlarne a Lily confidandosi con lei.
Perdonate Liza, si sa, durante la gravidanza si è soggette a sbalzi d'umore.... povere noi donne, ce le abbiamo tutte noi!  E riguardo al libro che Lily legge per consolarsi, è proprio la storia di Dora93 Il mostro e la fanciulla. Io l'ho adorata, è stata la sua prima storia che ho letto e mi è venuto spontaneo citarla.
Ho trovato qualche difficoltà a riadattare ad essere umani il dialogo fra il Vagabondo, Lilli, Whisky e Fido e spero ne sia uscito qualcosa di almeno decente (sì, ho tolto di mezzo il vecchio nonno Fedele.... perdonatemi ma non c'entrava una mazza). E con questo vi annuncio che dal prossimo capitolo la gravidanza di Liza sarà un po' più avanzata, e io non ho idea di cosa scrivere! Perfetto, vero? XD Non so quanto dovrete aspettare per leggere il prossimo capitolo, e colgo anche l'occasione per dirvi (anche se non ve ne può fregare di meno) che ho finito il quaderno su cui ho iniziato a scrivere questa fan-fic perchè ho avuto la brillante idea di scrivere la trama di un nuovo lavoro sul retro di quel quaderno, e ora dovrò usarne un altro. Bene, ora he ho messo una buona dose di sproloqui posso anche salutarvi, ma non prima di aver ringraziato quelli che hanno messo fra le ricordate/seguite/preferite questa ff, i lettori "silenziosi" e quelli che recensiscono, Dora93 alla quale va il mio eterno ringraziamento per avermi concesso di usare la sua Storybrooke e anche per avermi permesso di citare il mostro e la fanciulla in questo capitolo e per aver citato Et, Rod e la caccia nella sua ff, Ginevra Gwen White, Raven_95 e CoolMarty.
Alla prossima!

   
 
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