25. Avvicinarsi
Lo aveva sentito chiaramente.
Quell’odore …
Dalle sue stesse sfumature …
Non potevano esserci dubbi: “Sesshomaru!”
Cosa ci faceva nella foresta del Goshinboku? E soprattutto perché l’odore
del suo sangue ne imperniava l’aria?
La sua testa era gremita di pensieri e domande, ma non aveva tentato di darsi
qualche spiegazione.
Al vibro di Tessaiga ogni esitazione era venuta meno e si era mosso, scattando
verso la sua gemella.
Non una parola, non un consiglio, non un qualche riguardo … Aveva ignorato
tutti e tutto, tranne quella preziosa informazione.
Correva con uno scatto estraneo agli uomini e con un’angoscia sconosciuta ai
demoni. Non capiva il motivo per cui aveva reagito a quel modo, ma si rendeva
conto che non avrebbe potuto fare diversamente. Era pur sempre l’odore di suo
fratello.
Per quanto odio e risentimento potesse provare non avrebbe mai potuto
ignorarlo.
L’albero sacro si faceva sempre più vicino e la sua curiosità più grande. Era
vivo?
***
Non osava abbassare le lame, nonostante stesse
seguendo degli innocui petali danzanti.
Aveva obbedito: stava seguendo il vento, ma il luogo in cui si stava inoltrando
le era fastidiosamente sconosciuto.
In particolare, temeva chi o cosa si sarebbe trovata di fronte … Cosa poteva
volere da lei?
Sempre di più si avvicinava al cuore della foresta e lo capiva dalla
vegetazione sempre più fitta e dalla luce sempre più tenue.
Perché aveva fatto una simile sciocchezza?
Poteva trattarsi di qualsiasi cosa: di una trappola del nemico, di un oni in
cerca di un pasto o di spore che davano allucinazioni, eppure …
Quella voce … le era parsa gentile, proprio come il suono delle foglie scosse
dalla brezza. L’aveva spinta ad accettare il suo invito ma ora lei si
corrucciava.
Fidarsi di qualcuno o qualcosa la spaventava a morte. Lo aveva fatto in
passato, ma questa si era dimostrata sempre mal riposta.
Anche quell’ultima volta aveva sperato, ma lui …
Scosse il capo irritata: Sesshomaru era morto, doveva smetterla di pensarlo!
Non l’avrebbe portata da nessuna parte il compiangerlo. Era al presente che
doveva pensare. Era per il presente che doveva lottare.
Si concentrò su questo con tutte le sue forze e proseguì la sua marcia. Pareva
farsi sempre più buio …
Più volte si chiese perché stava continuando ad avanzare nonostante tutti i
suoi dubbi. Più volte li ignorò.
Poi, dopo ancora pochi passi, la vide: una radura con al centro un unico
imponente tronco e luce, tanta luce nonostante i suoi rami imponenti.
I petali e il vento danzarono lì attorno, giocando con le sue foglie. “Che bel suono …” si ritrovò a pensare.
Era uno strano luogo. C’era una strana e naturale referenza per quell’albero.
Nulla cresceva ai suoi piedi, se non erba bassa e verde.
Gli uccelli intonavano canzoni e si appollaiavano di ramo in ramo, ma non sui
suoi …
C’era una strana energia. Una strana forza che le attraversò il corpo non
appena posò un piede su quel terreno. Che fosse lui?
Non attese a lungo una risposta. Sentì un lieve tremore e uno scricchiolare di
corteccia, come se si stesse per staccare, poi lo vide. Un volto rugoso,
incastonato al centro del tronco ...
Si ritrovò impietrita.
“Fanciulla dai
capelli dorati che fuggi dal tuo castello, non temermi …”
***
L’odore era ancora più forte standogli lì vicino.
Gli stava davanti agli occhi. A terra. Immobile.
Non osava avvicinarsi e tentava in tutti i modi di carpire segni vitali in lui.
Cercò di fargli arrivare il suo odore. Sicuramente non se ne starebbe stato lì
a farsi “compatire” da lui. Lo avrebbe cacciato, forse avrebbe tentato di
ucciderlo, ma almeno si sarebbe mosso. Sarebbe stato il vecchio e solito
Sesshomaru. Il fratello peggiore che un mezzo-demone potesse avere. Ma lui non
si muoveva neanche così ...
Non poteva credere che qualcuno fosse riuscito a ridurlo in quello stato. Un
sol colpo pareva avergli inferto una serissima ferita.
Il candore del suo manto era tremendamente scarlatto e Inuyasha sentì un
tremendo disagio.
“Sesshomaru?!” cercò di chiamarlo, ma fu ignorato.
“Sesshomaru!” riprovò con più veemenza, correndogli accanto. Ora consapevole
della critica situazione.
Aveva perso molto sangue ed era più pallido del solito. “Sesshomaru?”
Com’era possibile che lui … ?
Impacciato sul da farsi si tolse la casacca fatta col pelo di Hinezumi e tentò
di premerla contro la ferita, ma …
“Non. Ho. Bi. Sogno. Del. Tuo. Aiuto.” Pronunciò a stento quella frase,
fissando Inuyasha con gli occhi appena socchiusi. L’hanyou se ne sorprese,
pensando a quanto potesse essere cocciuto persino in quelle condizioni.
“Stupido! Vuoi morire, forse?” s’infuriò.
“La. Scia. Mi. So. Lo.” Si limitò a rispondere, poi richiuse gli occhi,
sfinito.
Inuyasha capiva che in quel momento lui era l’ultima persona che desiderava
incontrare, ma non avrebbe potuto far finta di niente …
Non ne sarebbe stato in grado …
“Inuyasha?” La voce di Kagome lo raggiunse,
atterrando fra i cespugli in groppa a Kirara.
Inuyasha era ancora inginocchiato davanti al fratello, ormai preda di un
profondo sonno.
Miroku fu il primo a scendere dalla nekomata, facendo alcuni passi in sua
direzione. Lei ne seguì l’esempio.
“La divina Kagome mi ha raccontato dell’odore di …” quella vista lo zittì di
soprassalto.
“Miroku? Inuyasha?” li guardò interrogativa. “Che vi prende?” poi guardò meglio
in direzione dell’hanyou e inorridì. “Sesshomaru?!”
***
La perfezione. Il rigore. La potenza. L’ubbidienza ...
Komori ammirava soddisfatto l’efficienza del loro esercito, ghignante su una
delle torri della loro fortezza.
Li aveva fatti schierare appositamente, su ordine del loro Signore, ed ora la
distesa del loro schieramento pareva immensa.
L’Ovest non poteva avere speranza e loro del resto non avrebbero avuto pietà
alcuna. Lui per primo avrebbe decapitato le teste dei generali rimasti.
Che meravigliosa carneficina si prospettava. Poteva già sentire l’odore del
sangue e il rumore delle ossa in frantumi. Quale goduria …
“Komori.” la fastidiosa femmina lo distolse da quell’inebriante immagine.
“Tomoe … ” pronunciò quel nome disgustato. “Quale spiacevole incombenza ti
manda qui da me?”
“Il Padrone vuole che il tuo brutto muso lo aggiorni sui preparativi …” rispose
stizzita.
“Come desidera …” gli sibilò in volto. “Annunciami pure.”
La youkai lo guardò schifata, limitandosi a tornare sui suoi passi. Komori la
seguiva ad una certa distanza, ma il suo fetido respiro pareva raggiungerla.
Con quale essere lascivo e abominevole si ritrovava a collaborare …
Lo disprezzava, forse quanto o più dell’Au,
ma come il suo Signore, lei per prima sapeva quanto a lui fosse fedele. Un
parassita che si nutre delle carneficine e del sangue che il suo padrone gli
offre. Come avrebbe potuto non essergli grato?
Era quasi una droga per lui. La sofferenza altrui gli procurava una macabra
soddisfazione. Lo compiaceva e lo appagava.
Un essere fin troppo abominevole, anche per lei, ma indubbiamente utile. Lo
avrebbe sopportato per il bene del suo amato Signore. L’unico che davvero
contasse in quell’inferno di spade e grida. L’unico che per lei contasse
qualcosa.
“Strano che non ti abbia chiesto di divenire lei …” la stuzzicò sadico. “Pare
apprezzarti di più nei suoi panni.” Ridacchiò divertito.
“Peccato, invece, che tu debba per forza restare il viscido verme che sei!” gli
rispose a tono, visibilmente colpita da quelle parole.
Lo scorpione s’imperniò di quell’odio e se ne compiacque. Purtroppo non poté
continuare quel gioco a lungo. Erano ormai giunti alle stanze del Generale e
lui si leccò i baffi nell’attesa dei prossimi ordini. Tutto faceva presagire il
peggio e la sola idea gli fece ribollire il sangue.
Entrambi entrarono nell’imponente sala, ricca di drappi, sfarzo e ricchezza
depredati. La somma figura era al centro, mentre tre ancelle lo vestivano
minuziosamente. Gli annodarono la cinta dell’hakama, fermando il kimono, e poi
passarono all’armatura. Fu stretto in una corazza lamellare nera, di un colore
profondo ed intenso. Ogni singola placca era intarsiata in oro, creando
nell’insieme splendidi arabeschi.
Tomoe gli si avvicinò con confidenza, annunciando tacitamente la presenza di
Komori.
Il dai-youkai non si volse neppure, lasciando che le serve svolgessero il loro
lavoro.
“L’esercito è pronto?” La voce era chiara e pacata, nonostante si percepisse la
decisione della richiesta.
“Sì, mio Signore. Scalpita ai vostri ordini …” Lo scorpione per primo fremeva
nell’attesa.
“Bene. È tempo di muoversi.” ordinò, mentre ultimavano la sua vestizione.
Strinsero la cinta, fissando le protezioni per le gambe, ma non si azzardarono
a toccare le armi. Gli porsero l’elmo e sistemarono il mantello. Poi il
Generale dell’Est si avvicinò al tavolo su cui erano posate e strinse il Dao* al fianco. Brandì il Guan dao* e lo fece volteggiare in aria
con destrezza. “Sarà bello potermi sgranchire le ossa.” commentò
distrattamente, ammirando la lama lucente dell’alabarda.
Tomoe ne contemplò il vigore incrociando i suoi occhi scuri. Parevano
insoddisfatti ...
“L’esercito deve vederti. Avresti già dovuto mutare il tuo aspetto.” La
riprese.
Quelle parole divertirono immensamente Komori che si ritrovò a osservare la
mutaforma in cerca di un qualche segno di fastidio o irritazione sul viso.
La demone carpì gli sguardi malevoli e non volle dargli soddisfazione. “Avete
ragione, chiedo scusa.” Cercò di rispondere cortesemente, nonostante il moto di
tristezza che le stringeva il petto.
Il Signore parve intuire la situazione e congedò sbrigativo Komori. “Assicurati
che sia tutto sistemato. Niente sorprese o la tua testa volerà!”
Lo scorpione fece morire il ghigno di soddisfazione nei confronti della yasha e
intimorito si limitò ad ubbidire.
Tomoe fece un lieve inchino, appropinquandosi.
“Non ti ho congedato.”
La bloccò sul posto. Non trovava piacevole dover restare ancora al suo
cospetto. Non con quel turbinio di emozioni contrastanti ...
Il Generale la raggiunse e la strinse al petto, freddamente. Non l’aveva mai
stretta in altro modo.
“Tu sai quanto sei preziosa ora che lei non c’è, vero?”
Tomoe si rannicchiò fra le sue braccia, cercando di trarre un qualche calore da
parte sua.
“Non saremmo riusciti ad arrivare fin qui senza di te …” aggiunse, riuscendo a
farla annuire.
“Bene. Non dubitarne mai …”
Tomoe annuì di nuovo, ma nella sua testa regnava un unico pensiero e lo ripeté
più volte.
“Ora che Mya non c’è …”
Lo sapeva benissimo …
- continua -
ANGOLINO AUTRICE: Saluti e chiarimenti
Sorpresaaaaa! Avete visto? Aggiornamento record secondo i miei
standard da lumaca! XD
La verità è che ho una voglia matta di finire questa fan fiction e devo
approfittare del momento libero il più possibile!
Ringrazio di cuore i recensori del passato capitolo e invito i lettori a dirmi
la loro su quello appena letto! =)
Bando ai convenevoli e veniamo alle cose (per me) più interessanti:
Dao: è una categoria di armi
bianche manesche del tipo spada, rientranti sia nella tipologia della scimitarra che in quella della sciabola. Il
dao ha lama ricurva e monofilare, con filo sul
lato convesso e, solitamente, con contro-taglio accentuato. L’impugnatura
tendenzialmente è ad una mano, anche se esistono tipi di dao a due mani utilizzati per lo più nella
cavalleria cinese. In Cina, il dao è conosciuto come una delle quattro
principali armi delle arti
marziali, insieme al gun,
al giang e al jian.
Guan
dao: è un'arma inastata cinese. È composta da una massiccia lama monofilare con dorso dalla linea
frastagliata, fissata su di un'impugnatura lignea di circa 1,5 m. Il nome dell'arma deriva da dao, la scimitarra cinese,
la cui forma è ripresa nella lama, e dal generale Guan Yu, che secondo la mitologia cinese fu il
primo maestro nell'uso di questo tipo di arma: guan dao significa
quindi "scimitarra di Guan".
La caratteristica principale dell'arma sono gli attacchi circolari, che
sfruttano la lunghezza dell'arma e la rotondità della lama.
Il guan
dao viene
oggi utilizzato in diverse arti marziali cinesi.
Le armature cinesi erano molto semplici se paragonate alle complicate armature
dei samurai. Erano formate da lamelle incastrate fra loro con dei lacci.
Forse non lo saprete, ma trovare dettagliate informazioni online sulle armature
cinesi, non è stata una passeggiata! O.O
Mi sono dovuta affidare a molte immagini, poche nozioni qua e là ed a spudorata
fantasia. Ringrazio i film di Mulan e I Tre Regni! (XD)
Detto questo, spero di aver soddisfatto almeno un po’ le vostre curiosità. =)
Alla prossima. KissKiss KiraKira90