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Autore: aromadarancio    25/02/2013    0 recensioni
L'amore e la malattia sono sempre stati compagni di vita, Jaque e Bea sono stati compagni di giorni
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jaque non vuole vivere dopo la morte. Vuole lasciare il suo corpo in decomposizione sotto terra, dove devono stare tutti i corpi dei morti. Troppe volte sperare non porta a niente; sperare che esistano gli angeli, che le persone dopo la morte ci rimangano a fianco, sperare anche nell'esistenza dei fantasmi. Jaque non aveva mai creduto nella vita dopo la morte; una volte una flebile luce dentro di lui gli aveva fatto sperare che le persone morissero solamente fisicamente e che la loro anima continuasse a vivere. Luce che in lui era nata e morta in millesimi di secondo perchè la ragione l'aveva uccisa. Essere un medico, un 'semplice' infermiere e vedere la morte in faccia tutti i giorni lo portava all'esaurimento quotidiano. Monotona e monocolore (colore azzurro, quello del suo camice) la sua vita era la stessa da anni; vedendolo camminare per strada nelle menti delle persone girovagava la frase tipica dei film americani con le solite battute scontate, la storia uguale a tutte le altre e attori sexy che recitano anche male la maggior parte delle volte. “Tipico uomo single in carriera”. Jaque non si curava delle voci della gente. Era troppo preso dalla sua vita 'azzurra' e la maggior parte del tempo la passava coi morti, al cimitero. I suoi genitori erano morti di cancro pochi anni prima, uno dopo l'altro... Si erano lasciati andare senza pensare che se tutti e due sarebbero venuti a mancare Jaque sarebbe rimasto orfano; quando la tua anima gemella muore ti senti vuoto, scoperto, incompleto e allora fai di tutto per ricongiungerti ad essa. Così Jaque si ritrovò a dover vedere i suoi genitori morire uno dopo l'altro per semplice egoismo del loro cuore e a dover metter due volte di seguito il vestito buono, quello per le occasioni formali. Due volte aveva dovuto poggiare le rose sulle bare, due volte aveva pianto fino a quasi soffocare, due volte aveva odiato il mondo perchè a sette anni, come a cento, non si può capire perchè alcune persone muoiono ed altre no. Odiava gli ospedali. Quando era piccolo accompagnava sua madre Adrianna e suo padre Pier a fare la camio e per Jaque quello era il momento più bello: loro guarivano per poche ore. Inizialmente vedeva l'ospedale come un posto magico dove le persone non muoiono mai, quando vide scivolare via dal letto le vite dei propri genitori decise di non entrare mai più in un ospedale. Un conflitto di interessi nella sua mente affollata di pensieri troppo pesanti l'aveva portato a laurearsi in medicina. Tuttavia non voleva operare o avere responsabilità, rancori, paure e decise di diventare infermiere. Ora tutto avrebbe voluto, tranne che fare l'infermiere. Malediceva il giorno in cui aveva preso la decisione di iscriversi a medicina; ma non era l'unico giorno che malediceva. Malediceva anche il giorno in cui si era innamorato della stessa malattia che aveva annullato la sua infanzia: Bea. Come si poteva non amare un angelo? Come? Se la sua pelle era così bianca, i suoi capelli alle spalle erano mossi color rame, i suoi occhi facevano concorrenza all'oceano per quanto erano profondi ed azzurri, la sua voce era soave e delicata, quasi impercettibile se non ascoltavi attentamente. Come si poteva non amarla se ogni cosa che faceva la faceva col sorriso? Come, se amava fotografare i grandi gruppi di persone sorridenti? L'unica sua pecca era voler morire. Dopo una vita contro il cancro stava abbandonando il campo e si stava facendo infliggere gli ultimi colpi così che l'arbitro potesse dichiarare il KO. Jaque ricordava benissimo il primo bacio. Lei lo aveva visto nei corridoi, aveva abbandonato la macchina fotografica che teneva in mano e l'aveva baciato per dieci secondi con gli occhi chiusi e le braccia intorno al suo collo. Lui di certo non l'aveva fermata e l'aveva stretta a se per la vita baciandola ad occhi chiusi così da conoscere la sconosciuta dai capelli rame che lo aveva baciato. Quando Bea aveva aperto gli occhi lui aveva visto le onde dentro le sue pupille, coi pesci che ci nuotavano dentro, poi aveva visto il cielo con le nuvole e gli stormi di uccelli che volavano nel mezzo. La prima volta che si erano donati l'uno all'altra la sensazione era stata la stessa e la sofferenza enorme, il dolore, il disprezzo, l'odio alla morte di Bea avevano annullato tutte le altre emozioni di Jacque che adesso non sorrideva neanche più alle stupide battute che leggeva sui giornali. Era questa la fine della sua vita. Capiva finalmente il perchè della scelta dei suoi genitori. In bilico sul ponte aveva deciso di ricongiungersi a Bea e che modo migliore che annegare nei suoi occhi?

  
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