Happy Valentine Day,Thad
Harwood
Thad aprì gli occhi con uno
sbadiglio,coprendosi meglio con le coperte per poter riposare ancora un paio di
minuti,mentre il suo cervello cominciava a connettere e a capire qualcosa.
Tipo che era San Valentino,quella che era
sempre stata una delle sue feste preferite da romantico qual’era.
E che quell’anno invece non sapeva se
comportarsi come sempre o desiderare solo che quella giornata passasse più in
fretta possibile.
Perché,beh,San Valentino era la festa più
dolce e romantica del mondo,la festa dell’amore e degli innamorati…e per la
prima volta in tutti i suoi San Valentino lui era innamorato.
Ma aveva ben poco da festeggiare,dato che
era innamorato di uno stronzo bastardo che non avrebbe ricambiato mai i suoi
sentimenti.
E quando diceva mai intendeva neanche tra
un milione di anni,o in un'altra vita,o in un universo parallelo.
Proprio mai.
E non perché ci fosse qualcosa di sbagliato in Thad,ma perché Sebastian era…bhé,per dirlo in modo carino (cioè come lo diceva Nick) “uno stronzo narcisista bastardo e senza cuore che si scopa qualsiasi cosa maschile che respira (o anche no)”.
E Thad avrebbe potuto essere il ragazzo
più figo e perfetto del mondo,ma tanto il suo compagno di stanza non si sarebbe
mai innamorato di lui,né di nessun altro al mondo.
Ormai si era rassegnato,ovvio,dopo tanti
mesi di quella cotta assurda che aveva per il bel francese dagli occhi verdi,ma
San Valentino…non era esattamente sicuro di poterlo sopportare quell’anno.
I suoi due migliori amici che facevano i
piccioncini più del solito,cuoricini ovunque,canzoni e film rigorosamente
d’amore alla radio e alla tv e coppiette felici dappertutto.
In pratica tutte le sue cose preferite.
Sentì Sebastian alzarsi e chiuse gli
occhi,fingendosi addormentato (inutilmente,dato che tanto l’altro non guardava
mai se era sveglio o meno),mentre il compagno si metteva seduto sul letto
e,guardando la data e l’ora sul cellulare,emetteva un suono schifato a quel 14
febbraio ben in grande sullo schermo.
E Thad ne fu sicuro.
Non sarebbe arrivato vivo alla fine di
quella giornata.
Thad si gettò sul proprio letto,il viso
affondato nel cuscino,completamente distrutto,più psicologicamente che
fisicamente.
Tra Nick e Jeff che non la smettevano di
darsi dolcissimi baci eschimesi,Flint che aveva cantato “Silly Love Songs”
per tutto il giorno e la professoressa di letteratura che aveva dedicato le sue
tre ore di lezione alla lettura dei passi e delle poesie più romantiche inglesi
e americane,provava tanto il desiderio di:
a.
Spedire
la Niff a scopare invece di stare sempre a rompere le scatole a lui;
b.
Soffocare
Flint con qualcosa,ad esempio con lo spartito di quella cavolo di canzone;
c.
Bruciare
il proprio libro di letteratura;
d.
Mandare
al rogo chiunque avesse riempito la scuola,e in particolare la sala degli
Warblers,di decorazioni a forma di cuore;
e.
Usare
tutto il proprio potere per abolire ogni forma di romanticismo dalla Dalton.
…Oddio,cominciava a pensare come
Sebastian.
Smythe che,tra l’altro,con la scusa di
una qualche visita medica era sparito per tutto il giorno dalla Dalton
evitandosi tutto quello. Bastardo.
Come da proverbio,parli del diavolo e
spuntano le corna,come Thad incominciò a maledire mentalmente Sebastian (oh,ce
n’erano tanti di motivi…dal fatto che era uno stronzo,all’essere
bellissimo e averlo fatto innamorare di lui,fino all’essere potuto sfuggire a
quella tortura infinita) il suddetto francese aprì la porta della loro stanza.
Harwood si irrigidì
all’istante,smettendo quasi anche di respirare come ogni volta e chiedendosi
come potesse l’altro avere così tanto potere su di lui da destabilizzarlo in
quel modo.
Non era normale,era una cosa che gli
faceva paura.
Insomma,tra tutte le persone a cui
avrebbe affidato i suoi comportamenti Sebastian Smythe era agli ultimi posti
della lista,data la sua affidabilità.
E poi,dato che era San Valentino,era
sicuro al 99,9% che il suo compagno di stanza fosse più incazzato e
intrattabile del solito.
Ma si sa,quando si ha una certa
percentuale di errore si sbaglia sempre.*
E infatti quando il moro si azzardò a
voltarsi verso l’altro letto della stanza,Smythe era tranquillo e pacifico.
Sorrideva,addirittura.
E quello era un brutto segno,bruttissimo
segno.
O aveva appena fatto sesso (da meno di 10
minuti,di solito la durata del suo buon umore post-sesso non durava di più),o…
Non c’era un’altra possibilità,Sebastian
non sorrideva mai.
Lui ghignava,quello sempre,ma in quel
momento sul suo volto c’era quello che era di sicuro un sorriso vero.
Ed in quel momento Thad capì che i Maya
non si erano sbagliati poi tanto: l’Apocalisse era vicina,forse anche più di
quanto pensassero loro.
<< Seb,tutto bene? >> si
arrischiò a chiedere,pur temendo che quello strano e stupendo (come poteva un
semplice sorriso fargli battere il cuore a mille a quel modo?!) fenomeno
terminasse,mettendosi a sedere e abbracciando il cuscino per poterlo usare per
proteggersi in caso di bisogno.
Ma Sebastian sorrise ancora e Thad si
incantò così tanto a quel sorriso straordinario da non accorgersi che il
ragazzo si stava avvicinando a lui.
Si stava avvicinando tanto.
TROPPO.
Fino a non lasciare più nessunissimo
spazio tra le loro labbra.
E Thad si sentì…morire. Dalla gioia è
ovvio. E dal fatto che il suo cervello e il suo corpo avessero appena
dimenticato come respirare e il suo cuore come battere.
Che diavolo aveva fatto nella vita prima
di baciare Sebastian Smythe?
Quelle labbra perfetta si staccarono
dalle sue solo dopo quelli che sembrarono secoli e quando finalmente stava
tornando in sé (ok,forse era un pochino impossibile) il suo cuore perse un
battito a una voce rauca e sexy che gli accarezzava l’orecchio con più
dolcezza di quanto avrebbe mai immaginato.
<< Buon San Valentino,Harwood
>>
Ok,ora era sicuro.
Poteva morire felice,il mondo poteva
finire e…
Poteva tornare finalmente ad amare quella
stupenda festa,no?