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Autore: Seiya112    25/02/2013    2 recensioni
Il campionato nazionale in cui lo Shohoku è stato sconfitto dall'Aiwa è ormai passato. I ragazzi hanno proseguito con i loro studi. Ora Miyagi frequenta la 3a, ed è ancora compagno di classe di Ayako; il rosso, Haruko, Rukawa, e l'armata Sakuragi sono in 2a, mentre tutti gli studenti anziani si sono diplomati con buoni voti. O meglio, tutti tranne Mitsui che è rimasto bocciato. Un nuovo studente arriva allo Shohoku, giusto in tempo per creare nuovo scompiglio in istituto già pieno di teppisti e teste calde...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hisashi Mitsui, Kaede Rukawa, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yohei Mito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo VII

Lezioni



Al secondo tentativo Hisashi riuscì a inserire la chiave nella toppa e a far scattare la serratura. Quando provò a spingere sentì però la porta incastrarsi. Sbuffò. Assuefatto oramai al problema afferrò la maniglia, diede un leggero colpo verso l'alto sollevando la porta e spinse. La porta si spalancò sul corridoio buio.

Domani devo proprio parlare con l'amministratore. Non è possibile che non abbia ancora avuto il tempo di riparare questa maledetta porta.

Percorse il corridoio appoggiandosi con una mano alla parete, più per sicurezza che perché fosse realmente sbronzo. Non era stata certo la birra ad averlo mandato fuori fase quella sera. Incontrare il gorilla e megane-kun...

Incespicò in qualcosa e sarebbe caduto se non fosse stato appoggiato al muro. Imprecò mentalmente.

Maledizione! Tocca anche a lui mettere a posto gli scatoloni! Non pretenderà che sistemi tutto io?

Ignorando completamente la luce che proveniva dalla cucina aprì la porta di camera sua e la richiuse sbattendola. La voce di suo padre giunse forte dalla cucina, come se non ci fossero pareti a separarli.

Non sbattere le porte!”

Buonasera anche a te, papà!”

Senza indugiare oltre Hisashi si levò la polo bianca che aveva indossato per tutta la sera, la appallottolò e la fece finire nell'angolo più lontano della stanza con un colpo di polso. I pantaloni neri andarono invece a finire ai piedi del letto. Guardò l'orologio. Segnava le 2:00. Certo che suo padre era rimasto sveglio proprio fino a tardi. Si sdraiò sul letto e spense la luce. Dalla finestra lasciata socchiusa filtrava ovattato il chiarore dei lampioni della strada e l'odore della vicina locale di ramen, che stava oramai chiudendo. Ci era passato davanti tornando, e il signor Kurata gli aveva fatto un cenno di saluto come sempre. Quando gli aveva chiesto se avesse avuto bisogno d'aiuto per sistemare il locale gli aveva risposto che aveva già pulito tutto, e che era meglio non stesse in giro a quell'ora perché poteva fare brutti incontri. Hisashi se ne vergognava, ma il suo primo pensiero era andato ai suoi amici di qualche anno prima, e a come avrebbe desiderato che quel vecchietto non scoprisse mai cosa era stato. Due anni buttati via. Che avrebbe potuto passare allenandosi. Invece adesso...

Strinse istintivamente la mano a pugno. Akagi era riuscito a farsi ammettere in uno degli istituti più prestigiosi del Giappone, la cui squadra di basket era tra le migliori quattro a livello nazionale. Naturalmente anche Kogure aveva deciso di frequentare la stessa università, sebbene pagandosi la retta carissima. Lui invece non ce l'avrebbe fatta senza una borsa di studio. E se non fosse riuscito a frequentare una scuola con una squadra prestigiosa allora il suo sogno di diventare un giocatore professionista sarebbe finito.

I suoi pensieri neri furono interrotti dalla porta della sua stanza che si apriva.

Posso, Hisashi?”

Rimase sdraiato, voltando solo la testa in direzione della porta. Cosa chiede se può entrare se è già dentro? Comunque cercò di rispondere gentilmente.

Dimmi, papà.”

L'uomo si affacciò. Da giovane doveva aver avuto lo stesso aspetto del figlio, pur essendo sotto il metro e ottanta. Le preoccupazioni l'avevano fatto però invecchiare precocemente. L'ultimo anno poi gli aveva disegnato una profonda ruga in mezzo alla fronte, e la mancanza di barba, che aveva cura di radersi ogni mattina, non dissimulava, anzi accentuava, l'aria di stanchezza che lo accompagnava.

Domani sarò a casa. Sarà il caso di sistemare qualcosa, non credi?”

Senza attendere una risposta fece dietro front e tornò da dove era venuto.

Ok.”, rispose Hisashi alla porta ormai chiusa. Come se fosse solo mia la roba in corridoio. Difficile che mamma venga a trovarci, ma se lo facesse... Rabbrividì al pensiero di cosa sua madre avrebbe detto di fronte al disordine in casa. L'avrebbero delusa per l'ennesima volta.

Spense la luce e poi aspettò che il sonno arrivasse, la tensione che pian piano si dissipava. Si concentrò sul buio, e sui suoni ovattati. Continuando a fissare il soffitto, i pensieri foschi che si susseguivano veloci nella sua mente, senza lasciarlo.

Gnneeeeeek

Hisashi cercò di ignorare il cigolio, un rumore che sentiva ormai sempre più spesso in quell'edificio che aveva bisogno di una migliore manutenzione. Chiuse gli occhi lentamente, sperando così di poter allontanare i pensieri e riposare. Fece vagare l'immaginazione, ritornando a quella stessa sera. Ma invece di concentrarsi sui suoi compagni di allenamento, come prima, pensò ad altro. Sapevo che non aveva bisogno di aiuto. Eppure mi è scattato qualcosa dentro quando ho visto quei ragazzi che ci provavano con lei. E l'espressione che ha fatto quando mi ha visto. Si è illuminata, e mi ha rivolto un sorriso. Non c'era scherno nei suoi occhi. E sembrava veramente che mi ritenesse il suo salvatore.

Si coprì la faccia con una mano, come a nascondere l'imbarazzo che lo stava cogliendo. Gli era piaciuto che lei lo guardasse così. E avrebbe voluto che succedesse ancora e ancora.

E non mi ha scacciato quando l'ho sorretta. La sua schiena era calda sotto la canottiera. Quanto avrei potuto tenerla lì prima che sciogliesse il contatto? Quando l'ho tolta mi formicolava. Poi quello scemo di Hanamichi ha fatto i suoi stupidi commenti.

Arrossì.

La mia ragazza... Si, mi piacerebbe averla. Ma come ragazza? Mi sembrerebbe di stare con un maschio. Chissà come starebbe vestita da donna. Magari con una gonna corta.

E che mi guardi come stasera, come se fossi il suo salvatore.

Un calore poco familiare cominciò a diffonderglisi in profondità, partendo dal ventre e da lì irradiandosi in tutto il corpo. Con quella nuova immagine nella mente, e un sorriso stampato sulle labbra, il ragazzo si addormentò, ignaro dei due occhi gialli che lo scrutavano nella notte e del loro proprietario, che faceva le fusa sulla sua pancia.





Per svegliarsi completamente, quella mattina Sara fece una lunga corsa sulla spiaggia. Tornata dalla corsa di allenamento si buttò sotto la doccia. La sera prima era rientrata parecchio tardi per i suoi standard, e al mattino il suo corpo aveva cercato in tutti i modi di convincerla a non alzarsi dal letto e continuare a dormire.

Entrata in cucina aprì il frigorifero e ne estrasse la caraffa del latte. Aveva ancora almeno un'ora prima di doversi preparare per andare da Rukawa. Quindi mangiò con calma. Cominciava a sentirsi agitata per l'inizio delle eliminatorie di prefettura. Per quanto cercasse di collaborare con i compagni di squadra le sembrava sempre di più di non riuscire a comunicare con loro, sia in allenamento che fuori. Sperava davvero che fosse solo una sua impressione e che durante la partita tutto andasse bene.

Finito di mangiare mise la tazza nel lavandino, verso un po' di latte in una ciotola che appoggiò sulla mensola della finestra, nel caso il gatto decidesse di tornare e infine si mise le cuffie e accese il lettore mp3. Le note tristi di My Selene dei Sonata Arctica le riempirono la mente.



2 ore dopo...



Sara pigiò nuovamente il campanello di casa Rukawa, ringhiando esasperata.

Io lo ammazzo! Dove cavolo è andato a finire!”

Era arrivata da mezzora ormai, e di Kaede neanche l'ombra. Dopo i primi tentativi di farsi aprire suonando il campanello aveva cominciato a pensare che il ragazzo fosse fuori casa. Allora lo aveva chiamato al cellulare, eppure non c'era stata risposta. Anzi, peggio, era spento, come se il ragazzo non volesse essere disturbato. E lei stava perdendo davvero la pazienza.

Aveva ormai deciso di tornare a casa e di lasciare perdere quando la porta si aprì lentamente, e sulla soglia apparì la figura di Kaede Rukawa, in maglietta bianca e pantaloni della tuta che cascavano sui fianchi.

Hai intenzione di rimanere lì ancora per molto o entri?”

Mentre Sara entrava in casa lo guardò trucemente.

Spero che ti strozzi!” , mormorò.

Hai detto qualcosa?”

Si può sapere dove cavolo eri?”

A letto.”

Lei alzò un sopracciglio, pensando a qualcosa di arguto e tagliente da rispondergli. Alla fine, abbattuta, scosse la testa e decise di lasciar perdere.

Dai, tira fuori inglese, così cominciamo.”

Passarono le seguenti ore a studiare, con molte (troppe) interruzioni dovute alla narcolessia del ragazzo.

Nel pomeriggio Kaede propose di spostarsi in giardino, perché i 25 gradi all'esterno rendevano più piacevole lo studio all'aperto. Il ragazzo andò diretto verso un albero da fusto nodoso, che si allargava in rami carichi di fiori rosa pallidi, e vi si sedette sotto, indicando con un gesto la coperta che aveva disteso a terra poco lontana da lui.

Arigatou.”, sussurrò lei, annotandosi mentalmente di essere un po' meno severa con lui per quell'ultimo giorno di studio. E lo fu.

Mentre Kaede finiva l'esercizio di traduzione che gli aveva affidato, Sara non riuscì a trattenersi dall'iniziare un discorso che la stava tormentando da qualche giorno

Kaede...”

Il ragazzo alzò gli occhi dal quaderno.

Hn?”

Non vai d'accordo con la squadra?”

Lui chiuse il quaderno e si distese mollemente contro il tronco dell'albero di ciliegio e chiuse gli occhi.

Perché?”

Perché non sei uscito venerdì sera?” La ragazza sospettava che i suoi genitori c'entrassero qualcosa nella faccenda, ma non sapeva se poteva prendersi la confidenza di una domanda diretta.

Non mi interessava.”

Non è vero. Lo sapevi già da prima che non ci saresti stato.”

I suoi magnetici occhi blu si aprirono, lanciandole uno sguardo glaciale che la fece per un attimo rabbrividire.

Perché me lo chiedi? Non sono affari tuoi.”

Sara si morse il labbro.

Hai ragione, scusa.”

Riabbassò subito la testa sul libro che aveva sulle gambe, e riprese a leggere il libro di letteratura giapponese, cercando, concentrandosi in quella materia che le risultava ostica, di non far notare a Rukawa quanto l'avesse ferita la violenza della sua reazione. E così passarono i minuti, senza che lei alzasse la testa. Voleva rimanere offesa ancora un po', e crogiolarsi in quella condizione. Eppure, alzando velocemente gli occhi, notò come il ragazzo la stesse fissando. Distolse lo sguardo, fingendo di non averlo alzato affatto.

Sara?”

Hn?” Rispose lei, senza staccare gli occhi dal libro. In cuor suo voleva fingere di non aver sentito, o che non le importasse. In realtà aveva continuato a leggere la stessa pagina senza rendersene conto, ed era come se le parole scivolassero via dalla sua mente senza che si concentrasse. Le sembrò di sentire un sospiro, e poi si avvide che il ragazzo si era spostato finendo con lo sdraiarsi accanto a lei.

Ero con i miei genitori. Niente di che.”

Fu come se il nervosismo che l'aveva colta si dissipasse, e si ritrovò ad appoggiarli una mano sulla spalla e a stringergliela. E lui cominciò a parlare. Aveva già sospettato come il ragazzo si sentisse solo, e che i suoi genitori erano per lui distanti anni luce. Come non riuscisse a parlare loro dei suoi sogni e dei suoi interessi, così presi com'erano a vedere il mondo soltanto dal loro punto di vista. E lo sguardo di comprensione che si lanciarono fu molto più eloquente di mille parole.

Tornò a casa tardi quella sera, dopo aver mangiato velocemente un piatto pronto con Rukawa. Non la stupì particolarmente trovare il gattone ad aspettarla davanti alla porta, miagolando. Entrò seguita dal gatto. La ciotola del latte era vuota. Il gatto, come se fosse a suo completo agio in una nuova casa, la seguì in cucina, e le si sedette accanto mentre apriva il frigorifero, appoggiandole una zampa sulla gamba e miagolando per chiedere cibo.

Ha fatto presto a fare amicizia. Per lo meno ci ha messo meno di Kaede.

Tirò fuori un trancio di pesce pulito, a basso prezzo, che aveva comprato quella mattina in pescheria. E appoggiò il piatto a terra. Il gatto ci si buttò sopra. Oh, pesce fresco. Ti adoro. Ti ho educato proprio bene, non come gli altri pezzenti del quartiere.

Si sedette sul pavimento, con la schiena contro il frigorifero, e cominciò ad accarezzarlo sulla schiena, sorridendo tra sé e sé. Quella sera almeno non sarebbe stata sola.



Si videro anche il giorno dopo, la domenica, e verso le 3 si spostarono in giardino. Sara tirò fuori dallo zaino il libro di testo di storia giapponese: il suo problema principale in quella scuola.

Faccio anche l'esercizio 15?”

Si, poi lo guardiamo assieme.”

Sara tornò a chinare la testa sul libro di storia. Si stava rendendo conto di come quella materia sarebbe stata una brutta gatta da pelare per lei. Faceva riferimento a troppi eventi e tradizioni che lei, con una infarinatura solo generale di cultura giapponese, non conosceva. E a volte non comprendeva neppure. Fino ad allora era riuscita a cavarsela, soprattutto perché essendo all'inizio dell'anno non aveva ancora avuto verifiche. E si era solo affidata alla memorizzazione. Però non sarebbe bastato a lungo. Doveva trovare un modo per informarsi meglio. Magari frequentando una biblioteca... No, meglio internet. Quello per lo meno sapeva farlo. Ma avrebbe dovuto trovare del tempo. Sarebbe più facile chiederlo ad un giapponese. Magari Ayako? No, è sempre troppo impegnata, e non è esattamente ferrata in materia, con l'educazione occidentale che sua madre le ha impartito. E non sono in confidenza con nessun altro abbastanza per....

Guardò Rukawa. E fece un tentativo.

Sai perché è stata istituita la festa dei bambini?”

Lui nemmeno la guardò, continuando a scrivere sul libro.

.... per ricevere regali?”

No, probabilmente non è il caso di chiedere proprio a lui.



Il sole era ormai tramontato quando rientrarono in casa. Non cenarono assieme, perché i genitori del ragazzo sarebbero rientrati prima e non voleva dover rispondere a domande sulla ragazza europea che passava le giornate con lui. Rukawa insistette comunque ad accompagnarla a casa (a suo modo) fece la strada con lei.

Strano, di solito appena può torna a letto, pensò lei nel tragitto.

La passeggiata durò poco, e appena arrivati davanti per entrare Sara si girò. “Ti ringrazio per l'aiuto. Il compito in classe di domani andrà sicuramente bene.”
“Di niente, è stato un piacere”
“Allora buona notte” e dicendo questo le si avvicinò e le posò un bacio sulla fronte, scompigliandole poi i capelli.
"Buona notte anche a te, e in bocca al lupo per domani" disse lei sorridendo e salutando l'amico mentre si allontanava. Non si sarebbe aspettata una reazione del genere proprio da lui. Però quello per lei era solo un ringraziamento da amico.
Ma la persona che li stava osservando nella penombra non la pensava alla stessa maniera.



Quella stessa sera, verso le 23, al Ristorante tipico del quartiere...

Finito di spazzare il pavimento Mitsui si appoggiò alla scopa per asciugarsi il sudore dalla fronte. Aveva finito con le pulizie per quella sera, e il locale era chiuso da un'ora. Era una fortuna che non fosse molto affollato quella domenica sera, almeno avrebbe potuto andare a letto subito, stanco com'era. Però un po' gli dispiaceva per il signor Kurata; per lui voleva dire avere meno clienti e doverlo pagare per l'intera serata. Avrebbe potuto fare un po' di pubblicità al locale, a scuola magari..... No meglio di no. Anche se i professori chiudevano un occhio sui lavori degli studenti, c'era pur sempre un regolamento che vietava agli iscritti allo Shohoku di lavorare. Anche se nessuno la rispettava. Ma era certo che la sua aura nera avrebbe fatto in modo che lui fosse beccato. E non poteva rinunciare a quel lavoretto che gli permetteva di racimolare qualche soldo per sé dato che i suoi genitori non gli passavano più nulla.

Mitchan?” Un uomo anziano, con le sopracciglia cespugliose e due piccoli occhiali da vista rotondi emerse dal retrobottega, con una cassa di bottiglie vuota. Il ragazzo corse ad aiutarlo prendendo la cassa.

Ce la facevo...” Mitsui lo interruppe.

Lo so, sono io a dover fare un po' di esercizio.” E gli sorrise complice. Anche il vecchietto sorrise, dandogli una pacca sulla spalla.

Bravo ragazzo. Scommetto che la tua ragazza sarà orgogliosa di te.”

La mia chi?”

Ma si, quella bella rossina di cui tieni la foto in tasca. Ti era caduta e l'ho vista.”

Mitsui mugugnò qualcosa, prima di affrettarsi fuori ad appoggiare le casse per il ritiro del vetro del mattino dopo. Perché continuano a dire che è la mia ragazza. Eppoi io non ho sue foto. Poi si ricordò di ciò che era successo dopo gli allenamenti quel venerdì.

...

Era già pronto per tornare a casa, con il borsone in spalla quando la manager gli si era avvicinata e lo aveva bloccato all'uscita.

Sara si è dimenticata il libretto scolastico sotto il banco. Sempai, sbaglio o abiti nel suo stesso quartiere? Portaglielo!” E gli sorrise, in quel suo modo che non dava possibilità di replica. Almeno se non volevi attaccare briga con lei.

Può arraggiarsi.”, e fece per andarsene.

Ayako arrivò furtiva alle sue spalle e gli tirò uno scapellotto. "Questo è per come hai risposto alla tua manager..." Quindi gliene tirò un altro ".. e questo è perché sei uno stupido."

"Perché?"

"Per come ti comporti!" E dicendo questo gli cacciò in mano il libretto scolastico e un foglietto ripiegato in cui aveva disegnato la mappa per arrivare a casa della ragazza.

.


E così ora doveva proprio andare a portare il quaderno a quella …. gli mancava il termine per descriverla.


Seguendo le istruzioni della mappa si stupì di come riuscì ad arrivare rapidamente la casa della ragazza. Era a solo un isolato di distanza da casa sua, ma l'aspetto della villetta che si trovò davanti era ben lungi da quello dell'appartamento che divideva con il padre. Stava per suonare al citofono, ma si bloccò non vedendo il cognome della compagna. Al suo posto era scritto Wakabashi. Strano. Magari Ayako aveva sbagliato indirizzo. Poteva chiedere ai padroni di casa informazioni. Una straniera non era esattamente usuale.

Sara sentì il suono del citofono, e corse ad aprire così com'era. Ovvero con i capelli sciolti, i leggins e una canottiera che usava per dormire.

Ecco, lo sapevo che ti eri dimenticato il quaderno nel mio zaino Rukawa.”

Però gli occhi blu che si ritrovò davanti non erano quelli di Rukawa, ma del suo compagno di classe che tanto la faceva penare.

Mitsui rimase impalato sulla porta, il libretto mezzo proteso verso di lei, e la bocca atteggiata in un “o” di stupore. Un attimo prima che la sua mascella si indurisse in un espressione più dura e distogliesse lo sguardo. Apre normalmente a Rukawa vestita così?

Ti ho riportato questo.” Le porse il libretto, che lei questa volta afferrò, ma senza che lui lo lasciasse. Avvicinandosi di un passo le sembrò di vedere le guance del ragazzo arrossarsi, mentre si ostinava a guardarsi la punta delle scarpe.

Ehm, Mitsui, lo lasceresti?”

Si, scusa.” Disse, assumendo un tono più dolce. E lasciò la presa. E in tono piccato aggiunse:

Apri sempre così la porta a Rukawa?” Solo allora rialzò lo sguardo dalle sue scarpe e vide che lei teneva in mano un quaderno di inglese con il nome del compagno di squadra in prima pagina. E capì di aver frainteso tutto.

Perché?” Rispose senza comprendere. Per poi rendersi conto di essere in pigiama e che, anche se non la capiva, in Giappone si facevano un sacco di menate su come una persona si faceva vedere in pubblico. Si affrettò allora a rispondere, con un tono di scusa che appariva strano alle sue stesse orecchie “No, non apro mai così.”

Il ragazzo si sentì sollevato. “Copriti di più, fa ancora freddo... E dovresti già essere a dormire. E' tardi. Buonanotte.”, aggiunse in fretta battendo in ritirata.



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Grazie per l'attesa, e scusate se il lavoro mi ha impegnata così tanto da svuotarmi in questi mesi.

Un grande grazie ad Ace86, che con i suoi commenti mi aiuta ad aggiungere nuove idee al mio pentolone.... ^_^

E un grazie a R, che strigliandomi mi ha fatto finire il capitolo avendo la pazienza di leggerlo e correggerlo anche se Slam Dunk non gli piace e Mitsui gli sta antipatico.



Vi aspetto al prossimo capitolo. Ciao!

   
 
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