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Autore: Ailis_    26/02/2013    1 recensioni
Julya Peskov non era certo prevista nella vita di Stefan.
Eppure quando lei ritorna, la sua presenza è come un uragano nella vita di Stefan.
Julya nasconde un segreto, qualcosa che ha dominato la sua vita per secoli e che ora è talmente vicino da non poterselo lasciare sfuggire.
Il rapporto con Stefan si è incrinato tanto tempo prima, ma lei ha bisogno di lui per la sua ricerca. E quando lui deciderà di aiutarla, Julya scoprirà di provare qualcosa di più della semplice amicizia.
Ma è davvero così? Riuscirà Julya ha trovare ciò che ha cercato per tutta la vita? E perché ne ha così bisogno?
Quando pensano di avercela fatta, ogni certezza crolla e il suo mondo verrà sconvolto. All'orizzonte, comparirà una vecchia conoscenza, qualcuno in grado di riportare a galla qualcosa che Julya pensava di aver dimenticato, un amore che ha segnato la sua vita e il suo cuore, indimenticabile ed eterno. Cosa succederà? Saprà dare retta al proprio cuore ed essere felice?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kol Mikaelson, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Andai a cercare l'amore e mi persi'
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Here am I- TVD

Buongiorno!
Il programma era di aggiornare il venerdì, il giorno dopo l'uscita della nuova puntata, ma adesso il telefilm è in pausa e io ho pensato di portarmi avanti, pubblicando più di un capitolo alla settimana.
Anche se la storia non ha ricevuto molte recensioni, ringrazio chi ha letto e spero sia piaciuto.
Da qui in avanti, conoscerete meglio Julya.

Buona lettura!


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 Here I am


“Words like violence 
Break the silence 
Come crashing in 
Into my little world 
Painful to me 
Pierce right through me 
Can't you understand 
Oh my little girl”

Enjoy the silence- Depeche Mode



Quando il taxi la lasciò di fronte a casa Salvatore, Julya alzò una mano per ripararsi dal sole e al dito brillò un anello di zaffiri e diamanti.
Sorrise appena mentre trascinava i propri bagagli fin sulla porta di casa e suonò. Contò cinquanta respiri prima che la porta si aprisse e si parasse di fronte a lei la figura di un ragazzo.
Era alto, moro e con un sorriso sfacciato che le piacque subito. D'istinto riconobbe in lui uno spirito per certi versi affine e seppe che sarebbero diventati amici e le sue sensazioni non sbagliavano quasi mai.

Buongiorno, cerco Stefan Salvatore”
Il ragazzo di fronte a lei alzò un sopracciglio, poi si voltò verso l'interno e chiamò.

Certo, sarà qui tra un attimo”
Si spostò e Julya interpretò quel gesto come un invito a entrare, ma doveva averlo frainteso perché rimase bloccata sulla porta e il suo sorriso venne sostituito da una smorfia infastidita.

Ah, una cosa prima di decidere se farti entrare o piantarti un paletto nel cuore: chi ti manda?”
Non mi manda nessuno. Sono qui per vedere un vecchio amico”
La soppesò per svariati secondi e poi le fece cenno di entrare. L'ingresso della casa era ampio, ma non proprio arioso o allegro con tutti quei colori così scuri.

Niente di personale” le disse il ragazzo – di cui peraltro non sapeva ancora il nome- “ma di questi tempi non si sa mai. Spero che tu non te la sia presa” continuò con un sorriso allegro che a Julya sapeva tanto di presa in giro.
E dimmi, come mai vuoi vedere mio fratello?”
Ora tutto era chiaro. Be', dire che si assomigliassero sarebbe stato mentire spudoratamente perché non avrebbero potuto essere più diversi. Pure, c'era in loro qualcosa che li accomunava: doveva essere la bellezza disarmante e il fatto che avessero entrambi un sorriso da farfalle allo stomaco, anche se per motivi diversi.
Tuttavia, non avrebbe risposto alla domanda perciò gli rivolse un sorriso enigmatico e si guardò intorno, ignorando l'espressione contrariata sul bel viso del suo interlocutore.

Comunque, io sono Julya”
Damon”
Attesero; vedeva che Damon spasimava dalla voglia di chiedere ancora e la cosa la divertiva. Sapeva che il suo modo di fare – sempre così misterioso ed enigmatico- non era sempre piacevole, ma quel piccolo e innocente gioco non avrebbe ucciso nessuno e la divertiva sempre.
Aveva incontrato tanti vampiri nella sua vita da immortale e molti avevano convenuto con lei che fosse praticamente un miracolo che fosse riuscita a conservare il proprio carattere e la propria essenza anche dopo la trasformazione.
Julya non era del tutto certa di essere sempre la stessa, ma era decisa a non piangersi addosso per quel che era successo.
Dopotutto, anche se non aveva chiesto espressamente di essere trasformata in vampiro, era stata lei a pregare per una seconda possibilità.
Perciò si era impegnata per rendere la propria vita unica ed elettrizzante in ogni momento, cercando di mettere a frutto l'incredibile dono che le era stato fatto: una seconda possibilità.
Se non le fosse stata concessa, non avrebbe mai conosciuto Stefan. Lo ricordava come se fosse accaduto il giorno prima.
Lei faceva la cantante in un night club di Philadelphia e lo aveva adocchiato subito, dall'alto del palco e nonostante la luce soffusa e pregna di fumo.
Ci era voluto un mese perché lui le rivolgesse la parola, ma Julya era divertita da quei giochi di sguardi, sorrisi e occhiate fugaci e non avrebbe fatto il primo passo per niente al mondo.
A quel tempo Stefan era “lo squartatore” e Julya già sapeva che un giorno il peso delle sue azioni sarebbe ricaduto su di lui.

Chi era alla porta?”
La voce di Stefan la riportò alla realtà e quando scese l'ultimo gradino fece un passo avanti, come se ci fosse bisogno di quello perché lui la vedesse.
Si sarebbe accorto della presenza di Julya anche in una stanza piena di gente. Guardando in quegli occhi, scuri e ridenti come li ricordava, tutte le emozioni e i sentimenti che lei gli suscitava si riversarono su di lui come una doccia ghiacciata e fu come se non fossero passati decenni dal loro ultimo incontro.

Ciao, Stefan”
Avrebbero potuto passare secoli – anche millenni, probabilmente- ma Julya gli avrebbe fatto sempre lo stesso effetto: come il canto di una sirena, una droga pericolosa almeno quanto il sangue.
Provò un milione di sensazioni diverse nel risentire la sua voce: amarezza, felicità, rancore, desiderio, abbandono.
Era tutto talmente confuso che ci mise più di qualche secondo a mettere abbastanza ordine tra i suoi pensieri da poter parlare.

Che ci fai qui?”
Ho bisogno di aiuto” ammise sinceramente e con un sorriso talmente candido e spensierato che Stefan non riuscì a non provare rabbia.
Preferì lasciarsi sommergere da questa, piuttosto che ammettere con se stesso che lo feriva sapere che Julya non sarebbe mai andata a cercarlo se non avesse avuto bisogno di lui per qualcosa. Avrebbe voluto chiederle se avesse mai sentito la sua mancanza, ma non era sicuro di essere pronto ad ascoltare la risposta.

Abbiamo abbastanza problemi, non ho certo il tempo di farmi carico anche dei tuoi. Ora devo andare”
Julya gli si piazzò davanti, mani sui fianchi e sguardo deciso: aveva dimenticato che, per essere così piccola, sapeva essere un fastidio enorme.

So che non sei contento di vedermi” iniziò e a Stefan parve che la sua voce si incrinasse un po' “ma ho davvero bisogno di te. Ho bisogno un aiuto”
Per un attimo si chiese se aiutarla non fosse la cosa giusta da fare e i suoi occhi, grandi e supplicanti, gli fecero salire le parole alle labbra.
Forse, dopotutto, poteva perdonarle di essersene andata e averlo lasciato proprio quando aveva più bisogno di un'amica.
Non avrebbe dovuto biasimarla per averlo fatto e si chiese se avrebbe mai potuto perdonarla.
Vedendolo tentennare, Julya fece un passo avanti e il calore del suo corpo e il suo profumo colpirono Stefan con la forza di uno schiaffo, deliziosi come la più inebriante delle essenze.
In un attimo, desiderò davvero di essere in grado di perdonarla, ma per quanto lo volesse, non era sicuro di poterlo fare con il cuore così lasciò la domanda in sospeso.
Però Julya era ancora lì e lei non sarebbe stata contenta fino a quando non avesse avuto una risposta.

Devo andare”
Stefan!” lo richiamò, ma lui l'aveva già aggirata così gli si parò di nuovo di fronte, proprio a metà strada tra lui e la porta.
Non puoi andartene senza avermi dato una risposta”
Non ora. Devo andare a scuola, ne parleremo quando torno”
Ma...”
Avrebbe dovuto ricordare che era dannatamente testarda. La afferrò per le spalle e la scosse appena perché il suo messaggio risultasse più incisivo.

Dopo” scandì e, quando vide la sua espressione farsi ancora più ostinata, aggiunse “Resta qui. Damon ti cercherà un posto dove stare e quando tornerò a casa ne parleremo”
Si fiondò fuori di casa prima che la sua protesta lo raggiungesse e in un attimo partì con la sua Jaguar.
In casa, Julya lo guardò andarsene con gli occhi socchiusi e le labbra atteggiate a un'espressione di stupore.
Si voltò verso Damon.

Sbaglio” domandò “o sta cercando di evitarmi?”
Damon fece spallucce “Questo teen-drama ve lo dovete risolvere da soli. Per ora, il mio compito è mostrarti la tua stanza”



*


E non ti ha detto perché è qui?”
Elena non era particolarmente contenta che un altro vampiro fosse giunto in città. Un vampiro che per di più era una donna, probabilmente bellissima, e che sembrava scombussolare l'equilibrio di Stefan.

Non gliene ho dato il tempo” ammise.
Sapeva che Julya non si sarebbe arresa troppo presto perché lei era fatta così, testarda ai limiti dell'incoscienza.
A volte aveva pensato che lei assomigliasse un po' agli ibis sacri nell'Egitto in cui era morta, tanti decenni prima: elegante e bella, il suo sguardo intelligente era sempre fisso sul premio.
Essere un vampiro non cambiava la natura della persona e Julya doveva essere sempre stata così, incapace di staccare gli occhi dal suo obiettivo.
A volte la invidiava per questo perché sembrava attingere dalla propria missione una forza di volontà enorme.

Non hai neanche un'idea?”
Non è facile entrare nella mente di Julya. E' un'intellettuale, nella sua testa sono stipati così tanti argomenti che sarebbe difficile capire quale sia il tarlo del momento” ammise sinceramente.
Quindi oltre che bella, mi stai dicendo che è anche intelligente? Perfetto” borbottò Elena e Stefan scoppiò a ridere di gusto, attirandola a sé e scoccandole un bacio sulla tempia.
Quel genere di atmosfera, quell'insolita pace... ecco, era esattamente ciò che non avrebbe permesso all'arrivo di Julya di rovinare.
Non le avrebbe permesso di scombussolare la sua vita ancora una volta: aveva imparato la lezione. Julya era come un ciclone: non avvisava del suo passaggio, si faceva strada a forza e portava via qualunque cosa, sempre per quella maledetta abitudine di guardare solo alla metà senza curarsi di ciò che calpestava nel percorso.
Ma non voleva pensarci, non voleva rimuginare su quel pensiero che era un po' la storia della loro amicizia.
Ma non era mai stata solo un'amicizia e dopo che lei se n'era andata per inseguire un altro di quei misteri storici che tanto amava, il loro rapporto si era ridotto a essere ancor meno.

Stefan?”
La voce di Elena, ancora stretta tra le sue braccia, lo riportò con i piedi per terra.

Che aspetto ha questa Julya?”
Non devi preoccuparti di lei, Elena. Per quanto sia bella, tu sei...”
No, no, non è per quello. E' che credo che sia proprio là” e indicò un punto alle spalle di Stefan.
Julya era proprio di fronte all'ingresso della scuola e leggeva un foglio, apparentemente ignara delle occhiate incuriosite degli studenti che le passavano accanto.

Che diavolo ci fa qui?”
Stefan si alzò e si diresse verso Julya con lunghe falcate, Elena alle calcagna che si sistemava la tracolla sulla spalla e cercava di stargli dietro senza correre.

Non ti avevo detto di stare a casa?”
Julya gli rivolse un sorriso radioso che riuscì solo a irritarlo: gli sembrava che si stesse facendo beffa di lui, ma Stefan sapeva che Julya era davvero felice di vederlo e forse quella era la parte peggiore.

Mi annoiavo e così ho pensato di fare un giro”
Bene, ora puoi tornare lì e aspettarmi”
Allora assunse un'espressione contrariata “Non ci penso neanche. Tra le tante cose che ho fatto nella mia vita, non ho mai frequentato un liceo americano e così mi sono iscritta”
La afferrò per un braccio “Non ci pensare neanche, Julya”

Andiamo, Stef” lo prese in giro avvicinandosi di un passo “cosa c'è di male? Devo forse pensare che tu non mi voglia qui?”
Non devi pensarlo. E' esattamente così”
Seppe di averla ferita nel momento in cui strinse le labbra e sbatté le ciglia. Era sempre stata come un libro aperto per lui, capace di leggere qualunque sentimento le divampasse nell'animo. Poi aveva pensato di essersi sbagliato e che in realtà non era mai stato davvero in grado di capirla, ma non era così.
Sapeva leggere ciò che passava nei suoi occhi e, ancora di più, aveva il potere di scatenarle dentro grandi sentimenti, qualunque essi fossero.

Cosa ti ho fatto per meritare questo?” sussurrò e scese tra di loro un velo di rancore e incapacità di comprendersi che sfociò in un silenzio teso in cui i loro occhi non si lasciarono mai.
A spezzare quell'atmosfera pesante fu Elena che si frappose fra i due.

Ok, direi che non è proprio il momento né il posto adatto per sostenere questa conversazione. Andate a casa, entrambi” li esortò, anche se avrebbe di gran lunga preferito tenere Stefan lontano da quella specie di silfide dagli occhi da cerbiatta.
Si guardarono per un momento. Lo sguardo di Stefan si aprì un poco, al contrario quello di Julya divenne duro come acciaio e scosse il capo.

No. Io resterò qui e compilerò i moduli per l'iscrizione. Poi paleremo”
Detto questo, se ne andò lasciandosi alle spalle solo il suo profumo -vaniglia nera per i capelli, rosa e mirra per la pelle- e Stefan sospirò.
Avrebbe dovuto saperlo: la convivenza con Julya sarebbe stata difficile. Poteva tentare di evitarla a scuola, provare a non rivolgerla la parola se si fossero incontrati, ma Julya sarebbe stata sempre un passo avanti lui e prima o poi lo avrebbe fatto capitolare.
Alla fine, probabilmente, avrebbe ottenuto che la ascoltasse e, altrettanto probabilmente, sarebbe anche riuscita a persuaderlo ad aiutarla in qualunque folle impresa si fosse imbarcata quella volta.
Non avrebbe avuto bisogno di alcun potere: gli sarebbe bastato implorarlo sinceramente, guardandolo negli occhi e avrebbe capitolato perché Julya aveva su di lui un potere strano, uno che neanche Katherine ed Elena avevano mai avuto.
Ed era questo – più delle sue richieste e di tutto il resto- a spaventarlo: il fatto che probabilmente avrebbe rivoltato il mondo per lei.


*


Mentre tornava alla villa dei Salvatore, Julya rimuginava.
Canticchiava una vecchia canzone russa che intonava sempre sua madre per far addormentare suo fratello Aleskeij, quando faceva i capricci o semplicemente non voleva dormire.
Non avrebbe dovuto andare a cercare Stefan, solo con il senno di poi se ne rendeva conto.
Ancora una volta aveva permesso al proprio egoismo di farle fare la cosa sbagliata. Forse, se non se ne fosse resa conto sarebbe stata perdonabile: avrebbero detta di essere fatta così, che non poteva farci nulla.
Però lei non era fatta così e aveva scelto di andare da lui, pur sapendo che rivederla non sarebbe stato facile per Stefan.
Sapendo che non avrebbe potuto perdonarla. Si era chiesta se poteva accettare il suo disprezzo per raggiungere il traguardo e si era detta che lo poteva fare, ma solo ora che era lì si rendeva conto di non aver mai davvero creduto che Stefan potesse odiarla.
Aveva considerato la possibilità, ma non l'aveva mai presa sul serio. In fondo al cuore aveva sperato di ritrovare Stefan che le sorrideva, Stefan che le prendeva la mano tra le sue, Stefan che le accarezzava i capelli e la guardava con un'intensità tale da farle venire le farfalle allo stomaco.
Aveva sperato di ritrovare Stefan come lo aveva lasciato, come se il tempo non fosse passato. Ma era stata stupida, ottenebrata da un desiderio irrealizzabile anche per loro, congelati in un istante eterno.
Forse, si disse mentre attraversava il lungo viale, avrebbe solo voluto l'occasione di recuperare il tempo perso e rimediare all'errore che aveva commesso tanti anni prima.
Forse la scelta giusta sarebbe stata andarsene anche stavolta, lasciare che fosse felice senza che lei gli piombasse tra capo e collo a rovinargli l'esistenza.
Sorrise con nostalgia pensando a quanto potesse essere beffardo il destino: anche decenni prima aveva fatto la stessa scelta per la stessa ragione.
Lo ricordava come fosse stato solo il giorno prima.
Lavorava come cantante in un night club di Philadelphia ed erano gli anni dei proibizionismo, uno dei periodi d'oro per la malavita e i baristi più intraprendenti, quando si erano conosciuti. Ricordava il suo smoking e che le aveva detto qualcosa sulla sua voce, un complimento a cui lei aveva ribattuto con un sorriso saccente che era il peggior abbordaggio della storia.
Ricordava anche che erano stati mesi meravigliosi, ma neanche in quel periodo aveva dimenticato la sua ossessione.
Poi, un giorno, era arrivata una lettera da uno dei suoi contatti in Medio Oriente, un uomo di cui si fidava poco ma che sembrava aver rintracciato una traccia per ciò che stava cercando con tanto impegno da decenni.
Aveva dovuto scegliere: restare con Stefan, aiutarlo a non cadere nel baratro, oppure andare. Aveva scelto di partire, ma non lo aveva detto a Stefan.
Gli aveva sorriso e gli aveva chiesto di restare con lei quella notte e lui lo aveva fatto. Avevano bevuto whisky -di gran lunga il loro liquore preferito- avevano giocato a carte e poi Stefan era crollato mentre lei aveva fatto i bagagli e se n'era andata senza guardarsi indietro.
Capiva perché Stefan fosse arrabbiato, come avrebbe potuto non esserlo?
Ma lei non poteva andarsene, aveva bisogno di aiuto per raggiungere il suo scopo. Erano decenni che ci provava e ora era talmente vicina al premio che non avrebbe permesso a niente di impedirle il passaggio.
Se doveva convincere Stefan, lo avrebbe fatto, in un modo o nell'altro.
Aveva quasi raggiunto casa Salvatore quando le venne in mente che forse sarebbe stato meglio trovarsi una casa propria, anche solo un piccolo appartamento da affittare per il tempo necessario.
Poi, con un sorriso malizioso, pensò che fosse più giusto restare a casa Salvatore. Stefan non avrebbe acconsentito ad aiutarla, ma lei poteva fargli cambiare idea: aveva molte frecce al suo arco e non avrebbe esitato a usarle tutte per farlo capitolare.



Continua



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