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Autore: dark dream    26/02/2013    1 recensioni
“Mi sento cadere, cado, cado, cado, non so dove mi trovo, ne riesco ad aprire gli occhi, mi sento solo cadere.[...] poi all’improvviso rallento, ho toccato il fondo leggermente con le punte dei piedi[...] mi sento affogare, non riesco a risalire e cerco di urlare[...] che fine orrenda"
Una piccola idea venuta improvvisamente e sviluppata con parecchie difficoltà, spero vi possa piacere, ma a voi la scelta...
[...]
“Aveline… il mio nome è Aveline Le Den George” Sorrise mentre si gustava fra le labbra il sapore del suo nome, lei era Aveline, un elfo, e questa è la sua avventura.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Bilbo, Nuovo personaggio, Sauron, Thorin Scudodiquercia
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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AVVERTENZA: Questo capitolo contiene parole forti e tematiche (solo accennate) forti, non è mio interesse sconvolgere il lettore, ne continuare a utilizzare questo genere di linguaggio, ma in questo capitolo l’ho trovato essenziale per la caratterizzazione del personaggio, non nego che potrebbe riaccadere più avanti ma sicuramente sarà più contenuta la cosa.
Grazie e buona lettura

______________________________

 

La ragazza iniziò a tossire convulsamente con le ginocchia per terra e una mano a stringersi il petto, cercava di espellere l’acqua dai suoi polmoni e la gola le bruciava da impazzire.
Non fu’ un azione facile, ci volle qualche minuto prima di ricomporsi e poter finalmente respirare tranquillamente, prese forti boccate d’aria ad occhi chiusi, quando finalmente fu’ completamente calma aprì gli occhi, ma non cambiò nulla, era nel buio più totale, era immersa nel nero, non vedeva ad un palmo dal suo naso, questo la fece spaventare e sbarrare gli occhi per la paura, dopo i primi attimi di terrore iniziò a girare il capo cercando intorno a se una luce o comunque qualcosa che fosse visibile, non si alzò in piedi per paura di cadere o sbattere contro qualcosa, quindi rimase dov’era cercando di mettere a fuoco, non ci volle molto, era tutto molto scuro ma riusciva a distinguere delle sagome, quindi con un po’ più di coraggio si alzò sulle sue gambe e vacillando si avvicinò a una di quelle figure, era davvero molto alta e aveva una forma non ben definita, la ragazza dovette tastarla con le mani per capire che si trattava di un albero, dopo questa scoperta, senza neanche pensarci, iniziò a scalare l’imponente vegetale, sapeva di non essere una brava scalatrice ma stranamente riuscì a salire per un paio di metri prima di cadere clamorosamente col sedere per terra.
“Oh Fantastico! Dove diamine sono ora? Cos’è questo posto?” Si chiese senza ovviamente potersi dare risposta “C’è qualcuno?” Iniziò allora a gridare come un ossessa “Qualcosa mi dice di no”. Sbuffò sonoramente prima di iniziare a sentire uno strano ticchettio, non sapeva cosa fosse ma ben presto si ritrovò dei puntini luminosi rosso sangue che si avvicinavano a lei, erano ragni.
Il suo primo impulso fu quello di urlare, urlare e scalciare quelle schifose creature più grandi del normali, ma non servì a nulla, quelli riuscirono a intrappolarla con le loro ragnatele e a iniettarle il loro veleno nelle vene e ben presto tornò a vedere sfocato e ad essere stanca ma la sua mente rimase lucida come mai prima di quel momento.
“Ma brava demente, finisci in un bosco nero come la pece e l’unica cosa che riesci a fare e urlare come una cretina attirandoti contro una miriade di ragni iperdopati che stanno per mangiarti, ma complimenti mia cara sei un genio di astuzia” Una vocina nella sua testa iniziò a canzonarla mentre veniva rinchiusa in un bozzolo di ragnatele.
“Ah ma fa silenzio!” Esclamò lei a voce alta mentre il veleno faceva sempre più effetto.
“Sei tu quella che è riuscita per due volte di seguito ad andare incontro alla morte” E la vocina continuò imperterrita.
“Giuro che se riesco a salvarmi da oggi sarò una brava ragazza” stranamente il veleno le aveva attutito anche la paura, ma un pizzico di terrore era ancora presente nella sua voce. “Non dirò più parolacce, prenderò tutti 30 agli esami, non mangerò più la nutella direttamente dal barattolo e non rimarrò più alzata la tavoletta del water… no un momento… io non ho mai lasciato alzata la tavoletta del water!”. Si era quasi dimenticata di stare per morire mangiata dai ragni. “Farò un bel viaggio, si me ne andrò lontano, casomai in qualche località turistica” Non si fermava, imperterrita, fin quando non fu avvolta completamente da quelle ragnatele, a quel punto non seppe più cosa successe, sentì solo un enorme ruggito, era un orso ed era anche parecchio incazzato, sentì i ragni allontanarsi e poi un enorme sferzata ruppe il bozzolo e la fece cadere di nuovo per terra.
“E siamo a due, cos’è ? La giornata del Sfracelliamoci al suolo?” E con il sedere per terra si ritrovò a cinque centimetri dalla faccia l’enorme muso di un orso di cui non riusciva a riconoscerne i tratti.
“Ciao bell’orsetto, bell… ors… orsett…” E come un atleta alle olimpiadi compì un poderoso scatto nella direzione opposta a dove si trovava l’orso, orso che sentì rincorrerla e più di una volta la superò per tagliarle la strada costringendola a deviare via, sembrava quasi che la stesse costringendo a prendere una determinata strada, come se volesse condurla da qualche parte.
“Spero solamente di non finire in una trappola” Non era mai stata abituata a correre, ma forse per la paura, ora stava correndo come una lepre, non era mai stata così veloce o agile, eppure stava scappando davvero velocemente e riusciva a schivare gli alberi sul suo cammino con molta grazia e agilità.
L’orso non demordeva, continuava a costringerla a cambiare strada, o a deviare per una via invece che un'altra, ma ben presto quello che si parò davanti a lei fu’ la cosa più bella che avesse mai visto in tutta la sua vita: la luce!
Ancora pochi metri e sarebbe arrivata alla fine della foresta, aumentò il passo senza fatica, riuscì quindi ad arrivare all’ultima fila di alberi e un forte bagliore la investì e la rese ceca per qualche istante, ma lei non si fermò, continuò a correre, probabilmente girandosi non avrebbe nemmeno più rivisto la foresta, quindi vuoi per questo motivo, vuoi perché non sentiva più l’orso alle sue spalle, si fermò, si piego su se stella e iniziò, per la seconda volta in quella strampalata giornata, a cercare aria, riuscì persino a riaprire gli occhi e ad abituarsi a quella forte luce, lacrimo un po’ certo, ma riuscì a vederci chiaramente dopo, anzi stranamente vedeva ancora più chiaro di primo, ma non se ne curò, si girò anzi indietro alle sue spalle e vide lontano, molto lontano, il bosco era fitto, era nero, ma soprattutto, lei riusciva a vederlo chiaramente, come se non si fosse allontana così tanto, riuscì anche a vedere l’orso al suo interno fissarla da lontano come per assicurarsi che lei non tornasse indietro. Rabbrividì a quella visione e ancora confusa per il fatto di poter vedere così chiaramente, pose il suo sguardo nella direzione opposta, molto lontano vide una casa, era circondata da un alta siepe e da un cancelletto, riusciva a vedere chiaramente un giardino fiorito e una folta coltivazione di api, era molto lontana da dove si trovava lei, ma riusciva a vederla nei più nitidi dettagli.
Purtroppo non sapendo cosa fare, decise di incamminarsi verso quella casa, sperando di trovare al suo interno qualcuno che la potesse aiutare.

 

Arrivò di fronte al cancello, era in legno molto pesante e quasi convinse la ragazza a non oltrepassarlo, ma aveva bisogno di aiuto, quindi decise di aprirlo e di entrare all’interno dell’enorme giardino dietro a quelle altissimi siepi.
Il viottolo che conduceva alla casa attraversava uno stupendo prato erboso, sembrava deserto ma in lontananza la ragazza poté sentire il ronzio delle api, quindi pensò che il proprietario dovesse avere un allevamento di questi insetti.
Attraversò il viale molto lentamente guardandosi intorno e osservando le meraviglie lì intorno, in fondo doveva ancora riprendersi completamente per la corsa che aveva fatto scappando da quella belva.
Arrivata finalmente in prossimità della porta alzò il braccio destro chiudendo la mano a pugno, ma non riuscì nemmeno a sfiorare il legno della porta perché una voce alle sue spalle la fece sussultare.
“E chi diavolo sei tu mocciosa?” La ragazza si girò di scatto ritrovandosi davanti un uomo, se uomo si trattava, enorme con i capelli neri e una folta barba del medesimo colore, era davvero grosso, tanto è che dovette alzare di parecchio la testa per guardarlo in faccia.
“Scusi il disturbo, sto cercando un aiuto, o qualcuno che mi dica dove sono e come raggiungere la prima città più vicino” Non si lasciò intimidire dall’aspetto e quindi il suo tono era calmo, pacato e molto garbato “Lei può aiutarmi?” Era davvero speranzosa perché se non trovava presto un aiuto non avrebbe saputo cosa fare dato che non sapeva nemmeno dove si trovasse.
“Credi davvero che io mi beva la storiella della povera ragazzina indifesa che si è persa? Chi vuoi prendere in giro, anche se sei un elfo non significa che tutti pendino dalle tue labbra” Erano parole di scherno, parole dette con cattiveria e per farla andare via.
“Ma io non la sto mentendo, davvero mi sono persa e non so dove mi trovo, la prego mi aiuti” Aveva seriamente bisogno di aiuto quindi implorò quel bestione e sorvolò volutamente sul fatto che l’avesse definita un elfo, in fondo per quanto ne sapeva poteva anche essere un drogato, un ubriacone o che altro.
“Stammi a sentire bene elfo, perché non lo ripeterò una seconda volta: va via da casa mia, non tornare mai più e di ai tuoi stupidissimi compagni nei boschi di smetterla di venirmi a infastidire” Si era abbassata all’altezza della giovane per poterla guardare negli occhi e spaventarla, ma non ottenne l’effetto sperato, la ragazza non sembrava avere molta pazienza quindi smise subito di essere gentile e di supplicare, alzò un sopracciglio e incrociò le braccia rispondendo a tono.
“Ma nessuno ti ha mai insegnato l’educazione bestione? Io ho solo chiesto un dannatissimo aiuto, non so dove mi trovo, non so come ci sono arrivata e non mi interessa restare qui in un minuto di più, cosa che vuoi anche tu, quindi cosa cazzo ti costa dirmi dove sono e indirizzarmi verso la città più vicina?” Non era una persona molto propensa a sottostare alle angherie a quanto pare “Non mi interessa chi tu sia, cosa fai nella vita, ne perché sei così grosso o cosa ti sei fumato per vedermi biondo platino con le orecchie a punta e lo sguardo fleshato da drogata, voglio solo delle fottutissime informazioni” gli puntò in dito in faccia e continuò a fissarlo con aria di sfida.
“Come ti permetti di insultarmi ragazzina?” Tuonò lui rimettendosi in posizione eretta “Chi ti credi di essere?” Si stava seriamente incazzando.
“Di sicuro una persona più socievole e ospitale di te, ma soprattutto una persona che sa che gli elfi non esistono e non va dicendo alla gente che lo è perché chissà che sostanza stupefacente ha assunto” Anche la ragazza si stava infervorando e sembrava avere anche la lingua tagliente.
“Credi davvero che io mi sia drogato ragazzina? O sei stupida o non ti sei mai vista allo specchio” Aveva un lato della bocca alzato come a volerla schernire ma il suo tono continuava a essere incazzato.
“Ah adesso sono pure brutta? So di non essere una gnocca da paura ma addirittura farmi capire che sono un cesso? Ma lei chi cavolo si crede di essere seriamente? Ma si è mai visto allo specchio lei? Non è certo questa gran bellezza!” Era davvero shokcata e inviperita “Basta ha vinto lei, me ne vado! Spero sinceramente di non trovare altre persone come lei” E sbuffando come un bisonte oltrepassò l’omone dandogli una spallata, totalmente inutile perché non si mosse di una virgola, e uscì dal cancello sbattendolo alle sue spalle per poi prendere una direzione a caso.
Non guardava nemmeno dove andava mentre si allontanava da quella casa, era livida e sbuffava peggio di una locomotiva
non ti sei mai vista allo specchio?” Lo scimmiottò in modo grottesco “Ah ma se lo ri-incontro a quel maleducato giuro che lo faccio pentire di avermi detto di no. Che stronzo!”
Sbatteva i piedi per terra e continuava ad avanzare ma dopo qualche metro si rese conto di non sapere dove andare.
“Ma quanto sono cretina da uno a cento?” Si schiaffò una sonora manata in faccia e dopo qualche imprecazione decise di continuare la strada che aveva intrapreso sperando di trovare una città, una casa o almeno qualcun altro a cui chiedere informazioni.

 

Camminò a lungo senza mai trovare niente e nessuno, l’unica cosa che gli aveva fatto compagnia era la perenne boscaglia, in lontananza, di quella foresta da cui era sbucata e che sembrava non finire mai.
“Mi conviene trovare una grotta per questa notte” Rifletté fra se e se “Ma è mai possibile che queste cose accadono sempre a me? Prima gli strani sogni, poi l’ipnosi, poi sto per affogare e poi ancora mi ritrovo in un bosco buio pieno di super ragni che avrebbero potuto far impallidire superman e ancora quel bestione antipatico…” continuò così lamentandosi senza sosta, probabilmente se avesse avuto qualcuno accanto questo avrebbe cercato di ucciderla per disperazione, ma per fortuna la ragazza durante il suo monologo non si era accorta di essere arrivata ad un fiumiciattolo, infatti continuando a parlare finì nelle acque calme di quel corso d’acqua e si bagnò dalla vita in giù.
“Oh Fantastico!” Esclamò disperata “Oh Fantastico!” Ripeté, questa volta in tono felice, dopo aver capito dove era immersa e che quindi poteva finalmente bere e darsi una ripulita.
Uscì velocemente dall’acqua e si tolse scarpe e pantaloni, che poi strizzò e mise ad asciugare su una grossa pietra.
“Spero vivamente che non passi nessuno proprio adesso” E dopo aver riposto i suoi stivali vicino ai pantaloni si inginocchiò per bere, l’acqua era fresca e dissetante, non sapeva ne di inquinato, ne di cloro, ne aveva strani retrogusti, era davvero fresca quindi la ragazza ne approfittò per sciacquarsi anche il volto, dopo che si ebbe gettata una manciata di acqua sul viso fissò la sua immagine riflessa nello specchio che formava l’acqua, e rimase lì impalata qualche minuto prima di riprendersi e iniziare a tastarsi la testa senza alcun apparente senso logico.
“OH PORCA TROIA! QUEL TOSSICO AVEVA RAGIONE! SONO UN CAZZUTISSIMO ELFO!” E con gli occhi sbarrati fissò la sua immagine riflessa. “Ora capisco la vista a binocolo e la super agilità!” Si alzò in piedi e iniziò ad osservarsi e tastarsi.
“I miei capelli sono rimasti neri però” constatò prendendo una ciocca fra le dita “Ma dove sono capitata?” iniziò a guardarsi bene intorno, non sapeva dove era finita, ne perché si trovasse lì, però in quel momento ebbe il sentore che la sua presenza in quel luogo non era casuale, aveva una missione ma ancora non sapeva di cosa si trattasse.
Trovò presto una grotta entro cui ripararsi per la notte, non era molto lontana, o almeno così parve ai nuovi occhi della ragazza, e fu una grande fortuna perché ben presto iniziò a piovere e nell’aria si espanse un odore di erba bagnata.
All’interno della sua dimora provvisoria, la ragazza riscopertasi elfo, era al riparo dalla pioggia, ma non dal freddo, non sapeva come si accendesse un fuoco e quindi dovette usare quelle poche conoscenze di sopravvivenza che aveva acquisito nei film.

 

Era rannicchiata in un angolo con le mani strette in petto quando venne svegliata di soprassalto da un forte ululato, dei lupi si stavano avvicinando e la paura crebbe velocemente in lei, si schiacciò ancora di più contro la parete sperando che nessuno di loro entrasse in quella grotta.
I minuti passavano lentamente, la paura cresceva nel suo petto e l’ansia l’attanagliava come mai prima di allora, ogni tanto sentiva degli ululati e degli scalpiccii furiosi, ma sembravano lontani, molto lontani da lei e poi, all’improvviso, fu il silenzio più totale, per parecchio secondi non udì più nulla e quindi trasse un sospiro di sollievo, ma in quel preciso istante una grossa figura nera a quattro zampe si stagliò sull’entrata della grotta e la ragazza si impietrì dallo spavento.
Quella bestia era troppo grande per essere un normalissimo lupo, ma la sua sagoma sembrava proprio quella di uno quegli animali. Annusò un po’ l’aria prima di puntare i suoi occhi nella sua direzione e iniziare ad avanzare lentamente e inesorabilmente, la poverina iniziò a vedersi davanti agli occhi tutta la sua vita fino a quel momento , e quando il lupo si fermò davanti a lei smise di respirare.
Era grosso, peloso e, dalla bava alla bocca, anche molto affamato, aveva il pelo grigio illuminato dalla luce della luna e le sue zanne sembravano una collezione di tanti coltelli.
Le ringhiò contro e fu in quel momento che la ragazza reagì di scatto, senza pensare, presa solo dai suoi istinti, tirò un pugnò sul muso della bestia col risultato di farla indietreggiare di qualche passo, ma all’animale la cosa non piacque, e si arrabbiò ancora di più.
“Starmi ferma io mai vero?” Questa era l’unico pensiero che attraversò la mente della ragazza prima che la bestia si scaraventasse su di lei, afferrandola per un fianco e conficcandogli i denti nella carne.
Non provò dolore nell’immediato, era troppo presa dall’essere sballottata di qua e di la, ma fu’ quando iniziò a bruciarle il fianco che comprese che non si sarebbe fatta uccidere così facilmente, ma a quanto pare l’obbiettivo del lupo non era quello di mangiarsela, o almeno non subito, infatti la portò fuori dalla caverna dove ad attenderlo c’erano altri lupi, e quando la povera malcapitata alzò gli occhi su di loro si rese conto che quelle bestie erano cavalcate da altrettanti cavalieri, uno di questi si avvicinò a lei e fece segno al lupo che la teneva di sputarla via, questo obbedì e la sua preda iniziò a strisciare verso un grande masso e ci si rannicchiò contro tenendo una mano sulla ferita sanguinante.
“bene bene, cosa abbiamo qui?” erano queste le parole uscite dalla bocca dell’individuo che le si era avvicinato, ma lei non poté capire perché la lingua che parlava era differente dalla sua “Una piccola ragazza elfo di Bosco Atro” continuò imperterrito e avvicinandosi sempre più. “Potremmo divertirci un po’ con te che ne pensi?” E si piego su di lei con un sorriso malefico sulle labbra scure.
Continuava a non capire cosa stessero dicendo, ma quando quel mostro si piego per vederla meglio in volto colse l’occasione per sputargli in faccia, e quando lui se la ripulì, dopo essersi rimesso in posizione eretta, sembrava decisamente più incazzato.
“Uccidete questa troia elfica, non mi interessa se prima ve la scopate, ma fate in modo che soffra” Disse ciò ai suoi compagni che già stavano sbavando vedendo il sangue colare dal fianco della povera corvina.
Si pentì quasi subito della sua azione, sembrava che ultimamente il suo corpo agisse da sola, non gli erano mai piaciute le angherie, ne gli aggressori ma non aveva mai reagito così, forse perché, effettivamente, non si era mai trovata in situazioni simili. Ma ora non importava, stava per essere stuprata, uccisa e fatta a pezzi, magari non propriamente in quest’ordine.
Si rannicchiò sempre più contro quel sasso, ma tenne sempre lo sguardo fisso verso quelle strane creature scure che gli si avvicinavano, ma accadde l’ennesimo fatto strano della giornata: da chissà dove spuntò, di nuovo, il grosso orso con la pelliccia nera e bagnata dalla pioggia, ringhiò contro i suoi aguzzini e ci si scagliò contro uccidendone una gran parte e chi rimase in vita riuscì a scappare, ma non rimase incolume.
Dopo che furono rimasti solo la ragazza e l’orso, quest’ultimo si si girò verso la prima e si avvicinò a lei, che vedendolo di nuovo sbarrò gli occhi e rimase immobile.
“Ma come? Sputi in faccia ad un orco e hai paura di un orso mocciosa?” Una rauca voce derisoria venne dall’orso che sembrava volerla prendere in giro, ma lei non ci fece caso, perché quella voce, quel tono derisorio e quel nomignolo la fecero scattare.
“Non è possibile… tu sei…” Non seppe nemmeno dirlo a parole talmente che era sconvolta, un conto era che a lei le orecchie diventassero a punta, un altro era che una persona diventasse un orso.
“Sali in groppa prima che cambi idea” e si abbassò per farla salire, lei obbedì senza altre proteste ma ebbe non poche fatiche nel cercare di salire sul grosso dorso dell’animale.
Una volta partiti lei si tenne stretta al pelo dell’animale e si stese su di lui, nonostante fosse bagnato gli trasmetteva calore e conforto.
Arrivarono presto alla dimora dell’uomo che, posata la ragazza sulla soffice erba del prato, si ritrasformò e la riprese in braccio.
“Non è stato un bello spettacolo ragazzina, ma non posso entrare in casa mentre sono un orso” e oltrepassata la porta la depose su un morbido giaciglio “resta qua io vado a prendere il necessario per curarti” e si allontanò mentre la ragazza iniziava a guardarsi intorno: la casetta era completamente fatta in legno, era molto accogliente e ricordava quei tipici cottage sulle montagne, quelle col caminetto e il divano di fronte ad adesso.
Ben presto si rese conto che non era sola, infatti nascosti dietro a vari mobili e suppellettili c’erano diversi animali, dalle capre, ai cavalli, ai cani e via dicendo, la ragazza rimase un attimo basita ma subito dopo sorrise nella loro direzione e li esortò ad avvicinarsi, questi piano piano avanzarono diffidenti, ma appena arrivarono a tiro della ragazza lei iniziò ad accarezzarli, tutti nessuno escluso, e fu’ così che l’uomo la trovò
“Cosa stai facendo?” Disse brusco facendo allontanare gli animale da lei.
“Li accarezzavo” rispose come se fosse una cosa normalissima “mi piacciono gli animali” ammise alzando le spalle.
“Sei un elfo, mi sembra ovvio che ti piacciono gli animali” sbuffò mentre si avvicinava “levati quello straccio avanti, che devo medicarti”. La ragazza non se lo fece ripetere due volte e con un po’ di fatica si tolse la sua maglia ormai da gettare e fissò i profondi buchi che le erano rimasti dopo il morso del lupo, rabbrividì a quella vista, riusciva a vedere le sue costole e pensò persino di averne alcune rotte.
“Farà male mocciosa, ti avverto” E così dicendo iniziò il suo operato, ripulendo la ferita e disinfettandola.
“Perché mi sta aiutando? Mi era parso di capire che mi odiasse” Chiese cercando di distrarsi.
“Non ti odio ragazzina, semplicemente non voglio nessuno che mi  scocci intorno”.
“Io avevo chiesto solo delle indicazioni”.
“E io non te le ho volute dare, ricorda sempre ragazzina: chiedere è lecito, rispondere è cortesia, e io non sono una persona cortese”. Aveva appena iniziato a infilare l’ago nella carne che la ragazza dovette reprimere un piccolo urlo.
“Devo chiederle scusa… per… prima”. Prendeva delle pause a causa del dolore.
“Riguardo a cosa?”.
“Al fatto di averla chiamata drogato… aveva ragione lei… sono un elfo”. Strinse i denti fra loro così forte che quasi ebbe paura di romperseli.
“Questo mi sembra ovvio” Commentò mentre finiva di ricucire un buco e passava ad un altro.
“No non lo è, perché prima di risvegliarmi in quella foresta io ero” prese una leggere pausa non sapendo come dirlo “Umana!” sospirò “lasciamo stare, tanto non mi crederebbe e…”.
“Ti credo Mocciosa!”.
“Come prego?” Credette di aver sentito male.
“Ho detto che ti credo, ho visto il bozzolo da cui sei uscita, ti ho condotta io all’uscita del bosco se ricordi bene, e conosco la magia che impregna quel posto”. Aveva quasi terminato e la ragazza sperò che quella tortura finisse presto.
“M… magia?” Lo avrebbe preso per un folle se non lo avesse visto con i suoi trasformarsi da un orso a una persona  umana.
“Certo, magia! Perché sei così sorpresa?”.
“Perché da dove vengo io… la magia non esiste” Confesso stupefatta.
“Sciocchezze, esisterà sicuramente, solamente sarà ben nascosta”.
“No, ne sono sicurissima, da dove vengo io la magia non esiste” ancora non voleva crederci che la magia esistesse.
“Non esiste nessun luogo della terra di mezzo  dove la magia non sia presente o sia passata” grugnì spostando finalmente lo sguardo dalla ferita a lei.
“Forse perché io non vengo d a questa… terra di mezzo!” mise più enfasi nelle ultime 3 parole.
“Cosa intendi?” La guardò sospettosa, che fosse lei quella sotto strane sostanze allucinogene?
“Credo di… venire da un altro mondo” il suo sguardo era perso nel vuoto, e stava pensando agli avvenimenti passati.
“Cosa te lo fa credere?”.
“Il fatto che la città da cui vengo io si chiama Parigi, il fatto che questa città da cui vengo io si trovi in una regione chiamata Francia che si trova su un pianeta chiamato Terra” puntò i suoi occhi in quelli del omone.
“Tu stai mentendo” L’accuso leggermente, ma in cuor suo sapeva che era vero.
“Ti sei appena trasformato da orso a persona con due gambe e due braccia e hai problemi a credere che io provenga da un altro mondo?” in fondo aveva ragione, infatti lui sospirò e ritornò alle ferite finendo il suo lavoro.
“Questo rimarrà dei segni, ti avverto” E strappò l’ultima parte del filo che aveva usato per ricucirle il fianco.
“Grazie signor…” Lo fissò non sapendo il nome del suo salvatore.
“Beorn” Grugnò iniziando a posare tutto l’occorrente.
“E’ un bel nome” ammise.
“Non è facendo la smorfiosa che mi addolcirai” stava rialzando le difese che aveva lasciato cadere.
“Non era mia intenzione” alzò le mani al viso negando. “Posso farle una domanda?” chiese timida.
“Cosa vuoi sapere?” aveva consegnato i vari arnesi agli animali che erano rimasti a guardare.
“Lei vive da solo? Intendo, oltre agli animali c’è qualcun altro?” Era una domanda un po’ personale ma sperò che rispondesse lo stesso.
“No! Nessun altro!” Non seppe perché gli rispose invece che sbottargli contro che non erano affari suoi, seppe solo che la sua figura ispirava fiducia e dolcezza… chissà, forse… davvero tutti pendono dalle labbra degli elfi.
“E’ un po’ triste” Una capretta si era avvicinata e lei aveva iniziato ad accarezzarle il muso.
“Non ho bisogno di nessun altro” La fissava mentre coccolava i suoi animali.
“E se… no lasciamo stare” Sospirò rassegnata .
“Ormai hai iniziato, finisci il discorso ragazza” la esortò con poca grazia.
“Volevo chiederle se potevo venire a vivere con lei, ovviamente non gratuitamente, non oserei mai, potrei… aiutarla con il giardino… o con gli animali, magari con le api, non sono molto brava ma so imparare velocemente e non sono una scansafatiche” Lo guardò speranzosa, anche se già si attendeva un rifiuto.
“E perché dovrei farti vivere con me? Alzò un sopracciglio guardandola dall’alto verso il basso.
“Perché… perché…” Ebbe un blocco, lei, che studentessa di psicologia aveva sempre avuto l’ultima parola, lei che sapeva sempre cavarsela in uno scontro verbale ora era rimasta senza parole “Lasciamo stare, non mi sembrava nemmeno una buona idea, sono solo una ragazza che si è risvegliata qui e non sa dove andare, le ho già causato troppo disturbo, vorrei solo ringraziarla per avermi salvato la vita, ma non ho niente con me e nemmeno credo che qualcosa di materiale possa bastare, la mia eterna gratitudine credo serva a poco, non sono potente, non sono forte, non sono nessuno, e con la gratitudine di una sconosciuta non se ne fa niente. Avevo avuto questa idea più che altro perché lei è stata la prima persona che ho incontrato, il nostro non è stato un primo approccio fra i migliori, ma in fondo non mi sembra una persona cattiva, non dopo aver scoperto che tutti questi animali vivono con lei e soprattutto non dopo che lei mi abbia salvato la vita due volte. Insomma, è stata solo un idea sciocca, di una sciocca ragazzina che ha perso tutto e non sa da dove partire per capirci qualcosa” Sorrise tristemente alla capretta che sembrò capire il suo stato d’animo, mentre invece Beorn ascoltò tutto, fino all’ultima parola.
“E se decidessi di prenderti come mia apprendista, cosa vorresti in cambio?” Questo la fece scattare all’improvviso, alzando di scatto la testa e fissandolo.
“Mi sta dicendo che posso rimanere?” Era davvero incredula.
“Dipende da quello che tu vuoi in cambio” Stava trattenendo le sue labbra dal sorridere a quella ragazzina così piccola e indifesa ma che non aveva abbassato lo sguardo davanti a un branco di orchi in sella a dei mannari.
“Sinceramente… non ne ho idea”.
“Decidi in fretta mocciosa, prima che cambi idea”.
“Lei cambia idea facilmente eh?” Scherzò quasi al settimo cielo “io… bhe” ci pensò su “Potrebbe smetterla di chiamarmi mocciosa, ragazzina o altri nomignoli, si questo credo potrebbe andare” Era la prima cosa che gli era venuta in testa, ma sinceramente lei non voleva niente dall’uomo, in fondo l’aveva salvato la vita.
“Sì… si può fare, ma in tal caso, come dovrei chiamarti?”.
“Come dovrebbe chiamarmi?” Sembrava scesa dalle nuvole.
“Sì, il tuo nome, ne avrai anche tu uno no?” si stava spazientendo.
“Aveline… il mio nome è Aveline Le Den George” Sorrise mentre si gustava fra le labbra il sapore del suo nome, lei era Aveline, un elfo, e questa è la sua avventura.

Dodecaedro dell’autore!

Ed eccomi qui, con un ritardo colossale, spero voi non mi uccidiate ma ho avuti alcuni impegni ^^, spero in seguito di aggiornare con una certa regolarità (sese… speranze vane) o almeno spero di non fare altri ritardi simili °-°… per il resto sono felice delle recensioni ricevute, sinceramente, io pensavo che questa storia non potesse interessare, quindi ora credo di essermi ricreduto (non del tutto, ma in parte), spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e se siete arrivati fin qui bhé… vi informo che ringrazio profondamente J_ackie, Ramona37 e Aoi per aver recensito ^^
Un grazie di cuore va anche a chi ha solo letto e a chi ha messo la storia fra le preferite o le seguite.
Quindi ora un saluto e a presto ;-)
dark dream

   
 
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