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Autore: LubyLover    26/02/2013    4 recensioni
Dal capitolo 01: "[...] ma, durante gli anni, Danny sapeva di aver raggiunto un livello di maturità maggiore - e Lucy era la prima persona da ringraziare per questo - e quindi, era certo che non si sarebbe tirato indietro ancora, anche se, magari sarebbe stato più facile. Sarebbe stato esattamente nel posto in cui ci si aspettava che lui fosse. Anche se avrebbe continuato a detestare gli ospedali. Così, spinse piano la porta ed entrò nella stanza asettica ed impersonale"
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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02. Capitolo 02: Jo Danville

 

 

Capitolo 02: Jo Danville

 

Jo: "We've known each other for about a year now, Don. I have never told you this, but I think you're one hell of a detective"

Flack: "Thanks, Jo"

Jo: "You're welcome"

Flack: "Jury's still out on you, interim boss"

Episodio 08x01: Indelible

 

Jo Danville si era subito sentita a proprio agio all'interno della squadra della scientifica capitanata da Mac Taylor. Oh, aveva avuti i suoi dubbi in fase di trasferimento - soprattutto per quanto riguardava la mia Ellie - ma già dopo qualche settimana se li era scordati. La nuova casa era accogliente, Ellie si era finalmente ambientata a scuola ed i suoi colleghi... sono adorabili. Tutti. Persino il boss. Da buona profiler, aveva scovato in tutti un tratto distintivo ed unico, qualcosa che glieli faceva apprezzare ancora di più. Ma la cosa che più le piaceva era l'affetto che legava l'uno all'alltro, un sentimento che andava ben oltre il semplice essere colleghi, un sentimento che si era sviluppato e continuava a crescere ed aveva fatto sì che due di loro si fossero sposati, altri due fossero diventati migliori amici e tutti sostenessero tutti in ogni battaglia. Era incredibile da vedere. Ed all'inizio ne ero un po' intimorita, domandandomi se mai ci sarebbe stato posto per me in un gruppo così esclusivo, un gruppo che non aveva semplicemente perso una collega ma, di sicuro, un'amica ed una confidente. Ma quando si era trovata oggetto di una delle battute demenziali di Flack aveva capito che sarebbe stata bene. Benvenuta tra noi, era stato il messaggio dietro il suo sguardo divertito. Ed il suo sguardo divertito era una cosa di cui sentiva già terribilmente la mancanza.

***

Jo non aveva mai particolarmente amato il turno di notte. Forse era il fatto di essere mamma a farglielo soffrire poco. L'idea che Ellie dotesse passare la notte da qualche amica o che ci fosse qualche vicino gentile che la teneva d'occhio non era la stessa cosa che sentirla dormire nella stanza accanto alla sua. Quindi, quando il suo cellulare aveva cominciato a vibrare sul comodino, aveva sbuffato, infastidita. 'Non sono nemmeno reperibile, cosa accidenti vorranno?', si era domandata quando aveva letto il nome del suo capo sul display. Eppure, nella parte meno razionale del suo essere aveva percepito il nodo stretto dell'inquietudine, perché, in verità, c'era un solo motivo se il tuo capo - uno degli uomini più efficienti sul pianeta - ti chiamava nella tua serata libera. E non era un motivo felice.

"Pronto?", era riuscita a tenere un tono di voce fermo, qualunque cosa fosse stata non voleva farsi sentire fragile , ' qualcuno lì fuori ha bisogno di me. Lo so.'

"Jo, sono Mac. So che è la tua serata libera, ma ho bisogno di te. Ho già chiamato anche Lindsay, ti darà una mano lei", l'uomo si fermò; a Jo la sua voce sembrò incerta. Sicuramente si stava sbagliando.

"Mac..."

"È Flack, qualcuno lo ha aggredito. Sheldon è con lui sull'ambulanza, io li sto seguendo in macchina"

Jo sapeva che non c'era bisogno di informarsi ulteriormente sulle condizioni del detective: il fatto che sia Hawkes che Mac stessero andando in ospedale valeva più di mille parole. La donna non sapeva cosa dire. Annuì nel telefono, nonostante sapesse che Mac non avrebbe potuto vederla. Ma non era un problema: il capo aveva già chiuso la comunicazione, avendo la certezza che Jo si sarebbe catapultata sulla scena. Non aveva avuto nemmeno bisogno di ricordarle di non contaminarla e di trattare tutto con estrema cura e precisione. E nemmeno un accenno al fatto che quel caso sarebbe stato la priorità assoluta. Jo era affidabile, sicura. Sapeva cosa fare e come farlo.

Una ventina di minuti dopo, era già sulla scena. Molti poliziotti - sicuramente più di quanti fossero realmente necessari - tenevano libera la zona allontanando i curiosi. I loro sguardi e le loro posture erano immagine della preoccupazione interiore che li angustiava, la paura che uno di loro avrebbe anche potuto non esserci più. La Danville scorse un paio di loro controllare velocemente il telefono per verificare la presenza di eventuali aggiornamenti. In un angolo c'era Lauren Cooper, intenta a studiare la punta delle dita con ansia.

"Cos'è successo?"

La novellina alzò lo sguardo, ma non rispose.

"Sono Jo Danville, lavoro per la scentifica"

"Conosce il detective?"

"Sì", 'e com'è che tu invece non sai nemmeno chi sia?'

La Cooper cominciò a parlare, ripetendole quello che aveva già detto a Mac. La chiamata, la reazione del sergente Messer, l'ambulanza, i colleghi poliziotti che erano arrivati di gran carriera. Persino il paramedico era sembrato dispiaciuto. Jo l'ascoltò, concentrandosi più che altro su sui gesti: la giovane sembrava veramente scossa ed abbandonata. Forse, sotto sotto, stava incolpando Danny per averla lasciata lì. 'Benvenuta in polizia, ragazzina', Jo pensò con una punta di compatimento.

Lindsay non si vedeva ancora e Jo decise di cominciare. Si accovacciò ed illuminò con la sua torcia una macchia di sangue. 'È una macchia di sangue generico, non appartiene assolutamente a qualcuno che conosco. E non è nemmeno vasta come sembra, è la luce che la ingrandisce'. Erano bugie, e mentire non andava bene, ma Jo doveva pur riuscire ad analizzare la scena.

***

"Sai, Don, io ti conosco da poco e questo è un male. Almeno dal mio punto di vista. E sai perché? Quando sono arrivata mi sono fermata sulla porta per riprendere fiato e ti ho visto. Qui, in questo letto, dove uno come te non dovrebbe nemmeno immaginare di stare. Se ti avessi conosciuto meglio, se fossi stata nella tua vita da più tempo, io ti avrei abbracciato. Avrei fatto la contorsionista per superare tutti questi tubicini e ti avrei tenuto stretto come fanno le mamme con i loro bambini. Perché non è giusto.

Tempo fa ti ho detto che sei un bravo detective e sono contenta di avertelo detto. Mi piace come lavori, come noti i dettagli, le sfumature di voce delle persone, come sai fare la domanda giusta facendola sembrava una domanda del tutto casuale. Direi che tu fai con le persone quello che noi facciamo con le prove. Ed è appassionante guardarti. Sai, Ellie, mia figlia? Ti confido un segreto che non dovrai mai rivelare. Ha una cotta per te. Oh no, non me l'ha mai detto, ma una mamma le sa certe cose. Colgo un aumento del suo interesse quando mi capita di parlare di te. E, certamente, sa riconoscerti ad occhi chiusi sulla foto della squadra che le ho mostrato. È una cosa tenera, questa sua cotta. Anche se è un chiaro segnale che sta diventando grande e quindi ha un sapore dolce-amaro per me. Mi domando quanto tempo passerà prima che mi chieda di stare fuori per qualche giorno o chissà che altro. Tremo già all'idea del giorno in cui vorrà partire per il college o, magari, mi presenterà un ragazzo. Ma, per ora, sono fiera di lei. Perché è una ragazzina intelligente, che si fa volere bene, che non ha troppi grilli per la testa. E, vedi, persino la sua cotta è approvabile dalla giuria materna. Perché sei tu, capisci? E tu sei una brava persona, con la testa sulle spalle, e non qualche cantantucolo punk con abitudini quanto meno equivoche. 

È brutale questa città, sono brutali le sue strade. Sono qui da poco più di un anno e ne ho viste già forse troppe. Più delle cose terribili viste a Washington; e questo ti fa capire com'è davvero New York. Ma non dev'essere poi tanto male se tu la ami così tanto. Perché è evidente. Perché parli di lei come se fosse l'unica donna che potrai mai veramente amare per sempre, anche quando racconti dei tuoi vecchi angoscianti casi. C'è sempre un tono nascosto nella tua voce, una specie di non importa quanto questa città mi farà del male io la perdonerò, perché è mia. Ed a proposito di donne...", Jo si bloccò, incerta. Non poteva sapere se Don riuscisse a sentirla, ma l'addentrarsi in quel particolare discorso la faceva sentire insicura. 

***

"Tyler, possiamo parlare?"

"Mamma, per piacere!", il giovane le stava dando le spalle, i muscoli tesi.

"Tesoro... è solo che non voglio che ti metta nei guai...", sospirò, pensando a Russ. In momenti come quelli quasi rimpiangeva di essersi separata. Quasi.

Lui si voltò di scatto, i pugni chiusi, gli occhi fiammeggianti: "Certo, perché io sono uno stupido! Guarda...", si avvicinò alla scrivania e, dal secondo cassetto, estrasse una confenzione di preservativi, "Hai visto? Non sono uno sprovveduto"

Jo non sapeva bene cosa rispondere. Il fatto era che era orgogliosa di suo figlio. Gli sorrise: "Non penso che tu sia uno stupido, Ty, e questa ne è la prova. Ma quando si è così giovani..."

"... gli ormoni impazziti eccetera, eccetera. Lo so, mamma", rispose al suo sorriso, "Starò attento. So che sei troppo giovane per diventare nonna. O così credi..."

"Piccolo impertinente...", lei gli diede uno schiaffetto su una spalla, scoppiando a ridere. Un'alra battaglia chiusa, ma la guerra non sarebbe mai finita.

***

Jo, immalinconita dal ricordo di suo figlio, strinse la mano di Flack, che continuava, ignaro, a navigare nel grigio del suo coma. "So che hai il cuore spezzato. Ed è per quello che non faccio troppo l'impicciona per quanto riguarda la sfera sentmentale. Voglio mantenere la nostra amicizia leggera, libera da fardelli dolorosi. E mi sono ripromessa che mi intrometterò solo se sarai tu a chiedermelo. Non si gioca con i cuori infranti. Ho visto una sua foto, una volta... mi dispiace. Non so quanto valga, non so se servirà, ma mi dispiace", gli accarezzò una guancia, "E così ti ho fatto il profilo, non so se lo hai notato, le vecchie abitudini non muoiono mai. Ma è solo perché non ho potutto tenerti abbracciato, come avrei voluto fare. E guarda il lato positivo: sei davvero un detective meraviglioso; riesci a far confessare le persone anche mentre stai dormendo", l'ultima parola le si impiglià in gola.  Rimase ad osservarlo, sincronizzando il proprio respiro col suo.    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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